Democrazia Futura. Una strada lastricata di buone intenzioni: elettricità, gas ed energie rinnovabili
La psichiatra e psicoterapeuta Cecilia Clementel – alla vigilia della riunione informale del Consiglio dell’Unione europea convocata questo week end a Praga – offre ai lettori di Democrazia futura e di Key4biz un quadro aggiornato della crisi energetica definita nel titolo “Una strada lastricata di buone intenzioni: elettricità, gas ed energie rinnovabili”, evidenziando nell’occhiello “Perché non possiamo attribuire tutta la colpa a Vladimir Putin” sottolineando come “L’esplosione delle contraddizioni [in Europa, sia] all’origine del cataclisma energetico”.
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La seduta plenaria delle Nazioni Unite in corso verrà seguita dalla Cop27 in Egitto, che dovrebbe “Tenere sotto controllo le conseguenze devastanti del cambiamento climatico” con adattamento, finanza verde, trasparenza.
L’Europa tuttavia fa marcia indietro riattivando centrali al carbone (in compagnia di Cina e India)[1] e cerca nuove fonti di combustibile fossile[2], avendo di recente preso un impegno per una veloce conversione alle energie rinnovabili che recede all’orizzonte.
Pesano i limiti dell’energia rinnovabile: il basso Eroi (quanta energia si ottiene rispetto all’energia che abbiamo investita negli impianti) e l’intermittenza.
La produzione di energia elettrica in Italia è largamente a base di gas, da un canto l’Italia rifiuta il carbone e le trivelle per il gas, dall’altro la Germania chiude le centrali nucleari (salvo comprare alla Francia quest’inverno parte di quella elettricità prodotta con il nucleare che prima compravamo noi).
L’esplosione delle contraddizioni all’origine del cataclisma energetico
Dicono che la guerra in Ucraina sia la causa del cataclisma energetico che si prepara in Europa, in realtà ha soprattutto “esploso le contraddizioni” illuminando i rischi derivanti da una privatizzazione neoliberista di monopoli pubblici (elettricità, acqua, gas) nel corso degli ultimi trent’anni. In teoria con diversi providers (distributori al pubblico) di energia e traders (fornitori ai distributori) si creerebbe una competizione vantaggiosa per il cliente. In realtà quanto ciò abbia creato rialzi in bolletta, profitti per i fornitori (traders), bancarotta per i distributori e caos generale lo abbiamo sotto gli occhi.
In Italia l’elettricità è prodotta (su un totale annuo di 280TWh) con fonti rinnovabili (solare, eolico, idroelettrico) per 90/100 TWh, i restanti 180 TWh sono prodotti con fonti fossili (carbone, gas). Il prezzo dell’elettricità però è agganciato a quello del gas, che nell’ultimo anno grazie all’Hub della struttura di trasferimento del titolo (Title transfer facility, detto anche Ttf) di Amsterdam è salito fino a quattordici/venti volte, con oscillazioni paurose. Vi sono molti Hub per le contrattazioni finanziarie sul gas in Corea del Sud, Messico, Canada, Francia, Inghilterra, Austria e altrove, ma il più importante è lo Henry Hub negli Stati Uniti. Tutti hanno prezzi diversi. Al momento il prezzo sull’Henry Hub – che misura in MMBtu mille volte mille british thermal units cioè un milione di unità termiche britanniche Btu – è di almeno cinque volte inferiore a quello della struttura dello hub Ttf olandese[3].
La produzione del gas ha un costo fisso, ma il trasporto per mare (invece che per oleodotto) del gas naturale liquefatto (LNG) e i processi di rigassificazione lo rendono più costoso (e anche più pericoloso).
Sui mass media il coro canta che è tutta colpa di Vladimir Putin.
Cito Salvatore Carollo (esperto di trading elettronico) intervistato da Marco Biscella (22 settembre 2022)[4]
‘Fino ad ora interruzioni di gas russo per volontà russa non si sono verificate.[5]Mosca è sempre attenta ai contratti esistenti.[6] Il gas russo è ancor oggi disponibile e arriva[7]Non solo: gran parte del metano che giunge in Italia passa dai gasdotti dell’Ucraina, che nonostante la guerra in corso non sono mai stati toccati né bombardati.’
