Cine-audiovisivo, la bozza del “Decreto Contributi Selettivi”
La giornata di ieri, giovedì 1° agosto 2024, è stata caratterizzate da agitazioni collettive ed individuali, tutte collegate con dinamiche che riguardano la politica del Ministero della Cultura, anzitutto in relazione al “Decreto Tax Credit Produzione” firmato da Gennaro Sangiuliano (Mic) e da Giancarlo Giorgetti (Mef) il 10 luglio 2024 e reso pubblico da IsICult e Key4biz lunedì scorso 29 luglio 2024: dopo un paio di giorni di silenzio, tra mercoledì e ieri sono emerse le prime reazioni (pubbliche) da Confartigianato Cinema e Audiovisivo al Sindacato Lavoratori della Comunicazione (Slc) della Cgil… Rimandiamo naturalmente al nostro intervento di ieri su queste colonne: vedi “Key4biz” del 1° agosto 2024, “Decreto Tax Credit, “il Governo svende il cinema alle multinazionali straniere” (il titolo rilanciava la posizione del deputato del Movimento 5 Stelle Gaetano Amato).
Ieri in serata, è intervenuta anche Irene Manzi, Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Cultura, che ha duramente criticato il Ministro Sangiuliano, chiedendo che “riferisca in Parlamento”: “il decreto tax credit conferma le aggressioni costanti e sistematiche che il governo sta portando avanti nei confronti dell’industria cinematografica e audiovisiva italiane. Interventi sbagliati che politicizzano addirittura le scelte artistiche delle produzioni, eliminano gli automatismi dei finanziamenti, riducono i fondi e complicano il lavoro delle produzioni che, infatti, stanno scappando dall’Italia”. Commentando il decreto interministeriale firmato dai ministri Giorgetti e Sangiuliano, ha dichiarato: “chiederemo alla presidenza della Commissione Cultura della Camera (ovvero al Presidente Federico Mollicone, che su questo decreto non si è espresso; si ricordi che è anche il Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia, n.d.r.) di programmare al più presto l’audizione del ministro Sangiuliano per conoscere nel dettaglio e non a mezzo stampa le ragioni di questo intervento e lo stato dell’arte dell’industria audiovisiva italiana”.
Permane il solito deficit di trasparenza, di condivisione, di dialettica, nella genesi di regolamenti che cambiano le “regole del gioco” dell’intervento dello Stato nel settore cine-audiovisivo
Come dire?! La deputata Manzi ha effettivamente ragione, e peraltro ci sentiamo chiamati in causa, dato che effettivamente siamo stati noi di IsICult & Key4biz a rendere di “pubblico dominio” – “a mezzo stampa” ahinoi – un documento che pure circolava in modo ufficioso in diversi ambienti: questa oggettiva anomalia “comunicazionale” conferma quel deficit di trasparenza e di condivisione che abbiamo denunciato tante volte.
Crediamo che queste iniziative di “divulgazione” giornalistica rappresentino un atto di impegno civile (ed una concreta azione di politica culturale), per far uscire il dibattito dalle ovattate stanze del potere…
Riteniamo che interventi così importanti, nell’economia della indispensabile riforma della “Legge Franceschini” del 2016, richiederebbero dibattiti pubblici (non a porte chiuse, non ad invito…) e discussioni dialettiche (sia tecniche sia politiche), che non si sono mai concretizzate: su questi temi, da oltre un anno, non c’è mai stato un pubblico confronto tra “Ministero” (inteso come il Ministro Gennaro Sangiuliano, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, il Direttore Generale Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli) e la comunità professionale intesa nel suo complesso, ma soltanto incontri parziali, parcellizzati e sempre… a porte chiuse.
La stessa Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni, pur invitata più volte in occasioni di pubblico confronto, come quelle organizzate presso il Cinema Adriano mesi fa, non ha ritenuto di confrontarsi in modo pubblico e diretto con le varie anime del settore cine-televisivo. Ha preferito “audizioni riservate”, sempre ad invito.
Il settore cine-audiovisivo è veramente… “ai titoli di coda”?!
