Risiko nomine: il ‘caso De Mita jr’. Si può essere nominati amministratori di una società pubblica senza laurea?

Una premessa, nell’introdurre questo “dossier nomine” curato dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult per il quotidiano online “Key4biz”: non siamo integralisti e nemmeno talebani: non crediamo si debba necessariamente essere in possesso di un “pezzo di carta” per dimostrare nella vita capacità eccellenti, professionali e/o relazionali e/o politiche, sia nel bene sia nel male…

Basti citare – nel bene – il caso della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha soltanto un diploma di liceo linguistico, e – nel male – il caso recente di Aldo Spinelli, imprenditore “self-made man” protagonista dell’inchiesta per presunte corruzioni (intorno al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti), proprietario di uno yacht da 9 milioni di euro, che quasi si vanta di avere soltanto – come titolo di studio – la quinta elementare…

Ciò premesso, suggeriamo anzitutto la lettura dell’ultimo pamphlet del giornalista che da anni ci ha abituati ad inchieste serie ed approfondite e senza peli sulla lingua sulle italiche “caste” vecchie e nuove, immarscescibili, ovvero Sergio Rizzo, “Io so’ io. Come i politici sono tornati a essere intoccabili”, edito da Solferino (marchio editoriale del “Corriere della Sera”) a fine aprile.

Il libro passa al setaccio sprechi e storture della politica italiana di oggi (e ieri) e si pone quasi a mo’ di aggiornamento rispetto al best-seller del 2007, scritto da Rizzo assieme a Gian Antonio Stella, “La casta”. Il titolo romanesco del nuovo libro riprende la famosa battuta del “Marchese del Grillo” di Mario Monicelli (interpretato da Alberto Sordi), e deriva a sua volta dall’indimenticabile sonetto “Li soprani der monno vecchio” del poeta Giuseppe Gioachino Belli

Il “caso De Mita jr”, un esempio sintomatico ed emblematico della prevalenza del “capitale relazionale” su capacità e merito

Anche Rizzo affronta il caso “De Mita jr” nel suo libro: un personaggio a cui abbiamo prestato attenzione fin dal 2023, in occasione della sua nomina – ignorata completamente da tutti i media, a parte da IsICult sul quotidiano “Key4biz” che la segnalò in incredibile esclusiva – nel Consiglio di Amministrazione di Cinecittà (vedi “Key4biz” del 20 gennaio 2023, “Cinecittà: da Bettini a De Mita? Rai: in arrivo la Commissione di Vigilanza. Il Presidente sarà “in quota” m5s”, e del 22 marzo 2023, “Un De Mita nel cda di Cinecittà, intanto oggi sciopero delle troupe cinematografiche”). Giuseppe De Mita è stato formalmente nominato il 25 marzo 2023 (dopo che era stata sospesa l’assemblea convocata per il 19 gennaio 2023), in sostituzione del dimissionario Goffredo Bettini, a suo tempo cooptato dal Ministro “dem” Dario Franceschini.

Il nome di Giuseppe De Mita, unico figlio maschio (ha tre sorelle) del famoso leader della Democrazia Cristiana Ciriaco De Mita (da non confondere con l’omonimo Giuseppe, politico di professione, che è invece un nipote di Ciriaco), è riapparso nelle cronache italiche l’anno scorso, allorquando fu candidato da una strana cordata al ruolo di Amministratore Delegato della cosiddetta “cassaforte” dello sport italiano, la società pubblica Sport e Salute. Alcuni osservatori commentarono che la candidatura non risultò vincente perché in itinere si scoprì che De Mita jr non aveva la laurea…

Dato che nelle ultime settimane, il nome di Giuseppe De Mita, già nel cda di Cinecittà, è riapparso nelle lande di via Tuscolana (sede di Cinecittà) addirittura come possibile Amministratore Delegato (al posto di Nicola Maccanico) ovvero Presidente (al posto di Chiara Sbarigia), ci siamo domandati se questo “requisito” fosse previsto per legge o fosse presente nello statuto di Cinecittà, oltre che di Sport e Salute.

Non è così. Questo vincolo (pre-requisito?!) non è né nello statuto di Sport e Salute spa, né nello statuto di Cinecittà spa.

Può sembrare incredibile (ma – suvvia – nemmeno tanto… commenterebbe sorridendo Sergio Rizzo), ma in effetti la attuale normativa italica non prevede questo specifico pre-requisito per essere nominati amministratori di una società pubblica.

Alcuni osservatori sostengono che peraltro una esperienza a Cinecittà consentirebbe a Giuseppe De Mita di candidarsi con successo, alla prossima tornata, alla guida di Sport e Salute, dato che, a quel punto, potrebbe vantare una esperienza triennale come amministratore di un’altra società pubblica. Si segnala che lo Statuto di Sport e Salute spa (nella versione aggiornata il 2 ottobre 2023), all’articolo 11, prevede in effetti che:

Gli Amministratori devono essere scelti secondo criteri di professionalità e competenza tra persone che abbiano maturato un’esperienza complessiva di almeno un triennio attraverso l’esercizio di: a) attività di amministrazione o di controllo ovvero compiti direttivi presso imprese, ovvero, b) attività professionali o di insegnamento universitario in materie giuridiche, economiche, finanziarie o tecnico-scientifiche, attinenti o comunque funzionali all’attività di impresa, ovvero, c) funzioni amministrative o dirigenziali, presso enti pubblici o pubbliche amministrazioni, operanti in settori attinenti a quello di attività dell’impresa, ovvero presso enti o pubbliche amministrazioni che non hanno attinenza con i predetti settori purché le funzioni comportino la gestione di risorse economico-finanziarie”.

