ComoLake2023, Le sfide delle pubbliche amministrazioni nella UE: opportunità o minacce?
Pubblica amministrazione al centro del dibattito a ComoLake2023 – New Generatio Applications, la conferenza organizzata da Now Italia a Cernobbio il 5, 6 e 7 ottobre. Ne hanno parlato in un panel ad hoc Daniele Dotto, Head of Unit Governance and Public Administration, Dg Reform, European Commission Panel; Federico Fumagalli, Head of Public Sector Italy, McKinsey; Marco Bussone, Presidente, Uncem; Donato Limone, presidente del Comitato consultivo, Sottosegretario di Stato delegato all’innovazione, Presidenza del Consiglio dei Ministri Intervento “I cantieri del digitale per un Paese pronto al futuro”; Stefano Rebattoni, CEO, IBM Italia.
Perché la Ue si occupa di PA?
A questa domanda risponde Daniele Dotto, Head of Unit Governance and Public Administration, Dg Reform, European Commission Panel: “Per realizzare l’agenda politica dell’Unione che non può prescindere dalle PA che devono recepire le norme europee”, ha detto Dotto, sottolineando le due grandi sfide sul tavolo: l’impatto ambientale dell’emergenza climatica la trasformazione digitale.
In questo contesto, le Pubbliche Amministrazioni europee hanno responsabilità enorme nella gestione del PNRR nel modo più lungimirante, tenendo conto che la PA europea occupa nel suo complesso il 21% della forza lavoro nella Ue, creando un mercato da 670 miliardi di euro all’anno in appalti e forniture.
Le sfide della PA europea
Le sfide individuate a Bruxelles sono in primo luogo il cambiamento tecnologico galoppante, al quale dobbiamo adattarci in tempi stretti; i cambiamenti demografici; problemi sempre più complessi da gestire, come appunto la transizione digitale, il green e le migrazioni. La transizione ecologica in sé rappresenta una sfida epocale. Infine, crescono le pressioni su fondi pubblici che sono di per sé limitati. A tutto questo si aggiunge un contesto reso più complesso dalla guerra in Ucraina e dalla crisi energetica, che hanno portato ad un clima di sfiducia diffuso nei Governi a livello Ocse.
Cambiamento digitale sempre più rapido
Basti pensare all’avvento sulla scena di sistemi di AI generativa come ChatGTP, a fronte di un sondaggio che evidenzia come soltanto i 14% dei cittadini europei considera la PA un datore di lavoro attraente. Cosa serve per invertire il trend? Il 48% chiede di abbattere la burocrazia. Bisogna rivedere i metodi di lavoro.
PA digitale, Fumagalli (McKinsey): ‘Il momento è propizio, evitare l’inerzia’
Per la PA è un momento propizio per la digitalizzazione, secondo Federico Fumagalli, Head of Public Sector Italy, McKinsey, secondo cui serve un giusto mix fra tecnologie e competenze. Serve poi un pubblico, che utilizzi queste innovazioni. In questo momento ci sono tutte le condizioni. “Il PNRR ha chiarito la scaletta delle cose da fare e in che tempi – ha detto Fumagalli – La tecnologia Cloud e AI potrà dare il via ad una grande generazione di sviluppo con semplici prompt. Gli utenti, infine, sono pronti ad abbracciare nuovi servizi digitali, e in questo il Covid ha dato una grossa spinta”.
Marco Bussone (Uncem): ‘Superare la frammentazione’
L’Italia è il paese dei mille campanili. Ma per sfruttare il digitale è necessario “superare la frammentazione, che non significa perdere il campanile – dice Marco Bussone, Presidente, Uncem – Bisogna però includere i piccoli comuni in aggregazioni più ampie, aiutando i cosiddetti comuni frastagliati, come fanno in Francia e Germania. Come si può pensare di portare l’AI in un comune di 200 abitanti? Servono aggregazioni con processi condivisi”.
Marco Bussone (Uncem): ‘In Italia ci sono 500 comuni che non hanno nemmeno un dipendente’
“In Italia ci sono 500 comuni che non hanno nemmeno un dipendente, o che lo condividono fra diversi comuni – aggiunge Bussone – Questo è un problema, di certo la digitalizzazione può aiutare ed è il mezzo per tenere insieme il paese. Ma non perdiamoci nel municipalismo’.
C’è poi il problema delle reti. “Abbiamo un problema di reti, non è un mistero che in 2mila comuni italiani è difficile telefonare – aggiunge – Le reti non sono pensate esclusivamente per la PA ma al servizio delle comunità locali che si trovano al bar. Detto per inciso, sono 600 i comuni italiani che non hanno nemmeno un bar.
