La Giornata Parlamentare. Fine settimana di scioperi nei trasporti. Confronto nel Pd su Jobs Act. Il Ministro Foti fa il punto sul Pnrr

La Giornata Parlamentare è curata da Nomos, il Centro studi parlamentari, e traccia i temi principali del giorno. Ogni mattina per i lettori di Key4biz. Per leggere tutti gli articoli della rubrica clicca qui.

Non si sblocca la decisione su Santanchè. La Ministra non si dimette

È passata una settimana esatta dal rinvio a giudizio con le accuse di falso in bilancio per i conti della galassia societaria VisibiliaDaniela Santanchè si è presentata a Palazzo Chigi, non per rassegnare le dimissioni, come chiedono le opposizioni, ma per partecipare al Cdm lampo presieduto dalla premier Giorgia Meloni. La delicata posizione della ministra del Turismo, secondo quanto riferito dai colleghi Gilberto Pichetto ed Elisabetta Casellati, non sarebbe stata affrontata nel corso della riunione durata appena 16 minuti. “La ministra era presente, però abbiamo svolto l’ordine del giorno del Cdm. Non si è discusso di altro”, le parole del ministro dell’Ambiente, confermate poco dopo dalla titolare delle Riforme: “Assolutamente non se ne è parlato, neanche informalmente”. Insomma, secondo quanto filtra da Palazzo Chigi non ci sarebbe nessuna novità sul caso. La presenza della Santanchè nella sede del Governo, peraltro, è stata decisamente limitata: la Ministra è entrata dall’ingresso posteriore a bordo della sua auto pochi minuti prima del via del Cdm e ha lasciato Palazzo Chigi subito dopo la fine della riunione. 

Santanchè appare intenzionata a tirare dritto: ripartita per Milano in serata, oggi sarà a Verona per l’apertura della fiera dei motociclisti Motor Bike Expo 2025, mentre la prossima settimana guiderà la delegazione del dicastero che in Arabia Saudita parteciperà alle attività del Villaggio Italia in occasione della tappa di Gedda della nave Vespucci. Il pressing per convincerla a fare un passo indietro non ha sortito ancora alcun effetto, anzi, via social continua a mostrarsi saldamente al suo posto: nell’ultimo messaggio pubblicato su Facebook dall’account del ministero si è fatta filmare in ufficio mentre esprime soddisfazione “per la grande partecipazione al bando sulle aree di sosta per i camper”. La situazione di stallo sembra confermata anche dalle parole del capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, tra i nomi usciti come possibile sostituto: “A me non risulta, nessuno me ne ha parlato e sto benissimo a fare il capogruppo. Per quanto ne so al momento c’è lo 0% di possibilità. Le dimissioni della Ministra? Solo lei può valutare e decidere”. 

A insistere sulla necessità di un passo indietro è l’opposizione, rilanciando anche le anticipazioni diffuse da Report che nella puntata di domenica, scrive su Facebook il conduttore Sigfrido Ranucci, parlerà “dell’uomo a cui la Santanchè ha venduto Visibilia. Si tratta di Altair D’Arcangelo, indagato per associazione a delinquere, evasione fiscale, frode, riciclaggio e autoriciclaggio. Nel 2023 gli sono stati sequestrati 40 milioni di euro. È l’immancabile uomo che gestisce gli affari della Wip Finance, misteriosa società anonima svizzera”. 

Le opposizioni incalzano sul caso Almasri: la Meloni riferisca in Parlamento

Continuare a tenere alto il pressing su Giorgia Meloni chiamandola direttamente in causa sulla vicenda Amrasi: è questa la linea scelta dalle opposizioni. I contatti fra i vertici di PdM5S e AVS sono continui: Elly Schlein ha avuto un nuovo un faccia a faccia con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni nel Transatlantico della Camera, dove mercoledì si sono ritrovati poco prima di convocare la conferenza unitaria durante la quale hanno chiesto alla premier di riferire in Aula. Ventiquattro ore dopo è stato il ministro Matteo Piantedosi a presentarsi a Palazzo Madama per rispondere al question time: premettendo che il Governo terrà un’informativa più completa la prossima settimana, il titolare del Viminale ha sottolineato che Almasri “era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte penale internazionale”. Dunque, spiega “ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza”. La reazione delle opposizioni è un misto di incredulità e indignazione. La segretaria del Pd si rivolge direttamente alla presidente del Consiglio dicendo che “Giorgia Meloni deve venire a rispondere in Aula perché’ in questa pessima vicenda non è possibile che non ci fosse un coinvolgimento diretto di Palazzo Chigi”. 

