Il “caso Giffoni Festival”, ecco il perché del taglio di circa 600mila euro del contributo ministeriale

Ieri mattina, il quotidiano online “Key4biz” ha pubblicato un corposo dossier curato dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale, anticipando – in anteprima ed in esclusiva – il tanto atteso decreto cosiddetto “Tax Credit Produzione”, ovvero quello che dovrebbe rappresentare uno degli atti fondamentali della riforma della “Legge Franceschini” avviata ormai un anno fa: decreto in data 10 luglio 2024, che reca la firma del Ministro Gennaro Sangiuliano (Ministero della Cultura) e di Giancarlo Giorgetti (Ministero dell’Economia e Finanze)…  Vedi “Key4biz” del 29 luglio 2024, “Dossier esclusivo IsICult & Key4biz: in anteprima, il tanto atteso Decreto “Tax Credit” di riforma del settore cine-audiovisivo”.

La ricaduta mediatica dell’iniziativa è stata quasi nulla, il che sorprende veramente, a fronte di una attesa divenuta ormai esasperante: è vero che siamo a fine luglio e molti si dedicano alle vacanze… è vero che sembra prevalere – nel Paese ed anche nel “microcosmo” del settore cineaudiovisivo – un clima di rassegnazione, spirituale e politica… ma questa assenza di reazioni è per alcuni aspetti sconcertante. 

Si ha notizia in verità di agitate riunioni di alcune associazioni (quelle dei piccoli produttori, in Anica ed Apa pare invece si sia brindato al nuovo decreto…), si vocifera di imminenti azioni di protesta (da associazioni come “Siamo ai titoli di coda”), ma, a distanza di 24 ore dalla pubblicazione del decreto (che è stato rilanciato nel pomeriggio di ieri soltanto dalla versione web della rivista specializzata “Box Office” – edita dalla eduesse guidata da Vito Sinopoli – con un articolo di Cristiano Bolla, che non ha nemmeno ritenuto di citare la fonte IsICult/Key4biz), tutto tace, almeno a livello mediatico e politico (silenzio totale anche da parte dei sindacati). Non un dispaccio di agenzia che registrasse reazioni di sorta, non un articolo sui quotidiani di questa mattina…

Il tema “Tax Credit” scomparso dai radar nell’ultima settimana: tutti gli operatori sfiancati dall’estenuante attesa?!

In verità, se si cerca “tax credit” nei motori di ricerca delle agenzie stampa (Telpress) e della stampa quotidiana e web (da L’Eco della Stampa a Telpress), focalizzando l’attenzione sull’ultima settimana, emergono soltanto due articoli due, quelli di ieri su “Key4biz” e su “Box Office”. 

Nulla di nulla altrove. 

Eppure… il tema “tax credit” è centrale, fondamentale, essenziale, nell’economia del sistema cinematografico e audiovisivo nazionale.

Eppure… la primaria agenzia stampa del Paese qual è l’Ansa ha diramato ieri pomeriggio due dispacci (si veda in calce), uno segnalando l’iniziativa IsICult per “Key4biz” e l’altro rilanciando, in particolare, le posizioni critiche manifestate dall’avvocato Michele Lo Foco, membro del Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca). 

Il Consiglio Superiore si è riunito ieri pomeriggio a Santa Croce in Gerusalemme, ma non ha nemmeno affrontato la surreale dinamica: essendo l’organo di massima consulenza del Ministero, sarebbe stato naturale che la bozza del decreto “Tax Credit” fosse stata sottoposta al suo preventivo parere (evidentemente prima della firma dei due ministri), ed invece il Csca è stato completamente ignorato… 

Il Csca ha invece ieri discusso una bozza del decreto, certamente importante ma meno “pesante” in termini di risorsepubbliche, cosiddetto dei “Contributi Selettivi”, che parrebbe non essere ancora stato firmato dal Ministro Gennaro Sangiuliano. Senza dubbio i “selettivi” sono uno strumento importante della politica culturale, ma si ricordi che nel 2024 ben 413 milioni di euro, sul totale di 696 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo verranno assorbiti dal credito di imposta: si tratta del 59 % del totale! 

