Il Digital Omnibus, presentato dalla Commissione Europea il 19 novembre 2025, rappresenta la più ampia revisione del quadro normativo digitale europeo dall’entrata in vigore del GDPR nel 2018. L’iniziativa introduce modifiche parallele a molteplici regolamenti digitali dell’UE, tra cui GDPR e AI Act, sollevando un dibattito senza precedenti tra necessità di competitività e protezione dei diritti fondamentali.
Quando si parla di governance digitale europea, è difficile non percepire la tensione che attraversa questa riforma. Da un lato, l’esigenza concreta di rendere operabile un quadro normativo che negli ultimi anni si è stratificato fino a diventare labirintico. Dall’altro, il rischio tangibile che la semplificazione diventi il pretesto per una rinegoziazione dei principi fondamentali che hanno reso l’Europa punto di riferimento globale in materia di protezione dati.
L’architettura del Digital Omnibus: obiettivi e tempistiche
L’obiettivo dichiarato dalla Commissione Europea è ridurre il carico amministrativo di almeno il 25% per tutte le imprese e del 35% per le PMI, rispondendo alle preoccupazioni espresse nel rapporto Draghi sulla competitività europea. La Commissione ha aperto una consultazione pubblica il 16 settembre 2025, chiusasi il 14 ottobre, seguita dalla presentazione ufficiale del pacchetto normativo.
L’iniziativa tocca simultaneamente:
Le aree di intervento spaziano dalla semplificazione del reporting degli incidenti di cybersecurity all’armonizzazione delle definizioni cross-settoriali, dalla modernizzazione delle regole sui cookie alla facilitazione dell’applicazione pratica dell’AI Act.
La rivoluzione nascosta: ridefinire il “dato personale”
Uno degli aspetti più critici e meno pubblicizzati riguarda la proposta di aggiungere un “approccio soggettivo” nel testo del GDPR: se un’azienda specifica non può identificare una persona, i dati non sono “personali” per quella azienda e il GDPR cesserebbe di applicarsi.
La bozza può essere interpretata come l’abbandono della nozione che le tecniche per “isolare” una persona siano ancora coperte dalla legge. Invece, la formulazione suggerisce un’esenzione generale dal GDPR se i titolari utilizzano semplicemente “pseudonimi” (come “user12473” o dati da cookie di tracciamento) invece di nomi.
L’impatto sui settori digitali
Questa modifica avrebbe conseguenze drammatiche:
- Tracking online: la maggior parte del tracciamento web opera tramite identificatori pseudonimi;
- Advertising programmatico: l’intero ecosistema pubblicitario digitale si basa su ID univoci;
- Data broker: settori interi potrebbero uscire dall’ambito di applicazione del GDPR.
Le pratiche di sicurezza previste dal regolamento hanno rappresentato un cambio di paradigma per le aziende europee. Questa revisione rischia di smantellare tale impianto.
Questo cambiamento si discosta massicciamente dall’interpretazione piuttosto ampia della Corte di Giustizia (CGUE). Esiste una giurisprudenza di oltre 20 anni che supporta una comprensione ampia di cosa costituisca “dato personale”. Dato che il termine deriva dall’Articolo 8 della Carta, è molto probabile che un cambiamento così profondo non sopravviva al controllo della CGUE.
Small-Mid Caps: una nuova categoria di imprese
Il Digital Omnibus introduce una nuova categoria di impresa – le small-mid caps (SMCs) – che si collocano tra le piccole e medie imprese (PMI) e le grandi imprese. Le SMCs sono definite come aventi meno di 750 dipendenti e un fatturato annuo fino a €150 milioni o attivi totali fino a €129 milioni.
Le imprese precedentemente categorizzate come “grandi” potrebbero ora rientrare in questa nuova categoria SMC, beneficiando di:
- Deroghe GDPR: alcune deroghe attualmente disponibili per le PMI verranno estese alle SMCs, in particolare l’esonero dagli obblighi di tenuta dei registri ai sensi dell’Articolo 30, a meno che il trattamento dei dati personali non sia considerato a “rischio elevato”;
- Prospetti semplificati: per offerte pubbliche di titoli;
- Accesso facilitato ai mercati di capitali.
La Germania è stata particolarmente attiva nel plasmare questa agenda, spingendo per esenzioni per le medie imprese, procedure semplificate di richiesta dati e rimozione di disposizioni prescrittive sugli smart contract.
