Librerie header-only? Forse! – come scrivere una libreria header-only in C
Holland March: Alla fine nessuno si è fatto male. Jackson Healy: A me sembra di sì... Holland March: Nel senso che sono morti in fretta, non è che si sono fatti male.
Ebbene si, oggi parleremo di un argomento abbastanza inusuale e poco conosciuto del C (almeno per quello che mi riguarda): le librerie header-only. Come vedremo più avanti questo è un argomento un po’ controverso e (forse) di dubbia utilità, ma per evitare gli strali dei fan (ce ne sono) di questo tipo di librerie ho deciso che questo sarà un articolo del tipo “Forse!” invece che un “No, grazie!” (a proposito, di “No, grazie!” ne ho scritti un po’, li potete trovare qui, qui, qui, qui, qui e qui, mentre un esempio di “Forse!”, o meglio, era uno “Scusate”, lo trovate qui). L’argomento dell’articolo, tra il serio e il faceto, si intona con il bel film The Nice Guys del bravo Shane Black, un film brillante di quelli che Hollywood anticamente sfornava a ripetizione, ma che ora non sanno quasi più fare…
E cosa sono le queste librerie header-only? Ok, partiamo dalle basi (Linux, eh! Ma anche in altri S.O. funziona più o meno allo stesso modo): qui stiamo per parlare di librerie di sviluppo (su Linux, famiglia Deb, sono i pacchetti *-dev), che sono quelle che servono per realizzare una applicazione. Normalmente (anzi canonicamente) una libreria di sviluppo si distribuisce (semplificando un po’) attraverso due file:
- Un header-file (un *.h) che contiene i prototipi delle funzioni disponibili più la definizione di eventuali strutture dati tipiche della libreria: questo permette di scrivere e compilare una applicazione che usa quello che mette a disposizione la libreria.
- Un lib-file (un *.a o un *.so), che è una versione compilata dei file di implementazione (i *.c) che compongono la libreria. Questo lib-file può avere formato a link statico (*.a) o dinamico (*.so): grazie a questo si può linkare ed eseguire la applicazione che usa la libreria. Quindi quando si distribuisce la applicazione in formato eseguibile bisogna anche distribuire la libreria associata.
- La libreria da distribuire avrà varie versioni in base a tipo/versione del S.O. della macchina su cui si vuole installare e usare.
Come si può intuire (e se no che lo scrivo a fare questo articolo?) c’è anche una maniera “non canonica” di distribuzione, ed è proprio quella delle librerie header-only:
- Si distribuisce un solo file, un header-file un po’ strano che contiene prototipi, strutture dati e anche implementazioni! Questo header si deve includere in tutti i file del progetto che usano funzioni e/o strutture dati della libreria.
- Si compila e via! Si può eseguire l’applicazione linkando solo le (eventuali) altre librerie necessarie all’applicazione. Quindi quando si distribuisce la applicazione in formato eseguibile non c’è bisogno di distribuire anche la libreria associata.
- La portabilità è buona: una libreria header-only è, a tutti gli effetti, un file sorgente, quindi se si riesce a compilare sarà perfettamente compatibile con la macchina che stiamo usando (eventuali problemi verranno dopo, per distribuire la sola applicazione precompilata ed eseguibile).
- Notare che alcune delle librerie header-only disponibili in rete usano alcuni trucchi (basati sulla definizione di alcune macro ad-hoc) per far si che uno solo dei file *.c (del progetto che userà la libreria) includa la parte di implementazione del header-file, mentre gli altri *.c includeranno solo la lista dei prototipi contenuta nell’header-file. In questo caso si dovrebbe parlare di librerie pseudo-header-only, che non sono l’argomento di questo articolo: qui parleremo solo di quelle “vere”.
Apparentemente questo metodo di distribuzione è interessante, ma non è oro tutto quello che luccica: in letteratura tecnica sono riportati alcuni difetti:
- In un grande progetto con molti sorgenti *.c che includono la libreria header-only una modifica a quest’ultima provocherà un notevole allargamento dei tempi di compilazione (l’header verrà ricompilato n-volte). Con la potenza delle macchine attuali questo potrebbe non essere un gran problema (anche se non bisogna sottovalutarlo: alcuni progetti sono veramente grandi e comprendono migliaia di sorgenti).