Si noti bene: 413 milioni di euro per il “tax credit” e 84 milioni di euro per i “contributi selettivi”: un rapporto di 5 ad 1.

Il Ministro Gennaro Sangiuliano si vanta di aver deciso di far allocare nel 2024 ben 52 milioni di euro – nell’ambito degli “aiuti selettivi” appunto – a favore specificamente di “opere su personaggi e avvenimenti dell’identità culturale italiana”: questa decisione è sì senza dubbio un intervento di “politica culturale”, ma rappresenta una modesta “correzione di rotta” rispetto all’impianto complessivo della Legge Franceschini… E si segnala che ancoranon si ha nessuna traccia dei novelli bandi per i “selettivi”, giustappunto, e siamo a fine luglio 2024.

A cosa serve il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo se non gli vengono sottoposte le bozza dei provvedimenti?!

Ci si domanda a questo punto a cosa serva il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, se siamo a questo livello di autocrazia da parte del Ministro Gennaro Sangiuliano, della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni e del Direttore Generale Nicola Borrelli.

Dibattito pubblico sulle bozze dei provvedimenti in gestazione? Zero

Discussione nell’ambito del Consiglio Superiore Cinema e Audiovisivo? Zero

Prevale discrezionalità ed autocrazia del Principe, ma anche – va osservato con franchezza – una discreta passività da parte delle associazioni, sia dell’anima creativa sia dell’anima imprenditoriale del settore cine-audiovisivo.

Le agenzie stampa non hanno registrato un commento uno da parte di esponenti di associazioni o di partiti. Anzi, ad essere precisi, una voce s’è udita (ripresa da alcune testate giornalistiche locali), quella di Gregorio Mariggò, Portavoce provinciale di Taranto Europa Verde-Verdi, che sabato 28 ha diramato un comunicato nel quale dichiara, commentando il decreto Tax Credit, “con questa firma, di fatto, è stata emessa una condanna per le decine di migliaia di maestranze e aziende che lavorano nel settore dell’audiovisivo e del cinema, ed ora devono affrontare disoccupazione, precarietà e fallimento. Non solo, con questa scelta politica, il governo Meloni, ha decretato la morte della cultura, del cinema italiano, del cinema libero, del libero pensiero, della libertà di espressione”. Esagerato?!

Per il resto, silenzio assoluto.

Silenzio sul “Tax Credit” e gran ricaduta mediatica della polemica di Claudio Gubitosi sugli annunciati tagli del contributo ministeriale al Festival di Giffoni, gran privilegiato degli ultimi anni

Eccellente ricaduta mediatica ha invece registrato, negli ultimi due o tre giorni, un’altra vicenda, che non è direttamente connessa, ma rientra comunque anch’essa – in qualche modo – nell’ambito della discrezionalità del Principe: il fondatore e direttore di uno dei più famosi festival cinematografici italiani, Claudio Gubitosi, in occasione della cerimonia di chiusura della edizione n° 54 della kermesse del Giffoni Valle Piana, domenica 28 luglio 2024, si è lamentato perché il decreto direttoriale (che reca la firma del Dg Nicola Borrelli) pubblicato poche settimane fa, con il bando per l’assegnazione dei contributi per l’anno 2024 a favore della cosiddetta “promozione” – ovvero festival, rassegne, premi, iniziative di studio… – ha introdotto quest’anno un “tetto” all’assegnazione delle sovvenzioni pubbliche

Il tetto è stato quantificato, dal Dg Borrelli, in 400.000 euro per iniziativa, allorquando negli ultimi anni il Festival di Giffoni ha invece beneficiato di contributi molto più alti, arrivando nel 2023 a superare 1 milione di euro…

Claudio Gubitosi ha sostenuto, con la sua abituale veemenza, che questo “taglio” sarebbe stato determinato dalla sua decisione di apprezzare l’intervento del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca di sostenere comunque il Festival, superando quei ritardi nei finanziamenti che sarebbero invece da attribuire alla volontà della Premier Giorgia Meloni. Notoriamente i rapporti tra Meloni e De Luca non sono esattamente idilliaci…

Molti quotidiani nazionali hanno rilanciato la posizione critica di Gubitosi, senza approfondire gli aspetti tecnici della questione. 