AI Act e intelligenza artificiale: il nodo del legittimo interesse
Tra le modifiche più significative emerge la creazione di una nuova disposizione nel GDPR che stabilisce lo sviluppo e l’operatività dei sistemi di AI come legittimo interesse del titolare del trattamento. In pratica, la Commissione Europea sta risolvendo per via legislativa un dibattito che ha attraversato l’intera comunità dei data protection officer: può l’intelligenza artificiale training fondarsi sul legittimo interesse come base giuridica?
La risposta proposta dal Digital Omnibus è affermativa e va oltre il semplice training, estendendosi all’intera operatività dei sistemi AI. Questa modifica introduce una forma di neutralità tecnologica inversa: invece di applicare le stesse regole a tutte le tecnologie, si crea un regime di favore per l’AI.
Il meccanismo “stop-the-clock” per l’AI Act
Tra gli elementi più attentamente osservati del Digital Omnibus vi è la revisione dell’AI Act, in particolare le regole per i sistemi AI ad alto rischio che dovrebbero applicarsi da agosto 2026. Con gli standard tecnici ritardati e le autorità nazionali ancora in fase di rafforzamento, sia Germania che Repubblica Ceca hanno formalmente chiesto alla Commissione di posticipare la data di inizio di un anno.
In risposta, la Commissione sta valutando un meccanismo “stop-the-clock” per allineare la tempistica della legge con la preparazione pratica. Questo rinvio, se approvato, sposterebbe l’applicazione piena dall’agosto 2026 all’agosto 2027, concedendo alle imprese e alle autorità più tempo per implementare gli standard armonizzati.
Dati sensibili: rivelati vs inferiti
La protezione rafforzata si applicherebbe dove i dati rivelano direttamente tratti sensibili. I titolari che si basano sull’inferenza di tratti sensibili (ad es. orientamento politico dalla navigazione) potrebbero affrontare meno vincoli dell’Articolo 9, ma devono comunque soddisfare gli Articoli 5 e 6 e essere consapevoli di correttezza, trasparenza e rischio di danno.
Le modifiche proposte introdurrebbero nuove esenzioni che consentirebbero agli sviluppatori di AI di processare legalmente categorie sensibili di dati come informazioni sulle convinzioni politiche o religiose, etnia o salute, per finalità di training e operatività. Questa disposizione rappresenta un punto di rottura rispetto all’architettura originaria del GDPR.
L’AI Act stabilisce precedenti normativi che potrebbero orientare future regolamentazioni internazionali. Tuttavia, il Digital Omnibus rischia di indebolire queste protezioni prima ancora della loro piena implementazione.
Cookie law e terminal equipment: la fine del consenso informato?
La Commissione intende affrontare la cosiddetta “consent fatigue” rivedendo le regole sui cookie e tecnologie di tracciamento simili, ampliando le situazioni in cui cookie e tecnologie comparabili possono essere utilizzati senza consenso. L’approccio proposto è duplice: estendere le eccezioni attuali del framework ePrivacy per includere finalità aggiuntive come sicurezza, misurazione dell’audience e fornitura di servizi richiesti dall’utente, e introdurre un meccanismo per l’espressione automatizzata e machine-readable delle preferenze degli utenti, progettato per ridurre la necessità di banner di consenso ripetitivi.
La proposta potrebbe spostare l’Europa da un sistema opt-in a qualcosa di più vicino all’opt-out, dove gli utenti devono attivamente rifiutare per fermare il tracciamento. Per i professionisti della cybersecurity, questo cambiamento ha implicazioni dirette sulla superficie di attacco dei dispositivi personali.
Accesso ai terminal equipment senza consenso
Le aziende potrebbero anche essere autorizzate a estrarre dati direttamente dai dispositivi degli utenti se determinate condizioni sono soddisfatte (ad esempio, un produttore di smartphone può sostenere di dover raccogliere dati dagli utenti per scopi di sicurezza).
Ogni tracciamento è potenzialmente un vettore di profilazione non autorizzata, di data exfiltration, di fingerprinting avanzato che può essere sfruttato per attacchi di social engineering.