Poi attacca: “Meloni la smetta di nascondersi dietro ai suoi Ministri, si prenda la responsabilità di venire a chiarire quello che è accaduto e perché lei che aveva dichiarato guerra ai trafficanti di esseri umani ha lasciato che ne fosse liberato uno in Italia e che fosse riportato in Libia a bordo di un aereo italiano”. Giuseppe Conte lascia ai parlamentari delle Commissione Esteri e Difesa di Camera e Senato il compito di rispondere al ministro Piantedosi; “Lascia esterrefatti il muro di silenzio e ipocrisia dietro cui il governo Meloni si è trincerato”, sottolineano i Cinque Stelle, “E suona francamente una presa in giro a tutti i cittadini la bugia del ministro dell’Interno Piantedosi su Almasri espulso perché pericoloso: è stato portato al sicuro con un volo di Stato dei servizi segreti, il che è tutta un’altra cosa. Il suo volto sorridente sotto la scaletta del Falcon a Tripoli parla chiaro”. Nicola Fratoianni rilancia anche lui sulla premier e sotto Palazzo Chigi con Angelo Bonelli ha improvvisato un sit-in contro quella che considerano una “vergogna di Stato”. 

Prosegue il confronto nel Pd su Jobs Act. Prodi insiste per l’azione

La legislatura è al giro di boa, non ci sono appuntamenti elettorali imminenti, la situazione si presta ad aprire una fase nuova per il Pd. È questa consapevolezza dentro il partito che nelle ultime settimane ha inviato segni inequivocabili alla segretaria Elly Schlein, l’ultimo quello sul referendum abrogativo del Jobs Act, che vede sul piede di guerra i riformisti e cattolici protagonisti del doppio appuntamento del 18 gennaio, a Milano e Orvieto, a dire Graziano Delrio, promotore del convegno di Milano che ha tenuto a battesimo l’associazione Comunità Democratica, e il debuttante in politica Ernesto Maria Ruffini, si è detto contrario al referendum ricordando che lui era Ministro del governo Renzi quando il Jobs Act fu varato. Una contrarietà a “titolo personale”, sottolinea Delrio: “Noi abbiamo approvato il Jobs Act per il superamento di diverse carenze nella difesa dei diritti dei lavoratori: le dimissioni in bianco, i cocopro, la precarietà, ed era previsto già da allora anche il salario minimo, battaglia del Pd”, posizione, in contrasto con la linea della segretaria. 

Voterà contro il Jobs Act anche Marco Sarracino, deputato e membro della segreteria dem, convinto che il referendum rappresenti l’occasione per “sanare le ferite” che la stagione Renzi ha aperto nel rapporto fra Pd e mondo del lavoro, della scuola e del sindacato. “Oggi il Pd sta progressivamente ritrovando credibilità con chi non solo aveva smesso di credere in noi ma ci identificava come la causa del problema. I referendum sono un’opportunità per sanare definitivamente quelle ferite”. Ed è lo stesso Sarracino a ricordare che tutti candidati alla segreteria Pd allo scorso congresso (Elly SchleinStefano BonacciniPaola De Micheli e Gianni Cuperlo) si erano espressi a favore di un superamento del Jobs Act, alla luce delle sentenze della Consulta che ne hanno smontato l’impianto. La partita per il Pd e la sua leader si è fatta in salita con la bocciatura arrivata dalla Consulta sui quesiti riguardanti l’Autonomia. Mancherà, quindi, quell’effetto traino sul quale i promotori e sostenitori del referendum sul lavoro contavano per raggiungere il quorum. Il confronto sul Jobs Act non esaurisce, tuttavia, le questioni sul tavolo della segretaria. 

Anche all’interno della sinistra dem c’è chi, per ragioni in qualche misura simili a quelle dei riformisti e cattolici, chiede di aprire una discussione dentro il partito. Particolarmente attivo è Romano Prodi che a più riprese ha ribadito: “Siamo in un passaggio, occorre prepararsi a un eventuale riacquisto del governo e la struttura e l’organizzazione attuale non bastano”. Un’indicazione di lavoro che Prodi torna a offrire alla segretaria, al partito e a tutto il centrosinistra spiegando che quando “si apre il dibattito sul nuovo non si pensa più a come stanno le cose oggi, ma se tra due anni riusciamo a fare una coalizione che possa arrivare al Governo”. La questione si sposa in qualche modo con quella di Andrea Orlando, l’ex ministro tra gli esponenti della sinistra dem che prende sul serio la richiesta dei centristi di aprire una discussione sulla cultura politica del Pd. La questione, per Orlando, non è cultura laica e socialista contro cultura cattolica, quanto l’approccio al mercato e al modello di sviluppo. 

Il Ministro Foti fa il punto su Pnrr e obbiettivi di mandato

Al 31 dicembre 2024 gli obiettivi del Pnrr raggiunti dall’Italia sono 337, pari al 54% del totale di 621. “Siamo a 61 miliardi di euro di spesa, abbiamo tre rate di fronte a noi da poter richiedere e 284 obiettivi da raggiungere”: il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, che ha preso il posto del Commissario europeo Raffaele Fitto, ha illustrato alle Commissioni per le politiche Ue di Camera e Senato le linee programmatiche per il suo dicastero. Il Piano di ripresa e resilienza, osserva, “è evidente che sia un impegno che deve essere svolto con la massima attenzione, evitando facili entusiasmi per poi trovarsi con cocenti delusioni”. E ricorda che l’Italia è il primo Paese ad aver chiesto la sesta e la settimana rata: “Quando quest’ultima sarà liquidata avremo raggiunto 140 miliardi e oltre a nostra disposizione”. 

