SALVINI, IL MIGLIOR FOODBLOGGER D’ITALIA
Fa scalpore un selfie che ritrae il Ministro degli Interni Matteo Salvini mentre fa colazione con pane e Nutella la mattina di Santo Stefano. E mentre il web si indigna, il vicepremier leghista raccoglie sempre più consensi.
Dopo consueti auguri, cenoni e italici panettoni, il buon Matteo Salvini si sveglia a guisa di giovin signore di pariniana memoria nel solenne giorno dedicato all’apostolo Protomartire e decide di fare colazione spalmando una modesta dose di Nutella su una morbida fetta di pancarrè. La colazione è il pilastro dell’alimentazione quotidiana, e per un vicepremier addetto al delicatissimo Ministero degli Interni le energie non sono mai troppe. Ma non pago del sostanzioso pasto, il Matteone decide di rendere partecipi i suoi followers della sua spartana colazione. Telefonino alla mano, *Clink!* E il tutto va su Facebook. E in pochi istanti 3.341.209 followers si ritrovano sui loro dispositivi il rubicondo viso di Salvini (rigorosamente impigiamato) mentre addenta con soddisfazione la sua porzione di pane e Nutella. Ma prima di fare colazione, Matteo si è purtroppo dimenticato di accendere la tv sul notiziario e di leggere il giornale. Se non avesse saltato questo passaggio, avrebbe saputo che proprio in quelle ore due eventi brutti, di quelli da dimenticare, stavano colpendo il Bel Paese: il primo è una fortissima scossa di terremoto nel catanese, con un successivo risveglio dell’Etna, il grande “mostro di fuoco” della Sicilia; l’altro, a diverse centinaia di chilometri dalla scossa, è l’uccisione del fratello di un pentito di ‘ndrangheta, crivellato con venti colpi di pistola da due sicari. A quanto pare, dopo un gioioso Natale, l’Italia non si è svegliata proprio nel migliore dei modi…
Ma non vedo perché farne un dramma: del resto l’ordine pubblico e la sicurezza della nazione non sono mica compito di Matteo Salvini. O meglio, lo sono solo quando nella stessa frase compaiono la parola “barcone” o “immigrati”…
Ma il web non perdona, e subito la furia degli internauti divora il leader del Carroccio:
“Noi raccogliamo le macerie di case sventrate, pali della luce abbattuti, mobili caduti, cocci. Sai, ministro, c’è stato un terremoto a Catania e un minimo di sensibilità nel pubblicare foto sarebbe molto gradito dai miei concittadini”, cinguetta un utente su Twitter. E ancora: «A Catania c’è un terremoto e tu ti spari i selfie con pane e Nutella». Dal versante settentrionale il sindaco di Pesaro Matteo Ricci rincara la dose: “Caro Ministro Salvini, c’è la città di Pesaro sconvolta per l’omicidio di un uomo sotto protezione, fratello di un collaboratore di giustizia. Quando ha finito pane e nutella vorremmo avere qualche informazione e rassicurazione”.
Salvini, dopo aver digerito la colazione, si limita a ringraziare i Vigili del Fuoco impegnati nelle operazioni di soccorso per poi avventarsi sui suoi detrattori: “Se il problema dell’Italia è Salvini che mangia pane e Nutella, allora vorrà dire che rimarrò per altri trent’anni al potere! Lo confesso, mi piacciono pane e Nutella”. Risposta infantile di chi non ha argomentazioni, diranno molti, oppure la cruda realtà di un uomo che a conti fatti non ha alcuna responsabilità delle disgrazie avvenute durante la recriminata colazione, a detta di altri.
Ma dietro alle parole, alle gesta o a un semplice tweet di Salvini si nasconde molto altro. Ragioniamo su tre versanti: propagandistico, mediatico e politico.
Partiamo dal primo: vi consiglio di dare uno sguardo alla pagina Facebook di Salvini. Noterete che, quasi tutti i giorni, Matteo sente l’irrefrenabile bisogno di condividere con il mondo intero i suoi pasti (vedi foto). Niente di troppo intingolato o haute cuisin. Piatti semplici, tradizionali, laconici: basta un pezzo di focaccia, un tiramisù, una profumata margherita, una granita o addirittura una busta di castagne per far sbavare gli italici followers con gli occhi a cuoricino. Ancor meglio se a tavola viene servita lei, la regina della cucina tricolore, colei che da sola mette d’accordo tutti gli italiani: la pasta. Niente ostriche e champagne, niente pizza di Cracco, niente di lussuoso e ricercato. Salvini posta sui social quel genere di pietanze che vi propina vostra nonna la domenica quando andate a pranzo da lei. E questi post fanno gola all’individuo a cui Salvini si rivolgemaggiormente: il cittadino medio, quello né troppo acculturato ma neanche particolarmente ignorante che, stufo degli abusi e soprusi dei governi precedenti, vede nel “Capitano” un porto franco di salvezza. La condivisione di foto dei pranzi e delle cene stabilisce un contatto a tu-per-tu che collega immediatamente il follower all’influencer e al contempo crea intorno a Salvini un’aura di “common citizen”: l’utente/cittadino medio di fronte al pezzo di pizza condiviso da Salvini non può non pensare “Wow, con tutti i soldi che ha potrebbe mangiare come lo Scià di Persia, eppure si accontenta di un modesto piatto del genere?”
