Cinecittà, De Mita jr rinuncia. Manuela Cacciamani nuova AD?

Da molto tempo, l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, centro di ricerca indipendente specializzato sulle dinamiche culturali e mediali e sociali, conduce una battaglia “di principio” sulle procedure che vengono seguite nelle nomine (cooptazioni) negli enti pubblici e nella società controllate, soprattutto nell’ambito della cultura, dei media, dello spettacolo: le colonne della rubrica “ilprincipenudo”, che IsICult cura da oltre dieci anni sul quotidiano online “Key4biz” testimoniano un impegno che è al tempo stesso tecnico e civile, ma anche inevitabilmente politico. 

Le due vicende senza dubbio più emblematiche della perdurante prevalenza della logica fiduciaria, ovvero dell’“intuitu personae” del Principe di turno (Ministro, Sottosegretario, Sindaco, Assessore) e della spartizione politica, sono attualmente rappresentate dalla Rai e da Cinecittà.

IsICult ha dedicato molto inchiostro alle due vicende, anche sulle colonne del quotidiano online “Key4biz”: la prima, quella relativa a Viale Mazzini, ha senza dubbio una importanza “quali-quantitativa” ben più significativa rispetto a quella di Via Tuscolana, sia per la funzione di maggiore “industria culturale” del Paese, sia per la valenza simbolico-politica della televisione pubblica…

Riassumiamo la situazione aggiornata ad oggi…

Consiglio di Amministrazione Rai: tutto fermo in attesa dell’esito del Consiglio di Stato il 4 luglio?!

Per quanto riguarda la Rai, si ricorda che, dei 7 membri del Consiglio di Amministrazione, 2 sono di nomina direttamente governativa (di fatto si tratta del Presidente e dell’Amministratore Delegato, designati dal Consiglio dei Ministri su indicazione del Ministero per l’Economia e Finanze), 4 sono eletti dal Parlamento (2 dalla Camera e 2 dal Senato), 1 è eletto dai dipendenti del gruppo Rai. Per la precisione, il Presidente è eletto dal Consiglio di Amministrazione tra i suoi membri (la nomina deve essere confermata dalla Commissione bicamerale di Vigilanza, a maggioranza dei due terzi dei componenti), mentre l’Amministratore Delegato è nominato dal Cda, su proposta dell’Assemblea dei Soci, che sono il Mef per il 99,56 % delle quote e la Società Italiana Autori Editori (Siae) per lo 0,44 %. Come abbiamo scritto, di fatto sia il Presidente sia l’Amministratore Delegato sono espressione del Governo…

Per quanto riguarda, i 4 membri eletti dal Parlamento, la legge vigente (la cosiddetta “Legge Renzi”, la legge n. 220 del 2015) prevede una procedura pubblica con invito a presentare le candidature, ma purtroppo non è stata mai ben definita la modalità con la quale questi curricula debbono essere analizzati e magari comparati. E quindi – ormai notoriamente – questi cv sono sostanzialmente ignorati dai parlamentari (c’è chi sostiene che non vengano nemmeno letti, se non dai funzionari del Parlamento), i quali, nel segreto dell’urna, finiscono per seguire le indicazioni di voto dei rispettivi capogruppo.

È una prassi indegna di un Paese civile e democratico, e proprio sulla base di questa constatazione 4 dei 72 cittadini che hanno trasmesso a Camera e Senato il proprio cv hanno deciso di impugnare le “armi” consentite dalla legge ed hanno denunciato la indecorosa pratica ai tribunali amministrativi, dapprima al Tribunale Amministrativo Regionale(Tar) del Lazio, il 2 maggio 2024, e successivamente, il 20 giugno 2024, al Consiglio di Stato. I 4 ricorrenti (Stefano Rolando, Nino Rizzo Nervo, Patrizio Rossano, Giulio Vigevani), assistiti dagli avvocati Giovanni Pravisani Giulio Vigevani (uno dei ricorrenti), sostengono che la procedura in atto non rispetta il dettato della Costituzione, ovvero che sia viziata da illegittimità costituzionale e non rispetti l’“European Media Freedom Act”, recentemente approvato, che impone agli Stati che la “governance” dei servizi pubblici mediali e la nomina degli organi di governo siano caratterizzate da indipendenza e trasparenza.

Se il primo (Tar) ha ritenuto complessa e complicata la vicenda, ritenendola meritevole di approfondimento (pur senza accogliere la cosiddetta “sospensiva”), convocando una pubblica udienza per il 23 ottobre 2024, il secondo (Consiglio di Stato) ha annunciato che si pronuncerà il 4 luglio 2024 (si veda “Key4biz” del 20 giugno 2024, “CdA Rai, nuovo ricorso al Consiglio di Stato. Cinema e audiovisivo: tutto fermo, il 27 giugno nuova manifestazione di protesta dei lavoratori”).