Si noti: la laurea non è un pre-requisito.

Incredibile, ma vero: le legge italiana non richiede la laurea per essere nominati alla guida di una società pubblica

D’altronde, Cinecittà, col suo bilancio di “soltanto” poco più di 40 milioni di euro l’anno, è poca cosa rispetto ai circa 400 milioni di euro di contributi pubblici che gestisce Sport e Salute… Un rapporto – a livello economico – di 10 ad 1, tra Sport e Salute spa e Cinecittà spa.

Ma, insomma… suvvia, per “far carriera”… anche via Tuscolana può essere utile…

A proposito di… curriculum Giuseppe De Mita può vantare – professionalmente – di essere stato Addetto Stampa e poi ex Dg della Lazio (ai tempi di Sergio Cragnotti), Direttore Generale di Gea World spa (impresa di gestione contrattuale e commerciale di atleti, fondata assieme – tra gli altri – a Chiara Geronzi, figlia del grande boss di Capitalia Cesare Geronzi, avventura finita nelle sabbie mobili di “Calciopoli”) e – relazionalmente – testimone di nozze di Marco Mezzaroma (cognato di Claudio Lotito), quindi amico di Giorgia Meloni (alcuni sussurrano che il De Mita jr sia stato accreditato nei confronti del Ministro Gennaro Sangiuliano personalmente dalla sorella della premier, Arianna)…

Scriveva il 27 luglio 2023 Lorenzo Vendemiale sul quotidiano “il Fatto”: “un nome che il ministro Andrea Abodi aveva più che altro subito dai piani alti del governo, salvo poi dover accantonare per i requisiti (gli mancava il titolo di laurea previsto dalla legge), nonché alcuni ragionamenti di opportunità (troppi interessi nel settore degli eventi sportivi)”.

Crediamo che la questione di “opportunità” non sia stata in verità – nemmeno questa – determinante, basti ricordare il caso eclatante del Ministro della Difesa Guido Crosetto, azionista di società di “lobbying” per l’industria delle armi…

Abbiamo voluto approfondire: la candidatura di De Mita jr alla guida di Sport e Salute spa è stata evidentemente accantonata, ma non per l’assenza di un requisito non previsto dalla legge (questione riportata peraltro da diverse altre testate giornalistiche). Dopo sei mesi di “tira-e-molla” di querelle infra-maggioranza, a fine luglio dell’anno scorso è stato nominato Marco Mezzaroma (vedi supra) Presidente di Sport e Salute, ed è stato promosso come Ad Diego Nepi Molineris, già Direttore della società da diversi anni. Va segnalato che il De Mita jr è stato comunque nominato, qualche settimana fa, consulente di marketing della società…

A proposito di nomine, tra Cinecittà e Rai…

Come abbiamo segnalato su queste colonne (vedi “Key4biz” del 17 maggio 2024, “Ritardi su ritardi, tra Rai e cinema: tutto rimandato al post-elezioni europee”), anche le nomine dei nuovi consigli di amministrazione della Rai e di Cinecittà sono state “rimandate” al post-elezioni europee.

Qualche giorno fa, è stata pubblicata la settima edizione del VII Rapporto “Nomine 2024. Le società del Mef e i rinnovi di consigli di amministrazione e collegi sindacali” curato dal centro studi CoMar (la precedente edizione era stata segnalata anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 16 marzo 2023, “Nomine pubbliche. La mappa delle cariche da rinnovare. Tutte le caselle. Nuovo Report del Centro Studi CoMar”).

Nell’ambito cultural-mediale, sono soltanto 2 le società pubbliche i cui vertici verranno presto rinnovati: la Rai e Cinecittà, giustappunto, che rappresentano poco più del 1 % del totale delle ben 122 società partecipate dal Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) Pochi “posti” (7 in Rai, 5 a Cinecittà) a fronte delle imminenti 694 nomine, 12 poltroncine soltanto…

Secondo le elaborazioni di CoMar (basate su documenti ufficiali), il rinnovo degli organi amministrativi delle società del Mef previsto nei prossimi mesi riguarderà infatti ben 694 persone, per 154 organi sociali di 122 partecipate.

