MAGISTRATOPOLI SI ALLARGA: COINVOLTI GIORNALISTI E SERVIZI SEGRETI

Per capire bene come funziona l’informazione in Italia, bisogna leggere il Riformista, unico giornale che ha riportato, anche se in modo molto indiretto e parziale, una “Giornalistopoli” che accompagna “Magistropoli” , cioè lo scandalo che coinvolge il giudice Palamara, ex membro del  CSM; e tutti gli intrighi attorno alla nomina chiave del procuratore capo di Roma.

Questa inchiesta ha portato ad innumerevoli intercettazioni tramite l’uso dei Trojan,intercettazioni che sono agli atti e che hanno rivelato come i giudici pensassero che “Salvini ha ragione, ma bisogna colpirlo” o che per loro “Salvini è una merda”. Tutta roba che non costituisce reato, ma che è stata accolta e che ha causato uno scandalo finendo il Parlamento e presso il Presidente della Repubblica. Ora però nessuno parla del secondo grande scandalo: i contatti fra Magistrati, Giornalisti e Servizi Segreti.

Neanche il Riformista ha il coraggio, nel suo articolo, di andare in fondo nella faccenda: troppo schifo e troppa roba ignobile, ma che non costituisce reato. Però le indicazioni generali che ci dà fanno paura:

  • i giornalisti partecipavano a complotti ed operazioni politiche con i giudici, prendendo parte ad azioni di influenza della magistratura o della politica;
  • una giornalista (donna….) legge un articolo su una notizia filtrata e non si fa problemi a dire che, se l’avessero data prima a lei che al signor X, l’avrebbe scritto meglio;
  • Palamara afferma che un certo giornalista famoso è legato ai servizi segreti, cosa non vietata, ma che fa una gran brutta figura in un curriculum di un giornalista;
  • Palamara discute direttamente con il vice-presidente dell’epoca del CSM su quale sia il canale migliore per “Indirizzare” La repubblica, se attraverso un cronista di cronaca o un vice-redattore.

Il Riformista dice non non volere fare nomi (in realtà, indirettamente, fa quello di Travaglio..), ma , secondo noi fa male. Prima di tutto sembra dare un messaggio trasversale, del genere “Io so che voi sapete”; e questo non è mai bello. Comprendiamo che essendo comunque fatto da giornalisti registrati sia parte di quella casta intoccabile che dovrebbe attaccare, ma, al contrario , è necessario avere un elenco ben preciso dei peccati riportati nelle registrazioni e, per lo meno riferimenti delle testate a cui si riferiscono. Gli Italiani, quando vanno in edicola, devono sapere se stanno leggendo un bollettino dei Servizi oppure uno di Magistratura Democratica o di un’altra corrente politica. Anche se sicuramente hanno già idea di quello che succede nell’informazione, con il peggio del peggio sempre più presente in TV e sulle prima pagine, è comunque un passo necessario sapere chi è il megafono di chi. Almeno sapranno chi li sta ingannando.


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MENTANA PRESENTA OPEN: PARTE IL 18 DICEMBRE

A “Più libri più liberi” ha raccontato la storia del nuovo giornale online gratuito che ha coinvolto, da quest’estate, 15mila giovani, assumendone 20. Sperando che sia d’esempio nel giornalismo e in tutto il Paese: «che Open diventi il vostro modo di informarvi»

Roma – In conclusione della Fiera nazionale “Più libri più liberi”, presso la Sala Nuvola, Enrico Mentana ha presentato Open, il suo progetto di giornale online gratuito fatto da giovani per giovani e non solo. Era il 7 luglio, un sabato mattina, quando sulla sua pagina Facebook, il direttore del TG LA7, lanciò l’idea di qualcosa di mai visto nel panorama giornalistico italiano. Mentana racconta: «Perché è nato tutto questo? Per due o tre anni sono andato in tanti incontri a parlare della situazione del giornalismo e del Paese. Immancabilmente mi premeva di dire che noi (vecchi giornalisti) eravamo gli affossatori della speranza dei giovani, essendo la generazione che con la sua longevità professionale e col suo peso contrattuale non ha fatto assumere più giovani.