- Per evitare gli ovvi errori di ridefinizione in compilazione si fa grande uso (come vedremo più avanti) di storage classes di tipo static e/o static inline: questo provoca una crescita notevole del codice macchina generato, un problema difficilmente ottimizzabile dal compilatore.
Due problemi da niente, no?
E vabbé, è ora di dare un esempio reale (ultra-semplificato) di un progetto che usa una libreria header-only; il progetto include:
- mylib.h: la libreria header-only (è una “vera”, senza i trucchi citati sopra).
- test1.c: un sorgente C che definisce una funzione fun1() che usa internamente una funzione della libreria mylib.h.
- test2.c: un sorgebte C che definisce una funzione fun2() che usa internamente una funzione della libreria mylib.h.
- test.c: un sorgente con un main() che chiama le funzioni definite in test1.c e test2.c.
Vai col codice!
// mylib.h - una libreria header-only #include <stdio.h> #ifdef STATICINLINE #define MY_API static inline #define MY_API_STR "static inline api" #elif defined STATIC #define MY_API static #define MY_API_STR "static api" #elif defined INLINE #define MY_API inline #define MY_API_STR "inline api" #elif defined EXTERN #define MY_API extern #define MY_API_STR "extern api" #else #define MY_API #define MY_API_STR "api" #endif // libfun1 - una funzione generica della libreria MY_API void libfun1(void) { printf( } // libfun2 - una funzione generica della libreria MY_API void libfun2(void) { printf( }
// test1.c - modulo per il test della libreria header-only mylib #include "mylib.h" void fun1(void) { // chiamo una funzione della libreria header-only mylib libfun1(); }
// test2.c - modulo per il test della libreria header-only mylib #include "mylib.h" void fun2(void) { // chiamo una funzione della libreria header-only mylib libfun2(); }
// test.c - main di test della libreria header-only mylib // test - funzione main int main(void) { extern void fun1(void); extern void fun2(void); // chiamo le funzioni dei moduli test1 e test2 fun1(); fun2(); return 0; }
Come sempre il codice è ben commentato, però in questo caso qualche spiegazione è doverosa: a parte le espressioni condizionali iniziali (che vedremo più avanti) il meccanismo di avere prototipi e definizioni in mylib.h è semplice e abbastanza chiaro, no ? Quindi visto che test1.c e test2.c includono mylib.h possono chiamare, rispettivamente, libfun1() e libfun2() internamente alle funzioni globali fun1() e fun2(). Dopodiché test.c, che non ha bisogno di includere mylib.h, chiama le funzioni globali fun1() e fun2(): tutto abbastanza lineare.
Ma l’inclusione in più sorgenti di uno strano header-file con prototipi e implementazioni non è triviale, e quindi bisogna scegliere accuratamente le storage classes delle funzioni, perché gli errori di ridefinizione sono dietro l’angolo. Il meccanismo che permette il funzionamento è, come anticipato sopra, quello che si vede nelle prime linee di mylib.h, dove ho messo alcune espressioni condizionali che permettono di testare e mostrare le varie maniere operative. Poi, una volta capito il meccanismo, mylib.h si può semplificare togliendo tutti i condizionali e lasciando solo il tipo di storage classes scelto.