Delle 122 società, 19 sono a controllo diretto e 103 a controllo indiretto; dei 154 organi sociali, 89 sono consigli d’amministrazione e 65 collegi sindacali; le 694 persone sono ripartite fra 424 consiglieri e 270 sindaci…

Le “poltrone” più ambite possono essere considerate quelle dei cda di Cdp alias Cassa Depositi e Prestiti (9 posti tra quota del Mef e delle fondazioni bancarie), oggi guidata da Giovanni Gorno Tempini (Presidente) e Dario Scannapieco (Ad), delle Ferrovie dello Stato (7 poltrone, tutte del Mef), oggi guidate da Nicoletta Giadrossi (Presidente) e Luigi Ferraris (Ad), dell’Anas (4 posti, controllata al 100 % da Fs), guidata dal generale Edoardo Valente (Presidente) e da Aldo Isi (Ad)…

Quasi tutti i consiglieri in scadenza (generalmente decadono con l’approvazione del bilancio di esercizio 2023, e quindi entro il 30 giugno 2024) sono stati nominati tre anni fa, durante il governo Draghi, appoggiato da tutti i partiti tranne Fratelli d’Italia.

Si prevedono per questa ragione molti cambiamenti, essendoci una nuova maggioranza guidata proprio da Fdi.

Il “Risiko” di breve periodo (fine giugno 2024) riguarda almeno 500 poltrone

È evidente che i partiti hanno concordato sull’esigenza di attendere l’esito delle elezioni dell’8 e 9 giugno, al fine di “aggiornare” i pesi spartitori che andranno applicati in funzione del proprio risultato nelle urne, per mettere in scena per l’ennesima volta la logica del mitico testo sacro della lottizzazione partitocratica ovvero il “manuale Cencelli”…

È anche vero che comunque l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, nel suo primo anno, non è stato proprio fermo: secondo alcune elaborazioni proposte ad inizio dicembre dell’anno scorso dal quotidiano online “Open”, ben 300 “poltrone” sono state già simpaticamente assegnate…

Scriveva Felice Florio l’8 dicembre 2023, in un articolo intitolato “Le 1024 nomine del governo Meloni: ogni giorno, tra Cdm e Cda delle partecipate, hanno ricevuto un nuovo incarico 2,5 persone”:

i politici devono vincere le elezioni per governare. Ai nominati, invece, basta trovarsi nel posto giusto con l’esecutivo in carica giusto. Si dirà che è il merito a guidare le scelte sulle poltrone da riempire. Lungi dal mettere in discussione la bravura dei nominati, tra le designazioni fatte nel 2023 ne emergono alcune che hanno caratteristiche singolari: un cognome di peso, una candidatura sfortunata, una simpatia personale o politica. Tra le pieghe delle nomine si può scorgere la ‘Comédie humaine’ del potere italiano. E al gran galà delle investiture, quest’anno, l’unico invitato è stato il centrodestra. Nei primi 410 giorni del governo, dal 22 ottobre al 2022 al 6 dicembre 2023, sotto l’egida di Giorgia Meloni sono state effettuate 1.024 nomine dirette o indirette. Includendo lo spostamento di prefetti, le promozioni di militari e l’affidamento di compiti diplomatici per il personale della Farnesina, ogni 24 ore, sono state investite di un nuovo ruolo circa 2,5 persone. Durante i Consigli dei Ministri, dal primo al sessantunesimo, 392 nomi sono stati designati per i posti più disparati nelle maglie della burocrazia, degli enti pubblici e delle partecipate. A questi, si aggiungono 22 nomine passate per i rami del Parlamento, mentre 610 nomine rientrano nel grande capitolo delle società partecipate dal Ministero dell’Economia”.

Basti ricordare – nell’ambito culturale – che il Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) ha rinnovato i consigli di amministrazione di soggetti come il Maxxi (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo), il Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc), la Biennale di Venezia, soltanto per citare gli enti più importanti: su questo ed altro, l’Istituto italiano per l’Industria CulturaleIsICult sta elaborando un corposo dossier di analisi critica, che verrà presto pubblicato.

Va precisato che, per quanto riguarda Cinecittà spa, la procedura è per alcuni aspetti più complessa: lo Statuto prevede infatti che i consiglieri siano nominati da 2 soggetti diversi: dei 5 membri del Cda, 2 sono individuati dal titolare del Mef (uno dei quali assolve poi la funzione di Presidente), mentre gli altri 3 (uno dei quali con funzioni di Amministratore Delegato) sono individuati dal Ministro della Cultura.

Cooptazioni discrezionali ed oscure

Eppure va ricordata l’adozione del Dpcm del 26 luglio 2023, n. 125, ovvero del regolamento che ha modificato l’organizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze prevedendo, tra l’altro, la creazione del Dipartimento dell’Economia, con specifiche competenze anche in materia di partecipazioni societarie dello Stato.

Va anche segnalato che nella Legislatura in corso sono intervenute diverse modifiche normative in tema di società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, recanti sia misure relative agli assetti organizzativi di singole entità societarie, sia deroghe o innovazioni concernenti aspetti specifici della disciplina generale in materia: nel “perimetro” in qualche modo vicino al settore culturale, basti ricordare la trasformazione dell’Istituto per il Credito Sportivo (già presieduto dall’attuale Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Andrea Abodi, “in quota” Fratelli d’Italia) in una nuova società per azioni denominata “Istituto per il Credito Sportivo e Culturale spa”; la previsione della costituzione di una nuova società in-house, “Enit spa”, e la contestuale soppressione dell’ente pubblico Enit – Agenzia Nazionale del Turismo (la cui presidenza è stata affidata ad Alessandra Priante, scelta dalla Ministra del Turismo Daniela Santanché).