Ieri la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha confermato questa modalità: una eletta schiera di associazioni sono state convocate al Ministero, per iniziativa di nuove “soggettività” associative, come il comitato di lavoratori “Siamo ai Titoli di Coda” promosso da Dario Indelicato (al quale abbiamo dedicato attenzione in passato: vedi “Key4biz” del 5 giugno 2024, “La protesta dei lavoratori cine-audiovisivo: “Siamo ai titoli di coda”, mentre tiene banco il dossier Cinecittà”), con il coinvolgimento di alcune associazioni di impresa, di alcune categoria (le troupe, tra l’altro) e finanche di alcuni esponenti sindacali (della Uil e non della Cgil)… Ancora una volta, movimenti erratici, nell’ennesimo tentativo di costruire una “unità” nel settore, che è ardita intrapresa, anche perché mettere allo stesso tavolo gli imprenditori ed i lavoratori è sempre stata storicamente una “mission impossible”, data la diversità degli interessi e degli obiettivi. Peraltro, abbiamo già spiegato che, al di là della disponibilità della Sottosegretaria, non è possibile “correggere” un “decreto interministeriale” attraverso un “decreto direttoriale”… Ed ormai il decreto del 10 luglio 2024 è bello che perfezionato…
La riprova ulteriore di un “modus” oggettivamente autocratico è data dall’incredibile non coinvolgimento del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), massimo organo di consulenza del Ministero della Cultura su questi temi (organismo presieduto da Francesca Assumma), che ha dovuto prendere atto, anch’esso, del decreto interministeriale del 10 luglio 2024 (il “Tax Credit Produzione”), allorquando esso era stato già firmato, protocollato, bollinato…
A cosa serve questo gran consesso di esperti, se è costretto a “prendere atto” passivamente delle decisioni dell’amministrazione e dell’autorità politica?!
Peraltro, è noto che lo stesso fondamentale “piano di riparto” dei 696 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024 è stato sottoposto al Consiglio Superiore in occasione della sua prima riunione del 3 aprile 2024, il giorno stesso dell’insediamento, senza che gli 11 membri avessero avuto chance di una preventiva analisi dello stesso. E con veemente invito ad approvarlo: il che è avvenuto con 8 voti a favore e 3 contrari. L’unico che protesta (pubblicamente) e si muove controcorrente è il consigliere Michele Lo Foco, che pure gode della fiducia del Ministro stesso, ed è osteggiato dagli esponenti dei “poteri forti” del sistema, che hanno evidente interesse al mantenimento dello “status quo”…
D’altronde, lo stesso Partito Democratico è costretto a riconoscere – un po’ tardivamente in verità – che ci sono state distorsioni ed abusi nella gestione della Legge Franceschini, e guarda con diffidenza comprensibile i “tasselli” di un “mosaico” di riforma che mostra contraddizioni e stimola perplessità: in effetti, una lettura oggettiva e non faziosa del Decreto Tax Credit Produzione evidenzia l’introduzione di “barriere all’entrata” e “paletti” che non favoriscono la produzione indipendente…
Tacciono completamente i “grossi” imprenditori, e non una parola di reazione, negli ultimi giorni, da parte della “cinematografica” Anica guidata da Francesco Rutelli e della “televisiva” Apa presieduta da Chiara Sbarigia (che – si ricordi sempre – è anche Presidente della pubblica Cinecittà). Fanno capo a queste associazioni imprese formalmente italiane, ma controllate da multinazionali straniere (come nel caso della Wildside alias Fremantle alias Bertelsmann, entrata nel mirino della stessa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che nel luglio dell’anno scorso ha inviato un parere al Governo, chiedendo di correggere alcune criticità della Legge Franceschini appunto)…
Nessuno è in grado di valutare tecnicamente ed in modo indipendente se le “correzioni di rotta” della Legge Franceschini saranno efficaci
In ogni caso, ad oggi purtroppo nessuno è in grado di valutare – in modo indipendente e scevro da interessi partigiani – se le correzioni di rotta alla Legge Franceschini siano (saranno) efficaci: la “cassetta degli attrezzi” resta povera di strumentazione tecnica, come abbiamo dimostrato, da anni, su queste ed altre colonne…
Circola in questi giorni anche la bozza del decreto ministeriale (questo è sottoposto alla firma soltanto del Ministro della Cultura) che regola i contributi cosiddetti “selettivi” ed oggi IsICult & Key4biz hanno deciso di renderlo di pubblico dominio, perché non è sano che esso circoli semi-clandestinamente, a vantaggio di pochi privilegiati: in questo caso, si ha notizia che il decreto, in bozza, sia stato sottoposto all’attenzione del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, in occasione dell’ultima riunione tenutasi lunedì scorso 29 luglio…
Anche questo documento non dovrebbe essere reso noto “tramite stampa” (per parafrasare l’onorevole Manzi), ma dovrebbe essere oggetto di una discussione aperta, libera, plurale… è in gioco la riforma del sistema, ovvero dell’intervento pubblico nel settore cine-audiovisivo…
Lo scontro tra il dominus del Festival di Giffoni Claudio Gubitosi ed il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: tra trattamenti privilegiati e compensi stellari e “tagli” ministeriali…
Passando da un livello “macro” ad un livello “micro” (ma nemmeno tanto), oggi venerdì 2 nessuna testata quotidiana nazionale dedica attenzione alla protesta messa in atto ieri dal dominus del Giffoni Festival di fronte all’ingresso del Collegio Romano, ma Claudio Gubitosi ha inviato alle agenzie stampa dichiarazioni, dalle quali emerge quasi a mo’ di martire culturale e di vittima della violenza repressiva del Ministro della Cultura.
