Pirateria, Capitanio (Agcom): “Nuovi strumenti a tutela di cinema e audiovisivo”

Nuova delibera Agcom, un passo in avanti contro ogni pirateria

Passo in avanti nella lotta alla pirateria audiovisiva e nella tutela del diritto d’autore. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha votato una delibera che rafforzerà il regolamento sull’oscuramento dei siti illegali previsto dalla delibera n. 680/13/CONS, aggiornandolo alle nuove previsioni del Digital Service ACT, della Legge antipirateria n. 93/2023, del Decreto Omnibus e del Testo unico dei servizi media.

Lo annuncia sui social il Commissario Agcom, Massimiliano Capitanio.

Il regolamento entrerà in vigore una volta conclusa la consultazione pubblica, che terminerà dopo 30 giorni dalla pubblicazione del provvedimento sul sito www.agcom.it.

Più coinvolti i motori di ricerca, maggiore protezione per film e serie

Come spiegato dal Commissario nel suo post, diversi sono i punti chiave del testo.

Gli “ordini di oscuramento” arriveranno “in 30 minuti” e non solo per gli eventi sportivi piratati, ma “anche per altri contenuti tramessi in diretta”.

La delibera prevede inoltre “l’estensione degli ordini di oscuramento alle VPN e ai fornitori di DNS pubblici”, “l’obbligo di deindicizzazione dei siti pirata da parte dei motori di ricerca”, “procedure di sblocco dei nomi a dominio e degli indirizzi IP oscurati da Piracy shield che non sono più utilizzati per diffondere contenuti pirata”, con un “nuovo procedimento per contrastare la pirateria sulla televisione lineare e “on demand”, a tutela ad esempio di film e serie tv”.

È stata inoltre approvata la delibera che riporta gli esiti del Tavolo tecnico, rende noto Capitanio, “con cui l’Autorità ha discusso con gli operatori le tematiche legate all’aggiornamento dei requisiti tecnici e operativi della piattaforma Piracy Shield”, compreso “l’innalzamento del limite massimo delle risorse bloccabili con la piattaforma e le modalità di inoltro delle segnalazioni da parte dei titolari dei diritti”.

Ricordiamo che il Regolamento a cui fa riferimento Capitanio intende tutelare il diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica attraverso due azioni complementari: a) il sostegno allo sviluppo del mercato dei contenuti mediante campagne informative e alla diffusione dell’offerta legale; b) la lotta alla pirateria attraverso procedure di enforcement effettive, proporzionate e dissuasive che, pur tutelando il diritto d’autore, non comprimono in alcun modo gli altri diritti rilevanti.

Passo in avanti anche nella tutela di film e serie

Una necessità sentita dall’industria cinematografica e televisiva, perchè qui la pirateria picchia dura da anni. Finalmente si parla di “nuovo procedimento” per contrastare la pirateria su TV e cinema.

Un passaggio fondamentale auspicato soprattutto dalle associazioni di settore, come ha ricordato più volte Federico Bagnoli Rossi, Presidente della FAPAV-Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali: “Il regolamento AGCOM sul Diritto d’Autore è uno strumento fondamentale per il contrasto alla pirateria che quest’anno, al traguardo dei 10 anni di attività, ha beneficiato di un’implementazione innovativa con la piattaforma “Piracy Shield” che consente il blocco degli illeciti in 30’ per i contenuti sportivi live. Auspichiamo che al più presto venga aperta la nuova consultazione pubblica finalizzata ad estendere la tempestività di intervento anche agli altri contenuti audiovisivi previsti dalla legge, tra cui ad esempio le prime visioni cinematografiche e le dirette televisive non sportive, misura che il settore attende”.

Coinvolti sempre più i motori di ricerca

Interessante notare che la delibera approvata in queste ore va a coinvolgere maggiormente i motori di ricerca, su cui oggi è ancora facile cercare e trovare siti e link per accedere agli streaming pirata di eventi sportivi e live, o vedere illegalmente film, serie e altri contenuti audiovisivi.