Sono entrato nel TG a 25 anni, poi durante la mia carriera nel giornalismo si parlava sempre di fare un atto di lealtà, destinare una parte del nostro stipendio a un fondo per la creazione di giovani giornalisti, ma nessuno al momento della concretezza si faceva vivo. Nelle redazioni non volevano pensare a niente che intaccasse la propria posizione, per rimanere attaccati alla poltrona fino all’ultimo giorno. Dopo questi due, tre anni mi sono detto: io ho avuto fortuna e grande successo, c’è bisogno di un giveback (un istituto molto anglosassone che qui non si fa)….restituire una parte di questa fortuna. Ed ecco l’idea matta di fare un giornale online creato dalla nuova generazione di giornalisti per una nuova generazione di lettori».

Davanti una platea eterogena e appassionata ha continuato, con un tono deciso e disponibile: «ho assunto 20 ragazzi, cioè il maggior numero di ragazzi inseriti in una testata giornalistica italiana quest’anno, come mi ha detto il presidente della FNSI (federazione nazionale stampa italiana). Il mondo dell’informazione oggi è un circuito simile a quello del mercato dell’antiquariato: giornalisti di 50-60 anni scrivono per un pubblico di 50-60 anni. Il giornalismo è antiquariato perché le nostre modalità sono novecentesche. Questa bella nostra passione novecentesca non rappresenta più le coordinate del nuovo mondo, dei giovani, che hanno altri parametri culturali, politici e sociali. Pensate agli 1.50 euro per andare dal giornalaio e comprare un foglio di notizie del giorno dopo…assurdo per un giovane. Ma c’è la possibilità che il giornalismo cambi anima facendo entrare i giovani nelle fabbriche delle informazioni. I giovani siano i costruttori e gli utenti di una nuova informazione. Il giornalismo di domani sarà questo, tutto gratuito, e si ripagherà con la pubblicità e le  donazioni di fondazioni disinteressate (come succede un po’ in America)».

Qui c’è già tutta la sostanza di open. «E il 7 luglio queste cose le avevo in mente. E sono arrivate 15Mila candidature, una scorsa l’ho data a tutte. Da 200 selezionati, sentiti personalmente con colloqui, siamo arrivati a 20 assunti. A partire dal 1 dicembre la redazione ha iniziato a lavorare. Il nome l’ho scelto dando senso alla disponibilità e all’ascolto, al tenere la porta aperta verso i nuovi fenomeni; un nome facile inglese che non ha barriere nemmeno linguisticamente. Ho dovuto convincere anche il mio editore per fare da boa per questa avventura, ma con Cairo ci siamo venuti incontro, e la raccolta pubblicitaria mi è sembrato giusto affidarla al suo concessionario. Il salto nel vuoto è fortissimo perché dal 1 dicembre si è cominciato a usare attivamente i miei soldi, si è costituita una sede, a Milano. Qui perché il mio TG è a Roma e questo Open deve essere autonomo. È questa la sua forza» ha aggiunto.