Fonti del Mic: “nessun intento politico” contro il Festival di Giffoni, si tratterebbe soltanto di “razionalizzazione della spesa”

Quel che appare anche curioso è che nella serata di domenica stessa viene diramato un dispaccio di agenzia Ansaintitolato “Fonti Mic, da quest’anno a Giffoni gestione più equa dei fondi”. Si tratta di una modalità comunicazionale discutibile, perché non è ben chiaro cosa si possa (e debba) intendere con “fonti” ministeriali?

Viene così spiegato: “nessun intento politico”, si tratterebbe soltanto di “razionalizzazione della spesa”.

L’argomentazione delle “fonti Mic” è senza dubbio razionale, logica e condivisibile, ma al tempo stesso inevitabilmente politica: “in Italia, ogniqualvolta si tenta di riformare e si toccano santuari e rendite di posizione si scatenano polemiche. Ma cambiare, quando sono in gioco i soldi dei cittadini, è necessario. Pensare a un intento politico e, peggio ancora punitivo, è una gigantesca falsità. Nulla di tutto questo: c’è stata solo la volontà di moralizzare e razionalizzare la spesa”. 

Spiegano le fonti (…): “al Festival di Giffoni sono state erogate somme che sono arrivate fino a 950mila euro per l’edizione del 2023: più di ogni altra iniziativa di questo tipo, fatta eccezione per la Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2023, il contributo al Giffoni Film Festival è stato di 950mila euro, su uno stanziamento complessivo di 7 milioni di euro”… questo stanziamento generale è rimasto invariato nel 2024”. 

Lo stanziamento generale è rimasto senza dubbio immutato: 7 milioni nel 2023 e 7 milioni nel 2024. 

È la “ripartizione” che è destinata a cambiare, significativamente, con l’introduzione del “tetto” a 400.000 euro.

In effetti, ad oggi, il bando “Promozione 2024” – ovvero per iniziative che vanno dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024 – del Ministero non è ancora chiuso (l’avviso scadeva sabato 28 luglio, ma è stato rimandato a giovedì 1° agosto)… la Commissione Esperti chiamata a selezionare le candidature non è stata ancora nominata… non si sa quando la selezione e le graduatorie verranno pubblicate (si teme verso novembre se non addirittura dicembre)… 

E comunque è stato introdotto, per l’anno 2024 (con il nuovo bando Dgca pubblicato – sempre troppo tardi – il 21 giugno 2024), un “tetto” di 400.000 euro, e quindi l’assegnazione di 950.000 euro dell’anno 2023 a Giffoni è ormai un ricordo del passato.

Le fonti Mic precisano: “al Gff, quindi, nel 2023 è andato il 13,57 per cento dell’intero ammontare delle risorse destinate a tutti i festival, rassegne e premi cinematografici italiani. Accogliendo anche la proposta di molti altri promotori si è pensato di mettere nel bando annuale un tetto di 400mila euro, per giungere a una ripartizione più equa e aprire a un numero maggiore di soggetti beneficiari. C’è stata una correzione generale del bando e una razionalizzazione che non puntavano a penalizzare alcuno, ma solo a introdurre principi più equi. Il resto sono fantasie”. 

Infine una precisazione tecnica e di cortesia (per l’assenza del Ministro alla kermesse): “il dialogo da sempre appartiene allo stile di questa stagione del Ministero, con tutti e sempre, ma non i diktat. Quanto alla partecipazione del ministro, non è stata possibile perché gli spazi proposti non erano compatibili con altri impegni”.