Abbiamo ben illustrato ieri su queste colonne come le lamentazioni di Gubitosi siano comprensibili nella dimensione umana, ma non ragionevoli: il suo festival ha assorbito, nel corso degli anni, una fetta crescente dei (pochi) danari che il Ministero assegna a festival rassegne premi ed iniziative in materia di “promozione”. La decisione adottata dal Ministro Gennaro Sangiuliano è corretta: si impone un “tetto” al finanziamento pubblico di ogni iniziativa: 400.000 euro, che è il livello sotto il quale si ritrovano tutti gli altri festival sostenuti dallo Stato centrale… Tutto il resto è retorica o comunque autodifesa a riccio dei propri privilegi.
Quel che resta grave è che non esista un sistema informativo del Ministero che consenta di comprendere la vera economia di tutto il sistema festivaliero italiano: va segnalato che ci sono anche festival che hanno rilevanza notevole e che non sono sostenuti dal Mic, ma dalle Regioni e/o dai Comuni o dalle fondazioni bancarie…
Non esiste una radiografia che consenta di comprendere la vera “economia festivaliera” e di confrontare le dinamiche di sovvenzionamento da parte dello Stato ovvero dei suoi livelli (Ministeri, Regioni, Comuni), anche in rapporto ad indicatori oggettivi come la quantità di pubblico coinvolto, la ricaduta mediale, gli impatti sul territorio in termini socio-culturali e turistici… Anche quello dei festival è un “universo” rispetto al quale le esplorazioni cognitive sono state sempre molto limitate.
Antonio Iannone (Fratelli d’Italia): “Claudio Gubitosi renda pubblici i suoi compensi e del suo staff”
Ieri sera un esponente politico che non rientra esattamente tra gli estimatori di Claudio Gubitosi, il senatore Antonio Iannone (Fratelli d’Italia) ha chiesto a chiare lettere al fondatore di Giffoni di rendere pubblici i suoi compensi: “non faccio alcuna illazione. Giorni fa è stato pubblicato da ‘Libero’ un articolo che non mi risulta smentito dal Direttore Gubitosi (il senatore si riferisce all’articolo di Arturo Bandini su “Libero” del 30 luglio 2024, intitolato “Giffoni Film Festival”, le 240 consulenze volute da Gubitosi, n.d.r.). Visto che l’amico Claudio non teme la trasparenza, lo invito a rendere pubblico il suo compenso, quello dei consulenti o collaboratori o come li vuole chiamare lui; i nomi dei fornitori con le relative cifre e procedure per la selezione. Sono certo che non vorrà far mancare questo completo atto di chiarezza visto che qui si parla di risorse pubbliche. Non vorremmo trovarci al cospetto di un moralismo e di una battaglia per la cultura fatta da chi percepisce più di un Presidente della Corte di Cassazione, di chi stipendia figli di o si serve di ditte riconducibili a parenti illustri o ex illustri. Insomma Gubitosi fornisca elenco e lasci agli altri giudicare come vengono impiegate le risorse. Aspettiamo con ansia”.