Biscella chiede delle interruzioni del gasdotto North Stream 1, risponde Carollo:
Per la Russia è stata una questione di forza maggiore: siccome le sanzioni dell’occidente colpiscono soprattutto la possibilità di acquistare pezzi di ricambio degli impianti, che Mosca fa molta fatica ad acquisire, turbine del gas comprese, tutto ciò si è riflesso sulla funzionalità del North Stream 1.
Con il peggiorare dello scontro si alza il rischio di una chiusura totale del gas russo verso l’Europa, per ora il gasdotto che passa per l’Ucraina va a pieno regime. Il North Stream 2 coprirebbe il nostro fabbisogno anche in caso non si riaprisse il North Stream 1.
I problemi sono due: la disponibilità di gas sostitutivo di quello russo e il suo prezzo.
Il gas è in natura molto più abbondante del petrolio, il prezzo del gas era fino a 10 anni fa agganciato a quello del petrolio.
Si riteneva che il rischio fosse di un prezzo del gas troppo basso e si sono create delle borse a termine del gas (gas futures exchanges): il Ttf (Title transfer facility, ovvero la struttura di trasferimento del titolo) olandese[8], altri gas hubs (Future Hubs) in Gran Bretagna, Estremo Oriente, Australia e Canada, il più importante è l’Harry Hub in USA.
Gli scambi di contratti gas futures sono destinati al reale acquisto del gas solo in minima parte (si calcola che il ‘titolo’ cambi di mano circa 20 volte (mani di speculatori, pardon, investitori) prima di essere comprato da un fornitore di gas al mercato.
Un future (option) è un contratto che mi dà diritto (titolo) a comperare tot gas in una certa data e ad un prezzo x convenuto, quale che sia la quotazione di mercato.
All’avvicinarsi del giorno convenuto se il prezzo del gas è inferiore a x avrei in teoria perso soldi (perché devo comprare ad un prezzo superiore di quello di mercato) ma se è superiore a x compro del gas ad un prezzo inferiore a quello cui posso rivenderlo.
Queste operazioni finanziarie si ritiene facilitino il libero scambio a vantaggio dei consumatori.
Contratti a lungo termine come quelli con Gazprom, utilizzando gasdotti sono assai più vantaggiosi economicamente ma sono ritenuti meno consoni al libero mercato.
Gli effetti della deregolamentazione economica sul mercato dell’approvvigionamento energetico
Nel suo recente libro The Destiny of Civilisation. Finance Capitalism, Industrial Capitalism or Socialism[9], il noto economista Michael Hudson riferisce che
Quando gli Stati Uniti lasciarono ferrovie ed altre infrastrutture in mani private si verificò un tale disastro che, sul finire del diciannovesimo secolo, si votarono le leggi anti-trust (anti-monopolio). Scopo di tali leggi era limitare il prezzo dei beni o servizi al costo necessario per produrli. Agenzie locali e federali regolavano servizi di pubblica utilità quali elettricità, gas, canali e pedaggi. Pagamenti di interessi e dividendi agli investitori non superava specifici tassi di profitto.
Aggiunge però che
“Nell’ultimo mezzo secolo la deregolamentazione economica ha praticamente eliminato globalmente la legislazione antimonopolio”[10].
Afferma persino che il settore finanziario ha cannibalizzato il suo substrato industriale, non producendo profitto ma sottraendolo a coloro che lo producono.
Quando ottengo un contratto gas future devo pagare circa il 10 per cento del suo valore, ma il soggetto che me lo vende nel momento in cui identifica mie possibili perdite presenta delle richieste di margini di guadagno (margin calls), pretendendo cioè una percentuale maggiore della cifra totale(Ricordate Lehman Brothers?).
In questa situazione i distributori di gas potrebbero ricevere richieste per margin calls fino a un totale di mille miliardi di euro[11]. Essi sanno di essere potenzialmente solventi (stanno facendo ricchi profitti) ma al presente chiedono aiuto a banche (per prestiti) e al governo (per garanzie) perché la richiesta (margin call) è di versamento immediato.