Altro punto critico affrontato è il rapporto con gli Isp, perché il testo autorizza anche lo sblocco degli IP che da almeno sei mesi non consentono più trasmissioni illecite che violavano il diritto d’autore.

Un modo per andare incontro alle proteste dei provider che, pur riconoscendo l’importanza fondamentale del Piracy Shield, nella giusta lotta alla pirateria e nella tutela dei diritti connessi alla proprietà intellettuale, chiedevano di affrontare delle criticità che riguardavano gli internet service provider.

La lotta alla pirateria va sempre rafforzata

La trasformazione digitale tende a connettere mondi e settori economici tra loro un tempo lontani e diventa centrale trovare regole comuni per affrontare problemi e minacce trasversali alle industrie e ai mercati.

Il contrasto alla pirateria sta crescendo, con risultati straordinari raggiunti soprattutto in questi ultimi anni, grazie alla collaborazione tra Istituzioni, Autorità, associazioni come la FAPAV e le imprese di settore, ma le organizzazioni criminali che operano in rete trovano sempre il modo di aggirare leggi e misure adottate per combattere l’illegalità.

Il danno economico è grande e ogni anno migliaia di posti di lavoro sono persi e messi in pericolo a causa del crimine online e dei comportamenti illeciti adottati anche dal pubblico stesso, a volte consapevolmente/inconsapevolmente attirato dall’illusione della gratuità del contenuto offerto in rete, dietro cui si nascondono enormi profitti illeciti (sottratti all’economia legale) e pericoli informatici di diversa natura.

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Netflix e l’era della “TV di sottofondo”, come le abitudini digitali stanno sacrificando la qualità dei contenuti

Il successo della TV di sottofondo (second screen experience) con Netflix. A quale prezzo?

Negli ultimi anni, il modo di guardare la televisione è cambiato radicalmente. Secondo un’indagine YouGov del 2023, il 91% degli americani dichiara di usare lo smartphone mentre guarda la TV. Il fenomeno, noto come “second-screen experience, ha spinto le piattaforme di streaming a ripensare i propri contenuti per renderli più accessibili anche in modalità “distratta”.

Netflix, leader del settore, sembra aver abbracciato questa tendenza, ottimizzando i propri contenuti per la visione di sottofondo. Un’inchiesta pubblicata da n+1 rivela che gli sceneggiatori della piattaforma ricevono indicazioni precise affinché i personaggi annuncino le proprie azioni a voce alta, così che il pubblico possa seguire la trama anche senza guardare lo schermo.

Guardando documentari, film e serie su Netflix, ma anche su altri canali del digitale terrestre, si nota sempre più spesso il ripetersi di una frase, di un’indicazione per il pubblico. Sulle prime non si comprende il perché di questa scelta, ma con il modello della “TV di sottofondo” è molto più chiaro: il pubblico “costantemente” distratto, in questo modo, non si perde durante la narrazione.

Un film o una serie non devono essere sexy, ma ‘comode’ come il proprio divano

Una trovata che consente al contenuto di non perdere pubblico, ma allo stesso tempo una forma di banalizzazione della sceneggiatura e di diluizione forzata delle informazioni, che avrà un impatto severo sulla qualità dell’esperienza utente (soprattutto di chi non guarda un film o una serie con l’occhio sinistro, mentre col destro guarda lo schermo del proprio smartphone/tablet).

Come ben spiegato nell’inchiesta: “Per un secolo, il business di gestire uno studio di Hollywood è stato semplice. Più persone guardavano i film, più soldi guadagnavano gli studi. Con Netflix, tuttavia, il pubblico non paga per i singoli film. Paga un abbonamento per guardare tutto e questo ha permesso a uno strano fenomeno di radicarsi. I film di Netflix non devono rispettare nessuna delle norme stabilite nella storia del cinema: non devono essere redditizi, belli, sexy, intelligenti, divertenti, ben fatti o qualsiasi altra cosa che attiri il pubblico nelle sale cinematografiche. Il pubblico di Netflix guarda da casa, sui divani, a letto, sui mezzi pubblici e sui bagni. Spesso non guarda nemmeno”.