Due parlamentari intervengono nella querelle Giffoni: la deputata Imma Vietri (Fratelli d’Italia) “difende” il Ministero e la senatrice Vincenza Aloisio (Movimento 5 Stelle) invoca criteri più equi 

Nel pomeriggio di ieri lunedì 29, interviene una deputata di Fratelli d’Italia, Imma Vietri, che dichiara che “le critiche rivolte dal direttore Claudio Gubitosi al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano sui fondi destinati al Festival di Giffoni sono politicamente strumentali e soprattutto infondate”. Vietri rilancia la “nota” anonima del Ministero della Cultura: “al Festival di Giffoni – come precisato dal Mic – sono state erogate somme che sono arrivate fino a 950mila euro per l’edizione del 2023 su uno stanziamento complessivo di 7 milioni di euro: un investimento notevole, secondo solo a quello previsto per la Mostra del Cinema di Venezia”. Imma Vietri riproduce l’affermazione delle “fonti” Mic, sul budget complessivo per il 2024 (gli stessi 7 milioni del 2023): “questo stanziamento generale è rimasto invariato nel 2024”. 

Cercando nel database della Direzione Cinema e Audiovisivo, non è disponibile un foglio elettronico che consenta rapidamente un’analisi dell’evoluzione diacronica del sostegno ministeriale a Giffoni, ma, IsICult ha “scavato” nelle graduatorie allegate alle delibere direttoriali, ed emerge la seguente sequenza (a partire dall’anno 2017, primo di applicazione della Legge Franceschini del dicembre 2016).

Come si può osservare, il flusso del sostegno del Mic a favore di Giffoni è stato intenso ed è cresciuto dagli 850.000 euro dell’anno 2017 ai 950.000 euro dell’anno 2023, facendo riferimento soltanto al contributo che possiamo definire “ordinario” ovvero riferito specificamente alla iniziativa centrale… Nell’arco di 7 anni, il Giffoni ha beneficiato complessivamente di 7,440 milioni di euro di sovvenzioni dal Ministero della Cultura…

Continua Vietri: “al Gff, quindi, nel 2023 è andato il 13,57 per cento dell’intero ammontare delle risorse destinate a tutti i festival, rassegne e premi cinematografici italiani. Il Mic, inoltre, accogliendo la proposta di molti altri promotori ha pensato di mettere nel bando annuale un tetto di 400mila euro per giungere a una ripartizione più equa e aprire a un numero maggiore di soggetti beneficiari. C’è stata   una correzione generale del bando e una razionalizzazione che non puntavano a penalizzare alcuno, ma solo a introdurre principi più equi. I numeri, quelli veri, smentiscono dunque sul nascere la polemica tutta politica inscenata dal direttore Gubitosi”.

E qui l’affondo… “politico” di Vietri: “tra l’altro il Festival di quest’anno, leggendo il programma e vedendo le foto pubblicate sui social, si è trasformato di fatto in una passerella elettorale per i leader dei partiti di opposizione come Elly SchleinGiuseppe Conte e Nicola Fratoianni. E ieri anche per un solo deputato, guarda caso sempre di opposizione, che è anche figlio del governatore della Campania, al quale Gubitosi è noto essere politicamente assai vicino. Peccato – sottolinea la deputata – che il direttore del Festival non abbia avuto il garbo istituzionale di estendere l’invito a noi parlamentari di maggioranza del territorio, ai quali però ora chiede di promuovere un emendamento alla prossima legge di bilancio per un finanziamento fisso da stanziare per il Festival. Al di là di tutto, comunque, il sostegno da parte del Governo Meloni e in particolare del Ministro Sangiuliano non verrà mai meno. Il Festival però è del cinema, è della cultura, è dei ragazzi ed a tutti loro bisogna consegnare non polemiche ma strumenti per accompagnarli nel loro percorso di vita” conclude Vietri.

Esistono già criteri e parametri per la quantificazione dei contributi ministeriali ai festival, ma la Commissione Esperti non dispone ancora di una strumentazione tecnica adeguata e completa

Questa presa di posizione lascia comprendere come i festival siano anche – in talune occasioni – una sorta di passarelle per le istituzioni e per la politica, e come queste dinamiche “spettacolari” possano in qualche modo influenzare – si teme – i processi selettivi ed il “decision making”. 

