Pnrr, Butti: “Raggiunti il 50% degli obiettivi per la PA Digitale. A lavoro sul cloud federato nazionale”. Può aiutare in caso di nuovi cyber-crash?
Ad oggi il Dipartimento per la trasformazione digitale “ha raggiunto tutte le milestone previste dal Pnrr, e 34 dei 67 obiettivi previsti entro la fine del 2026, ovvero il 50%”.
Il dato è stato comunicato al Parlamento da Alessio Butti, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione.
Quali gli altri traguardi del Governo, e in particolare del Dipartimento per la trasformazione digitale sulla PA digitale?
Per l’accesso ai fondi PNRR, sono state coinvolte, attraverso la piattaforma PA digitale 2026, oltre le 17mila Pubbliche amministrazioni, centrali e locali, con la presentazione di 57mila progetti di digitalizzazione.
Infrastrutture di rete, persistere di divari come quello tra aree urbane e rurali. Copertura 5G al 99%
Mentre sulle reti di connettività, Butti ha fatto notare che “a parere della Commissione la tabella di marcia del nostro Paese mostra, in sintesi, ‘ambizione e volontà“. Il riferimento è all’ultimo report sullo stato di avanzamento del Digital Decade. “All’Italia”, ha aggiunto, “viene riconosciuta la significativa espansione delle proprie infrastrutture di rete, rafforzata da quanto stiamo facendo con il PNRR“.
Il rapporto evidenzia il persistere di divari come quello tra aree urbane e rurali, ma anche l’ambizione italiana di raggiungere il 100% di copertura con reti VHCN (Very High Capacity Network) entro il 2026: un traguardo anticipato rispetto all’obiettivo UE del 2030. La Commissione Ue cita per questo la Strategia italiana per la banda ultra-larga 2023-2026 e gli importanti Piani di investimento sulle reti ultraveloci finanziati dal PNRR.
Inoltre, secondo il report l’Italia continua ad essere un Paese leader nella copertura generale del 5G (99,5%), confermandosi sopra la media UE (89,3%). Nella stessa sezione il rapporto riconosce anche l’importanza delle iniziative sulla resilienza e sulla sicurezza cyber di imprese e PA, evidenziando il ruolo di attori come l’ACN.
“A lavoro sul cloud federato nazionale”
Mentre per raggiungere, almeno a provarci, l’autonomia tecnologica del Paese, il controllo sui dati e la resilienza dei servizi digitali, il Sottosegretario continua a lavorare alla realizzazione del cloud federato nazionale.
“A livello operativo il Dipartimento”, ha detto Butti, “anche attraverso un intenso dialogo con Regioni e Province autonome, è impegnato nello sviluppo di un modello di cloud federato nazionale, valorizzando le risorse locali in sinergia con il Polo Strategico Nazionale (PSN)”.
Il riferimento è alle tante eccellenze dei data center e del personale nelle in-house ICT della pubblica amministrazione che possono sì contribuire con il PSN a rafforzare l’autonomia digitale del nostro Paese, garantendo la continuità operativa (business continuity) dei servizi digitali anche e soprattutto in caso di cyber-crash, come avvenuto il 19 luglio scorso e ieri. Questa volta il cloud di Microsoft è stato colpito da un cyber-attacco a cui si è aggiunto “un errore nell’implementazione delle difese” da parte dell’azienda. Questo errore ha amplificato l’impatto dell’attacco invece di mitigarlo.
L’Italia, infatti, ha appreso dal cyber-caos mondiale, che ha mandato in tilt 8,5 milioni di PC Windows, sia la fragilità delle infrastrutture critiche e dell’ecosistema del digitale in generale sia la dipendenza dalle tecnologie extra-Ue.
È giunto allora il momento di investire in tecnologie italiane e europee.
È il momento di dar vita a un vero cloud europeo, non come Gaia-X in cui alla fine sono presenti anche le big tech americane.
Creare un “backup sovrano”
Lodevole è la proposta di AIAD – Federazione Industrie Aerospazio Difesa e Sicurezza e in particolare del Comitato Cyber – di creare un “backup sovrano”.
Ecco, tecnicamente, di cosa si tratta.
“In questa ottica proponiamo che si stabilisca una norma di ‘backup sovrano’, prevedendo che – per l’attuazione delle misure di sicurezza di cui all’articolo 24 – i soggetti di cui alla direttiva CER che adottano tecnologia o servizi forniti da soggetti extra UE, acquisiscano anche la disponibilità di una tecnologia o di un servizio fornito da entità che hanno la sede legale, il management e gli asset all’interno dell’UE e che non siano soggetti a giurisdizioni di Paesi extra UE nell’ambito di quanto attiene alla fornitura di beni o servizi, anche in cloud, che assicurano la sicurezza cibernetica di entità critiche”.
La proposta del “backup sovrano” è stata indicata in audizione davanti alle commissioni riunite Affari costituzionali e Trasporti, Poste e TLC della Camera nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo Cybersecurity recante il recepimento della direttiva Ue Nis2, relativa a misure per un livello comune elevato di cybersicurezza.
La proposta, appoggiata dall’opposizione, verrà presa in considerazione sia dal “Governo sia dalle autorità preposte”, ha detto Enzo Amich (FdI) durante la votazione della Camera sullo schema di decreto legislativo con cui l’Italia andrà a recepire la NIS2 entro e non oltre il 17 ottobre prossimo.
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