Così come Cinecittà spa è una società con “socio unico” il Mef ma con i “diritti dell’azionista” ceduti al Ministero della Cultura, Enit spa è una società controllata dal Ministero del Turismo i cui diritti sono attribuiti al Mef…

Si domanda Sergio Rizzo esemplificativamente nel succitato suo pamphlet “Io so’ io”, in particolare, se è opportuno che la presidenza dell’Istituto per il Credito Sportivo sia determinata da un Ministro (dello Sport) il cui precedente ruolo era giustappunto quello di Presidente dell’Ics, ma in fondo si tratta di un quesito ozioso, in un Paese nel quale la logica delle “sliding doors” è piuttosto frequente e diffusa, senza che nessuno (o quasi) gridi allo scandalo…

Si ricordi che il 13 aprile 2023, in occasione della prima tornata di nomine di controllate pubbliche, la Premier Giorgia Meloni ha dichiarato con orgoglio: “abbiamo valutato le competenze e non le appartenenze”.

Si ha ragione di ritenere che questo auspicio si sia concretizzato soltanto in parte.

Esistono “modelli virtuosi” di nomina delle società pubbliche?

Relativamente ai modelli di nomina, le procedure possono variare dal meccanismo di cooptazione alla candidatura spontanea dei soggetti a seguito dell’apertura delle posizioni a scadenze: nel primo caso, l’influenza politica nella scelta dei soggetti è maggiore, mentre nel secondo caso la nomina avviene analizzando i curriculum, nominando così soggetti che sono diversificati per genere, formazione e percorso professionale…

Sostanzialmente, nell’esperienza italica, è il primo modello a prevalere.

Si tratta di quel meccanismo di cooptazione discrezionale genericamente definito come selezione “intuitu personae”.

Pochi sanno che comunque anche il cittadino “qualsiasi” può candidarsi a questi ruoli. Sulla carta

È legge dello Stato un “Testo Unico” sulle Società Pubbliche ovvero “Partecipate” – il cosiddetto “Tusp” – approvato con il Decreto Legislativo n. 175 del 19 agosto 2016.

Il Testo Unico sulle Società Partecipate ha sostanzialmente cercato di stabilizzare le deroghe previste per le società pubbliche rispetto alla disciplina ordinaria prevista dal Codice Civile per le società commerciali in generale.

Il Testo Unico prevede l’obbligo di selezionare gli amministratori rispettando i criteri di onorabilità, professionalità e autonomia.

In effetti, fino alla pubblicazione del “Testo Unico” del 2016, la legislazione italiana s’era concentrata principalmente sui casi di “inconferibilità” e “incompatibilità” degli incarichi: esemplificativamente, uno sbarramento a coloro che hanno riportato condanne penali per reati dei pubblici ufficiali contro la Pubblica Amministrazione; oppure rispetto a coloro che hanno svolto incarichi in enti di diritto privato regolati o finanziati da amministrazioni pubbliche e hanno svolto attività professionali a favore di quest’ultimi; oppure che sono stati componenti di organi di indirizzo politico (come coloro, ad esempio, che hanno svolto il ruolo di Sindaco, Assessore o Consigliere)…

L’articolo 11 del “Tusp” del 19 agosto 2016 prevede:

Salvi gli ulteriori requisiti previsti dallo statuto, i componenti degli organi amministrativi e di controllo di società a controllo pubblico devono possedere i requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze”.

Va segnalato che l’invocato “decreto” ovvero il Dpcm (decreto da assumersi previa intesa con la Conferenza Unificata, ovvero la Conferenza Stato-Regioni), a distanza di 8 anni (otto!), non si è mai più concretizzato, quindi i requisiti richiamati restano allo stato di pio (e generico) intendimento!

Di fatto, dal 2016 al 2024, non è stato emanato il previsto decreto, e quindi la norma resta sostanzialmente inattuata…

Il processo di nomina delle società pubbliche italiane resta quindi indeterminato e informale

Oltre dieci anni fa era intervenuta anche una Direttiva del Mef, emanata il 24 giugno 2013, che fissava alcuni elementi, tra i quali i requisiti per l’eleggibilità degli amministratori ed una procedura per la selezione dei candidati a ricoprire il ruolo di amministratori. Questa Direttiva – denominata anche “Direttiva Saccomanni” (dal nome dell’allora titolare del Mef, Fabrizio Saccomanni, nel Governo Letta) – costituiva in realtà una risposta ad alcune indicazioni dettate dall’Ocse, organismo che aveva invitato l’Italia a provvedere all’introduzione di una procedura strutturata per la nomina degli amministratori nelle società pubbliche. La Direttiva era comunque anch’essa piuttosto generica, con formule del tipo “comprovata professionalità in ambito giuridico, finanziario o industriale”, o, ancora, “autorevolezza adeguata all’incarico”…