In passato, per esempio, ha beneficiato di particolare attenzione, per molti anni – da parte del Ministero la Fondazione Ente dello Spettacolo (Feds), ovvero una emanazione Conferenza Episcopale Italiana (Cei), che è arrivata ad acquisire molte centinaia di migliaia di euro di contributi, prima di incomprensibilmente cadere in disgrazia… E che dire del sostegno intenso, intensissimo, fornito dal Ministero negli ultimi anni ai Ragazzi del Cinema America (ormai organizzati in modo ben strutturato attraverso la Fondazione Piccolo America) ormai titolari anche del ben sovvenzionato Cinema Troisi in quel di Trastevere?! 

Se si analizzasse la serie storica dei contributi promozione della Dgca del Mic nell’arco degli ultimi 10 o 20 anni, emergerebbero senza dubbio numerosi punti interrogativi, ma si ha ragione di ritenere che la Commissione degli Esperti abbia operato in assoluta autonomia e senza subire pressioni politiche di sorta.

E sulla base del dataset disponibile. E questo è un problema (o forse anche “il” problema), perché esso è incompleto, frammentario, insufficiente.

Ieri sera, arriva in sostegno di Gubitosi la senatrice del Movimento 5 Stelle Vincenza Aloisio, il cui intervento evidenzia – ahinoi – la non comprensione (o non conoscenza) dei processi decisionali che sono alla base del sostegno ministeriale al festival di Giffoni… 

Riportiamo quel che ha dichiarato perché sintomatico di come “la politica” (ovvero una parte della politica) non conosca i fondamenti della politica culturale italica, le tecnicalità di base: “reputo fondamentale accendere un faro sui criteri scelti per i bandi finalizzati alla concessione dei contributi ai festival e alle rassegne cinematografiche, così che non si verifichino più episodi incresciosi come avvenuto nel caso del Festival di Giffoni, che ha conosciuto un taglio importante degli stanziamenti rispetto allo scorso anno e che è una realtà che va tutelata perché rappresenta una eccellenza. È importante stabilire criteri oggettivi e trasparenti per l’assegnazione delle risorse destinate ai festival che contribuiscono alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale italiano, evitando che tali finanziamenti vadano a beneficio di amici o che siano negati a presunti “nemici”, al fine di garantire una distribuzione equa e non discriminatoria delle risorse”. Questi criteri, almeno sulla carta (i bandi ed i verbali delle commissioni di selezione) ci sono.

Or bene, francamente riteniamo che la decisione assunta dal Mic di porre “un tetto” all’assegnazione delle risorse ad un singolo festival non possa essere considerata “discriminatoria”, rispetto ad un soggetto – qual è Giffoni – che è stato storicamente molto ma molto privilegiato. 

Semplicemente si cerca di ridurre l’asimmetria che si è andata consolidando nel corso degli anni, togliendo – per così dire – ad un… “ricco” per dare un po’ più di risorse pubbliche ai… “poveri”. 

Ci sono festival ben curati ed efficaci come stimolazione culturale e territoriale per i quali un 20.000 o 30.000 euro in più di contributo pubblico rappresentano una risorsa preziosa e talvolta vitale…

Continua la senatrice Aloisio: “i festival rappresentano un pilastro importante della nostra cultura e devono essere sostenuti in modo imparziale, basandosi su criteri che premiano l’eccellenza e l’impatto positivo sul territorio. Proprio per questo, occorre fissare dei criteri chiari e oggettivi per l’assegnazione dei fondi, tenendo conto, ad esempio, di parametri come la storicità dell’evento, la sua portata generale e circoscritta, il coinvolgimento di giovani o disabili e il numero di partecipanti totali”.

