Sarà pure francese ma pare napoletano. Ecco “Macroniello” di Massimiliano Lenzi.

Cominciamo dalla battuta di un tassinaro romano che ieri, leggendo su Il Tempo il commento di Cenni di Pepo (per i populisti semplicemente Cimabue) dal titolo Roma e Parigi pari non sono. Perché i francesi possono sforare, si agitava: A dotto nun ve fate infinocchia. I francesi sarebbero capaci de favve crede che la cacio e pepe è nouvelle cuisine.

Ah, la saggezza popolare. Volgare, a volte, ma così sapida. Leggendo linteressante analisi di Cenni di Pepo, infatti, un passaggio ci ha subito colpito. Dove si legge: Se lEuropa consente a Macron di sfondare il tetto del tre per cento senza conseguenze, e lo nega invece a Conte, Salvini e Di Maio, non è perché c’è lha con noi: è semplicemente per le diverse situazioni e, soprattutto, per le diverse prospettive dei due Paesi.

Insomma, sostiene il Cenni, i cugini dOltralpe hanno debito e spread più bassi, con una crescita più alta. Caro Cenni, in questo tuo soccorrere la Francia che alza il proprio deficit, dimentichi un fatto non secondario: la Francia la sua finanziaria, che non parlava di sforamento del 3%, laveva varata, con tanto di ok burbero della Unione Europea, parecchio tempo fa. Prima delle rivolte dei gilet gialli e prima dei nuovi annunci di spesa fatti dal presidente Macron. Insomma, lhanno fatta allitaliana i simpatici cugini: si son fatti approvare una manovra che, dopo la benedizione, avrà le sue correzioni e non sarà più quella presentata in principio. Gioco delle tre carte? Forse. O forse necessità. Non ci garba giudicare, però lasso vince e donna perde è una furbata – di questo siamo certi – che non può andare sempre in tasca agli italiani.

Scrive Cenni Di Pepo, in chiusura del suo pezzo, rivolto a Salvini e Di Maio: Un Governo che avesse a cuore linteresse nazionale avrebbe dovuto cercare unalleanza con Macron per cambiare lEuropa dallinterno, e non demonizzarlo, accompagnando le inutili dichiarazioni di guerra con la narrazione sovranista secondo cui leuro è una palla al piede e lEuropa andrebbe disfatta. Salvo poi arrivare alla vigilia di Natale con una manovra ancora da riscrivere, per di più sotto la dettatura degli eurocrati di Bruxelles. È questo il paradosso più grande dei nostri sovranisti: comportarsi come tanti Masanielli rischiando di finire commissariati.

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Caro Cenni di Pepo, due rilievi. Primo: a Macron di allearsi con lItalia di Grillo e della Lega non gliene può fregare di meno, preferisce di gran lunga andare a braccetto con la Germania della Merkel che almeno così un pochino se la comanda, vagheggiando una grandeur ormai alle ortiche. Secondo: saremo degli inguaribili romantici ma noi tra Masaniello e Gioacchino Murat, il francese che aveva sposato una sorella di Napoleone Bonaparte, che regnò su Napoli, che tradì Bonaparte e che alla fine, quando i Borbone si ripresero il Regno di Napoli, si appellò agli italiani che aveva comandato con un proclama contro il ritorno dei nuovi padroni borbonici sul trono, beh preferiamo di gran lunga il primo. Perché un Masaniello che si ribella in nome del popolo contro le tasse sui consumi imposte dallalto è un po un gilet giallo prima dei gilet. Che poi i gilet gialli sono stati la fortuna di Macron, condizione esterna necessaria per  farsi approvare la furbata allitaliana e fregare, sul tetto deficit/Pil al 3%, lEuropa. E pure un poco noi italiani. Che birbo, questo Macron. Quasi quasi potremmo ribattezzarlo Macroniello.

Massimiliano Lenzi, Il Tempo, 20 dicembre 2018.


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