Istat: “Aumenta l’offerta di servizi online degli enti locali, ma rafforzare la cybersecurity in 7 PA su 10”
È in forte aumento, dal 34,3% del 2018 al 54,2%, l’utilizzo di servizi di cloud computing da parte delle PA locali. Sette amministrazioni locali su dieci non hanno una gestione codificata degli eventi di sicurezza ICT. Sono alcuni dei dati principali contenuti nell’indagine Istat “Pubblica Amministrazione locale e Ict”, presentata oggi.
Il 74,0% delle PA locali accede a Internet tramite connessioni veloci (almeno 30 Mbps, Megabit per secondo), mentre raddoppia (35,8%) rispetto al 2018 (17,4%) la diffusione di quelle ultraveloci (almeno 100 Mbps).
Il 5,1% delle PA locali (l’81,8% delle Regioni) ha investito in intelligenza artificiale o analisi dei big data o ha pianificato di farlo nel triennio 2022-2024.
Sette PA su 10 senza gestione codificata degli eventi di sicurezza ICT
Per quanto riguarda la nomina del Responsabile della transizione digitale (RTD), mentre a fine 2018 circa otto PA locali su 10 erano senza RTD, a fine 2022 il 72,1% lo aveva nominato al suo interno o in forma associata. All’RTD competono tutte le attività operative e i processi di riorganizzazione funzionali alla realizzazione di un’amministrazione digitale e aperta, all’erogazione di servizi facilmente utilizzabili e di qualità, al raggiungimento di migliori standard di efficienza, al monitoraggio della sicurezza informatica e questo ruolo richiede competenze specifiche anche tecnologiche. Il 27,8% dei Comuni che aveva nominato un RTD a fine 2022 lo aveva fatto attribuendo questo ruolo direttamente al Segretario Comunale, il 23,4% a figure dirigenziali dell’area amministrazione e bilancio, mentre l’86,4% delle Regioni (il 57,0% delle Province) aveva scelto proprio un direttore dei servizi informativi (16,0% nei Comuni, 73,3% in quelli con oltre 60mila abitanti).
Il miglioramento delle dotazioni ICT, della gestione in rete e dell’offerta online pone un accento ancor maggiore sulla necessità di valutare la sicurezza informatica delle PA locali. Il 15,1% delle PA locali ha nominato un Responsabile per la sicurezza al proprio interno (54,5% delle Regioni) o in gestione associata; invece, il 21,9% ha affidata la sicurezza ICT all’esterno, tipicamente a un fornitore di servizi (22,7% delle Regioni). Inoltre, le Amministrazioni locali con processi codificati di gestione degli eventi di sicurezza informatica (incidenti, allarmi di sicurezza o tentativi di attacco) sono appena il 29,2% (95,5% delle Regioni).
Nel triennio 2020-2022 le PA locali hanno messo in campo azioni legate alla sicurezza informatica e in particolare il 79,8% ha acquistato o aggiornato software di sicurezza, il 51,2% ha preferito affidarsi a incarichi di consulenza a esperti esterni, il 36,0% ha elaborato o modificato protocolli di difesa e/o prevenzione, il 27,2% ha investito in formazione aggiuntiva al personale sulla sicurezza informatica, il 2,7% ha potuto assumere personale dedicato alla sicurezza informatica, e un’ultima parte ha indicato il disaster recovery come ulteriore area di azione.
I servizi di pubblica utilità
Servizi sempre meno utilizzati nel tempo: in calo la soddisfazione per gli orari di apertura. Emerge anche questo in un’altra indagine Istat dal titolo “I servizi di pubblica utilità”.
Nel 2023, si legge, la quota di utenti di 18 anni e più che si reca alla ASL, all’Anagrafe e alla Posta ha subito una progressiva contrazione negli ultimi 20 anni (rispettivamente Asl -16%, Anagrafe -28% e Posta -14%), ma è stabile rispetto al 2022.
La frequentazione della ASL o della Posta aumenta al crescere dell’età degli utenti, mentre ai servizi anagrafici ricorrono più gli individui di 35-44 anni.
Infine, permane una forte differenziazione nei livelli di accessibilità ai servizi. Le famiglie residenti nel Mezzogiorno mostrano maggiori difficoltà rispetto al resto del Paese.
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