Ma lo stesso discorso lo si può applicare anche ad altri generi di post e foto condivisi dal Ministro, come quelle che ritraggono il buon Matteo vestito da poliziotto o da vigile del fuoco, o mentre indossa le magliette su cui è scritto il nome della città in cui sta tenendo un comizio. L’importante, per Salvini e per Luca Morisi (il responsabile comunicazione e media che cura l’immagine social del Ministro), è plasmare un elemento di vicinanza che leghi il politico al semplice cittadino, abbattendo (solo apparentemente) il divario economico e sociale che distanzia le due figure.
Losco stratagemma di marketing? In realtà è un esempio di semplice propaganda, una pura e mera tecnica di persuasione che il politico adotta per ottenere il consenso e la fedeltà dell’elettorato. Nell’epoca dei social e del web è folle pensare che i politici usino ancora solo con i manifesti incollati sui muri della città. Salvini riconosce l’enorme potere di quell’aggeggio che ha in tasca e lo spreme fino all’ultimo goccio. Tuttavia è spaventosamente agghiacciante il fatto che dietro a un’innocua foto di un piatto di ravioli o di crespelle al formaggio si nascondano questi messaggi politicamente subliminali.
Dal punto di vista mediatico, negarlo è impossibile: Salvini è un influencer. Se noi comuni mortali con la foto di un piatto di carbonara otteniamo solo il “Mi Piace” di nostra madre e della zia che ha appena imparato a usare Facebook, ogni tweet, foto o post di Salvini è una scorpacciata di likes. Ma basta osservare qualche sua condivisione per notare che, quando il marchio di un cibo non appare in bella vista, ci pensa Salvini a citarlo tra le didascalie. E così, una semplice foto di un succinto pranzo a base di spaghetti al sugo e vino rosso diventa l’occasione per fare la marchetta a ben tre marchi. E questo è solo il caso più eclatante, ma tra i brand più citati dal leader leghista ci sono Ringo, Melinda, Yogurt Vitipeno, Perugina ecc. Ogni azienda citata da Salvini nega qualunque collaborazione con il politico, anche perché tali post generano più controversie che visibilità pubblicitaria. Allora come si spiega questa sponsorizzazione, gratuita a tutti gli effetti, promossa dal Ministro? A questo punto la prospettiva mediatica si fonde con quella propagandistica: la tecnica di mostrare prodotti a buon mercato, come gli spaghetti della Barilla o la recentemente incriminata Nutella, non fa che rinforzare il legame di vicinanza che unisce Salvini ai suoi elettori. In questo modo Salvini aumenta il consenso popolare associandosi a marchi “popolari”, mandando un messaggio del tipo “Gli stessi prodotti che tu compri al supermercato, sono gli stessi che prendo anche io, quindi io e te siamo uguali”. In questo, forse ci può essere un inconscio richiamo a Andy Warhol, che quasi mezzo secolo fa si meravigliava del fatto che la società dei consumi aveva dato vita a un innesco tale che la Coca Cola che beveva un barbone per strada avesse lo stesso sapore di quella bevuta da Liz Taylor o dal Presidente degli Stati Uniti.

Già che c’eri, potevi dirci anche la marca del sapone con cui hai lavato i piatti!
Arriviamo infine al piano politico, forse il più cruciale e importante: nelle foto salviniane compaiono solo marchi italiani e piatti rigorosamente regionali. Sui social del vicepremier non c’è spazio per sushi, kebab o altre diavolerie barbare: viva la pasta, viva la pizza, viva l’Italia! Ma apriamo un sondaggio: è plausibile pensare che in quasi 46 anni di vita il nostro Matteo ha mangiato SEMPRE e SOLO cibo italiano? Mai un kebab zozzo trasudante cipolla e salsa bianca? Mai un wurstel bavarese unto di mostarda? Eppure, Salvini si guarda bene dal condividere su Facebook o Instagram una foto di un cibo non italiano: così facendo, perderebbe metà del suo elettorato, ne è pienamente consapevole. Il cibo rappresenta l’Italia, e Salvini è il protettore dell’Italia. Proteggere il cibo italiano dalle nuove diaboliche tendenze culinarie significa metaforicamente proteggere le tradizioni italiane dai globalisti assedianti e pericolosi. E quando l’ONU ha “dichiarato guerra al Parmigiano” dichiarandolo pericoloso quanto il fumo (in realtà nient’altro che una clamorosa bufala) subito il buon Matteo ha indetto una contro-crociata per difendere il buon nome del Made in Italy.
Salvini può piacere come non piacere e più fattori incidono sulla gradevolezza del personaggio: questi fenomeni analizzati nell’articolo NON sono obbligatoriamente negativi, ma sono un rapido approfondimento delle tattiche di propaganda e di ricerca del consenso adottate dal politico, che riflettono quanto oggi sia sempre più necessario dare un’immagine “social” della propria personalità. Quella del “pane e nutella di Santo Stefano” non è nient’altro che un’altra succulenta occasione per parlare, nel bene e nel male, di Salvini, accrescendo in un certo qual modo la sua popolarità. Ma per tornare alla realtà basta un commento (risalente a diversi mesi fa) di Mike, un utente americano che, tra i commenti di un post culinario del Capitano è intervenuto chiedendo: “Salvini, are you running a country or a kitchen?“, Sei alla guida di un paese o di una cucina?
Michele Porcaro