L’era della “TV ambientale” modifica le strategie di produzione

Nel 2020, il giornalista del New Yorker Kyle Chayka ha coniato il termine “ambient TV” per descrivere show come Emily in Paris o Dream Home Makeover: produzioni leggere, coinvolgenti il giusto e pensate per non richiedere un’attenzione costante. La recente indagine conferma che non si tratta di un semplice effetto collaterale, ma di una precisa strategia editoriale di Netflix.

La piattaforma non è l’unica a seguire questa strada. Secondo The Hollywood Reporter, alcuni showrunner hanno ricevuto dai servizi di streaming note del tipo rendilo più second screen, mentre il podcast Miss Me della BBC ha svelato l’esistenza di veri e propri “second-screen pitch”, in cui le idee per nuove serie vengono valutate in base alla loro adattabilità a un pubblico che guarda con distrazione.

Un modello vincente per Netflix? Qualità sacrificata?

L’approccio sembra funzionare: nel 2024, Netflix ha registrato un aumento del 16% dei ricavi rispetto all’anno precedente a 10,25 miliardi di dollari, raggiungendo un totale di 301,63 milioni di abbonati (+19 milioni su base annua). E va alla grande anche il piano pubblicitario scelto.

La strategia della “TV di sottofondo” sta quindi dando i suoi frutti, confermando il trend di uno streaming sempre più plasmato sulle nuove abitudini digitali.

Ma questo modello potrebbe avere un impatto sulla qualità dei contenuti originali. Se da un lato Netflix continua a investire in produzioni di alto livello, dall’altro emerge il rischio che la “TV ambientale” diventi il vero punto di forza della piattaforma, sacrificando progressivamente narrazioni più complesse e immersive.

L’industria dello streaming è in continua evoluzione e Netflix ha dimostrato ancora una volta di saper intercettare i bisogni del pubblico. Tuttavia, resta da vedere se il futuro della TV on demand sarà caratterizzato solo da contenuti di sottofondo o se la piattaforma riuscirà a bilanciare intrattenimento leggero e produzioni di qualità.

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Pirateria. LaLiga accusa Google, Cloudflare e X. Dito puntato anche verso Gran Bretagna e Germania

Le raccomandazioni di LaLiga

LaLiga alza il tiro contro la pirateria online

Nel panorama dell’intrattenimento digitale, la pirateria audiovisiva continua a rappresentare una minaccia per l’industria creativa, causando miliardi di perdite ogni anno e mettendo a rischio l’intero ecosistema dei diritti d’autore e con esso migliaia di posti di lavoro.

L’ultima denuncia di LaLiga, la massima organizzazione calcistica spagnola, evidenzia come la pirateria non sia solo una questione di consumatori che accedono illegalmente ai contenuti, ma anche di piattaforme e servizi online che facilitano questa pratica.

In un documento presentato all’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti (USTR), LaLiga ha puntato il dito contro colossi tecnologici come Google, Cloudflare e X (ex Twitter) di Elon Musk, accusandoli di fornire infrastrutture e strumenti che consentono ai pirati digitali di operare indisturbati.

 La denuncia è particolarmente significativa perché solleva interrogativi sulla responsabilità delle grandi piattaforme nel contrasto alla pirateria.

Google, Cloudflare e X sotto accusa: chi aiuta i gruppi criminali?

Secondo LaLiga, alcuni servizi offerti da queste aziende, come reti di distribuzione dei contenuti (CDN), VPN, hosting e indicizzazione dei siti pirata, stanno contribuendo a creare un ambiente in cui la pirateria può proliferare senza ostacoli.

Cloudflare, ad esempio, è stata più volte criticata per rendere difficile individuare la posizione effettiva di molti siti pirata, mentre Google è finita sotto i riflettori per la presenza di app pirata sul Play Store e per il posizionamento di siti illegali nei risultati di ricerca.

Nonostante le recenti misure di Google per de-indicizzare i domini pirata nei paesi dove sono stati bloccati per via giudiziaria, l’organizzazione spagnola sostiene che questo non sia sufficiente. Chiede infatti la rimozione globale di tutti i siti con un elevato numero di richieste di de-indicizzazione, oltre all’adozione di controlli preventivi che impediscano l’indicizzazione di servizi IPTV illegali.