Con questi prezzi altissimi anche Gazprom riesce, vendendo petrolio e gas che l’Europa non compera più, a guadagnare più di prima[12].
L’aumento del costo del gas, fra il 2021 e il 2022 (sul Ttf olandese) è passato da una media di 25 a 350 Euro (!), con violenti sbalzi, causando un aumento parallelo del costo dell’elettricità. Tale costo viene fissato con riferimento al prezzo del gas (anche l’elettricità fatta dai pannelli solari e rivenduta dall’ENEL).
Le conseguenze sono pesanti sulle bollette domestiche, ma assai più sul tessuto produttivo: più colpite le aziende che consumano molto gas o elettricità: aziende chimiche e metalmeccaniche, produttori di acciaio, carta[13] e vetro.
In Francia e Slovacchia stanno chiudendo i produttori di alluminio e il 70 per cento dei produttori europei di fertilizzanti pensano di non farcela. In Gran Bretagna, dove le bollette sono raddoppiate, sei industrie su dieci hanno ridotto o sospeso la produzione, nonostante il governo inglese abbia messo un tetto all’aumento delle bollette per i privati e permesso solo il 50 per cento in più nelle bollette per le aziende (per i prossimi sei mesi).
La Commissione europea si orienta verso un tetto al prezzo del gas (da tutti i fornitori). Tetto da non confondere con il prezzo del petrolio russo che il G7 ritiene di poter imporre verso la fine del 2022, quando l’Europa dovrebbe cessare di rifornirsi di petrolio russo (salvo eccezioni: Ungheria). Improbabile che OPEC+ sia disposta a collaborare (include la Russia) aumentando la produzione. Il rischio è che anche i prezzi del petrolio si impennino.
Fortunatamente la Cina ha rallentato la crescita e la recessione probabile in Europa e possibile negli Stati Uniti ridurrà le richieste di idrocarburi.
Si ridurranno le nostre importazioni e questo metterà in serie difficoltà i mercati emergenti che già hanno difficoltà a importare cibo e fertilizzanti e devono competere per il gas naturale liquefatto (LNG), a meno che non ne siano produttori, con paesi industrializzati che hanno maggiori disponibilità economiche.
Se una quinta colonna dei servizi segreti russi si fosse impegnata a far danni non avrebbe potuto far di meglio. In tutta Europa il gas dovrà essere razionato ma la Commissione è paralizzata dai diversi interessi e bisogni degli Stati membri e dalla consuetudine delle decisioni all’unanimità.
La Germania, che è maggiormente a rischio, si sta preparando all’inverno con riduzioni dell’uso del gas, ha spostato le risorse finanziarie che erano destinate all’emergenza covid a sostenere le ditte che comprano e distribuiscono il gas ed ha attivato linee di credito per permettere loro di far fronte ai margin calls. Vi sono state alcune dimostrazioni di cittadini tedeschi contrari alla chiusura delle forniture di energia dalla Russia, l’opinione pubblica tedesca solo in parte sostiene la linea dura. Il ministro degli esteri Annalena Baerbock[14] (esponente dei Verdi) è famosa per aver affermato che la Germania sostiene l’Ucraina e non importa cosa ne pensino gli elettori!
L’Italia riceve gas dall’Azerbaigian, speriamo dall’Angola, e gas naturale liquefatto (LNG) da Quatar e Stati Uniti[15], ma ha bisogno di altri rigassificatori.
L’ENI e la SNAM sono importanti risorse per il paese, abbiamo un gasdotto che ci lega all’Algeria che è molto disponibile ma potrebbe non avere produzione sufficiente per i 9 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi promessi (oltre ai 22 miliardi di metri cubi che già ci forniva nel 2021), o aver bisogno dell’ENI per mettere in produzione altri giacimenti[16]. Le nostre riserve di gas sono quasi piene ma basterebbero solo per metà dell’inverno, molto dipende inoltre da quanto l’inverno 2022-2023 sarà freddo.
