Alla scoperta del MuCEB, il museo che non c’è
Il ridente e burlesco paese di Bugliano continua a far parlare di sé: il comune, in provincia di Pisa, è infatti emerso più volte ai fasti della cronaca negli scorsi mesi per via di una serie di notizie piuttosto bizzarre e sicuramente molto controverse. Tra le più celebri si possono citare in questa sede la revoca della cittadinanza onoraria ad Andrea Bocelli (in seguito alle dichiarazioni sostenute da quest’ultimo in un convegno di negazionisti del Covid-19), un’ordinanza che vieta ai proprietari di locali pubblici la riproduzione di film di Totò (il quale interpretò il personaggio poco “politically correct” di Mobutu in Tototruffa ’62) e una dichiarazione del Sindaco Fabio Buggiani che vietò di far cancellare da un muro del paese la scritta “Salvini M***a” in quanto tale graffito rappresentava una dichiarazione di libertà di espressione.
Basta fare un giro sugli account social ufficiali di Bugliano per notare la vivacità e il brio che vanta questa simpatica cittadina dell’entroterra pisano: su Facebook (con i suoi 81.000 iscritti), Twitter (con 26.757 followers) e su Instagram (6.000 followers) il Comune tiene sempre aggiornati i suoi cittadini sugli eventi e sulle notizie che si verificano in paese. Notizie che a volte sono così originali da fare l’intero giro dello Stivale raccogliendo tanti consensi quante polemiche.
E nel bellissimo “Comune che non c’è” non poteva mancare un non-museo, il MuCEB (Museo Civico Etrusco di Bugliano). Il “Museo che non esiste”, da quasi due secoli, raccoglie e custodisce con cura reperti e capolavori provenienti direttamente dalla civiltà tirrenica, i quali sono oggetto di studio e indagine da parte di archeologi ansiosi di ricostruire il passato dell’antica Bugliano. Alla guida del Museo, da poche settimane, è stato nominato il dott. Valentino Nizzo, già Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Nizzo non ha perso tempo e già sta lavorando strenuamente per far conoscere al grande pubblico le meraviglie del MuCEB, organizzando nelle sale del museo corsi di zumba e serate di pizzica. Alcune idee del nuovo direttore hanno fatto parecchio discutere la comunità buglianese, come ad esempio quando lo stesso Nizzo, nel corso di una conferenza, ha fatto sedere all’interno di un vaso etrusco il proprio figlio neonato, per simulare l’antica e originaria funzione della ceramica. E per avere uno staff all’altezza del prestigio del Museo è stato lanciato nelle scorse settimane un bando di selezione di volontari: a rispondere sono stati centinaia di professionisti, che hanno inviato la propria candidatura tramite piccioni viaggiatori, messi a cavallo o telegrafi Morse. Tra i visitatori più noti del Museo, dopo la nomina di Nizzo, figurano il celebre divulgatore Alberto Angela e Papa Francesco; la speranza è che a visitare il MuCEB, in futuro, sia la coppia più famosa del momento: i Ferragnez.
Noi del KIM – International Magazine abbiamo avuto l’onore di poter parlare direttamente proprio con il neodirettore Valentino Nizzo (purtroppo, a causa del COVID-19 e degli impegni del Direttore, solo per via telefonica)
Dott. Nizzo, come nasce il Museo Civico Etrusco di Bugliano?
Si tratta di un’istituzione molto antica: nasce nel XIX secolo grazie alla volontà dell’allora sindaco di Bugliano (non a caso anche all’epoca un Buggiani) il quale, accorgendosi dei molti ritrovamenti che avvenivano nel suo territorio, volle mettere insieme una collezione civica a cui ben presto si andarono ad aggiungere altre collezioni che erano state in precedenza raccolte nel territorio di Bugliano. E così il Museo nasce e prospera, avendo una tappa molto importante nella sua storia – come abbiamo ricordato qualche giorno fa in un post su Facebook- nel 1985, durante il cosiddetto “Anno degli Etruschi”, quando si trovò a ospitare una delle mostre più importanti organizzate in quell’occasione. Per rispondere meno seriamente a questa domanda: non si poteva pensare che nel “Comune che non c’è” non ci fosse un presidio culturale territoriale, ed essendo Bugliano in pieno territorio etrusco non poteva mancare un museo civico etrusco.
Lei è già noto nel mondo accademico e culturale per essere il Direttore del prestigiosissimo Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Qual è stata la sua reazione quando ha scoperto di essere stato scelto come nuovo direttore di questa meravigliosa realtà museale?
