La Giornata Parlamentare del 5 maggio 2023: Meloni-Hafta, nuova lite fra Italia e Francia dopo le parole del ministro Darmanin, slitta la nomina del capo di Finanza e Polizia
La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.
Meloni ha incontrato il Generale Haftar. Focus sui migranti
È l’uomo forte della Cirenaica, l’area della Libia da dove partono gran parte delle migliaia di migranti, per questo Giorgia Meloni, che ieri ha visto anche lo speaker della Camera Usa Kevin McCarthy, ha spinto per l’incontro a Palazzo Chigi con il generale Khalifa Haftar, un faccia a faccia saltato a fine gennaio quando la premier si recò a Tripoli per il bilaterale con il primo ministro del Governo di unità nazionale della Libia Abdul Hamid Dbeibah. La missione di Haftar a Roma era finalizzata a portare avanti il dialogo sulla stabilizzazione della Libia, dove due governi, quello di Tripoli e quello non riconosciuto di Bengasi, si contendono il potere in attesa delle elezioni, dopo quelle annullate a fine 2021, uno scenario di forte incertezza, aggravato dalle fibrillazioni che attraversano buona parte del Nord Africa, dalla Tunisia sull’orlo del default al Sudan in guerra. L’evoluzione degli scontri in Sudan suscita preoccupazione nel Governo italiano, come ha spiegato Meloni al suo ospite arrivato a Palazzo Chigi all’indomani dell’incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e poche ore prima di vedere anche i ministri di Difesa e Interno Guido Crosetto e Matteo Piantedosi.
Su Haftar da settimane è in corso un pressing da parte degli Stati Uniti affinché tagli i suoi legami con Mosca e con i mercenari filorussi della Wagner, la cui influenza in Cirenaica preoccupa quanto quella in Sudan. Fra i temi di confronto c’è stato il dossier migranti: Meloni ha sottolineato la crescita senza precedenti del fenomeno migratorio verso l’Italia, 42.405 persone sbarcate da inizio 2023, quattro volte quelli dei primi quattro mesi dell’anno scorso, secondo i dati del Viminale. Molti partono da una Libia ancora instabile. A gennaio, incontrando Dbeibah, Meloni auspicò un compromesso politico nazionale, ad Haftar ha ora ribadito che l’Italia conferma il sostegno all’azione delle Nazioni Unite in Libia nella rivitalizzazione di un processo politico che possa portare a elezioni presidenziali e parlamentari entro la fine del 2023. Nelle stesse ore dell’incontro, alla Camera un ordine del giorno di Verdi-Sinistra italiana in tema di accordi con la Libia sui migranti ha creato qualche malumore nel Pd: nelle premesse si affermava che il memorandum con la Libia firmato nel 2017 dall’allora Ministro Marco Minniti “di fatto crea le condizioni per la violazione dei diritti di migranti e rifugiati”, suggerendo una responsabilità dell’allora Governo di centrosinistra. L’indicazione del Pd è stata di dire sì al dispositivo e non votare le premesse.
Nuova lite fra Italia e Francia dopo le accuse a Meloni del ministro Darmanin
Ieri è andato in scena l’ultimo battibecco tra Italia e Francia: il Ministro dell’Interno Gérald Darmanin è intervenuto contro Giorgia Meloni facendo risalire all’improvviso la tensione tra i due Paesi che sembrava placata dopo la ricucitura tra la premier italiana e il presidente francese Emmanuel Macron nel bilaterale a margine del vertice europeo del marzo scorso. Meloni è “incapace di risolvere i problemi migratori” dell’Italia, ha attaccato il Ministro francese. Immediata la risposta del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha annullato la prevista visita a Parigi e l’incontro con la collega francese Catherine Colonna: “Non andrò a Parigi per il previsto incontro con Colonna. Le offese al Governo e all’Italia pronunciate dal ministro Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni”, ha twittato il titolare della Farnesina dopo aver condiviso la decisione con Meloni. E non sono bastati i tentativi di gettare acqua sul fuoco da parte dell’ambasciatore francese. Il Quai d’Orsay in un comunicato afferma che “il Governo francese auspica di lavorare con l’Italia per far fronte alla sfida comune rappresentata dalla rapida crescita dei flussi migratori” e ribadisce che “il rapporto tra la Francia e l’Italia è basato sul reciproco rispetto”, ricordando “lo spirito del Trattato del Quirinale”. La stessa Colonna ha fatto sapere di aver sentito Tajani al telefono e di sperare di “accoglierlo presto a Parigi”.