Temiamo che la senatrice non sappia che la Commissione degli Esperti questi elementi li prende “già” in considerazione, sebbene sulla base delle autocertificazioni dei promotori: senza dubbio, il “sistema informativo” del Ministero della Cultura andrebbe implementato, perché non esistono soggetti terzi – indipendenti dai promotori degli eventi – che “certifichino” i risultati quantitativi e qualitativi delle manifestazioni, dalla quantità di pubblico alla ricaduta mediale e web, per arrivare alla valutazione della effettiva capacità dei festival di stimolare la circolazione delle opere presentate e l’“audience development”…

Non esiste ancora un dataset completo e una valutazione di impatto che possa consentire al Ministero di “misurare” l’efficacia dei festival, e quindi il margine di discrezionalità da parte della Commissione Esperti nell’assegnazione dei contributi è ampio

In sostanza, il Ministero della Cultura non è attrezzato per poter disporre di una “valutazione di impatto” dei festival, i quali – come emerge dalla ricerca che IsICult sta realizzando (avendo vinto il bando “Progetti Speciali” promosso dalla stessa Dgca) nell’economia dell’iniziativa “Italia dei Festival” – sono una quantità impressionante: oltre 3.000… 

Allo stato attuale delle schedature elaborate dall’IsICult, risultano già “censiti” ben 2.730 festival, di cui il 45,1 % al Nord (1.208 festival), il 28,8 % al Sud (772 festival), il 26,1 % al Centro (730 festival). Che il Meridione sia svantaggiato emerge dal confronto della quota percentuale di festival con la quota percentuale della popolazione: 

Va osservato che, anzi, nell’ambito dei “festival”, il Sud si mostra meno svantaggiato rispetto ad altri indicatori culturali (la fruizione di cinema, teatro, di libri, ecc.): il che significa che è notevole l’attivismo degli organizzatori culturali del Meridione, e questa dinamica andrebbe premiata dallo Stato.

Conclude la senatrice Aloisio: “inoltre, è essenziale che l’Esecutivo garantisca un’equa distribuzione dei finanziamenti tra le diverse regioni d’Italia, evitando privilegi o favoritismi. Solo attraverso una gestione trasparente ed equa delle dotazioni assegnate possiamo assicurare la continuità e la crescita di questi importanti eventi culturali, che rappresentano una risorsa preziosa per la promozione della cultura e dell’arte nel nostro Paese. La cultura non deve conoscere confini né discriminazioni: è un bene comune che va tutelato e valorizzato per le generazioni presenti e future”.

Al di là delle dichiarazioni retoriche (che potrebbero essere fatte proprie – crediamo – da qualsiasi parlamentare della Repubblica, al di là della sua cromia partitica), quel che la senatrice del Movimento 5 Stelle evoca è corretto: esiste una grande asimmetria, anche nella quantità di festival attivi sull’intero territorio nazionale e si tratta di squilibri socio-culturali che confermano la debolezza del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese… Abbiamo affrontato molte volte questo tema, in particolare in occasione dell’edizione pubblicata nel 2022 dello storico Annuario Statistico della Società Italiana Autori Editori che fu affidato all’IsICult, con la realizzazione del “1° Rapporto Siae sullo Spettacolo e lo Sport nel Sistema Culturale Italiano” (vedi “Key4biz” del 2 dicembre 2022, “L’Italia divisa in due: cresce il divario culturale tra Nord e Sud).

Conclusivamente, ha ragione Gubitosi o no?! 

Trattandosi di un soggetto che, nel corso degli anni, è stato sempre finanziato dal Ministero (e da altre entità pubbliche), la reazione rispetto al “taglio” è umanamente comprensibile, ma la motivazione addotta dal Ministero ha una sua valida logica interna… 

All’interno del budget allocato complessivamente dal Ministero ai festival (7 milioni l’anno, sia nel 2023 sia nel 2024), Giffoni negli ultimi anni ha beneficiato di una “fetta” importante della “torta”…

Questo status privilegiato (certamente giustificato dalle valutazioni tecniche della Commissione Esperti) poteva essere oggetto di un diverso approccio da parte del Ministero, con un trattamento particolare: “ad hoc”, insomma, senza andare a penalizzare tutti gli altri festival. Questa è una decisione che rientra nelle competenze del Ministro: volendo, basterebbe un “emendamento” alla Legge Franceschini, elevando Giffoni ad uno “status” altro rispetto a tutti gli altri festival. Volendo.