Decisioni automatizzate: ampliamento delle esenzioni
Il GDPR attualmente prevede un diritto qualificato degli individui a non essere soggetti a decisioni esclusivamente automatizzate che hanno effetti legali o similmente significativi (Articolo 22 GDPR), soggetto a tre limitate esenzioni: dove la decisione è necessaria per stipulare o eseguire un contratto, autorizzata dalla legge, o basata su consenso esplicito.
La proposta del Digital Omnibus amplierebbe l’esenzione contrattuale chiarendo che una decisione automatizzata può essere presa anche quando lo stesso risultato potrebbe essere raggiunto anche con mezzi umani. Questo aggiustamento abbasserebbe la soglia per fare affidamento sulla base contrattuale e fornirebbe maggiore certezza legale per il deployment di decisioni automatizzate nell’UE.
Questa modifica faciliterebbe significativamente l’adozione di sistemi di:
- Rating automatico per rider e lavoratori della gig economy;
- Assegnazione turni algoritmica nei call center;
- Monitoraggio produttività per smart worker;
- Screening automatizzato nelle risorse umane.
ENISA Single-Entry Point: centralizzazione dell’incident reporting
Una delle proposte più tecnicamente sensate del pacchetto è il meccanismo “report once, share with all” che consente alle aziende di adempiere simultaneamente agli obblighi previsti da GDPR, NIS2, DORA e Digital Identity Regulation.
Un single-entry point ospitato da ENISA permetterebbe notifiche “report once, share many” ai sensi di NIS2, GDPR, DORA, eIDAS e il Digital Identity Regulation (e potenzialmente CER). Le entità invierebbero tramite un’unica interfaccia; le autorità competenti riceverebbero i dati giusti per il loro strumento.
Opportunità e rischi della centralizzazione
Sulla carta, si tratta di un avanzamento significativo per chi deve gestire un data breach navigando tra requisiti di notifica diversi, tempistiche discordanti, formati non standardizzati. La frammentazione degli obblighi di reporting rappresenta uno dei principali oneri amministrativi per le organizzazioni.
Tuttavia, la centralizzazione solleva questioni tecniche non banali:
- Target ad alto valore: diventa per definizione un obiettivo primario per attacchi informatici;
- Single point of failure: un compromesso potrebbe esporre vulnerabilità di molteplici organizzazioni;
- Coordinamento autorità: presuppone capacità di coordinamento tra Stati membri con diverse maturità cyber.
La direttiva NIS2 introduce la responsabilità diretta del top management per la non conformità, portando la cybersecurity all’attenzione del boardroom.
Modifiche all’AI Act: auto-declassificazione e accountability diluita
Tra le modifiche più allarmanti secondo i gruppi della società civile vi è la possibilità per le aziende di dichiarare unilateralmente un sistema di AI ad alto rischio come a basso rischio e aggirare le salvaguardie senza notificare nessuno, con la rimozione del requisito di registrare i sistemi auto-esentati nel database europeo. Questa disposizione smantella un compromesso faticosamente raggiunto nel 2023: la trasparenza come contrappeso alla flessibilità dell’auto-valutazione.
Un sistema di AI può passare da alto rischio a basso rischio senza che autorità, ricercatori o società civile possano verificare la ragionevolezza della decisione. In caso di incidente – un sistema di riconoscimento facciale che produce false identificazioni, un algoritmo di credit scoring che discrimina – sarà estremamente difficile ricostruire se il sistema fosse stato originariamente classificato come ad alto rischio e successivamente declassato impropriamente.
L’approccio risk-based adottato nell’AI Act ha portato a identificare quattro livelli di rischio. Il Digital Omnibus rischia di rendere questo sistema inefficace.
Consolidamento legislativo: abrogazione e fusione
Il Data Governance Act, l’Open Data Directive e il Free Flow of Data Regulation verrebbero abrogati e le loro regole chiave fuse nel Data Act, con nuove etichette volontarie UE per intermediazione dati e altruismo dei dati.
Questo consolidamento rappresenta un cambio strutturale significativo:
- Data Governance Act → assorbito nel Data Act;
- Open Data Directive → assorbito nel Data Act;
- Free Flow of Data Regulation → assorbito nel Data Act;
- Platform-to-Business Regulation → abrogato (coperto da DSA/DMA).
Le bozze trapelate indicano che la Commissione prevede di integrare Data Act, Data Governance Act e strumenti correlati in un unico framework semplificato, riducendo sovrapposizioni e complessità della compliance.