Il 18 dicembre Open parte all’alba, sull’app o sul web, fatto per essere letto da chi non ha mai letto giornali o da chi si è disamorato. Sarà giovane per la scelta fresca degli argomenti, e sarà anche per un pubblico dall’età più matura, essendo poi un punto di approdo per quando i giornali avranno momento più difficili. Per questo progetto è nata una società a impresa sociale senza scopo di lucro. Questa è l’idea veramente forte, perché Open non è una avventura commerciale. E i soldi guadagnati saranno spesi per altri investimenti. Mentana ha dato il via a una rivoluzione, e ci crede fortemente, la sua passione è un’onda spumeggiante e concreta che ha rinfrescato il pubblico in sala, e sarà cavalcata e alimentata da Open; ha proseguito: «mio figlio di 12 anni mi ha chiesto cosa erediterà da Open, gli ho risposto la triste verità. C’è troppa voglia secondo me di qualcosa di nuovo che sia diverso e che permetta il salto generazionale. E sia di esempio anche per gli altri settori, per dire che si può fare, chi ha la possibilità di farlo. Questo Paese tiene scientemente i giovani fuori dal circuito lavorativo, molto più di altri in Europa. Noi non possiamo vedere che il mondo gira, in tutto il mondo i grandi creativi e manager nelle aziende hanno trent’anni, qua ci sono i novecenteschi. E un giovane ha anche più possibilità di studiare rispetto ai genitori, eppure oggi nessuno trova un posto di lavoro, e nessun posto a cui avrebbe diritto rispetto il suo corso di laurea. In Open entreranno tutti questi argomenti. Open sarà una alternativa a tutti i giornali, ecco perché non ne ho parlato sui giornali e in TV, questa è la prima avventura informativa senza lanci pubblicitari. Di molti temi non se ne parla, noi ne parleremo, come quello dei gender fluid (quelle persone che non si sentono né uomo né donna; quando ci si sente rappresentanti da entrambi i generi binari, ma si rifiuta l’ideologia di appartenere all’uno o all’altro). Un giornale su cui puntare per l’affermazione dei giovani. Sarà interattivo per fare una community e non un partito. La trattazione della politica sarà quella sui temi e le parole, e ci saranno battaglie contro le bufale (a partire da David Puente) a servizio del cittadino. Alcuni giornalisti si sono riconosciuti in questo progetto, e mi hanno dato la loro disponibilità per avere un ancoraggio a una professione che non si inventa. Perché anche col web non ci si informa da soli: uno non può decidere cosa è successo, ha bisogno di un mediatore, dai menestrelli del medioevo ai giornalisti per fornire le notizie. Il sogno è di fare di Open il menestrello delle notizie, che i circuiti culturali tendono a escludere. Una Informazione giovane, senza steccati, fresca, gratuita. Il mio riscontro sarà la gratificazione, che Open diventi il vostro modo di informarvi».

L’intervista

Open aprirà la via ad altre iniziative? Ci saranno altri Open?

Se Open sarà una cosa per riaprire il circuito vizioso, io credo che sarà la svolta. Le cose cambieranno solo se i giovani saranno nei giornali. Io sono un gancio ma nient’altro, voglio essere ricordato come mecenate attivo. La terra promessa del futuro è un’informazione via web che possa abbracciare le generazioni, gli under 30 e gli over 30.

Chi sono i 20 ragazzi presi, come li ha scelti?

Nessuno degli assunti è figlio di giornalista, affinché nessuno potesse dirmi qualcosa sui nomi scelti. La scelta l’abbiamo fatto vedendo le persone. Poi ho anche scoperto che sono 12 maschi e 12 femmine in redazione. Erano ragazzi che avevano qualche esperienza e che fossero sorprendenti. Diverranno gli occhi dei giovani per i giovani.

Cosa tratterà Open?

Sarà un post-giornale in cui trattare tutte le cose principali. I giovani se comprano un giornale oggi è Internazionale, perché sono aperti, i giovani conoscono il mondo e vogliono saperne quando vengono coinvolti. I nostri giovani giornalisti non prenderanno i tic dei giornalisti più anziani come hanno fatto quelli entrati nei giornali, gireranno con lo zainetto con tutti gli strumenti per fare i giornalisti. Perché il giornalismo è un mestiere difficile, di bravura e improvvisazione, di naso e setaccio.

Emanuele Forlivesi

http://ilkim.it/mentana-presenta-open-parte-il-18-dicembre/




ALLA CAMERA IL CENTENARIO DELLA STAMPA PARLAMENTARE: CRIMI CONTESTA LE ACCUSE AL GOVERNO

Mattarella ha difeso la funzione del giornalismo: «come completamento della vita democratica, un presidio di critica e libertà». Crimi, delegato all’Informazione e all’Editoria attacca: «contributi a editori non sono pluralismo, non siamo fascisti»