Conclusivamente, Claudio Gubitosi non riteniamo sia titolato a lamentarsi, se finalmente il Ministero della Cultura decide di apportare una correzione di rotta, che riduce le dimensioni di un privilegio estremo di cui il Festival di Giffoni Valle Piana ha beneficiato nel corso del tempo. 

Insomma, quei 600.000 euro “in meno” dal Mic a Giffoni per il 2024 potranno andare a vantaggio delle decine anzi centinaia di organizzatori culturali che bussano alla porta del Ministero della Cultura: basti osservare che nel 2023 coloro che hanno partecipato al bando “Promozione” della Dgca (limitatamente ai festival e rassegne e premi) sono stati quasi 434 e soltanto 221 sono stati “eletti”… Una metà (213 iniziative) è rimasta a bocca asciutta.

Queste valutazioni selettive dovrebbero essere correlate ad un discorso organico, anche rispetto al sostegno ai festival da parte della Regioni, dei Comuni, delle ex fondazioni bancarie, di sponsor privati: anche dal punto di vista della sua economia interna, ogni singolo festival dovrebbe essere valutato in modo completo, con un datasetadeguato.

Meglio sarebbe però se Gennaro Sangiuliano decidesse di ridurre un altro squilibrio, molto più grave: ha senso, in termini di politica culturale moderna, destinare ai festival ed in generale alla promozione soltanto l’1 % del totale del sostegno pubblico al cinema e all’audiovisivo, a fronte del 42 % destinato al controverso “Tax Credit”?!

Per quanto il budget assegnato dal Mic ai festival sia andato un po’ crescendo (soprattutto dal 2022), esso rappresenta ancora oggi una quota molto modesta del totale dei fondi pubblici a favore del cinema e dell’audiovisivo: si è passati dai 4,5 milioni di euro dell’anno 2017, scendendo ai 4,0 milioni del 2018, salendo ai 5,0 milioni dal 2019 al 2021, per arrivare ai 6,5 milioni del 2022, fino ai 7 milioni del 2023 e 2024. Comunque, spiccioli…

In fondo, a pensarci bene, la dimensione del sostegno alla promozione festivaliera è semplicemente  ridicola (7 milioni di euro previsti nel 2024) a fronte del fiume di danaro assegnato al credito di imposta (432 milioni), sul totale complessivo di 696 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo… Da queste considerazioni dovrebbe partire una nuova politica culturale, che volesse essere veramente innovativa.

L’Ansa sul dossier IsICult-Key4biz del 29 luglio 2024 “Decreto Mic-Mef Tax Credit Produzione”

Note: qui di seguito, i dispacci Ansa diramati ieri 29 luglio 2024, a seguito della pubblicazione del dossier IsICult / Key4biz sul decreto interministeriale Mic-Mef “Tax Credit Produzione” del 10 luglio 2024

ANSA 29 luglio 2024 20:00

IsICult, Tax Credit Produzione è una riforma ‘nasometrica’ 