L’Italia per ora resta sulle sue posizioni. E il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi ha annullato la sua presenza a Palazzo Farnese all’evento La Notte delle Idee organizzato dall’ambasciata di Francia. La sortita di Darmanin si è probabilmente trasformata in un autogol: l’aver definito l’esecutivo Meloni “un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen” è stato pesantemente criticato dalla destra francese. Uno scivolone a uso interno, comunque ingiustificabile. È stato detto “peste e corna del nostro Paese senza motivo, se non quelli di politica interna, ma un Ministro dell’Interno di un grande Paese dovrebbe riflettere prima di parlare”, ha osservato Tajani, che si aspettava, come il Ministro della Difesa Guido Crosetto, “una dichiarazione di scuse al Governo italiano”. “Non accetto lezioni sull’immigrazione da chi respinge in Italia donne, bambini e uomini continuando invece a ospitare assassini e terroristi che in Italia dovrebbero tornare”, ha attaccato Matteo Salvini. Di “caduta di stile” ha parlato il ministro Raffaele Fitto mentre dall’opposizione Giuseppe Conte ha rivendicato: “Spetta solo a noi italiani riconoscere che questo Governo è incapace”. Sulla stessa lunghezza d’onda il responsabile Esteri del Pd Peppe Provenzano, secondo il quale “l’opposizione al governo Meloni la fa l’opposizione italiana”.
La Camera ha approvato definitivamente il decreto Cutro ma andrà modificato
La Camera ha approvato definitivamente, fra gli applausi della maggioranza, il cosiddetto decreto Cutro. Il provvedimento riforma il sistema di accoglienza, inasprisce le pene per i cosiddetti scafisti, ma soprattutto abolisce quasi del tutto la protezione speciale, ovvero le norme di protezione temporanee pensate per chi non può chiedere o non ha ottenuto l’asilo. Ma, a quanto pare, il testo andrà modificato: l’articolo 7-ter voleva impedire la possibilità di far ricorso per coloro che si vedono negare la protezione e questo sarebbe incostituzionale; per evitare la bocciatura del Quirinale è stato accolto un Odg che impegna il Governo a modificare la norma con un provvedimento ad hoc, orma che sarebbe già stata varata e inserita nel decreto che ieri sera il Cdm ha approvato sull’amministrazione di enti pubblici e società.
Ma la protezione speciale, già abolita da Salvini ministro dell’Interno, poi riammessa sotto il governo Draghi, continua ad essere al centro delle polemiche come si è visto anche nel dibattito alla Camera. Laura Boldrini del Partito Democratico ha detto: “Non si dica come ha fatto la presidente Meloni che la protezione speciale non esiste negli altri Paesi europei, è una pura falsità, basta guardare su Internet, ci sono almeno 18 Paesi europei che hanno una misura di questo tipo”. Riccardo Magi, segretario di Più Europa parla di un decreto che sembra scritto da un sistema d’intelligenza artificiale “nutrita delle peggiori fake news sul tema dell’immigrazione”: “Ma a questa chat Gpt sembrano essere state ignote la Costituzione e il sistema di convenzioni internazionali alla base del lavoro di questo Parlamento” aggiunge. Alfonso Colucci del M5S accusa il Governo di non avere una politica seria sull’immigrazione: “La realtà è sotto gli occhi di tutti, abbiamo sbarchi quadruplicati mentre la premier Meloni rincorre gli scafisti per tutto il globo terracqueo. Provi a creare politiche migratorie serie”.
È tensione nella maggioranza. Slitta la nomina del capo di Finanza e Polizia
Non c’è accordo in Cdm e così slitta la nomina del nuovo capo della Guardia di Finanza, ma arriva invece il blitz su Inps e Inail, con la decadenza degli attuali vertici, Pasquale Tridico e Franco Bettoni, e commissariamento nelle more della revisione della governance dei due Istituti. E la norma che consentirà a Giorgia Meloni di nominare un nuovo amministratore delegato alla Rai. Le nomine in Rai sarebbero l’origine della tensione nella maggioranza, che starebbe lambendo anche le prossime, attese, nelle partecipate, con la Lega che alzerebbe la posta sulle Ferrovie. Come un mese fa per le grandi società pubbliche quotate, anche sul vertice della GdF si misurano le distanze fra le anime dell’esecutivo.
Alle quattro i Ministri sono tutti in attesa a Palazzo Chigi (non c’è Matteo Salvini, alla cabina di regia sulle Olimpiadi Milano-Cortina). Mancano Giancarlo Giorgetti e Guido Crosetto, che si erano visti di prima mattina e avevano condiviso l’idea di indicare il generale Umberto Sirico, attuale comandante dei reparti speciali della GdF, come sostituto di Giuseppe Zafarana, indicato come nuovo presidente di Eni e che si insedierà a breve. E manca Alfredo Mantovano, che spingerebbe invece per Andrea De Gennaro, fratello dell’ex capo della Polizia Gianni. Ministri e sottosegretario si sarebbero chiusi a lungo con la premier nel suo studio, in una discussione piuttosto ruvida. Dal Mef si spiega che si tratta di un processo complesso, che vede il coinvolgimento di diversi soggetti e che sta andando avanti da tempo. Qualche Ministro cerca di gettare acqua sul fuoco: “nessuno scontro”. Il ritardo del Cdm? Legato alla visita dello speaker della Camera degli Stati Uniti, Kevin McCarthy. E in più “non era tema all’ordine del giorno”. Fatto sta che è stata rinviata non solo la scelta per la GdF ma anche quella del capo della Polizia e quella del prefetto di Roma.