ROMA – Oggi, martedì 4 dicembre, alla Camera dei deputati, politica e giornalisti hanno celebrato il centenario dell’associazione stampa parlamentare. Nella storica Sala della Lupa, dove nel 1924 i deputati aventiniani protestarono contro la violenza di Mussolini, e dove nel 1946 vennero proclamati i risultati del referendum che diede vita alla Repubblica.
Sono infatti passati 100 anni dalla fine del 1918, quando i giornalisti parlamentari vararono il primo statuto che li riconosceva in forma associativa. «Un passaggio chiave per affermare l’autonomia dei cronisti, innanzitutto nel gestire gli accessi della stampa alle sedi e alle fonti informative del Parlamento e del Governo. Nel 1918 si tracciò una strada di libertà, per l’informazione politica, sbarrata dal regime fascista e poi invece ravvivata e rafforzata dalla Costituzione repubblicana. Quest’anno, in uno scenario segnato dalla rivoluzione digitale e da nuove e multiformi tensioni tra stampa e politica, l’Associazione stampa parlamentare ha deciso di celebrare l’anniversario con una giornata di riflessione e confronto sul passato, presente e futuro del giornalismo politico-parlamentare», spiegano all’associazione.
Hanno partecipato Angela Bianchi, vicepresidente dell’Asp, Giorgio Frasca Polara, presidente del Collegio di garanzia e promozione culturale dell’Asp, gli storici Simona Colarizi, Valerio Castronovo e Lucio Villari, affrontando “Una riflessione storica sul giornalismo politico-parlamentare e sull’evoluzione dei rapporti con le istituzioni e le forze politiche”. A seguire la tavola rotonda sul tema “Il giornalismo politico-parlamentare ai tempi dei social. La sfida dell’informazione nello scenario attuale”. Con Lucia Annunziata; Luigi Contu, direttore dell’Ansa; Enrico Mentana; Maurizio Molinari, direttore del quotidiano La Stampa; Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2 Rai e Marco Di Fonzo, presidente dell’Asp.

Cento anni dopo il giornalismo deve ricordare e celebrare le sue tappe di evoluzione democratica più che mai, difendendo questi spazi, perché si registrano oggi nuove minacce alla funzione dell’informazione: i termini pennivendoli e puttane per definire i giornalisti, usati da importanti figure politiche, e di governo (Di Battista e di Maio in primis), non sono accettabili in un paese civile. La stampa rischia di essere un male, di cui fare a meno. Sempre più spesso i giornalisti devono battersi per raccogliere le dichiarazioni del governo, per non essere nulli portamicrofono. Le domande, nell’esercizio di controllo dell’attività amministrativa, non sono minacce né optional, ma d’obbligo per i cittadini rappresentati. L’articolo 21 della costituzione sulla libertà di manifestazione del pensiero non esisterebbe nemmeno senza giornalisti liberi, ma responsabili, interessati alla partecipazione dell’opinione pubblica e non ai retroscena e alle mere indiscrezioni dei palazzi.
Il giornalismo parlamentare nacque alla fine della Grande Guerra, in un momento di estrema crisi, di continua disinformazione, perché non si voleva raccontare la tragedia che si stava vivendo. Poi venne scelta la libertà di stampa, che esiste sempre quando esista un voto libero. Oggi dobbiamo ricordarci di questa storia civile e politica italiana, anche aiutando le testate minori e i giovani giornalisti, e continuare a scegliere un’informazione libera e consapevole per il bene di una cittadinanza democratica.