In realtà avevo dimenticato di aver inoltrato la domanda circa un anno fa, nell’agosto del 2019, quando in seguito alla revoca dell’incarico presso il Museo di Villa Giulia, al quale era stata a sua volta revocata l’autonomia, ero venuto a conoscenza del bando di selezione internazionale del Museo Civico Etrusco di Bugliano. Allora mandai, secondo i metodi previsti dal comune (che avete potuto vedere anche nel bando che abbiamo fatto per il reclutamento di professionisti volontari) la mia lettera motivazionale e il mio curriculum. La risposta è arrivata il 15 agosto di quest’anno, con mia sorpresa, dal momento che nel frattempo ero tornato a essere il direttore del Museo di Villa Giulia, il quale aveva recuperato l’autonomia lo scorso febbraio. Dunque è stata una piacevole sorpresa, dal momento che ho la possibilità di gestire i due incarichi. Ho già tenuto a specificare più volte che il premio per la direzione del Museo Civico Etrusco di Bugliano non è in denaro, ma in matite e pastelli colorati che comunque fanno sempre comodo.
Cosa rimane a Bugliano dell’antica civiltà che precedette Roma? Insomma: qual è l’eredità etrusca di Bugliano?
Come avete avuto modo di vedere in queste prime settimane, anche grazie ai numerosi interventi di visitatori e followers del museo, il patrimonio archeologico e non solo di Bugliano è davvero ricchissimo. Bugliano, come dimostrano questi post, non è solo Etruschi ma anche molto altro. Il museo conserva alcune testimonianze importanti del patrimonio storico e identitario nazionale; alcune controverse perché ritenute dei falsi, ma che in un “fake museum” trovano il loro posto: a partire dalle celebri opere etrusche rinvenute da Annio da Bugliano alla fine del 1400 fino ad arrivare a rinvenimenti e a oggetti ritrovati in epoca più recente. Praticamente a Bugliano c’è tutto e il contrario di tutto e questo lo vogliamo raccontare, giocando sempre sul diletto che dovrebbe accompagnare la missione di un museo, appassionando non solo gli specialisti che si stanno divertendo a ricostruire i frammenti della storia di questo splendido paesino che non c’è, ma soprattutto per avvicinare quanti invece in un museo (reale o irreale) non pensano neanche lontanamente di entrare. Da lì anche la valorizzazione dei felini come patrimonio immateriale del museo fondamentale per promuoverne l’aspetto materiale storico e identitario.
Quali sono i progetti che ha in mente per far scoprire i tesori etruschi di Bugliano al grande pubblico? E cosa ha da dire a quei detrattori che reputano stravaganti le sue iniziative così innovative?
I progetti, come tutti i grandi musei, ruotano intorno alla capacità di attrarre nuovi pubblici. Dobbiamo cercare di attrarre in un museo archeologico con una prevalente collezione dedicata agli etruschi anche chi è appassionato di altro. Per questo abbiamo anticipato una mostra che sarà inaugurata in autunno (e che ha riscosso anche l’interesse delle Scuderie del Quirinale) dedicata a “un artista che non c’è” originario di Bugliano, Teomondo Scrofalo, un po’ trascurato negli ultimi anni dopo il discreto successo guadagnato nel corso degli anni ’80. Proprio quest’anno ricorre il centenario della sua scomparsa quindi abbiamo dedicato a lui una grande retrospettiva che raccoglierà tutte le sue opere. E poi, lo abbiamo anticipato pochi giorni fa, ospiteremo su richiesta di Banksy una sua mostra a tema etrusco di cui abbiamo mostrato quello che sarà il poster promozionale con uno splendido Phersu che ruba il palloncino a forma di cuore alla celebre bambina. Servono queste contaminazioni, come le altre di cui abbiamo modo di dare notizia, quale ad esempio il Maggio Musicale Buglianese che si terrà a ottobre nel nostro grandissimo auditorium e nei nostri spazi. In sostanza non abbiamo grandi problemi economici quindi ci stiamo aprendo, come è giusto che sia, a tutte le arti.