Le sovrastrutture finanziarie, come i derivati “future” sul gas della struttura di trasferimento del titolo (Ttf) si scontrano in questo frangente con il fatto che c’è ben poco gas che possa arrivare sul mercato nel 2022/2023 (e forse anche oltre), specialmente se il gas russo viene eliminato totalmente[17].
Conclusioni
Da più parti si sottolinea la necessità di intervenire sulla struttura di trasferimento del titolo Ttf, che presenta numerose difficoltà[18]:
- Il piccolo quantitativo di scambi permette di alterare i prezzi del gas anche disponendo di piccoli capitali: un favore fatto agli speculatori[19].
- Occorre slegare il prezzo dell’elettricità fatta con fonti rinnovabili da quello dell’elettricità prodotta con il gas.
- La struttura di trasferimento del titolo Ttf non ha un meccanismo per sospendere le contrattazioni quando la volatilità è troppo alta, come avviene nelle borse.
- L’offerta di gas circolante in Europa è limitata. In teoria con prezzi così alti l’offerta dovrebbe aumentare (se ci fosse dell’altro gas disponibile).
Per inciso, meccanismi speculativi analoghi sono attivi per cibo, fertilizzanti e metalli.
Gli aumenti terrificanti che hanno portato il prezzo del gas a 350/EurMWh in un anno (iniziò a salire nell’inverno del 2021) corrispondono a una spesa per il gas equivalente al 10 per cento del PIL, o al raddoppio delle tasse. Questo porta a una spirale inflazionistica e ad uno shock fiscale che porterebbe dritti a una crisi del debito italiano, nel mentre gli speculatori avrebbero realizzato miliardi. Legarsi a investimenti, come i de-gassificatori, che richiedono una ventina d’anni per il recupero dell’investimento, negherebbe l’impegno a de-carbonizzare l’economia al più presto.
Piaccia o no agli olandesi, bisogna regolamentare lo Hub della struttura di trasferimento del titolo (TTF) e calmierare il prezzo del gas. Se a 60Eur/MWh la domanda cala, a 300 verrebbe distrutta l’economia.
Scrive al riguardo Salvatore Carollo:
Liberiamoci dal Ttf: l’Authority per l’energia potrebbe stabilire il prezzo sulla base della media pesata dei prezzi d’importazione degli operatori che distribuiscono il gas in Italia. Questi prezzi dovrebbero essere più bassi del prezzo del Gnl (gas naturale liquefatto: in inglese LNG) che viene dagli USA dove c’è il mercato del gas liquido Henry Hub’.
Il mercato dovrebbe essere aperto solo a coloro che distribuiscono il gas. Cagnoli suggerisce di richiedere a chi acquista un contratto lo stoccaggio del gas entro 15 giorni dalla dichiarazione. Questo costringerebbe gli speculatori a vendere immediatamente tutti i loro contratti, probabilmente abbassando di molto il prezzo.
In tempi normali il libero mercato funziona se il gas è disponibile, il prezzo fissato rappresenta un equilibrio fra domanda e offerta, ma i tempi non sono affatto normali e il gas non è disponibile nelle quantità richieste, il prezzo potrebbe salire alle stelle ma non aumenterebbe la disponibilità di gas.
Un altro suggerimento: aumentare il margine del contratto al 100 per cento (oggi al 10-15 per cento) per ridurre i rischi.
Sarebbe utile che la Banca Centrale Europea creasse un fondo anti-speculazione per stabilizzare il prezzo del gas.
Una colpevole inazione dei governi a livello nazionale ed europeo porterebbe ad una violenta recessione, una valanga di fallimenti e un aumento della disoccupazione. Non è detto che ci si possa risollevare economicamente in tempi brevi né che l’Unione Europea sopravviva nella sua forma attuale.
Sento che la gente sta facendo scorta di legna e penso che l’esito delle recenti elezioni politiche italiane sia frutto di un diabolico progetto di Enrico Letta per far sì che quest’inverno al timone ci sia la destra…
[1] Questo non accade in Italia ma si argomenta che sarà necessario.