Gli interventi
Dopo i recenti attacchi ai giornalisti da parte del M5s, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato ancora una volta a difendere la libertà di stampa, inviando il suo augurio di buon lavoro ai giornalisti: «In questo secolo di vita i giornalisti hanno accompagnato le vicende alterne del Parlamento italiano, contribuendo a scriverne di fatto la storia, attraverso la cronaca quotidiana degli avvenimenti. La stampa parlamentare ha costituito un importante e necessario completamento della vita democratica, non soltanto nella preziosa opera di pubblicizzazione dei lavori delle Camere ma anche costituendo un presidio di libertà, di critica e di controllo, in perfetta linea con lo spirito e i valori della nostra Costituzione. Che non si limita stabilire principi e valori, ma chiede allo Stato di farsi parte attiva per il loro raggiungimento; questo vale anche per la libertà di opinione e di espressione. Il pluralismo informativo è un valore fondamentale per ogni democrazia, che va difeso e concretamente attuato e sostenuto. L’augurio che vi invio è quello di continuare a raccontare, ogni giorno, con determinazione e obiettività, la vita delle Camere, le istituzioni dove si esercita pienamente la sovranità popolare; nella sostanziale distinzione dei ruoli e nel necessario reciproco rispetto».
Il sottosegretario M5s all’Editoria Vito Crimi, al termine della celebrazione ha dichiarato molto aspramente: «Ero venuto con le migliori intenzioni, me ne vado con le peggiori. Ho sentito solo parole di accuse di illiberalità e fascismo velato al Governo di cui faccio parte e non posso sottotacerle: sono accuse velate gravi, inaccettabili da contestare con forza». Crimi, parlando con i giornalisti presenti ha denunciato: «I messaggi storici sono stati molto chiari come chiare sono state le loro parole. Si è detto che i giornali in Italia hanno fatto e continuano a fare politica. Dunque, la dialettica fra politica e giornali è quella, al netto delle offese che sono state portate ma che a me non appartengono». Poi ha anche ribadito la volontà di rivedere in toto il sistema di contributi statali per l’editoria: «I contributi per l’editoria sono un altro discorso e non c’entrano nulla al momento con il principio della difesa del pluralismo nell’informazione. In Italia oggi ci sono 18.611 testate registrate ma i contributi li prendono in 100. Per fare solo un esempio Libero da solo prende 5 milioni di contributi: si può considerare questo contributo diretto come una difesa del pluralismo? Il pluralismo non passa da contributi pubblici a singoli editori ma deve essere sistemico».
È intervenuto in seguito il presidente della Camera Roberto Fico, auspicando più responsabilità anche nell’uso dei social network: «Noi tutti dobbiamo stare attenti ad essere consapevoli nella gestione di uno strumento, quello dei social network, che può essere di formidabile impatto positivo ma ha dei limiti, come ogni strumento. E su questo serve essere responsabili. La responsabilità è proprio l’elemento caratterizzante del giornalismo. Ciò che vi distingue e vi dà credibilità e autorevolezza». Fico ha lanciato quindi un’esortazione: «comunicazione e informazione devono restare distinte. Ognuna con una sua etica, ma sempre e comunque distinte. Troppo spesso invece vengono usate come sinonimi, mettendo a rischio sia la politica sia il giornalismo. Non credo che davanti a temi complessi ci siano risposte semplici. C’è però uno spazio per riflessioni, come quello di oggi, che i presenti sapranno senza dubbio sviluppare».

Emanuele Forlivesi

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LOVE TOUR: ROMA INNAMORATA CANTA I THEGIORNALISTI

La band di Tommaso Paradiso, al Palalottomatica il 27 e 28 ottobre, sta stregando tutti i fan. Un percorso delle loro più belle e famose canzoni, tutte cantate a squarciagola, che li conferma meravigliosa realtà musicale.

 

Roma – I Thegiornalisti sono tornati nella Capitale, nel luogo di origine della loro musica, e stanno lasciando un segno, nella musica, e nelle generazioni dei loro fan, forte come non si vedeva da tempo. Dopo la data zero di Vigevano, il debutto ufficiale a Torino e gli appuntamenti di Bologna e Firenze, è giunto infatti il doppio appuntamento per i loro concerti del 27 e 28 ottobre al PalaLottomatica, entrambi sold out, come tutte le altre date del Love Tour.
A poco più di un anno dal debutto nel palazzetto dell’Eur nella primavera del 2017, la band romana composta da Tommaso Paradiso, Marco Antonio “Rissa” Musella (chitarra) e Marco Primavera (batteria), si sta imponendo nella cultura pop- musicale, dimostrando con lo show dedicato all’ultimo album di inediti “LOVE” rilasciato a settembre, che è pronta a incendiare i fan e le città attraversate. Con le sue caratteristiche principali: la scrittura di Tommy Paradise, fresca e immediata, anche banale o straniante ma alla moda, che riesce a raccontare le storie di milioni di ragazzi, sputando o dedicando la propria sui testi; le sonorità anni ’80, ricamate da mille citazioni al grande cantautorato italiano; e la voce d’insieme, fortemente riconoscibile ma costantemente in evoluzione, grazie alle più varie collaborazioni del gruppo con artisti e produttori della scena nostrana. Proprio in questo tour, la classica formazione a tre è potenziata dagli scatenati Walter Pandolfi (al basso) e Leo Pari (alle tastiere).
Il successo di questi ragazzi ha spinto gli organizzatori di Vivo Concerti ad aggiungere una terza data a Roma a fine tour 2018, il 21 novembre, a chiusura della prima tranche di concerti. Che sarà seguita da una seconda in primavera: i Thegiornalisti torneranno ad esibirsi a Roma l’11 aprile 2019, come ultimissima data del Love Tour (biglietti ancora disponibili in prevendita su TicketOne.it). Per ringraziare il pubblico del triplo sold out romano, la band ha annunciato che il concerto di domenica 28 ottobre sarà trasmesso per tutti in diretta streaming sulla pagina Facebook di Postepay.

