Internet. Nel Mar Rosso danneggiati diversi cavi sottomarini verso l’Europa, forse un attacco Houthi
Tagliati i cavi internet che corrono nel Mar Rosso, forse un attacco Houthi
Al momento non si sa con esattezza chi sia stato a danneggiare alcuni cavi sottomarini tra Asia ed Europa posti sul fondale del Mar Rosso. Tel Aviv punta il dito contro le milizie Houthi nello Yemen occidentale, ma anche qui è solo Israele a dirsi certo di questo attacco.
Un rapporto pubblicato dall’israeliano Globes ha denunciato il danneggiamento di diversi cavi in fibra di diversi sistemi, tra cui AAE-1, Seacom, EIG e TNG. L’Area in cui le infrastrutture risultano maggiormente compromesse è quella tra Gibuti e Jeddah, circa 1.200 km di lunghezza.
Il connettore AAE-1 collega l’Asia orientale, quindi la Cina, con l’Europa occidentale attraverso l’Egitto, mentre l’EIG (Europe India Gatweay) connette l’Europa con più regioni (Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e India).
Secondo il quotidiano israeliano, saranno proprio gli Stati del Golfo e l’India ad assorbire la maggior parte del danno, mentre il traffico verso l’Europa sarà deviato da Seacom sui sistemi Equiano, PEACE e WACS, che collegano appunto il vecchio continente all’Africa.
Chi riparerà i danni?
Il problema, ora, sarà intervenire per riparare i danni ai quattro sistemi. Non sarà cosa facile, perché il Mar Rosso è da settimane teatro di guerra, con i miliziani Houthi filo-palestinesi e filo-iraniani (fortemente legati a Teheran) che attaccano le imbarcazioni e l’alleanza guidata dagli Stati Uniti che rispondono con droni e bombardamenti nello Yemen, dove si trovano le postazioni operative Houthi.
La possibilità di un attacco ai cavi sottomarini nel Mar Rosso era stato preso in considerazione dalla General Telecommunications Corporation, l’associazione delle aziende di telecomunicazioni yemenita rimasta fedele al governo in esilio (riconosciuto dall’Onu) circa una ventina di giorni fa.
Un allarme simile lo avevano lanciato anche Danimarca, Norvegia e Germania, per quel che riguarda la sicurezza delle infrastrutture di comunicazione posizionate sui fondali del Mare del Nord, messa in pericolo dalla Russia, subito dopo il danneggiamento del gasdotto Nord Stream (di cui, a quanto pare, non sembra essere responsabile la Russia).
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