Chiesto all’USTR di inserire Gran Bretagna e Germania nella lista nera

Oltre alle critiche alle aziende americane, LaLiga ha chiesto che Regno Unito e Germania vengano inseriti nella Priority Watch List dell’USTR (inclusa nello Special 301 Report), una lista che include i paesi con gravi problemi di tutela della proprietà intellettuale. Un’accusa inaspettata, visto che nessuno dei due paesi ha mai figurato in questa categoria, a differenza di nazioni come Cina e Russia.

Il Rapporto Special 301 è il documento annuale con cui l’ufficio del commercio statunitense (USTR) analizza la situazione internazionale relativamente alla tutela della proprietà intellettuale nei Paesi che sono partner commerciali degli Stati Uniti. Il rapporto comparativo è da sempre considerato uno strumento rilevante per misurare i livelli di protezione del settore culturale e per stimolare gli investimenti in innovazione e creatività.

Pirateria, un problema globale che richiede risposte globali

Se la pirateria audiovisiva è sempre esistita, oggi ha raggiunto un livello di sofisticazione senza precedenti, sfruttando tecnologie avanzate per eludere le misure di blocco e aggirare i controlli sul copyright. La lotta alla pirateria, quindi, non può limitarsi alle sole sanzioni contro chi usufruisce di contenuti illeciti, ma deve coinvolgere anche le piattaforme digitali e i fornitori di servizi che, direttamente o indirettamente, facilitano la diffusione di contenuti pirata.

L’industria dell’intrattenimento, dai grandi studi cinematografici alle leghe sportive, investe ingenti risorse nella creazione di contenuti di qualità. Ogni violazione dei diritti d’autore non rappresenta solo un danno economico, ma mina la sostenibilità di un intero settore. Se i creatori di contenuti non vengono adeguatamente tutelati, il rischio è che gli investimenti si riducano e l’offerta legale di contenuti perda competitività. Inizio modulo

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Digital Services Act, Agcom riconosce in Italia la qualifica di “segnalatore attendibile”

Il “Trusted Flagger” per individuare, identificare e notificare contenuti illegali

Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha recentemente approvato una delibera storica, riconoscendo per la prima volta in Italia la qualifica di “segnalatore attendibile” (cd. “Trusted Flagger”) ai sensi dell’art. 22 del Digital Services Act (delibera n. 26/25/CONS).

Questo riconoscimento è stato conferito alla società Argo Business Solutions S.r.l., in relazione alla violazione dei diritti di proprietà intellettuale e di altri diritti commerciali, nonché al contrasto delle truffe e frodi online. Ora tutte le segnalazioni relative alle truffe/frodi online e anche alla violazione del diritto d’autore andranno fatte a questa società.

L’Autorità ha condotto un’articolata istruttoria per verificare che Argo Business Solutions S.r.l. soddisfacesse i criteri stabiliti dall’art. 22, paragrafo 2, del Digital Services Act (DSA).

In particolare, è stato accertato che la società possedesse le capacità e competenze necessarie per individuare, identificare e notificare contenuti illegali, mantenendo al contempo un’indipendenza dai fornitori di piattaforme online e operando con diligenza, accuratezza e obiettività.

Il ruolo cruciale del “segnalatore attendibile”

La figura del segnalatore attendibile è fondamentale per l’applicazione del Digital Services Act negli Stati membri dell’Unione europea, per l’attivazione del meccanismo di segnalazione di contenuti illegali e per l’azione prevista dall’art. 16 del DSA nei confronti dei fornitori di piattaforme online.

Questi ultimi sono tenuti a garantire che le segnalazioni provenienti dai segnalatori attendibili siano gestite con priorità e decise senza indebito ritardo.

Obblighi e responsabilità

I segnalatori attendibili devono trasmettere all’Autorità i risultati del proprio lavoro e pubblicare una relazione annuale dettagliata e facilmente comprensibile sulle segnalazioni presentate. Questa relazione deve includere una spiegazione delle procedure attuate per garantire il mantenimento della propria indipendenza.