Scrive Martina Antinori in una brillante tesi di laurea discussa a fine accademico 2022-2023 con il Professor Marco Giuliani, intitolata “Le nomine nelle società partecipate pubbliche: la scelta tra professionisti o politici”, presso l’Università Politecnica delle Marche (Facoltà di Economia “Giorgio Fuà”):

le nomine pubbliche sono uno strumento fondamentale della governance pubblica. Il processo di nomina pubblica possiede dei vincoli che possono essere stabiliti attraverso accordi organizzativi. In particolare è necessario considerare due aspetti fondamentali: l’esistenza di standard e procedure; l’attore o gli attori che sono incaricati ad effettuare le nomine pubbliche. Relativamente al primo punto, gli elementi da considerare sono la trasparenza del processo, la sensibilizzazione dei media e dell’opinione pubblica e le descrizioni dettagliate delle mansioni con i requisiti professionali. La trasparenza si riferisce al fatto che i posti vacanti siano pubblicizzati apertamente, stimolando quindi le candidature da parte di un gruppo di persone più ampio e non solo legato da rapporti personali con i politici incaricati ad effettuare la nomina”.

Questi concetti sono sintetici quanto efficaci: si può sostenere che nessuno dei due criteri è stato rispettato per le due maggiori “fabbriche culturali” del Paese: se, per quanto riguarda la Rai, vi è in apparenza un pubblico invito a presentare candidature (ma si tratta di una sorta di farsa, come sostenuto dai 4 candidati – sui 72 aspiranti – al cda Rai nel ricorso che hanno presentato nelle scorse settimane di fronte al Tar del Lazio), per quanto riguarda Cinecittà, va rimarcato che né il Ministero della Cultura né il Mef hanno mai messo in atto procedure di pubblica “call” (e qualcuno ancora auspica che il Ministro Gennaro Sangiuliano corregga la rotta definita dai suoi predecessori, ultimo il “dem” Dario Franceschini).

A distanza di 8 anni dal “Testo Unico sulle Società Pubbliche” (Tusp), nessun Governo ha adottato il provvedimento attuativo che dovrebbe definire i criteri di “onorabilità”, “professionalità”, “autonomia” degli amministratori!

Abbiamo segnalato l’invocato “decreto” ovvero il Dpcm previsto dall’articolo 11 del “Tusp” del 19 agosto 2016 (decreto da assumersi previa intesa con la Conferenza Unificata, ovvero la Conferenza Stato-Regioni): a distanza di 8 anni (otto!), non si è mai più concretizzato.

I requisiti richiamati restano quindi allo stato di pio (e generico) intendimento!

Conferma di questo rilievo critico identificato da IsICult nella redazione del presente intervento, si ha nella ultima edizione del dossier della Camera dei Deputati (XIX Legislatura), “Società a partecipazione pubblica e ricognizione degli assetti organizzativi. Monitoraggio e controllo” (edizione n. 5) del febbraio 2024 (curato dal “Servizio per il Controllo Parlamentare”): ivi si legge a chiare lettere:

alla data di pubblicazione del presente dossier, non risultano ancora adottati alcuni provvedimenti attuativi del Tusp”, ed in particolare il “decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottare su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, che ai sensi dell’articolo 11, comma 1, del Tusp, dovrebbe stabilire i requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia che devono possedere i componenti degli organi amministrativi e di controllo di società a controllo pubblico, fatti salvi gli ulteriori requisiti previsti dallo statuto societario; il decreto va adottato previa intesa in Conferenza unificata” (ivi, pag. 14).

Incredibile, ma vero! “Dovrebbe” stabilire, il Dpcm rimasto appunto… “in mente dei”.

E ciò basti, a conferma del perdurante carattere discrezionale (e politicizzato) dei processi selettivi.

Non ci risulta che né Giorgia MeloniGiancarlo Giorgetti si siano mossi per adottare questo provvedimento attuativo del “Tusp”…

Un’innovazione c’è stata (Direttiva Giorgetti del 31 gennaio 2023), ma non ci sembra applicata né a Rai né a Cinecittà…

Le procedure in merito alla designazione dei componenti degli organi amministrativi e di controllo delle società partecipate dal Mef sono indicate in una Direttiva del titolare del Mef del 31 gennaio 2023 (che aggiorna una precedente Direttiva del 31 marzo 2021).

La Direttiva prevede che il Dipartimento del Tesoro assicuri l’istruttoria tecnica da sottoporre all’organo di indirizzo politico al fine dell’esercizio del diritto di socio. Si segnala la Direttiva è stata emanata prima dell’istituzione, con Dpcm 26 luglio 2023, n. 125, del nuovo Dipartimento dell’Economia del Mef, che ha assorbito alcune competenze in precedenza poste in capo al Dipartimento del Tesoro, tra cui quelle in materia di gestione delle partecipazioni societarie dello Stato, esercizio dei diritti del socio e valorizzazione delle medesime partecipazioni, nonché in materia di monitoraggio della riforma delle società a partecipazione pubblica…

Ciò premesso, tenuto conto che una opportuna prassi della “governance” societaria prevede che l’individuazione dei profili idonei alle cariche in argomento avvenga anche con il supporto di società specializzate nella ricerca e selezione dei “top manager”, la succitata Direttiva prevede che il Dipartimento del Tesoro possa avvalersi di tale supporto per usufruire di “data base” di profili manageriali, acquisiti anche tramite la banca-dati del Ministero, nonché per l’attività di “assessment” ed eventuale comparazione delle competenze necessarie a ricoprire la carica.

