Da ‘schermi in classe’ al video magazine degli studenti. La media education a scuola

Key4biz. Enzo Bevar, Sic Magazine è un’evoluzione del progetto ‘Schermi in classe’ nato una decina di anni fa con l’obiettivo di portare il cinema a scuola e nei territori in cui non c’era. Ci racconta le tappe principali che vi hanno portato a mettere su una redazione composta tutta da ragazzi e ragazze in età scolare?

Enzo Bevar. Sic Magazine è una delle risposte alla pandemia che abbiamo messo in campo in questi ultimi mesi. Ogni anno, Schermi in Classe vede la partecipazione di più di 1.000 studentesse e studenti di tutta Italia che condividono sulla nostra piattaforma ricerche multimediali per stimolare un processo di autoformazione e un dibattito collettivo sui temi dell’antimafia sociale. Il magazine è stato un’opportunità per confrontarsi con registi, attori, giornalisti e società civile. Costruire con le ragazze e i ragazzi uno spazio virtuale in cui, a distanza e trasversalmente ai territori, approfondire domande, dubbi e curiosità è stato molto prezioso per il loro percorso formativo e per la nostra capacità di entrare in relazione con loro.

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Key4biz. Cos’è in realtà Sic Magazine? Come possiamo descriverlo sinteticamente?

Enzo Bevar. Si tratta di un video magazine in sei puntate quindicinali in onda su Mymovies tra il 22 marzo e il 31 maggio. È stato pensato in formato multimediale per parlare di cinema, immagini in movimento e antimafia sociale. Al suo interno ha sei diverse rubriche, ognuna con un format finalizzato a stimolare il protagonismo di chi lo realizza. Sic magazine è espressione del linguaggio della contemporaneità.

Key4biz. Siamo nell’epoca dei numeri e dei dati. Quali sono le cifre che raccontano al meglio il vostro lavoro?

Enzo Bevar. Sic Magazine è arrivato subito dopo un progetto di educazione audiovisiva che ha coinvolto 12.000 studenti in dieci regioni italiane. Negli ultimi quattro mesi sulla nostra piattaforma sono arrivate più di 3.000 ricerche condivise che compongono una library multimediale ricchissima. Abbiamo poi costruito in forma partecipata un Festival su Mymovies a cui hanno partecipato di più di 15.000 studenti. Il magazine, nelle prime quattro puntate, ha raccolto più di 40.000 visualizzazioni, coinvolgendo 30 ospiti. Sono decine le scuole che ci scrivono per condividerne l’utilizzo nella loro attività didattica quotidiana.

Key4bizCome ha influito la pandemia nell’ideazione e nella realizzazione di questo progetto?

Enzo Bevar. Cinemovel da anni sostiene e promuove l’educazione alle immagini e all’utilizzo dei media nella scuola. Durante la pandemia abbiamo collaborato con tante scuole per condividere le esperienze maturate e per ribadire l’importanza di un processo partecipativo finalizzato ad un utilizzo consapevole delle tecnologie, affinché le ragazze e i ragazzi governino gli strumenti digitali con coscienza. La didattica online non è però la didattica in presenza. Questo è certo e non dobbiamo dimenticarlo.

Key4bizCome avviene il lavoro redazionale e di costruzione delle puntate?

Enzo Bevar. Partiamo dalle ricerche che fanno i nostri studenti e le nostre studentesse. Selezioniamo i macrotemi oggetto delle puntate (memoria, questione di genere, confronto fra fiction e realtà, etc.), contattiamo i personaggi che sono al centro del loro lavoro, studiamo le loro storie in relazione al tema scelto e costruiamo le interviste attraverso un confronto che dia centralità al punto di vista e all’autonomia della redazione. Ricerca, studio, dialogo, confronto e sintesi. Queste le parole chiave del nostro lavoro collettivo.

Key4bizIn questa esperienza decennale di confronto con il mondo della scuola, in generale, come è cambiato a vostro giudizio l’approccio di dirigenti, insegnanti, studenti con il mondo della comunicazione, dell’audiovisivo e delle tecnologie digitali?

Enzo Bevar. Crediamo che l’attenzione a quella che nel mondo anglosassone si chiama Media Literacy sia sempre stata alta. La scuola è cosciente della rivoluzione digitale che abbiamo vissuto. Il Piano Cinema per la scuola, promosso da MIUR e MIBACT, è sicuramente l’esempio principale da cui partire, proprio perché punta a sostenere nel tempo l’alfabetizzazione audiovisiva nelle scuole di tutta Italia. Anche i finanziatori privati sono sempre più consapevoli delle relazioni che intercorrono tra la capacità di leggere e interpretare le immagini e la possibilità di diventare cittadini attivi nella società. 

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