Ai miei detrattori dico che sarà questione di mesi o di anni prima che alcuni di loro, almeno quelli che sopravvivranno, facciano le stesse cose che adesso discutono o criticano, come si è già verificato in altre occasioni in passato. In questo consiste l’innovazione della comunicazione museale, intesa come accessibilità culturale a 360 gradi. Un museo deve anche saper scherzare su sé stesso e deve saper utilizzare tutti gli strumenti che possono attrarre, destare interesse o curiosità, anche in modo provocatorio, ma sempre nel rispetto di quelle regole che qualunque istituzione (reale o irreale) è tenuta a rispettare. Al centro dell’attenzione va sempre posto il benessere di tutti i cittadini; uno stato dell’anima e del corpo che non può o non dovrebbe prescindere da un confronto con il nostro patrimonio materiale e immateriale. E questo confronto può essere sano, istruttivo e costruttivo solo se include una componente importante come quella legata al diletto e la sua auspicata futura evoluzione, il benessere, che si auspica possa essere in futuro incluso nella nuova definizione di museo cui ICOM da anni ormai sta lavorando.
Gentilissimo dott. Nizzo, è stato un piacere e un onore. Grazie del tempo concessomi.
Si fa quel che si può. Nella speranza di cambiare, per quanto possibile, il nostro piccolo mondo antico.
Qualora abbiate intenzione di visitare Bugliano e il suo splendido Museo Civico, purtroppo mi spiace dirvi che nessuno dei due esiste veramente. Quindi, purtroppo, niente Banksy, niente Teomondo Scrofalo (anche quest’ultimo non è mai esistito, ma è il protagonista di un vecchio sketch di Ezio Greggio nel programma Drive In) e soprattutto niente MuCEB. Il Comune di Bugliano è una community online nata per fare il verso alle pagine dei comuni veri. Le menti dietro questo “paesino fantasma”, sfruttando un meccanismo simile a quello di siti come Lercio.it o Il Fatto Quotidaino, si divertono a diffondere notizie palesemente false per ironizzare su fatti di attualità, facendo cadere in trappola quei lettori disattenti che preferiscono indignarsi per una notizia piuttosto che accertarne prima la veridicità. È questo il caso del giornale La Padania, il quale diede per vera la notizia della revoca della cittadinanza buglianese ad Andrea Bocelli tanto da scriverci sopra un articolo.
Per quanto riguarda Valentino Nizzo, lui esiste veramente ed è davvero il Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, e anche l’intervista che ci ha rilasciato è autentica. Cavalcando il fenomeno mediatico di Bugliano, Nizzo ha “creato” il Museo Civico Etrusco di Bugliano proprio per parodiare le pagine dei musei che sfruttano i social per accaparrarsi nuovi visitatori, partorendo l’idea di affibbiare a questo “non paesino” pisano un “non museo” etrusco. Questa creazione può risultare stravagante e insolita, e si può forse pensare che Nizzo l’abbia concepita per noia e/o per diletto. In realtà, essa si può leggere come una denuncia al sistema museale italiano, colpevole di non sfruttare al massimo le nuove frontiere social per invogliare il pubblico a scoprire le proprie bellezze: basti pensare che solo il 13% dei musei italiani è riuscito a creare una presenza digitale coerente e multicanale, attivandosi su più di una piattaforma social. In sole poche settimane, il “Museo che non esiste” ha ottenuto su Facebook più di 1300 Mi Piace, un numero di followers che supera di gran lunga quello di numerosi musei italiani reali! Le strampalate attività che si svolgono nel Museo Civico Etrusco di Bugliano, invece, non sono nient’altro che una parodia di tutte quelle iniziative promosse dai musei che stonano con la solennità del museo stesso e relegano a cornice le splendide collezioni conservate al suo interno: basti pensare che mentre la “zumba con gli Etruschi” è una scherzosa trovata di Nizzo, nel 2017 all’interno del Museo Egizio di Torino si è realmente tenuta una sessione di pilates e di yoga. Per quanto riguarda i gattini-mascotte del museo, beh, quelli non sono nient’altro che una velata satira ai cinquantenni amanti dei buongiornissimi glitterati da mandare su Whatsapp.
Ma soprattutto, come si può leggere nella nostra intervista, quella che Nizzo lancia è un’arguta e geniale provocazione: nessuna dimensione, reale o irreale che sia, può esistere senza la cultura e senza la consapevolezza di un proprio passato, senza un amore per le proprie rovine, per i propri resti, per quello che c’è stato. La cultura fa parte non solo del nostro tessuto sociale, ma anche del nostro vissuto quotidiano. Rappresenta quell’eredità di cui noi siamo eredi, seppur a volte inconsapevoli. Ed è per questo che anche un paese che non esiste può avere un museo… che non esiste!
P.S. Il MuCEB, pur non esistendo fisicamente, è molto attivo sui social. Se volete seguirlo (e rendere felici i gattini mascotte!) vi basta mettere Mi Piace a questo link.
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