Inoltre, l’Autorità ha la facoltà di riesaminare, d’ufficio o su segnalazione, il persistere dei requisiti previsti dall’art. 22, paragrafo 2, del DSA, anche alla luce degli orientamenti adottati dalla Commissione europea ai sensi dell’art. 22, paragrafo 8, dello stesso Regolamento.

La lotta alle frodi online

Il riconoscimento della qualifica di segnalatore attendibile ad Argo Business Solutions S.r.l. rappresenta un passo significativo nella lotta contro le truffe e le frodi online, secondo quanto sottolineato dall’Agcom in una nota.

La capacità di individuare e segnalare tempestivamente contenuti illegali è cruciale per proteggere i diritti di proprietà intellettuale e altri diritti commerciali, contribuendo a creare un ambiente digitale più sicuro e affidabile.

La figura del segnalatore attendibile è destinata a diventare sempre più centrale nella salvaguardia dell’integrità del mercato digitale e nella tutela dei consumatori contro le frodi e le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale.

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Cinema, in Italia incassi per 493 milioni di euro nel 2024. I giovani tornano in sala

IL CINEMA IN SALA, I DATI DEL BOX OFFICE

2024 I DATI DEL MERCATO ITALIANO

Il cinema italiano in salute nel 2024, la ricerca CINETEL

Nel 2024, il box office italiano ha registrato incassi per oltre 493,9 milioni di euro, con circa 69,7 milioni di biglietti venduti. Questo il risultato più rilevante contenuto nell’ultima ricerca CINETEL da considerarsi in linea con il 2023, anche se è da sottolineare una leggera diminuzione dello 0,4% negli incassi e dell’1,3% nelle presenze.

Nonostante le difficoltà legate agli scioperi internazionali e la forte competizione dei grandi eventi sportivi estivi, il mercato ha dimostrato una notevole resilienza, continuando il percorso di crescita e recupero post-pandemia, che era l’obiettivo più importante da perseguire.

I numeri parlano di un settore che funziona, soprattutto se alimentato da un’offerta plurale e se stimolato da iniziative mirate a sostenere lo sviluppo del settore. Penso ad esempio alla campagna del MiC ‘Cinema Revolution’, grazie anche alla quale il trimestre giugno-agosto ha messo a segno il record di migliore di sempre nella storia dei botteghini in quanto a incassi. Iniziativa già rifinanziata per il 2025”, ha commentato la Sen. Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato, Ministero della Cultura.

Cresce la produzione nazionale e i giovani tornano al cinema (anche d’estate)

Un ruolo cruciale, infatti, è stato giocato dalla stagione estiva, che grazie alle iniziative promozionali e alle attività di comunicazione sostenute dal Ministero della Cultura e Cinecittà, ha registrato il miglior trimestre giugno-agosto nella storia del box office italiano, con un incremento dello 0,2% rispetto al record del 2023.

La produzione italiana, inclusa quella in co-produzione, ha mantenuto una performance stabile rispetto all’anno precedente. Nel 2024, ha rappresentato il 24,6% degli incassi totali e il 25,7% delle presenze, con un incasso di 121,4 milioni di euro e 17,8 milioni di biglietti venduti. Questi dati sono superiori alla media del periodo 2017-2019 e vicini ai valori del decennio 2010-2019, dimostrando una solida presenza del cinema nazionale.

Il 2024 ha visto una crescita significativa dei segmenti di pubblico più giovani, con un aumento del 31% tra i 3-14 anni e del 13% tra i 15-24 anni, contribuendo positivamente alla performance del cinema nazionale. Questi dati indicano una rinnovata vitalità del mercato cinematografico italiano, capace di attrarre un pubblico sempre più giovane e diversificato.