IsICult, Tax Credit Produzione è una riforma ‘nasometrica’ Zaccone Teodosi, il provvedimento non corregge le storture (ANSA) – ROMA, 29 LUG – L’Istituto italiano per l’Industria Culturale pubblica oggi sul quotidiano online Key4biz un dossier esclusivo di commento dell’atteso decreto interministeriale Mic d’intesa col Mef “Tax Credit Produzione”, proponendone il testo in anteprima. Il Presidente di IsICult Angelo Zaccone Teodosi si domanda se, dopo sette anni di governo “nasometrico” del settore cine-audiovisivo, anche la annunciata riforma non sia stata impostata “con criteri approssimativi, senza dataset accurati e l’adeguata strumentazione tecnica”. Secondo Zaccone, il provvedimento favorisce i grandi gruppi (anche stranieri) e penalizza i piccoli produttori indipendenti, non correggendo adeguatamente le storture e gli abusi del credito di imposta. Dalla “valutazione di impatto” della Legge Franceschini (per l’anno 2022), emergono poi dati sconcertanti: 7 film su 10 prodotti sostenuti dallo Stato non sarebbero mai usciti nei cinematografi ed il totale delle risorse assegnate col Tax Credit non coinciderebbe con quanto previsto dal “piano di riparto” approvato con i decreti annuali del Ministro, con scostamenti impressionanti tra “preventivo” e “consuntivo”. Zaccone Teodosi auspica che “si faccia luce nelle nebbie”, con le necessarie tecnicalità, per non vanificare la riforma voluta dal Ministro Gennaro Sangiuliano. (ANSA). 2024-07-29T20:00:00+02:00 CHI-COM ANSA  

ANSA 29 luglio 2024 18:18

ANSA: Pronta la bozza del tax credit produttori, i rilievi di Key4biz

Il sito anticipa alcuni contenuti del provvedimento (ANSA) – ROMA, 29 LUG – Un provvedimento che “agevola tutti i gruppi dominanti, compresi quelli stranieri, che sono la maggioranza”, che non “pone alcun limite agli esborsi statali, se non in misura irrilevante” e che “si dilunga in date e termini per i produttori, ma non dice nulla di termini entro i quali lo Stato deve versare”. Sono le prime considerazioni che offre il sito Key4biz che ha potuto esaminare la bozza del decreto sul credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica. Il sito ha raccolto il parere di uno dei membri del Consiglio superiore del Cinema e dell’Audiovisivo in rappresentanza delle associazioni, Michele Lo Foco. Il decreto “condanna il Cinema italiano e ingabbia questa espressione culturale in un recinto elettrificato dalla direzione Cinema e Audiovisivo” afferma l’avvocato dopo aver letto, sempre in via informale, la bozza del documento. Per l’avvocato l’unica definizione che andava approfondita è quella di “produttore indipendente, cui sono dedicate invece tre parole già contestate in Consiglio”. Lo Foco – riporta Key4biz – si concentra poi sul requisito che viene introdotto, ovvero un vincolo di circuitazione minima nelle sale cinematografiche dell’opera sostenuta con il “tax credit” da parte delle 20 società di distribuzione “theatrical” per incassi, che pure può essere “bypassato” da una diversa selezione effettuata dalla direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero (Dgca Mic): “La definizione di ‘società di distribuzione’ è un capolavoro di autoritarismo: oltre alle 20 società che primeggiano per incassi negli ultimi due anni – afferma – sono state aggiunte come equiparabili quelle che la direzione Cinema e Audiovisivo ritiene abbiano adeguati requisiti. Pertanto per le nostre distribuzioni sarà difficilissimo rientrare nelle 20, e non sarà possibile adeguarsi agli standard di posizionamento nelle sale che invece favoriscono quei trafficanti di schermi che la Direzione ben conosce”. Inoltre, rileva il sito specializzato, non sarà “indifferente il ruolo dei decreti direttoriali che dovranno essere adottati” che potranno consentire ancora un qualche margine di “manovra” anche se, si conclude: “Tutto l’anno 2024 è ormai perduto, rispetto al sostegno pubblico al settore cine-audiovisivo. Anche i risultati del bando Promozione 2024 si vedranno paradossalmente a fine anno”. Il sito ricorda infatti che sono molti gli operatori del settore che sostengono che in sostanza tutto l’anno 2024 sia stato ormai “perduto”, considerando che gli investimenti in opere cinematografiche e audiovisive richiedono una previsione temporale di almeno un anno, e che invece dal gennaio 2024 sostanzialmente tutti i processi pre-produttivi sono stati di fatto sospesi, nelle more degli attesi decreti ministeriali. (ANSA). 2024-07-29T18:18:00+02:00 CHI ANSA  

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”. 

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