[2] Ricordiamo la formula: maggior uso di combustibili fossili=maggiori emissioni di CO2=maggior riscaldamento globale.
[3] Per la par condicio in difesa del Ttf e del libero mercato finanziario si veda: Domenicantonio De Giorgio e Andrea Paltrinieri, “Un po’ di chiarezza su TTF e Henry Hub”, Energia. Rivista trimestrale sui problemi dell’energia,6 Settembre 2022. Cfr.. https://www.rivistaenergia.it/2022/09/un-po-di-chiarezza-su-ttf-e-henry-hub/.
[4] Marco Biscella, “EMERGENZA GAS. All’Algeria serve ENI, ma l’Italia si è consegnata alla speculazione”, Ilsussidiario.net. Il quotidiano approfondito, 22 settembre 2022.Cfr. https://www.ilsussidiario.net/news/emergenza-gas-allalgeria-serve-eni-ma-litalia-si-e-consegnata-alla-speculazione/2408684/.
[5] Mentre l’Ucraina ha bloccato un ramo di Druzba, il gasdotto che continua a scorrere in Ucraina a pieno carico, dicendo che era in zona occupata dai separatisti del Donbass.
[6] Cosa su cui i russi insistono, ma non si può escludere che chiudano il rubinetto quest’inverno.
[7] Con l’eccezione della Polonia e pochi altri che hanno rifiutato la richiesta russa di pagare la valuta pregiata (euro e dollari) in una banca russa con sede in Svizzera che trasforma tale valuta in rubli. La Germania ha rediretto il flusso del gasdotto Yamal a rifornire la Polonia e i Paesi baltici. Vladimir Putin si è offerto di aprire il North Stream 2, pronto ma non ancora approvato dalla Germania. Probabilmente Putin richiederebbe un alleggerimento delle sanzioni alla Russia, o una contropartita per l’esproprio in Germania di depositi e raffinerie Gazprom.
[8] Il maggiore giacimento di gas in Europa si trova a Groningen in Olanda, ma la produzione ha causato dei sismi.
[9]Michael Hudson, The Destiny of Civilisation’. Finance Capitalism, Industrial Capitalism or Socialism, Dresden, Islet Verlag, 2022, 354 p.
[10] Michael Hudson The Destiny of Civilisation, … op. cit. alla nota precedente, p. 85.
[11] Tom Wilson e Gill Plimmer, “Europe’s power producers face 1 Trillion Euro Margin Call”, The Financial Times, 18 settembre 2022.
[12] L’Iran sottoposto a sanzioni simili per la vendita degli idrocarburi è in grado di venderne una parte con ‘navi fantasma’ , compratori e banche disposti a correre il rischio di sanzioni secondarie.
[13] Il maggior produttore tedesco di carta igienica è in amministrazione controllata.
[14] “I colloqui di pace con Putin non hanno senso” Baerboeck. I verdi tedeschi hanno virato dal pacifismo all’Atlantismo.
[15] Tuttavia coloro che estraggono gas dalla roccia scistosa (shale) negli Stati Uniti hanno fatto sapere di non potere aumentare la produzione.
[16] L’Algeria è ben contenta di venderci il gas agli alti prezzi definiti dalla struttura di trasferimento del titolo (Ttf), ma “la più bella donna di Francia non può dare che ciò che ha”.
[17] In data 26 settembre 2022 abbiamo notizia di ben tre perdite di gas nel mar Baltico dovute a North Stream 1 e 2 e forse dovute a sabotaggi (entrambi i gasdotti, benché fermi, sono pieni di gas).
[18] Giovanni Cagnoli, “Vincere la guerra, tre proposte per fermare subito la speculazione sul prezzo del gas” Linkiesta.it 20 settembre 2022. Cfr. https://www.linkiesta.it/2022/09/gazprom-gas-energia-russia-proposta/.
[19] Se qualcuno vi racconta che ci sono regolamenti per impedire abusi (vero) fategli spiegare come e se funzionano.
https://www.key4biz.it/democrazia-futura-una-strada-lastricata-di-buone-intenzioni-elettricita-gas-ed-energie-rinnovabili/418867/