Vediamo, allora, cosa succede compilando (e, se possibile, eseguendo) la nostra applicazione:
aldo@Linux $ gcc test.c test1.c test2.c -o test -DSTATICINLINE aldo@Linux $ ./test static inline api: sono libfun1 static inline api: sono libfun2 aldo@Linux $ gcc test.c test1.c test2.c -o test -DSTATIC aldo@Linux $ ./test static api: sono libfun1 static api: sono libfun2 aldo@Linux $ gcc test.c test1.c test2.c -o test -DINLINE /usr/bin/ld: /tmp/ccdLwOwW.o: in function `fun1': test1.c:(.text+0x9): undefined reference to `libfun1' /usr/bin/ld: /tmp/ccK47RcM.o: in function `fun2': test2.c:(.text+0x9): undefined reference to `libfun2' collect2: error: ld returned 1 exit status aldo@Linux $ gcc test.c test1.c test2.c -o test -DEXTERN /usr/bin/ld: /tmp/ccNPBHJP.o: in function `libfun1': test2.c:(.text+0x0): multiple definition of `libfun1'; /tmp/cczGXRP8.o:test1.c:(.text+0x0): first defined here /usr/bin/ld: /tmp/ccNPBHJP.o: in function `libfun2': test2.c:(.text+0x33): multiple definition of `libfun2'; /tmp/cczGXRP8.o:test1.c:(.text+0x33): first defined here collect2: error: ld returned 1 exit status aldo@Linux $ gcc test.c test1.c test2.c -o test /usr/bin/ld: /tmp/cc5t0uT9.o: in function `libfun1': test2.c:(.text+0x0): multiple definition of `libfun1'; /tmp/ccLox6Tj.o:test1.c:(.text+0x0): first defined here /usr/bin/ld: /tmp/cc5t0uT9.o: in function `libfun2': test2.c:(.text+0x33): multiple definition of `libfun2'; /tmp/ccLox6Tj.o:test1.c:(.text+0x33): first defined here collect2: error: ld returned 1 exit status
Come si nota il programma si compila ed esegue regolarmente solo nei modi STATICINLINE e STATIC: la parola chiave è, in entrambi i casi static, perché definendo così le funzioni la definizione resta limitata al singolo file che include mylib.h, quindi non ci sarà nessun errore di ridefinizione (ma si cade nel problema descritto sopra: una crescita del codice macchina risultante). Aggiungendo a static anche il function specifier inline, il risultato non cambia: funziona bene e, inoltre, il compilatore cerca, se possibile, di “inlineare” la funzione (e anche in questo caso si cade nello stesso problema descritto sopra, però l’eseguibile potrebbe essere più efficiente). Notare che le funzioni mostrano anche il tipo di interfaccia MY_API in uso, ottenuta dalla macro MY_API_STR di mylib.h.
E cosa succede compilando coi modi INLINE, EXTERN e “senza modo”? Succede che ci sono errori di compilazione, quindi non possiamo neanche eseguire. Nel modo INLINE (senza static) notiamo che la funzione non viene resa disponibile al linker, e quindi abbiamo degli errori del tipo “undefined reference to libfun1”: il linker ha bisogno, per questo tipo di librerie della parola magica static. Nei modi EXTERN e “senza modo” abbiamo, invece, degli errori del tipo “multiple definition of libfun1”, che indicano che, chiedendo un linkaggio di tipo extern (o senza tipo) e fornendo poi la funzione ogni volta che si include mylib.h si verifica il problema di avere multiple definizioni. Come previsto.
È tutto chiaro? Spero di si.
E qui ci sta bene aggiungere qualche considerazione personale, perché non ho ancora detto se considero buone o cattive le librerie header-only (magari l’ho fatto intuire, però): devo ammettere che non mi piacciono, perché le considero una forzatura del linguaggio: il fatto che, con le dovute accortezze, si riesca a farle digerire al compilatore e al linker, non significa che sia una buona idea usarle.
E poi inserire la definizione di una funzione dentro un header-file è più roba da C++ (il lato oscuro della forza): li è abbastanza usuale che in un header-file ci sia, all’interno della definizione di una classe, anche il codice dei metodi (questo è Ok ma non mi piace: io preferisco scriverlo nel file di implementazione della classe); per non parlare poi dei (famigerati) template, dove è addirittura obbligatorio (o perlomeno molto raccomandabile) avere “tutto” (class template e codice dei metodi) in un solo header-file. Anche per questo i compilatori C e C++ trattano in maniera un po’ differente le storage classes descritte sopra. Conclusione: se proprio vi piacciono le librerie header-only passate al C++, ah ah ah.
Per oggi può bastare, sono contento di avere scritto un nuovo articolo del tipo “Forse!”, perché su alcuni argomenti non è necessario essere troppo radicali… ma su altri si, quindi aspettatevi qualche altro “No, grazie!” in futuro! E non trattenete il respiro nell’attesa, mi raccomando!
Ciao, e al prossimo post!
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