IL CRISTIANESIMO È LA RELIGIONE DELLA RAGIONE

Si tratta dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione, dall’intima natura della fede cristiana e dalla natura del pensiero greco. Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.
Roma- Come tutti sappiamo, la filosofia nasce in Grecia nel VI secolo avanti Cristo. E come spesso viene detto, nasce già adulta. Si tratta di amore per sophia, per la sapienza, che nasce dal desiderio naturale dell’uomo di conoscere. Ma si stacca dal mito, dalla poetica, dal teatro, dalle religioni misteriche e orfiche, perché cerca di rispondere alle domande importanti dell’uomo, sul senso della vita, sulla morte, sul mondo, con una particolarità del tutto propria e innovativa, nata dal genio ellenico: il suo metodo di indagine, la ragione, il logos. La filosofia nasce come un’indagine razionale, rigorosa e sistematica della realtà, dei suoi principi primi e delle cause ultime. Non più riti esoterici, magie irrazionali, favole o altro di simile, ma un’indagine razionale. La filosofia mira ad essere spiegazione puramente razionale della totalità, è ricerca razionale di tutta la realtà. Il suo strumento di indagine e di ricerca è la pura ragione, che si traduce con logos, la quale presenta un duplice aspetto: si delinea sia come entità caratteristica umana e strumento della mente, cioè come ragione in senso soggettivo, sia come la sostanza stessa della realtà, cioè ragione in senso oggettivo.
Possiamo sostenere, usando i termini dei Greci stessi, che i filosofi cercano l’arché , cioè il principio primo, tramite il logos, ovvero tramite la ragione. Pertanto diviene possibile con la filosofia indagare su tutta la realtà e ,quindi, anche sul concetto di Dio con le categorie della ragione umana.
Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica scrive:
«La seconda via parte dalla nozione di causa efficiente. Troviamo nel mondo sensibile che vi è un ordine tra le cause efficienti […] Ora, un processo all’infinito nelle cause efficienti è assurdo. Perché in tutte le cause efficienti concatenate la prima è causa efficiente dell’intermedia, e l’intermedia è causa dell’ultima, siano molte le intermedie o una sola; ora, eliminata la causa è tolto anche l’effetto: se dunque nell’ordine delle cause efficienti non vi fosse una prima causa, non vi sarebbe neppure l’ultima, né l’intermedia. Ma procedere all’infinito nelle cause efficienti equivale ad eliminare la prima causa efficiente; e così non avremo neppure l’effetto ultimo, né le cause intermedie: ciò che evidentemente è falso. Dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente, che tutti chiamano Dio».
Ora bisogna delineare come entra in rapporto tutto ciò, cioè come si concilia la ricerca della ragione con la fede, ovvero il rapporto che intercorre tra fides et ratio.
Abbiamo affermato che la ragione è uno strumento capace di conoscere la verità. Nel rapporto tra fede e ragione, abbiamo l’incontro tra messaggio cristiano e cultura greca. Il pensiero umano non può arrestarsi al fenomeno, ma deve raggiungere al di là delle apparenze l’essere stesso, il principio primo, la prima causa e per far questo deve passare dal fenomeno, la realtà sensibile, al suo fondamento. La fede cristiana ha come sua componente universale la caratteristica o pretesa di essere la verità per tutti. La ragione umana e la fede cristiana sono unite dalla verità, entrambe svolgono un ruolo al servizio della verità, trovano il loro fondamento originario nella verità. Appare così che il legame tra fede e ragione è la ricerca della verità. Nel discorso di Ratisbona, Benedetto XVI mette in luce il rapporto cristianesimo-filosofia:
«L’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso […] si tratta dell’incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione, dall’intima natura della fede cristiana e dalla natura del pensiero greco […] Manuele II poteva dire: Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio».
Fin dai Padri Apologisti, con Giustino in particolare, avviene questa conciliazione, in quanto sostiene che “il seme del Logos fu sparso sull’intera umanità” (rationes seminales) e che l’uomo deve agire secondo la sua natura, secondo ragione. Giustino afferma che la filosofia è stata per i pagani quello che l’Antico Testamento è stato per gli Ebrei. Pertanto i cristiani sono quelli che vivono secondo il logos e i nemici di Cristo sono quelli che vivono contro la ragione.
Al n° 42 dell’enciclica Fides et Ratio troviamo: «Il desiderio di verità spinge, dunque, la ragione ad andare sempre oltre […] L’armonia fondamentale della conoscenza filosofica e della conoscenza di fede è ancora una volta confermata: la fede chiede che il suo oggetto venga compreso con l’aiuto della ragione; la ragione, al culmine della sua ricerca, ammette come necessario ciò che la fede presenta».
Abbiamo definito l’uomo come colui che cerca la verità, che vuole conoscere, e di come sia la fede che la ragione siano entrambi strumenti di questa ricerca.
Ora possiamo ben capire quanto afferma André Frossard: «Il cristianesimo è la religione della ragione. Si distingue dal razionalismo perché non si tappa le orecchie quando la ragione dice Dio».
Alla luce di ciò, appaiono chiare le parole con cui inizia il Prologo del Vangelo di Giovanni:
«En arché en o lògos, In principio era il Verbo,
kai o logos en pros ton theòn, e il Verbo era presso Dio
kai theòs en o logos» e il Verbo era Dio
Possiamo, quindi, tirare le nostre conclusioni e dire che l’uomo che crede in Dio-Logos è l’uomo che ritorna alla Ragione, alla sua fonte originaria, che ritorna a casa. In quest’atto esprime la sua massima libertà e la piena totalità dell’adempimento del fine ultimo della sua natura: l’orizzonte metafisico dell’essere.
Lascio la suggestiva immagine, con la quale si apre l’enciclica Fides et Ratio, che riassume quanto esposto:
«La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso».
Emanuele Cheloni
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