Con quasi 22 milioni di Box Office nel 2024, il cinema italiano raggiunge la media di incassi del periodo 2017-2019 dando un segnale di ripresa definitiva rispetto agli anni difficili della pandemia, caso tra i pochissimi al mondo per una cinematografia nazionale. In secondo luogo, ci riempie di soddisfazione la crescita del pubblico giovane in sala registrata da “CinExpert”, con un aumento del 31% nella fascia 3-14 anni e del 13% tra i 15-24 anni e questo per tutta la produzione cinematografica, italiana ed estera. Anche in questo caso si contraddice una visione che vede la sala cinematografica abbandonata dalle nuove generazioni, è vero esattamente il contrario”, ha sottolineato Alessandro Usai, Presidente ANICA – Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali.

Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto che ci ha visto chiudere in linea con il 2023 grazie ad una straordinaria estate e alla forza del prodotto nazionale che ha raggiunto quasi il 25% di quota di mercato”, ha dichiarato Luigi Lonigro, Presidente dell’Unione Editori e Distributori Cinematografici di ANICA.

I film con gli incassi migliori

Tra i film di maggior successo del 2024, “Inside Out 2” ha dominato il box office con 46,5 milioni di euro e 6,4 milioni di presenze, seguito da “Oceania 2” e “Deadpool & Wolverine“. Il primo film di produzione nazionale è stato “Il ragazzo dai pantaloni rosa“, con oltre 9 milioni di euro di incassi e 1,4 milioni di presenze.

Il pubblico continua a coltivare un grande interesse per il cinema in sala, lo dicono anche gli ottimi numeri di questi primi giorni del 2025. Bello il risultato della produzione nazionale, soprattutto per la capacità di alcune opere di raggiungere numeri importanti e di riportare l’attenzione del pubblico sui film italiani”, ha aggiunto Mario Lorini, Presidente ANEC – Associazione Nazionale Esercenti Cinema.

A livello europeo, i principali mercati hanno mostrato stabilità o lievi variazioni rispetto al 2023. La Francia ha registrato una leggera crescita dello 0,5%, mentre il Regno Unito ha visto una diminuzione dello 0,1%. Più significative le perdite in Spagna e Germania, rispettivamente del 2,6% e del 7,4% negli incassi.

Le sfide per il 2025: dall’innovazione alla difesa dell’industria cinematografica, fino alle competenze

Il cinema italiano, comunque, dovrà affrontare diverse sfide nel 2025 e nei prossimi anni, nonostante i segnali positivi di crescita e stabilità rilevati nel 2024.

Ne possiamo elencare alcune, prendendo spunto dall’articolo di oggi sul Sole 24 Ore firmato da Andrea Biondi.

Sicuramente la competizione Internazionale, perché la concorrenza con le produzioni straniere, specialmente quelle statunitensi, rimane alta. Anche se il cinema italiano ha registrato buoni risultati, le produzioni made in US continuano a dominare il mercato.

Poi c’è il problema di come mantenere ad un livello elevato la qualità delle produzioni e di come innovare costantemente i contenuti, fattori essenziali per attrarre il pubblico, ma anche costosi. La capacità di raccontare storie che risuonano con un pubblico globale è cruciale ed è fondamentale riuscire ad attrarre maggiori investimenti e competenze.

Competenze da coltivare in casa, come si impegna a fare ad esempio la FAPAV, guidata da Federico Bagnoli Rossi, con efficaci campagne di comunicazione antipirateria a tutela dell’industria cinematografica nazionale, rivolte soprattutto ai giovani, tra cui la nuova edizione di “We Are Stories.

Attenzione ai giovani, proteggendo l’industria cinematografica e i suoi contenuti

I dati Cinetel 2024 sono sicuramente incoraggianti, considerando le sfide che il settore audiovisivo ha affrontato e continua ad affrontare. L’aumento del pubblico nelle fasce di età 3-14 e 15-24 è un elemento molto interessante da evidenziare. Sicuramente l’industria cinematografica ha diversificato la propria offerta riuscendo ad attrarre in particolare un pubblico giovane. Inoltre credo che questo dato possa essere anche correlato al costante calo dell’incidenza della pirateria negli under 15 nel periodo post pandemico“, ha detto a Key4biz il Presidente di FAPAV, Bagnoli Rossi.