Paradiso, Musella e Primavera formano la band a Roma nel 2009. Si autoproducono i primi due dischi nati e scritti nel salotto di casa, così che a settembre 2011 esce prima “Vol.1” e qualche mese più tardi “Vecchio”. Il cambio di rotta, di stile, avviene a fine 2013 quando firmano con Foolica e, nell’anno successivo, fanno uscire “Fuoricampo”, disco prodotto da Matteo Cantaluppi, riscuotendo un ottimo successo di critica e di pubblico. Nel 2016 i Thegiornalisti firmano con Carosello Records per l’uscita del nuovo disco “Completamente Sold out”, il vero primo successo.
Nato con la band nel 2009, il nome Thegiornalisti, come dichiarato in un’intervista dagli stessi membri, deriva dall’intento di raccontare e riportare nei testi delle canzoni la quotidianità, nel modo più vicino e obiettivo possibile rispetto alla realtà. Come riescono a fare nei loro brani, come fanno sui palchi, nei cuori e sulle bocche che cantano dei loro fan.

Il concerto al Palalottomatica
Per questa serie di live i Thegiornalisti sono accompagnati da una sezione d’archi e da tre coriste. Questi innesti hanno permesso allo show di avere un sound più corposo rispetto al passato e maggiormente adatto a supportare un tour di questa importanza. Il tutto inoltre è stato supportato da visual studiati e molto colorati incentrati sul tema dell’amore e sul famoso concetto del “odio l’odio” tanto caro al leader Tommaso Paradiso.
Durante l’ora e mezza abbondante di concerto, viene suonato interamente l’ultimo disco Love, accolto positivamente, nonostante la recente uscita, anche dai più distratti ascoltatori, capaci di riconoscere i nuovi brani fin dalle prime note. La prima parte della scaletta fa maggiore affidamento alle canzoni più recenti, mentre la seconda suona con grande emozione, per la gioia dei fan storici che seguivano la band dall’uscita del primo album “Vol.1” nel 2011, i brani che hanno dato il là alla carriera del gruppo. La chiusura del set, naturalmente, è dedicata ai successi che hanno permesso al gruppo romano il definitivo salto nel mondo mainstream.
Ore 21.15 circa, è pieno di gente, di più generazioni e storie, parte la musica e i telefoni si accendono: entra la band, compare Tommaso Paradiso e tutti cantano già il lento esordio di Zero stare sereno, e poi il cambio di mood, si balla sulle note vibranti e ritmate. Sotto il palco il parterre è tutto ragazzi e ragazze, amici o fidanzati, sulle tribune saltano sul posto anche i più grandi; arriva Milano Roma, ecco il primo pezzo da Completamente Sold Out e Tommaso cambia l’inciso: Ciao roma, è tardissimo, sto tornando a casa e ti volevo dire che sono completamente fatto, Fatto di te. Il pubblico intorno è impazzito anche se c’è Controllo, seguono le tastiere di una delle canzoni più amate, in cui ogni coppia si è ritrovata (il tuo maglione mio, sì pure quello ero dei miei). Rapide le canzoni scorrono inesorabili, impeccabili di trasporto e felicità, fino al manifesto dell’album, Love: calano le luci, si scorgono delle cose sul palco, quattro palloni gonfiabili e colorati scrivono il titolo e la filosofia dell’ultimo lavoro della band, intessuto dalla rete di sensazioni dell’amore tra Tommaso e Carolina. Che da oggi contagia chissà quanti altri innamorati. L’immagine è meravigliosa, come la successiva con Tommaso e Marco Rissa, amici prima che artisti, abbracciati in mezzo alla pedana oltre il palco e sotto il firmamento di luci degli smartphone, per intonare la famosissima