In particolare, il Dipartimento del Tesoro:

(a.) assicura, entro il mese di gennaio di ciascun anno, la trasmissione all’organo di indirizzo politico, per il tramite dell’Ufficio di Gabinetto, delle posizioni in scadenza, nonché la relativa pubblicazione sul sito del Mef;

(b.) procede a formalizzare un appunto tecnico con l’indicazione della tempistica delle assemblee, ove già fissate, dei requisiti statutari e di legge applicabili ai singoli rinnovi degli organi societari;

(c.) sulla base delle indicazioni ricevute dall’organo di indirizzo politico, cura l’istruttoria di carattere qualitativo e attitudinale dei potenziali candidati alla carica, con il supporto delle suddette società specializzate. Questa istruttoria (fermi restando i requisiti previsti da disposizioni legislative, regolamentari e statutarie), dovrebbe essere volta ad individuare i migliori profili per professionalità e competenza e, fatti salvi gli specifici assetti di governo societario, l’ottimale composizione collettiva, anche per età e genere, degli organi sociali, con l’obiettivo di perseguire il successo sostenibile delle società. Dovrebbero quindi essere oggetto di valutazione la professionalità e le competenze dei candidati, in particolare in relazione al settore specifico di operatività, all’esperienza manageriale e in organi sociali, ai mercati finanziari, alla gestione dei rischi, ai settori legale e societario e alle materie ambientali, sociali e di “governance”;

(d.) all’esito dell’individuazione, da parte dell’organo di indirizzo politico, dei nominativi da indicare nelle liste o da presentare in assemblea, provvede ad acquisire dagli interessati l’autocertificazione relativa al possesso dei requisiti soggettivi e di eleggibilità e al curriculum vitae;

(e.) predispone un appunto tecnico per acquisire dall’organo di indirizzo politico le indicazioni di voto in merito ai singoli punti all’ordine del giorno delle assemblee…

Quanta pubblicità e quanta applicazione è stata data a questa Direttiva firmata da Giancarlo Giorgetti?!

Assai poca, ci sembra.

Si possono inviare candidature per le nomine relative alle società partecipate dal Mef, dal 5 febbraio al 1° settembre 2024.

Si precisa che, per quanto attiene alle nomine degli organi sociali delle società “indirettamente partecipate” dal Ministero, le designazioni spettano alla società controllante e, pertanto, per l’invio della candidatura non è applicabile la suddetta procedura.

Si precisa che sia Rai sia Cinecittà sono direttamente partecipate dal Mef.

Quanti conoscono l’applicativo “Cros” del Dipartimento del Tesoro del Mef per chi… si vuole autocandidare nei cda delle società pubbliche?

Si segnala più specificamente che sul sito del Dipartimento del Tesoro del Mef, il 1° febbraio 2024, è stato pubblicato un avviso che recita: “2024 Cros: apertura campagna 2024”.

Si legge ivi: “Cros: aperta la campagna 2024 per l’acquisizione delle candidature in organi sociali di società direttamente partecipate dal Mef, a partire dal 5 febbraio 2024”.

Ovvero:

Per l’invio delle candidature relative alle società direttamente partecipate, è necessario utilizzare l’applicativo Cros del Portale Tesoro. Se l’utente non è ancora registrato sul Portale del Tesoro ed è in possesso di una pec personale, può effettuare la registrazione all’indirizzo https://portaletesoro.mef.gov.it, selezionando il tasto “non sei ancora registrato, richiedi un nuovo account” e seguendo successivamente l’iter di registrazione dedicato all’attivazione dei servizi riservati al privato cittadino. Una volta completato il processo di registrazione, selezionando il tasto “accedi ai servizi al cittadino” ed inserendo le credenziali sul Portale Tesoro, si potrà accedere all’applicazione”.

La scadenza del termine per l’invio delle domande è il 1° settembre 2024. Una data un po’ curiosa, dato che le controllate hanno in buona parte dei Consigli di Amministrazione da rinnovare entro il 30 giugno 2024. Ma forse varranno le candidature che sono pervenute via pec in occasione della procedura “Cros” del 2023 (la “campagna” è stata aperta dal 3 febbraio al 1° settembre 2023)?!

Quanti cittadini si saranno finora candidati?! Riteniamo che queste liste dovrebbero essere di pubblico dominio.

Se, per la Rai, il ricorso avviato dai 4 candidati al Cda potrebbe determinare una correzione di rotta rispetto a quanto previsto dalla Legge n. 220 del 2015 sulla Rai (la cosiddetta “Legge Renzi” che ha rafforzato il controllo politico-partitico sul servizio pubblico radiotelevisivo), per quanto riguarda Cinecittà non esiste alcuna trasparenza, ed il Ministro pro tempore opera come meglio ritiene, nelle segrete stanze del suo cervello ovvero nelle segrete stanze delle segreterie di partito.