Emerge dunque da un lato il desiderio dei giovani di trovare momenti di aggregazione con i coetanei o le famiglie in un luogo come il cinema che è un’esperienza di socialità. Dall’altro questo dato riflette l’impegno profuso nelle varie campagne di comunicazione ed educazione rivolte ai più giovani, che cercano di sensibilizzare sulla fruizione legale dei contenuti audiovisivi creando consapevolezza dei danni arrecati dalla pirateria, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista culturale.
Bisogna quindi continuare sulla strada della sensibilizzazione, della promozione dell’offerta legale di qualità e della protezione dei contenuti attraverso tecnologie innovative e azioni coordinate. Il 2025 si prospetta come un anno di opportunità
– ha aggiunto Bagnoli Rossi – ma anche di responsabilità, per garantire che questi segnali incoraggianti possano proseguire nella direzione intrapresa“.

Ma anche maggiore attenzione alla distruzione e alle nuove tecnologie

Migliorare le strategie di promozione e distribuzione, sia a livello nazionale che internazionale, è inoltre un fattore fondamentale. Molte volte un titolo o non è ben distribuito, o se arriva in sala (inspiegabilmente) vi rimane troppo poco tempo in programmazione (o con orari poco accessibili). Iniziative come “Cinema Revolution” hanno dimostrato di essere efficaci, ma è necessario continuare su questa strada.

Continuare a coinvolgere i segmenti di pubblico più giovani, che hanno mostrato una crescita significativa nel 2024, è vitale per il futuro del cinema italiano, puntando sulla sostenibilità economica delle produzioni cinematografiche, attraverso finanziamenti adeguati e politiche di supporto. Una sfida continua e per questo il sostegno del Ministero della Cultura e di altre istituzioni è cruciale in questo.

Abbracciare infine le nuove tecnologie, come la realtà virtuale e aumentata, ma anche l’intelligenza artificiale, e integrarle nelle produzioni cinematografiche può offrire nuove opportunità e attrarre un pubblico più ampio.

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Torri Tv: Raiway-EI Towers in trattativa per il merger si danno nove mesi di tempo. Quale futuro industriale?

Rai, F2i e MFE – MediaForEurope hanno sottoscritto un Memorandum of understanding non vincolante per l’avvio, anche con il coinvolgimento di Rai Way ed EI Towers, di taluni approfondimenti preliminari sugli aspetti industriali di una eventuale aggregazione tra Rai Way ed Ei Towers, nel rispetto del Dpcm del 22 maggio 2024, modificativo del Dpcm del 17 febbraio 2022. E’ quanto si legge in una nota congiunta delle società coinvolte.

Se ne parlava da anni, e ora i negoziati sono ufficialmente aperti.

Esclusiva fino al 30 settembre 2025

Il MoU prevede un periodo di esclusiva fino al 30 settembre 2025 e precisa i capisaldi della potenziale operazione (tra i quali, il mantenimento della quotazione della combined entity nonché la realizzazione della potenziale operazione con modalità che consentano di beneficiare dell’esenzione dall’obbligo di promuovere un’offerta pubblica di acquisto, secondo quanto previsto dalla normativa rilevante in materia) e una road map per la definizione dei termini della potenziale operazione entro la scadenza dell’esclusiva.
La potenziale operazione – prosegue la nota – resta soggetta, tra l’altro, allo svolgimento delle attività di due diligence, alla negoziazione e sottoscrizione di accordi vincolanti e all’approvazione da parte degli organi deliberativi delle parti coinvolte, nonché all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni regolamentari.

I numeri del merger

Quasi 5mila torri tv, oltre 550 milioni di ricavi e un margine di profitto di 350 milioni. Sono i numeri del gruppo che potrebbe nascere dalla fusione fra Raiway ed Ei Towers, le società delle torri che diffondono il segnale di Rai e Mediaset. La nuova realtà dovrà rimanere quotata in Borsa, dove già Raiway capitalizza 1,6 miliardi. Per il resto, l’assetto del nuovo gruppo dipenderà dall’esito del negoziato dei prossimi mesi. La base di trattativa è solida: attesa da oltre un decennio, l’unione è stata più volte studiata dalle banche d’affari.