Da segnalare che, a fronte dell’istanza presentata il 2 maggio 2024, il Tar del Lazio ha deciso il 29 maggio che avrebbe affrontato la questione in udienza pubblica il 23 ottobre 2024, mentre il Consiglio di Stato, a fronte dell’istanza presentata il 20 giugno 2024, ha deciso con grande (apprezzabile) tempestività, il 24 giugno 2024, che si sarebbe pronunciato il 5 luglio 2024.

Queste due iniziative di resistenza civile hanno evidentemente stimolato un rallentamento delle procedure di elezione da parte della Camera e del Senato, dato che la pronuncia del Consiglio di Stato potrebbe determinare effetti devastanti, nel caso che il Parlamento avesse già – per quella data – eletto i 4 membri di sua “pertinenza”.

L’avviso di invito a presentare candidature è stato pubblicato il 21 marzo 2024, con scadenza al 20 aprile 2024. 

Da allora, il Parlamento avrebbe potuto calendarizzare l’elezione a Palazzo Madama ed a Montecitorio ed invece sono ormai trascorsi 2 mesi pieni…

Il 20 maggio scorso, la Rai ha invece convocato le elezioni del rappresentante dei lavoratori ed è stato scelto Davide Di Pietro (che era già stato eletto in questo ruolo, dopo la scomparsa del compianto Riccardo Laganà).

Martedì prossimo 2 luglio è prevista la conferenza dei Capigruppo e potrebbe essere fissata a breve la data per le elezioni da parte di Camera e Senato, ma verosimilmente si attenderà la data di giovedì 4 luglio, in occasione della quale ci sarà la pronuncia del Consiglio di Stato.

La proposta IsICult: una “correzione di rotta” basata su una analisi tecnica comparativa dei curricula dei 72 candidati al Cda Rai

L’IsICult ha proposto ai Presidenti di Camera e Senato di mettere in atto una “correzione di rotta” nella procedura, dato che sarebbe nella loro facoltà – indipendentemente dall’esito della valutazione del Consiglio di Stato – migliorare ovvero implementare la procedura…

Ricordiamo una volta ancora che l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, già tre anni fa – anche sulle colonne di “Key4biz” – propose che la procedura selettiva prevedesse un minimo di tecnicalità:

  • una programmatica dichiarazione di intenti…
  • una forma standardizzata per la presentazione dei curricula
  • delle audizioni da parte della Commissione Parlamentare di Vigilanza…
  • uno schema interrogativo, una griglia di poche ma essenziali domande, a mo’ di questionario, affinché gli aspiranti candidati possano esprimere la loro “idea” di Rai che sarà…

Mettere in atto questa “correzione di rotta” potrebbe consentire a Lorenzo Fontana ed Ignazio La Russa la civile chance di correggere in itinere le storture del sistema, dimostrandosi non completamente proni rispetto alle logiche malate della partitocrazia.

Nelle more dello scioglimento del “nodo”, nel Palazzo e sulla stampa continua ad essere alimentato un “toto-nomine” dei ruoli più importanti, ovvero l’Amministratore Delegato ed il Presidente: viene dato per sicuro – da quasi tutti gli scommettitori – Giampaolo Rossi (attuale Dg) al posto di Roberto Sergio (attuale Ad: ci sarebbe una sorta di staffetta e l’attuale Ad verrebbe “degradato” a Dg mentre l’attuale “Dg” elevato ad Ad), e Simona Agnes (attualmente membro del Cda) nel ruolo di Presidente. Entrambi “in quota” centro-destra, il primo vicino a Fratelli d’Italia (sostenuto dalla stessa Premier Giorgia Meloni), la seconda sorretta da Forza Italia (stimata in particolare da Gianni Letta)… 

Secondo alcuni osservatori, i partiti di opposizione – Partito Democratico in primis, ma anche il Movimento 5 Stellee finanche l’Alleanza Verdi Sinistra – potrebbero decidere di non partecipare al voto, in segno di protesta per la procedura non rispettosa di norme di legge, anche di valenza costituzionale e del succitato Regolamento Europeo “Emfa”…

La situazione permane molto confusa, anche se va apprezzato che sia la Presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia (M5s), sia la leader del Partito Democratico, Elly Schlein, hanno sostenuto che non ha senso procedere alla votazione dei 4 membri da parte di Camera e Senato, prima del pronunciamento del Consiglio di Stato…

Cinecittà: molta confusione. L’altro ieri si è dimesso l’Ad e Dg Nicola Maccanico e ieri il candidato Giuseppe De Mita dichiara la propria indisponibilità

Per quanto riguarda Cinecittà, il Consiglio di Amministrazione viene “semplicemente” scelto dal Governo (senza altri “decision maker” e “filtri” di sorta), formalmente dall’azionista (al 100 %) Mef, ovvero dal Ministero guidato da Giancarlo Giorgetti, ma di fatto dal soggetto cui l’azionista (Mef) ha delegato l’esercizio dei diritti cioè il Ministero della Cultura, guidato da Gennaro Sangiuliano. Nella sostanza, sono i 2 titolari dei dicasteri (Mef e Mic) a determinare le nomine, facendosi quindi anche (inevitabilmente?!) interpreti delle esigenze – ahinoi – di spartizione politico-partitocratica.