Sul sito web di Giffoni, esiste una pagina che riporta i compensi dei dipendenti, ed il livello massimo è rappresentato da Vincenzo Barletta (Responsabile Amministrativo), con uno compenso di 72.427 euro…
Come non sorridere un poco, riportando le parole di Gubitosi, che hanno un tenore… napoleonico oscillando peraltro stilisticamente tra i toni aggressivi e quelli sussiegosi: ieri ha sostenuto che, non avendogli concesso udienza, il Ministro “non ha avuto la dignità, la dignità di uomo, di politico, e di ministro di questa Repubblica di fermarsi, di chiamarmi, di salutarmi e di dirmi cosa vuole fare di Giffoni…”, lamentando di essere un uomo di 73 anni, che è stato sotto ore ed ore sotto il sole a 40 gradi…
Rivolgendosi via YouTube a “milioni di italiani” (sic), ha domandato retoricamente: “devo stare zitto? aspettare? licenziare centinaia di persone? chiudere un’azienda leader nel mondo? distruggere l’economia di un territorio così faticosamente sviluppatasi in oltre mezzo secolo? come lo spiego ai ragazzi?”. Ieri sera il dominus del Festival di Giffoni ringraziava così la politica (una parte della politica): “il presidente Giuseppe Conte, i deputati Anna Laura Orrico e Gaetano Amato, l’onorevole Elisabetta Piccolotti, la senatrice Anna Bilotti e tutti quelli che hanno deciso di supportarci in queste ore, come i tantissimi altri rappresentanti di tutti gli schieramenti politici, compresi quelli dell’area di centro destra”. In verità, non una voce ci sembra sia emersa, dallo schieramento di centro-destra (ed i parlamentari citati da Gubitosi sono tutti del Movimento 5 Stelle, fatta salva Piccolotti che è di Alleanza Verdi Sinistra), ma questa dinamica potrebbe rientrare nelle prevedibili contrapposizioni tra fazioni partitiche.
Quanti tra i beneficiari di contributi rispettano la norma secondo la quale è obbligatorio pubblicare sul proprio sito l’entità del sostegno pubblico?!
Al di là del caso “particolare”, va segnalato (denunciato) che soltanto una minima parte dei festival e delle iniziative che in Italia beneficiano dei contributi pubblici rispettano al meglio il dettato normativo secondo il quale è (sarebbe) obbligatorio evidenziare – sui propri siti web – il dettaglio dei sostegni pubblici: è questo il caso – come abbiamo già segnalato – anche di Giffoni, che non pubblica né il bilancio economico né il bilancio sociale dell’Ente Autonomo Giffoni Festival…
La norma in questione è rappresentata dalla Legge n. 124 del 2017, che prevede (ai commi 125/127) l’obbligo di pubblicità relativo ai contributi pubblici ricevuti dalla Pubblica Amministrazione in misura uguale o superiore ai 10.000 euro lordi…
E questo la dice lunga su come il concetto di “trasparenza” viene interpretato in modo leggero e superficiale anche da diversi beneficiari del sostegno statale, senza che lo stesso Ministero della Cultura intervenga sanzionando gli inadempienti.
Lo abbiamo scritto tante volte: laddove prevalgono nebbie, è sempre latente il rischio di dinamiche… anomaleovvero di abusi del sostegno dello Stato.
Esattamente come avviene – come è avvenuto, almeno finora – rispetto al fiume di danaro pubblico assegnato allo strumento del “Tax Credit” (nel 2024 sono previsti 413 milioni di euro, una enormità rispetto ai 7 milioni di euro soltanto assegnati dal Mic ai festival): una manna statale che è saggio interrompere e che è sano correggere, ma – lo ribadiamo ancora una volta – senza buttare il bambino insieme all’acqua sporca…
Clicca qui per la bozza del Decreto Ministeriale “Disposizioni applicative in materia di contributi selettivi di cui all’articolo 26 della Legge 14 novembre 2016, n. 220” (alias Legge Franceschini), decreto noto anche come “Contributi Selettivi”, versione di lavoro 17 luglio 2024
Clicca qui per la bozza di Relazione Illustrativa al Decreto Ministeriale “Disposizioni applicative in materia di contributi selettivi di cui all’articolo 26 della Legge 14 novembre 2016, n. 220” (decreto “Contributi Selettivi”), versione di lavoro 17 luglio 2024
[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.
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