Se io fossi un operatore non investirei in una rete 5G SA
Ho avuto il privilegio di esser uno dei relatori nella sessione plenaria di apertura della conferenza IEEE 6G Summit 2024 che si tiene a Dresda in questi giorni, 13 e 14 maggio. Il tema è quello delle reti wireless per applicazioni industriali. Ho concluso il mio intervento con una frase: il titolo di questo articolo.
– – –
Secondo la GSMA, oggi 47 su 110 operatori nel mondo hanno già installato sistemi 5G SA (Stand Alone). Gli altri ancora offrono servizi basati su NSA (Non Stand Alone), ovvero con il piano di controllo preso a prestito dalla rete 4G. Lo svantaggio in questo caso è che la latenza di primo accesso supera normalmente i 20 ms, mentre è solo con l’avvento di SA che si potrà raggiungere il limite prefissato dallo standard di 1 ms, per servizi URLLC (Ultra Reliable Low Latency Communications).
L’URLLC, al di là di qualche altra applicazione di nicchia, è una versione del 5G utile per molti casi d’uso in ambito industriale. Ma è sotto gli occhi di tutti che il ritardo accumulato dallo sviluppo del 5G in tale contesto sia provocato da un insieme di fattori, tra i quali la percezione di insicurezza dei dati, la maggiore inerzia del mondo degli standard industriali rispetto al settore ICT ed il fatto che 5G non sia, alla fine dei conti, una rete facilmente integrabile con tali standard. Sono temi che ricorrono, qui a Dresda, nelle parole di rappresentanti di aziende leader del settore dell’automazione industriale, quali ABB e Siemens. Peraltro, URLLC impone alti costi, complessità; non vi sono ancora dispositivi disponibili.
Certo, una rete 5G SA offre diversi vantaggi rispetto a NSA. Ma se gli investimenti in reti SA sono prima di tutto orientati a servizi URLLC, allora non è il tempo per procedere.
Il processo di standardizzazione del 6G sarà avviato entro breve
E’ indiscusso che le reti 6G dovranno offrire servizi che prevedono un essenziale contributo da parte dell’Intelligenza Artificiale (IA). E’ probabile che la loro architettura si ispirerà all’approccio ORAN (Open Radio Access Network), con diversi livelli di intervento dell’IA. Si tratta di un cambio radicale. Il che imporrà certamente importanti investimenti.
Da ciò discendono due conseguenze. Innanzi tutto, se agli operatori si chiederà di investire significativamente nella parte di rete alle spalle dei nodi radio, non si può chiedergli allo stesso tempo di rivoluzionare anche questi ultimi; in altre parole, occorrerà che il 6G sia sviluppato come standard in piena evoluzione rispetto al 5G, in qualche modo integrandolo. La seconda conseguenza è: perché investire in SA se tra cinque anni bisognerà cambiare di nuovo l’architettura di rete, mentre i business model del 5G non promettono un immediato ritorno di investimento da servizi di tipo URLLC (a dir poco)?
Se io fossi un operatore, non investirei nello sviluppo di reti SA.
https://www.key4biz.it/se-io-fossi-un-operatore-non-investirei-in-una-rete-5g-sa/490240/