In questo caso, a differenza di quel che avviene per la Rai, non c’è però nemmeno la “schermatura” di una procedura trasparente, perché finora né il Mef né il Mic hanno ritenuto di promuovere un avviso pubblico per invitare alla presentazione di candidature: questa sì sarebbe stata una occasione per dimostrare la volontà del governo guidato da Giorgia Meloni di innovare pratiche che storicamente sono state gestite nelle segrete stanze del potere, facendo prevalere sempre (o quasi) l’aspetto relazionale-fiduciario (il famoso “intuitu personae”) sull’aspetto tecnico-professionale.

In questo caso, soprattutto negli ultimi giorni, il toto-nomine ha registrato una particolare effervescenza, perché ieri l’altro (mercoledì 26 giugno) è stata resa pubblica una inattesa lettera dell’attuale Amministratore Delegato Nicola Maccanico (il cui operato è peraltro apprezzato dai più, Ministro Sangiuliano incluso), con la quale ha comunicato le proprie dimissioni sia dal ruolo di Ad sia dal ruolo di Dg, adducendo imminenti nuove intraprese professionali (alcuni lo danno alla guida di Amazon Prime Italia). Tra gli scommettitori, è quindi cresciuta la “quotazione” di Giuseppe De Mita(figlio maschio del mitico Ciriaco De Mita), il cui nome aleggiava da molti mesi, nonostante un curriculum professionale che non sarebbe proprio coerente con il prospettato incarico di Amministratore Delegato, ma comunque già membro del Cda dall’inizio del 2023 (l’attuale Presidente Chiara Sbarigia, fortemente sostenuta dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, viene invece data per sicura nel rinnovo dell’incarico). 

Ieri pomeriggio, altra inattesa notizia: il De Mita jr dichiara di non essere disponibile ad andare a guidare gli “studios” di Via Tuscolana. Fonti di stampa (da Dagospia – ancora una volta – per primo, passando per l’Ansa ed “Il Sole 24 Ore”) hanno quindi lanciato l’ipotesi di Manuela Cacciamani come Ad, anzi dandola per sicura (sulla base di quali fonti non è dato sapere).

Addirittura il quotidiano “la Repubblica” (versione web ieri e cartacea oggi, a firma di Gab. Cer.) ha ipotizzato un cda à trois, tutto al femminile: Manuela Cacciamani Ad, Chiara Sbarigia Presidente, Isabella Ciolfi (già nel Cda) Consigliere. In questo modo, 2 partiti, dei 3 della maggioranza, avrebbero il “controllo” di Cinecittà (Cacciamani “in quota” Fratelli d’Italia, Sbarigia e Ciolfi “in quota” Lega): secondo le logiche della partitocrazia, in questo caso, un partito come Forza Italia verrebbe escluso dalla spartizione… Ci sembra una prospettiva improbabile.

Manuela Cacciamani è una giovane produttrice, titolare della One More Pictures (che ha prodotto – tra l’altro – i film di Giulio Base, Direttore dal 2024 del “Torino Film Festival”, nonché marito di Tiziana Rocca, potente organizzatrice culturale nel settore cinematografico), ed è anche Presidente dell’Unione Editori e Creators Digitali dell’Anica (guidata da Francesco Rutelli). 

In questo caso, a differenza di Giuseppe De Mita, siamo di fronte ad un curriculum professionale qualificato, ed immaginiamo peraltro che – in caso di nomina – Manuela Cacciamani andrebbe certamente a rinunciare alla sua attività di produttrice, onde evitare rischi di conflitto di interessi.

È Manuela Cacciamani la persona giusta per interpretare al meglio – istituzionalmente e strategicamente – la funzione pubblica di Cinecittà?!

Qualcuno potrebbe obiettare che un “brand” come Cinecittà dovrebbe beneficiare di un nome professionalmente molto “alto”, qualificato e noto a livello nazionale (ed internazionale): un esempio, tra tutti, un regista come Pupi Avati

Al di là di questi erratici “toto-nomine”, permane comunque il quesito essenziale: da quale “cappello magico” sono usciti fuori i nomi di De Mita o di Cacciamani? Perché proprio loro e non altri?!

Perché il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano non ha deciso di scardinare le vecchie logiche del potere e non ha promosso un avviso pubblico a presentare candidature, attivando poi magari anche una procedura comparativa dei curricula?! Era ed è nelle sue facoltà, anzi nel suo potere, esercitare la “res publica” culturale al meglio, in modo trasparente e meritocratico.

Ricordiamo che la Premier Giorgia Meloni si è dichiarata sensibile alla materia: il 4 gennaio scorso, in occasione di una conferenza stampa, dichiarò “sono stufa per accuse di familismo nel partito: avrei dovuto mettere mia sorella in una partecipata?!”. In effetti, non ci risulta che Arianna Meloni sia stata mai proposta per il Cda di Rai o di Cinecittà.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”. 

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