Donato Limone: ‘Prima la riorganizzazione, poi il digitale’
Sulla PA italiana pesano processi vecchi di 40 anni. Prima di digitalizzare bisognerebbe rivedere i modelli organizzativi. Ne è fortemente convinto il Professor Donato Limone, presidente del Comitato consultivo, Sottosegretario di Stato delegato all’innovazione, Presidenza del Consiglio dei Ministri Intervento “I cantieri del digitale per un Paese pronto al futuro”. “In teoria, prima si dovrebbe riorganizzare, poi si può procedere alla digitalizzazione – dice Limone – Pensate cosa potrebbe succedere iniettando ingenti dosi di digitale in organizzazioni così involute”.
Donato Limone: ‘Le regole ci sono, serve semplificare’
Le regole per la digitalizzazione, aggiunge Limone, già ci sono. Il PNRR richiede l’ennesima riforma, che in realtà andrebbe limitata per non aggiungere caos al caos. “Secondo dati della CGIA di Mestre il costo degli sprechi nel nostro paese costa 14 punti di PIL all’anno, pari a 225 miliardi di euro”. E’ da qui che bisogna partire, standardizzando le procedure. Un esempio per tutti? “Il rinnovo del passaporto, che si potrebbe fare semplicemente riprendendo e duplicando i dati di identità digitale dei cittadini già presenti nella CIE (Carta d’Identità Elettronica)”, dice Limone. Questi dati devono essere reperibili nel wallet che stiamo realizzando, in linea con il regolamento Eidas che entrerà presto in vigor e a livello Ue. E proprio l’Eidas potrebbe recepire questa funzione ideata in Italia a livello europeo.
Stefano Rebattoni (IBM): ‘AI generativa per la modernizzazione della PA grazie al PNRR’
“Abbiamo apprezzo la volontà delle Istituzioni e del Sottosegretario Butti di creare questo momento di riflessione dedicato al digitale in una visione integrata di sistema Paese. Il digitale è il motore per sostenere e abilitare il percorso di modernizzazione del Paese e il PNRR ne rappresenta una grande opportunità di rilancio, che oggi passa dall’AI e in particolare dall’AI generativa – ha detto Stefano Rebattoni Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia – In IBM abbiamo elaborato un documento, ‘Costruiamo insieme i canteri per un Paese pronto al futuro, il Punto di Vista di IBM’ proprio per fornire un contributo concreto alla gestione delle sfide attuali e future poste dal PNRR, mettendo a disposizione del Paese la nostra expertise in ambito AI, IoT e Cloud. Negli ultimi mesi si sta parlando sempre più l’intelligenza artificiale: ha un enorme potenziale in grado di trasformare la società, aumentare notevolmente la produttività dell’uomo e realizzare un valore economico pari a 16.000 miliardi di dollari entro il 2030. Il valore dell’AI non si limita solo ai progressi del settore d’industria e dei prodotti di consumo: se verrà applicata in modo responsabile, in linea con opportune regolamentazioni, proteggendo la privacy e seguendo un processo decisionale trasparente e spiegabile, l’AI avrà anche il potenziale di dare inizio a nuova era di servizi pubblici”.
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Bassoli (HPE Italia): ‘Serve un piano mirato per l’Intelligenza Artificiale’
“Per favorire la crescita dell’Italia, è cruciale implementare un piano mirato all’utilizzo delle tecnologie avanzate, in particolare dell’Intelligenza Artificiale. L’IA può infatti avere un impatto significativo sulla Pubblica Amministrazione migliorando l’efficienza e l’accessibilità dei servizi al cittadino in diverse aree, dall’automazione dei processi amministrativi alla gestione dei dati, dalla sicurezza informatica alla previsione delle necessità – ha detto Claudio Bassoli, Presidente e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia – Per sfruttare appieno queste opportunità, è necessario che il Paese investa in infrastrutture fondamentali, come i supercomputer, che costituiscono la spina dorsale dell’IA. In parallelo, deve anche promuovere un’accelerazione della trasformazione digitale delle imprese della PA basata sul cloud ibrido. Un modello che consente l’analisi dei dati strategici direttamente sul luogo di origine, nella massima tutela della privacy, con notevoli risparmi di tempo e spesa pubblica. Solo così potremo modernizzare la PA, rendendola più efficiente e pronta alle sfide dell’era digitale”.
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