Lo scenario internazionale con cui il vecchio continente è chiamato a confrontarsi è complesso. “Siamo in presenza di un mondo che appare caotico. C’è tanta carne al fuoco”, scandisce l’esponente di Fdi. In questo contesto, sostiene, “l’Europa deve rappresentare un punto di ragione rispetto al sistema di altri Continenti”. Ma per giocare un ruolo di rilievo ed essere forte all’esterno “deve dimostrarsi coesa al suo interno”. Intanto, l’Unione deve trovare coesione sulla competitività: il report di Draghi “mette a nudo alcune verità che si era portati a non voler ammettere”, afferma il Ministro, chiedendo di dare certezze alle imprese. Da dove partire? “Dobbiamo cercare, senza chiudersi in recinti, di porci il problema dei 300 miliardi che i popoli europei investono fuori dall’Europa e trovare formule di partecipazione di capitale che possano impegnare quelle risorse per rafforzare il sistema economico europeo”. 

L’esponente di FdI non sfugge dal tema del Green Deal: non lo nomina esplicitamente, parla di “decarbonizzazione” e ripete la posizione del governo Meloni: “E’ una strategia che deve vedere oggi un punto di equilibrio tra la neutralità climatica e la neutralità tecnologica”. Tradotto: bene gli obiettivi del net zero, ma su come arrivarci lo decidano i singoli Paesi, anche perché bisogna fare i conti con la Cina che “è diventata una superpotenza manifatturiera mondiale” e con la nuova amministrazione Trump. Su questo, invita a concentrarsi sul trovare i modi per confrontarsi: “Dobbiamo avere una strategia europea a riguardo”, avverte. Nelle linee programmatiche, spazio anche alla politica di Difesa. Su questo Foti è chiaro: deve essere “coltivata, ma gli investimenti non possono andare a incidere sul welfare”. La proposta è puntare sui bond: “Discutere sulla possibilità di emettere obbligazioni europee per la difesa penso sia da inserire in agenda, insieme al tema dell’industria”. E per rendere competitivo il sistema industriale “il tema dell’energia non può essere eluso”, chiosa. Perché “mai come in questo mandato sarebbe importante raggiungere l’obiettivo di una politica europea che è stata finora la sommatoria di politiche degli Stati piuttosto che una politica di sistema”. 

Sarà un altro fine settimana di scioperi nei trasporti

“Importanti ripercussioni sul servizio ferroviario” e pure possibili “cancellazioni” di Frecce, Intercity e Regionali: è il bollettino del gruppo Fs che preannuncia un altro weekend nero per i viaggiatori italiani. Il motivo: lo sciopero del personale delle ferrovie lanciato da alcune sigle sindacali autonome, tra cui Usb. L’agitazione si protrarrà dalle ore 21.00 di sabato 25 fino alle 21.00 di domenica 26, ventiquattro ore esatte ma i cui “effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine” dello sciopero, avverte ancora Fs. Si tratta dell’ennesimo disagio per un settore che ormai da inizio anno non trova pace, e non solo per gli scioperi. Solo nelle ultime ore ci sono stati rallentamenti sulla linea Roma-Cassino per “accertamenti tecnici sulla linea” e sull’alta velocità Napoli-Roma per via di un “inconveniente tecnico elettrico dovuto al gestore dell’energia”. Poi per ben due volte – prima alle 15.30 e, poi, alle 19 – il traffico dei treni nel Nodo di Firenze ha dovuto subire una frenata per la presenza di “persone non autorizzate in prossimità dei binari” vicino a Campo di Marte. 

Il ministro competente Matteo Salvini nel corso delle sue informative urgenti alla Camera e al Senato degli scorsi giorni ha parlato di come le ferrovie italiane siano sotto scacco per un susseguirsi “episodi oggettivamente sconcertanti” che si protraggono dallo scorso 28 novembre. Risale a quella data un incendio doloso che avrebbe colpito 17 veicoli nella sede legale di Italferr, azione poi rivendicata da “frange anarchico-insurrezionaliste”, ha detto il vicepremier. Alla luce di tutto questo è stata aumentata la sorveglianza e si è invitato il personale di Rfi a segnalare anomalie. Ora toccherà capire se gli episodi di oggi rientrino nei presunti sabotaggi. Quanto alle agitazioni, nella sua informativa Salvini aveva toccato anche questo tema: “Nel 2024 il settore dei trasporti ha registrato 626 scioperi, più di uno al giorno”, contro cui “in più di una occasione sono intervenuto” con la precettazione.

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