La Germania ha spinto per esenzioni per le medie imprese, procedure semplificate di richiesta dati e rimozione di disposizioni prescrittive sugli smart contract. Berlino sostiene anche obblighi di trasparenza più leggeri, come la sostituzione di molteplici notifiche con punti di accesso digitali.
EU Digital Identity Wallet: tra ambizione e rischi
Il Digital Omnibus prevede l’integrazione con il lancio dell’EU Business Wallet, modellato sul EU Digital Identity Wallet per cittadini. Viene applicato il principio ‘one in, one out’ al Business Wallet europeo, ma le tempistiche appaiono irrealistiche.
Le criticità del Wallet
Il Wallet non può essere una piattaforma affidabile per i dati più sensibili riguardanti identità, salute e finanze, se chiunque può richiedere informazioni che vanno ben oltre ciò che è proporzionato e legale per qualsiasi scopo dato.
Un sistema che comprende tutto, dagli acquisti quotidiani ai dati sanitari e finanziari, può avere successo solo se le persone lo percepiscono come sicuro. Ogni nuova riforma o intervento affrettato creerebbe solo più incertezza e rischierebbe di far deragliare l’intero progetto.
Gli Stati membri hanno la scadenza di fine 2026 per offrire il Wallet ai cittadini, ma questo è estremamente improbabile in molti paesi, in particolare poiché gli schemi di certificazione per il Wallet devono ancora essere completati.
Le pressioni geopolitiche: il fattore USA
Un aspetto raramente discusso pubblicamente ma fondamentale riguarda le pressioni geopolitiche che stanno influenzando il Digital Omnibus.
È profondamente preoccupante che, ancora una volta, interessi geopolitici e pressioni dagli Stati Uniti sembrino guidare rinnovati tentativi di mettere in discussione o indebolire il GDPR. Attualmente, la policy making sembra essere guidata da considerazioni a breve termine piuttosto che da obiettivi a lungo termine, con il rischio di approfondire ulteriormente la dipendenza digitale dell’Europa.
Secondo diverse fonti, l’amministrazione Trump ha esercitato forti pressioni sui funzionari europei per semplificare le regole digitali in modo che il blocco rimanga competitivo con la Cina. Ciò significherà cambiamenti all’AI Act, che è stato introdotto lo scorso anno nel tentativo di combattere i pericoli dei sistemi AI ad alto rischio.
Il paradosso della sovranità tecnologica
Invece di diluire il GDPR, l’UE dovrebbe riaffermare e rafforzare i principi in esso incorporati. Questi principi potrebbero servire come fondamento per ridurre la dipendenza dalle corporazioni tecnologiche americane dominanti e per promuovere alternative europee, così come la promozione di software libero e open-source.
La competitività è un concetto relativo: i principali beneficiari dell’Omnibus potrebbero essere le grandi aziende tecnologiche statunitensi, che già esercitano un forte controllo sugli utenti europei. Anche se la performance assoluta delle aziende europee migliora, il divario con gli USA nell’AI potrebbe ampliarsi.
La questione è particolarmente rilevante per la comunità della cybersecurity italiana ed europea. L’industria europea della sicurezza informatica si è sviluppata anche grazie a un contesto normativo che valorizzava la protezione dei dati e la security by design. Un abbassamento degli standards non necessariamente favorisce le imprese europee rispetto a competitor meno attenti alla privacy e alla sicurezza.
Le voci critiche: 127 organizzazioni contro lo smantellamento mascherato
Secondo una coalizione di 127 sindacati e gruppi della società civile, ciò che viene presentato come una semplificazione tecnica delle leggi digitali europee è in realtà un tentativo di smantellare segretamente le più forti protezioni dell’Europa contro le minacce digitali. Tra i firmatari delle lettere aperte alla Commissione figurano organizzazioni come NOYB, EDRi, Access Now, il Transatlantic Consumer Dialogue.
Il cuore dell’obiezione non riguarda il principio della semplificazione – che tutti riconoscono come necessario – ma il metodo e la sostanza. Mentre il GDPR ha richiesto anni di negoziazione, la consultazione pubblica sull’Omnibus si è conclusa solo in ottobre, con un processo percepito come affrettato rispetto alla portata delle modifiche proposte.