Sold Out: senza una meta, senza una strada, con gli occhi lucidi e la sigaretta, tra le tue dita di seta. Qualcuno ha già dato tutta la voce ma ci sono ancora tante strofe da cantare: quelle di L’ultimo grido della notte, di Io non esisto, conosciuta dai vecchi appassionati e nuovo dono per i nuovi, quelle intime di Proteggi questo tuo ragazzo con Paradiso al pianoforte. Siamo a fine ottobre ma Fine dell’estate suona come poche, forse sarà per le temperatura ancora calde o forse solo perché i Thegiornalisti “spingono”. E quanto suona bene pure Promiscuità, sempre molto sensuale, dopo Una casa al mare. Ci avviciniamo agli ultimi pezzi e il primo sarà un tormentone in radio, L’ultimo giorno della Terra, con il ritornello sul Mi fatto per essere cantato a tutta forza nelle macchine o nei palazzetti; gli altri brani sono già dei successoni, i più amati: Completamente, Tra la strada e le stelle, Questa nostra stupida canzone d’amore. La band viene fuori con la sua storia, passata e più recente, insieme a chi è presente, lo è stato e lo sarà, cantando. Senza spezza di nuovo il percorso delle canzoni più conosciute, senza far perdere intensità a quella che oggi è “l’esperienza Thegiornalisti”, fatta da una fusione di storie ed emozioni tra pubblico e band veramente significativa e sentita, coscientemente come irrazionalmente. Un giro di chitarra e si è a Riccione, qualche nota legata di pianoforte e ci si ritrova a New York, zone e temi diversi con lo stesso risultato: mani al cielo, sorrisi, unisono di voci e melodie, festa. Ultime due, di segno opposto: Felicità puttana e Dr. House. La prima è una tempesta impazzita tutta fuori tra i fan, la seconda è la tempesta interiore di Tommaso Paradiso, una ballata carica di sentimenti e solitudine. Così intensa, solo voce e pianoforte, che Paradiso sbaglia invertendo due versi del testo. Ma i brividi di emozione sono venuti anche a noi.
È il vero finale, con cui i Thegiornalisti hanno salutato e ringraziato calorosamente il pubblico.

Un episodio è importante ricordare: Paradiso è grande tifoso della Lazio, gli lanciano addirittura una maglia biancoceleste; in una pausa tra due canzoni da alcuni ragazzi parte un coro laziale che rimbomba simpatico, altri, romanisti, fischiano. Tommaso interviene e stupisce: «ragazzi, abbiamo fatto un disco che si intitola Love, non esistono fazioni, almeno qui». Applausi.
I Thegiornalisti sono ormai una realtà consolidata e per loro serate come queste, d’ora in avanti, saranno la normalità.

La scaletta
Ecco la scaletta dei brani suonati sul palco del PalaLottomatica di Roma, con i pezzi dall’ultimo album Love ad aprire e chiudere la setlist, composta per la restante parte principalmente dalle hit dell’album della consacrazione per i Thegiornalisti, il penultimo lavoro in studio Completamente Sold Out.

    Overture
    Zero stare sereno
    Milano Roma
    Fatto di te
    Controllo
    Il tuo maglione mio
    Sbagliare a vivere
    Vieni e cambiami la vita
    Love
    Sold Out
    L’ultimo grido della notte
    Io non esisto (Vol.1 – 2011)
    Proteggi questo tuo ragazzo
    Fine dell’estate
    Una casa al mare
    Promiscuità
    L’ultimo giorno della Terra
    Completamente
    Tra la strada e le stelle
    Questa nostra stupida canzone d’amore
    Senza (singolo – 2017)
    Riccione
    New York
    Felicità puttana
    Dr. House

 

Emanuele Forlivesi

http://ilkim.it/love-tour-roma-innamorata-canta-i-thegiornalisti/