Il Governo accelera: sulla Rai via libera a decreto e Fuortes verso il San Carlo
Il governo Meloni accelera sul fronte del rinnovamento in Rai e spinge Carlo Fuortes verso il Teatro San Carlo di Napoli. La svolta che spiana la strada al cambiamento dei vertici di viale Mazzini è arrivata ieri con l’approvazione, da parte del Cdm, del decreto-legge sull’amministrazione di Enti pubblici e società. Nel provvedimento approvato è inserita una norma che fissa il limite massimo di 70 anni per il pensionamento dei sovrintendenti dei teatri lirici. Una misura ad hoc che potrà essere applicata nel caso del presidente del San Carlo Stéphane Lissner, che ha da poco compiuto proprio 70 anni. L’intervento normativo, spiega il MiC in una nota, “nasce da una generale esigenza di riordino di una materia segnata da evidenti incongruenze nella determinazione dell’età della pensione per i sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche. C’erano, infatti, limiti diversi a seconda della provenienza e della nazionalità del soggetto”.
Su Carlo Fuortes spetterà al Governo compiere i prossimi passi che potrebbero portare alla fine della sua era in Rai, che in ogni caso non si chiuderà oggi in occasione del Cda di viale Mazzini. La questione non è all’ordine del giorno della riunione e da parte di Fuortes non ci sarà nessun passo indietro. Con l’entrata in vigore del decreto, la palla passerà al Consiglio d’indirizzo della Fondazione del San Carlo che dovrà indicare il nome del possibile erede di Lissner. Sarà poi il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ad avallare questa proposta e firmare il decreto di nomina del nuovo sovrintendente. Nessun arroccamento, secondo quanto filtra, da parte di Fuortes: se sarà chiamato per un altro incarico, lascerà la Rai. Fatto questo il Governo potrà sbloccare la partita delle nomine della Rai.
Si è riunita la cabina di regia per le olimpiadi Milano-Cortina 2026
Ieri si è riunita, presso la sala della biblioteca Chigiana a Palazzo Chigi, la Cabina di regia per Olimpiadi e Paralimpiadi Milano-Cortina 2026. Nel corso della riunione sono stati affrontati tutti i punti all’ordine del giorno. I lavori aperti e coordinati dal Ministro Abodi, insieme al Ministro Matteo Salvini che si è collegato da remoto, hanno visto la partecipazione anche dei Ministri Giorgetti, Santanchè, Bernini e Locatelli, del sottosegretario Barbaro, insieme ai soci della Fondazione Milano Cortina 2026 e della Società Infrastrutture Milano Cortina 2026. Dopo una sintetica relazione del Presidente del Coni e della Fondazione Milano Cortina 2026 Giovanni Malagò sulla recente visita in Italia del Presidente del Cio Bach, che ha incontrato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il tavolo è entrato nel merito tecnico facendo in primo luogo il punto sullo stato avanzamento di opere pubbliche, infrastrutture di collegamento e sportive.
Il Commissario Luigi Valerio Sant’Andrea ha aggiornato i presenti, sottolineando il valore e l’importanza dei progressi compiuti, anche in relazione alla piena copertura finanziaria di tutte le opere indifferibili, mentre le tre opere differibili saranno finanziate nell’ambito della prossima legge di bilancio. Sullo specifico tema del Villaggio Olimpico di Cortina d’Ampezzo, che avrà carattere temporaneo e sarà realizzato in località Fiames, è emersa la necessità urgente di garantire la copertura finanziaria del costo previsto per poter procedere alla relativa gara per l’affidamento della commessa. Si è trattato inoltre anche dei temi legati alla realizzazione delle strutture di Milano finanziate con investimenti privati e in particolare il villaggio Olimpico e il Pala Santa Giulia. In conclusione, Andrea Varnier, CEO della Fondazione Milano Cortina 2026, ha poi presentato sinteticamente il piano di comunicazione dei Giochi. La prossima Cabina di regia si svolgerà il 30 maggio.
https://www.key4biz.it/la-giornata-parlamentare-del-5-maggio-2023-meloni-ha-incontrato-il-generale-hafta-nuova-lite-fra-italia-e-francia-dopo-le-parole-del-ministro-darmanin-slitta-la-nomina-del-capo-di-finanza-e-polizia/444974/