I documenti trapelati rivelano che, nonostante le promesse della Commissione che la riforma del quadro digitale dell’UE non indebolirebbe le protezioni fondamentali per i diritti e le libertà delle persone, la realtà è che questa sarebbe “il più grande rollback dei diritti fondamentali digitali nella storia dell’UE”.
Diritti degli interessati: limitazioni e restrizioni
L’Omnibus potrebbe anche rendere più difficile per i soggetti interessati esercitare i loro diritti di accedere ai propri dati, di farli trasferire o di opporsi al trattamento, se il titolare del trattamento può dimostrare che lo scopo della richiesta del soggetto non si limita alla protezione dei dati personali. Questo potrebbe, ad esempio, minare l’accesso dei lavoratori ai dati in caso di controversia legale.
Questa modifica avrebbe impatti diretti su:
- Contenziosi lavorativi: più difficile per i dipendenti ottenere prove;
- Investigazioni giornalistiche: ostacoli all’accesso a informazioni di interesse pubblico;
- Ricerca accademica: limitazioni all’accesso per finalità di studio.
Implicazioni per i professionisti della security
Per CISO, responsabili della protezione dati, esperti di digital forensics e professionisti del cyber law, il Digital Omnibus rappresenta una sfida su più livelli. Sul piano operativo, richiederà un aggiornamento significativo di policy, procedure, sistemi di compliance. Sul piano strategico, impone una riflessione più profonda sul posizionamento della funzione security.
L’Italia è stato il primo Stato membro UE a dotarsi di un framework legislativo organico su IA. Il Digital Omnibus potrebbe alterare significativamente questo quadro.
Competenze e formazione
Se il quadro normativo si orienta verso maggiore flessibilità nell’utilizzo dei dati personali per finalità di AI, la responsabilità dei security professional diventa paradossalmente più gravosa. Non potranno più fare affidamento su divieti normativi netti, ma dovranno esercitare un continuo bilanciamento tra opportunità di business e protezione dei diritti.
Sul piano della gestione degli incidenti, la centralizzazione del reporting potrebbe semplificare i processi, ma richiederà investimenti in nuovi tool e competenze. I team di incident response dovranno familiarizzare con le nuove piattaforme di notifica unificata, comprenderne i requisiti tecnici, adattare i propri playbook.
La direttiva NIS2 rappresenta una pietra miliare nell’evoluzione del panorama normativo della cybersecurity. Il Digital Omnibus deve integrarsi con questo framework senza creare ulteriori frammentazioni.
Conclusioni: una scommessa ad alto rischio per l’Europa digitale
Il Digital Omnibus non è né il disastro annunciato dai critici più radicali né la panacea promessa dai sostenitori della deregulation. È una scommessa ad alto rischio: quella che sia possibile semplificare significativamente il quadro normativo digitale europeo senza compromettere i diritti fondamentali e la sicurezza dei cittadini.
La Commissione ha presentato il Digital Omnibus il 19 novembre 2025, dopo di che le proposte seguiranno la procedura legislativa ordinaria nel Parlamento Europeo e nel Consiglio. Sono probabili emendamenti sostanziali durante il processo legislativo prima dell’adozione di qualsiasi testo finale.
Gli aspetti più critici identificati:
- Ridefinizione di “dato personale” potrebbe escludere interi settori dal GDPR;
- Pressioni geopolitiche USA rischiano di compromettere la sovranità tecnologica europea;
- Auto-declassificazione AI elimina trasparenza e accountability;
- Limitazioni diritti interessati indeboliscono protezioni fondamentali;
- Consolidamento normativo crea incertezza durante la transizione.
Per i professionisti della cybersecurity, il compito nei prossimi mesi sarà seguire attentamente il processo legislativo, contribuire con la propria expertise tecnica al dibattito, e prepararsi a operare in uno scenario che, comunque vadano le cose, sarà profondamente diverso da quello attuale.
Ciò che è in discussione non è solo un insieme di norme tecniche, ma la visione stessa di quale Europa digitale vogliamo costruire: un’Europa che compete abbassando gli standard, o un’Europa che compete proprio grazie alla sua capacità di garantire fiducia, sicurezza e rispetto dei diritti? La risposta a questa domanda definirà non solo il successo del Digital Omnibus, ma il ruolo stesso dell’Europa nel panorama digitale globale dei prossimi decenni.
Fonti:
https://www.ictsecuritymagazine.com/articoli/digital-omnibus-gdpr/