Il tremendo flop di New York City nella sua lotta contro AirBnB
Per motivi non sempre chiari e trasparenti le grandi città hanno spesso un odio per le piattaforme di affitto temporaneo. Se da un lato è vero che queste ultime possono limitare la quantità di immobili a disposizione per gli affitti a lungo termine, nello stesso tempo però permettono da un lato di valorizzare degli immobili temporaneamente inutilizzati, creando una fonte di reddito aggiuntiva per i proprietari, A dir la verità ho sempre avuto il dubbio che l’azione delle amministrazioni locali sugli affitti temporanei sia guidata più dal potere della potente lobby dell’accoglienza organizzata, gli alberghi, che dalla considerazione del benessere dei proprietari immobiliari, dei turisti e, in generale, del commercio locale.
Come in Italia a Firenze o Roma, anche negli USA città come New York City hanno imposto forti limiti agli affitti temporanei. Per essere precisi, e sintetici, New York ha imposto ai proprietari che affittano temporaneamente i propri immobili degli obblighi: gli affitti inferiori a 30 giorni sono consentiti solo se gli host si registrano presso la città. Gli host poi devono impegnarsi a essere fisicamente presenti nell’abitazione per tutta la durata dell’affitto, condividendo l’abitazione con il proprio ospite. Non sono ammessi nemmeno più di due ospiti alla volta, il che significa che le famiglie sono di fatto escluse. Praticamente un divieto nascosto di affitto a breve termine. AirBnB cacciata dalla Grande Mela.
I risultati sono quelli che qualsiasi persona di buon senso, cioè non un accecato amministratore di sinistra, poteva attendersi: poco meno del 2% dei 22.000 affitti a breve termine di New York City su Airbnb sono stati registrati in città da quando, all’inizio di settembre, è entrata in vigore una nuova legge che vieta la maggior parte degli annunci. In compenso sono apparsi molti annunci illegali di affitti a breve termine pubblicizzati sui social media e su piattaforme meno conosciute, mentre alcuni sono ancora a inseriti sullo stesso Airbnb.
Il numero di annunci a breve termine su Airbnb è diminuito di oltre l’80%, passando da 22.434 ad agosto a soli 3.227 al 1° ottobre, secondo Inside Airbnb, un gruppo di controllo che segue la piattaforma di prenotazione. Ma solo 417 proprietà sono state registrate presso la città, il che suggerisce che pochissimi affitti a breve termine sono riusciti a ottenere il permesso di continuare a operare.
Il giro di vite a New York ha creato un “mercato nero” degli affitti a breve termine in città, sostiene Lisa Grossman, portavoce di Restore Homeowner Autonomy and Rights (RHOAR), un gruppo locale che si è opposto alla legge. La Grossman afferma di aver visto il mercato degli affitti a breve termine prendere piede in luoghi come Facebook dopo il divieto.
Il giro di vite di New York sugli affitti a breve termine ha rimodellato radicalmente il mercato delle case vacanza in città. Le persone utilizzano siti come Craigslist, Facebook, Houfy e altri, dove possono cercare ospiti o luoghi da prenotare senza i controlli e gli equilibri delle piattaforme di prenotazione come Airbnb. I prezzi degli hotel sono destinati a salire con l’aumento della domanda.
Quindi il risultato è stato quello di vedere da un lato una minore tutela degli affittuari-turisti, che non hanno le garanzie che venivano assicurate da Airbnb, e neppure, dall’altro lato, dei prorpietari, che hanno poche informazioni sulle persone a cui affidano i propri immobili. Inoltre vi è stato un incremento dell’evasione fiscale visto che, a questo punto, nessuno ha nessun interesse a dichiarare. Alla fine la soluzione ammazza mercato ha avuto l’effetto di scontentare un po’ tutti, turisti e proprietari. Non si capisce se abbia soddisfatto i proprietari degli alberghi perché, alla fine, comunque i turisti si arrangiano pur di non andare in alberghi che non potrebbero permettersi.
L’associazione dei piccoli proprietari, RHOAR, spera di riuscire a far cambiare la norma draconiana, ma sapete anche vooi che è più facile fermare il moto terrestre che una legge stupida.
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