Il commercio russo è tornato quasi ai livelli prebellici. Sanzioni fallite
Secondo un nuovo rapporto, il commercio nei tre porti più grandi della Russia è in aumento e si sta avvicinando ai livelli prebellici nonostante le sanzioni radicali da parte delle principali economie del Gruppo dei Sette (G7).
“L’attività nei porti russi è sorprendentemente elevata. Per la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina, il volume delle merci scaricate nei tre maggiori porti container della Russia, San Pietroburgo, Vladivostok e Novorossiisk, si sta avvicinando ai livelli osservati allo scoppio della guerra”, scrive l’Istituto tedesco per l’economia mondiale di Kiel in un rapporto pubblicato il 7 settembre.
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno imposto dure sanzioni economiche alla Russia dopo aver lanciato un’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, vietando le esportazioni di alta tecnologia necessarie per la produzione industriale e isolando molte delle sue banche dai mercati finanziari occidentali.
Molti economisti si aspettavano una forte contrazione dell’attività economica russa ora che era isolata dall’Occidente, ma ormai appare evidente che la mossa si è rivelata inutile. Le merci comunque trovano un modo per entrare e uscire dalla Russia nelle quantità ritenute necessarie.
Mosca ha dirottato le merci occidentali attraverso paesi terzi come Turchia e Kazakistan, come mostrano i dati, e si prevede che l’economia russa crescerà di oltre il 2% quest’anno.
Del resto proprio i paesi che, apparentemente, fanno i duri contro Mosca, sono i primi ad aggirare le sanzioni transitando attraverso paesi terzi, come quelli centro asiatici, come evidenza un grafico di Robin Brooks
“Dai movimenti delle navi portacontainer non è chiaro da dove provengano le merci, ma la Russia sembra rientrare nel commercio mondiale”, ha scritto il Kiel Institute.
L’aumento delle importazioni è stato guidato sia dalle esigenze del complesso militare-industriale russo sia dalla domanda di beni di consumo da parte dei cittadini.
La Russia ha fatto grandi spese in campo militare, causando un ampio deficit di bilancio, mentre la sua invasione dell’Ucraina, durata quasi 19 mesi, vacilla. La massiccia spesa pubblica è stata un vantaggio per i lavoratori russi, che hanno visto aumentare il proprio reddito familiare, dando loro i mezzi finanziari per acquistare maggiori quantità di beni esteri.
Ma il balzo della spesa e delle importazioni ha messo a dura prova il rublo, il cui valore è sceso sotto il centesimo di dollaro in agosto, rendendo la valuta russa una delle peggiori performance tra i mercati emergenti quest’anno.
Ciò ha anche portato a un’impennata dell’inflazione al 5,2%, costringendo la Banca Centrale russa il mese scorso ad aumentare i tassi di un enorme 3,5% in una riunione di emergenza.
La Russia dovrebbe controbilanciare le importazioni parallele tramite paesi terzi con esportazioni parallele, ma non devo dare io sicuramente suggerimenti in merito…
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