Va anche ricordato che, dal punto di vista formale, Rai spa e Cinecittà spa non sono esattamente uguali: nessuna delle due è una società “quotata in borsa”, ma Viale Mazzini è classificata come “società con strumenti finanziari quotati” (stessa categoria di Ferrovie dello Stato spa), mentre Via Tuscolana è senza dubbio una “società non quotata” (come Sport e Salute spa), e quindi esistono comunque delle procedure di trattamento parzialmente diverso, anche se non granché rilevanti ai fini di quanto qui si affronta rispetto ai criteri con i quali viene selezionata la “governance” delle due società pubbliche.

Va anche ricordato che Cinecittà ha come azionista unico il Mef ovvero il Ministero della Cultura, mentre Rai ha 2 soci: il Mimit e la Società Italiana Autori Editori (Siae), che ha quota simbolica dello 0,44 % delle quote della spa. Tendenzialmente Siae (presieduta da Salvatore Nastasi) si associa alle decisioni del Mimit (per l’approvazione del bilancio), anche se si ha notizia di un’astensione Siae in occasione dell’approvazione di un bilancio da parte dell’assemblea dei soci, qualche anno fa (caso più unico che raro).

Si ricorda infine la composizione attuale dei consigli di amministrazione, ricordando che per entrambe le società valgono le stesse scadenze: scadenza delle cariche al 31.12.2023, rinnovo quindi entro il 30.6.2024 in occasione dell’approvazione del bilancio 2023 (ovvero – come previsto dal Codice Civile –entro 180 giorni dalla chiusura del bilancio di esercizio):

Cinecittà spa

(azionista unico: Mef / Ministero della Cultura 100 %; cda, 3 membri Mic, 2 membri Mef)

Presidente: Chiara Sbarigia (“in quota” Mef)

Amministratore delegato: Nicola Maccanico (“in quota” Mic)

Cda: Federico Bagnoli Rossi (“in quota” Mic), Isabella Ciolfi (“in quota” Mef), Giuseppe De Mita (“in quota” Mic)

Rai Radiotelevisione Italiana spa

(azionisti: Mef 99,56 %, Siae 0,44 %)

Presidente: Marinella Soldi (“in quota” Mef”, con placet della Commissione bicamerale di Vigilanza)

Amministratore delegato: Roberto Sergio (“in quota” Mef)

Cda: Simona Agnes (“in quota”… Forza Italia), Francesca Bria (Pd), Igor De Blasio (Lega), Alessandro Di Majo (M5s), Davide Di Pietro (i primi 4 eletti dal Parlamento, l’ultimo dai dipendenti).

Per quanto riguarda specificamente la Rai, l’articolo 49 comma 4 del “Tusma” (Testo Unico Servizi Media Audiovisivi”) recita un generico: “Possono essere nominati membri del consiglio di amministrazione […] persone di riconosciuta onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti”. Anche in questo caso, si richiamano concetti alti quanto sfuggenti: “onorabilità”, “prestigio”, “competenza”.

Si riproduce la aleatoria e sfuggente triade: onorabilità, prestigio e competenza.

Si precisa: anche in questo caso, non è richiesta la laurea…

Lo Statuto della Rai (art. 21 comma 2) prevede poi: “Possono essere nominati membri del Consiglio di Amministrazione i soggetti aventi i requisiti per la nomina a giudice costituzionale ai sensi dell’articolo 135, secondo comma, della Costituzione o, comunque, persone di riconosciuti onorabilità, prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti, che si siano distinte in attività economiche, scientifiche, giuridiche, della cultura umanistica o della comunicazione sociale, maturandovi significative esperienze manageriali”.

Attendiamo l’esito del Tar del Lazio, nell’udienza convocata per mercoledì 29 maggio: mancano pochi giorni (vedi “Key4biz” del 2 maggio 2024, “Cinema, ancora nebbie sul tax credit e ricorsi al Tar per l’elezione del Cda Rai”, in particolare laddove si legge “illustrato oggi alla Camera il ricorso al Tar per la nomina del Cda Rai: se accolto, sospenderebbe le procedure di nomina anche da parte del Parlamento”).

Non è richiesta la laurea, nemmeno per il cda di Viale Mazzini… Insomma, basta essersi in qualche modo “distinti

Per quanto riguarda il cda di Cinecittà, lo Statuto non è granché diverso, nella assoluta genericità dei pre-requisiti. Riportiamo quel che prevede il comma 10 dell’articolo 4: “i componenti del Cda devono essere scelti secondo criteri di professionalità e competenza tra persone che abbiano maturato un’esperienza complessiva almeno di un triennio attraverso l’esercizio di: (a.) attività di amministrazione o di controllo ovvero compiti direttivi presso società di capitali operanti in settori attinenti a quelli di attività della società ovvero comparabili per dimensione e complessità, ovvero (b.) attività professionali in materie attinenti al settore operativo della società, ovvero (c.) attività professionali in società comparabili per dimensione e complessità, ovvero (d.) attività di insegnamento universitario in materie giuridiche, economiche, finanziarie, o tecnico-scientifiche, attinenti o comunque funzionali all’attività di impresa, ovvero (e.) funzioni amministrative o dirigenziali, presso enti pubblici o pubbliche amministrazioni, operanti in settori attinenti a quello dell’attività di impresa, ovvero enti o pubbliche amministrazioni che non hanno attinenza con i predetti settori purché le funzioni comportino la gestione di risorse economico-finanziarie”.

