Auto connesse, mercato mondiale crescerà del +20% nel 2021. Rimane il nodo privacy

La pandemia di Covid-19 e il suo impatto economico e sociale ha lasciato il mercato automobilistico mondiale in grave sofferenza, con una contrazione media delle nuove vendite dal -15% circa nel 2020. Quest’anno le cose dovrebbero cambiare, con una progressiva ripresa del settore guidata dalle auto elettriche e anche da quelle connesse in rete (connected vahicles).

Auto connesse, riparte il mercato mondiale

Secondo stime ABI Research, le vendite di auto connesse in rete dovrebbero riprendere in maniera decisa durante quest’anno, con un tasso del +20% circa, mentre nel breve periodo il tasso medio di crescita annuo dovrebbe raggiungere il +10% (Cagr 2021-2026).

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Gli ultimi annunci di partnership e nuovi modelli da parte di Mercedes, Hyundai, BMW e Tesla, solo per citare i marchi più famosi, dimostrano quanto il settore attraversato da una forte spinta all’innovazione sotto il segno della connettività, con l’infotainment a bordo dei veicoli che offrirà una nuova esperienza di gaming.

Il mercato delle auto connesse in rete potrebbe raggiungere i 49 miliardi di dollari entro il 2027, secondo stime Fortune Business Insight, con un tasso di crescita annuo medio atteso attorno al +26% (Cagr 2021-2027).

I nuovi chip

Grazie ai nuovi chipset Nvidia, Qualcomm, Xilinx e Nxp sarà possibile dotare questi veicoli connessi in rete di nuove soluzioni per l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata.

Rimane il problema della fornitura di chip ad alta qualità per il mercato dell’automobile. Le aziende di semiconduttori, visto il crollo del settore auto, hanno spostato i loro interessi verso altri mercati, durante l’ultimo anno.

Entro la fine del 2021, secondo gli esperti, le forniture di chip avanzati supereranno comunque il gap attuale e torneranno a regime anche per l’automotive, con un lieve effetto nel computo delle vendite finali.

Il nodo privacy e la cybersecurity

Dati che fanno bene alla pancia dell’industria automotive, ma è bene ricordare che tutto ciò che è connesso in rete mostra sempre due vulnerabilità di massima rilevanza per il cittadino e consumatore finale: la tutela dei dati personali, quindi la privacy e la cybersecurity, del veicolo e dell’ambiente in cui viaggia.

Le linee guida approvate dall’Edpb, il Comitato europeo per la protezione dei dati personali, cercano proprio di porre in evidenza al cittadino, automobilista e consumatore che entrare in un’auto connessa in rete significa esporsi ad una serie di profilazioni e tracciamenti di cui spesso ignoriamo anche l’esistenza.

Come un qualsiasi computer e smartphone, le connected cars raccolgono dati su di noi, su chi siamo, dove andiamo, come ci muoviamo e con chi. Dati che rivelano quelle che sono le nostre abitudini e le nostre debolezze: dove abitiamo, dove lavoriamo, con chi usciamo, se siamo sposati e abbiamo figli, dove e cosa mangiamo, dove e cosa compriamo, che interessi abbiamo al di fuori del lavoro e la famiglia, fino all’orientamento politico, religioso e sessuale.

Dati che poi diventano preziose informazioni una volta elaborati, su cui i giganti tecnologici si arricchiscono.

Altro aspetto di non poco conto, infine, è la sicurezza informatica, del veicolo che guidiamo e di quelli che ci stanno attorno. Come uno smartphone e un pc, anche le auto connesse sono soggette ai cyber attacchi, molti dei quali sono finalizzati alla raccolta di dati su di noi, ma molti altri possono portare al sequestro del mezzo con richiesta di pagamento di un riscatto (come nel caso dei ransomware), o addirittura mettono in pericolo la vita dei passeggeri offrendo ai cyber criminali il controllo da remoto del veicolo.

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