Al di là del lungo dell’articolo in questione, si osserverà come le maglie, di fatto, siano piuttosto larghe…

E basti ricordare, a proposito di… nomine politiche, che nell’ottobre del 2023 è stata cooptata nel Cda di Cinecittà Isabella Ciolfi, Segretario organizzativo regionale del Lazio per la Lega, ed attuale consulente del Sottosegretario al Mef Federico Freni (Lega), già Segretaria particolare del senatore leghista Claudio Durigon (Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali dal giugno 2018 al  settembre 2019 nel governo Conte I e dal novembre 2022 nell’attuale esecutivo)… Che bell’intreccio giustappunto di “capitale relazionale” e di reti politiche!

Comunque, se tutto viene rimandato al “post-elezioni”, per quanto riguarda Cinecittà sarà interessante osservare se la candidata ad Amministratore Delegato Chiara Sbarigia (attuale Presidente con deleghe assai circoscritte), ovvero la consigliera e amica della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, riuscirà vincente dal toto-nomine… allorquando verosimilmente la Lega risulterà assai ridimensionata nell’economia ed alchimia infra-governo, e… magari il Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), al di là dei nuovi “rapporti di forza”, obietterà che non si può cooptare in un simile ruolo una persona che è anche Presidente dell’Associazione dei Produttori Audiovisivi (Apa). Non sarà conflitto di interessi (solo latente?), forse, ma inopportunità certamente. E poi si domanda il… cittadino ingenuo: se la “governance” di Cinecittà va bene, anzi benissimo, perché “rimuovere” l’attuale Ad Nicola Maccanico, che ha un curriculum oggettivamente molto ricco?! Per contingente suo deficit di “capitale relazionale”?! Non si è forse attualmente sufficientemente “distinto”… nelle frequentazioni delle segreterie di partito?!

A proposito di “pezzi di carta”…

A proposito di “pezzi di carta”, si segnala en passant che nemmeno Isabella Ciolfi è laureata. Insomma, 2 dei 5 membri dell’attuale Cda di Cinecittà (Ciolfi e De Mita jr) non sono nemmeno laureati. E nessuno dei 2, peraltro, può vantare competenze tecniche di sorta in materia di cinema e audiovisivo… Ma certamente in qualcosa si saranno… “distinti” (vedi supra).

E sicuramente al Mef (la nomina di Ciolfi è “in quota” Giorgetti) o al Mic avranno verificato che il loro curriculum corrispondesse a qualcuna delle fattispecie previste, tra il punto “(a.)” ed il punto “(e.)” del comma 10 dell’articolo 4 dello Statuto… Isabella Ciolfi è stata nominata nel Cda di Cinecittà il 25 novembre 2023, in sostituzione di Annalisa De Simone (il cui mandato era arrivato a scadenza il 31 dicembre 2022). De Simone – che nelle sue biografie viene descritta come ballerina, attrice, scenografa e scrittrice – era stata nominata (sempre in epoca Franceschini) “in quota” Italia Viva ovvero più specificamente “in quota” Maria Elena Boschi (così come entrarono nel Cda, allora, Goffredo Bettini per il Pd, e Maria Pia Ammirati per il M5s)… De Simone poteva vantare due lauree, ma in fondo non aveva alcuna rilevanza. E forse non rilevava nemmeno la sua esperienza come Presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo. “Accessori d’arredo”, insomma, il vero “mobilio di design” è altro e altrove.

Pezzi di carta”, suvvia, la vera sostanza è altra.

Prevale la magica formula: “onorabilità”, prestigio e competenza”.

Ricordiamo nuovamente la già citata Giorgia Meloni: “abbiamo valutato le competenze e non le appartenenze” (13 giugno del 2023).

E Sergio Rizzo sorride… Amaramente, come noi.

Suvvia, la “competenza”, nei cda delle società pubbliche, è ancora soltanto un accessorio.

Insomma, siamo ancora molto lontani, in Italia, da sani processi di “professionalizzazione” delle nomine, e prevale ancora una logica di discrezionalità e quindi di “politicizzazione”.

Siamo ancora molto lontani dalle prassi di buona “governance”.

Prevale ancora quel che da anni andiamo definendo (rivendicando ormai quasi un… copyright!) il “capitale relazionale”…

In conclusione, facciamo nostre le parole con le quali chiude il suo lavoro la giovane Martina Antinori:

si auspica per il futuro che vengano valorizzate effettivamente le competenze e le esperienze di ogni singolo soggetto, mettendo in secondo piano, per poi eliminarlo definitivamente, il sistema di rete di conoscenze personali, che spesso offusca gli interessi pubblici delle società”.

Auspica, la neo-laureata.

Auspichiamo anche noi, con qualche decennio di esperienza sulle spalle, ma frenati dal pessimismo che emerge dall’esperienza (cercando di non troppo deprimersi con la sconfortante lettura dell’ultimo libro di Sergio Rizzo).

Torneremo presto su questi temi…

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. Ha collaborato Natasha Mazza. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

https://www.key4biz.it/risiko-nomine-il-caso-de-mita-jr-si-puo-essere-nominati-amministratori-di-una-societa-pubblica-senza-laurea/491006/