Nelle sue grandi linee, i più recenti schemi prevedono una cedola straordinaria per la Rai, che dovrebbe mantenere circa il 30-40% del nuovo gruppo. Quote inferiori spetterebbero a F2i e Mfe, che in futuro potrebbe uscire dal capitale del nuovo big delle torri. Molto dipenderà anche dalle prossime mosse della Rai che ha ricevuto dal governo l’autorizzazione a limare la sua quota del 65% in Raiway.

Quale il senso industriale dell’operazione

Resta da capire il senso industriale dell’operazione e la prospettiva di business che è legata a doppio filo al futuro del digitale terrestre. Si ricorda che il digitale terrestre avrà un tempo di vita limitato nel tempo, con scadenza nel 2031 massimo 2032. Che fare quando il digitale terrestre non ci sarà più?

Il 2031 è comunque dietro l’angolo.

Il tema industriale è cosa deve fare una società di torri televisive che nasce nel 2025 e dedicata ad un business che al più tardi nel 2032 dovrà essere rottamato. Cosa vuole fare da grande?

RaiWay oggi come oggi esiste soltanto per il contratto con RAI per l’uso delle sue torri.

Tra l’altro, a Rai converrebbe andare sugli altri multiplex, costano molto meno. Quanto costa affittare un Mux Rai (a RAI) e quanto costa affittarne uno Persidera?

Quale futuro per questi due grandi player?

Ci sarà bisogno delle torri alte anche in futuro? Magari per qualche applicazione IoT laddove c’è poco traffico?    

Raiway ci punta molto sull’IoT e su nuove applicazioni 5G. Mediaset si gode invece un anno record per ricavi e pubblicità. Vedremo come andrà a finire.

Leggi anche: Banda sub 700 al digitale terrestre fino al 2031. Ma c’è davvero da esultare?

WRC-23, la banda sub 700 resta ai broadcaster fino al 2031

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Mercato TV in spolvero, vale quasi 9 miliardi (+4,6%) nel 2024. Crisi alle spalle

Il mercato nel 2024

Se l’emergenza Covid-19 ha accelerato in maniera drammatica la trasformazione dell’industria televisiva italiana, ITMedia Consulting prevede a fine 2024 un consolidamento delle tendenze emerse nel corso del 2023, così come descritto nel Rapporto dello scorso anno.

Continua infatti la progressiva migrazione della tradizionale tv lineare verso i servizi di video streaming a banda larga, al contempo però non si assiste più all’accelerazione del passato, laddove l’abbandono di abbonati dalla tv a pagamento lineare (cord cutting), in favore di meno costose e attraenti offerte di video streaming (SVOD), aveva costituito il fenomeno più eclatante e innovativo degli ultimi decenni nella storia della televisione italiana.

Il video streaming, infatti, è diventato ormai una componente molto importante del consumo d’intrattenimento degli italiani, e avendo ormai raggiunto la piena maturità, non riesce più a crescere ai tassi registrati nel recente passato.

Figura 1 – Andamento del Mercato TV 2022-2024 (Mln €)

Fonte: © 2024 ITMedia Consulting

Mercato Tv vicino a 9 miliardi nel 2024, in crescita del 4,6%

In tutti i casi, nel 2024 si assisterà a una forte ripresa del mercato, su valori record, ben più ampi di quelli pre-Covid. ITMedia Consulting stima, infatti, una crescita del 4,6% rispetto al 2023, superando gli €8,8 miliardi di ricavi e avvicinando così per la prima volta la fatidica soglia dei €9 miliardi.

In questo contesto la pubblicità televisiva registra un vero e proprio boom, legato, ma solo in parte, alla contemporanea presenza in Europa (e quindi in orario più accessibile) di due grandi eventi sportivi di forte richiamo come le Olimpiadi e gli Europei di calcio.

Pubblicità nel 2024 cresciuta dell’8,8%

Di fatto però, nonostante la crisi politica globale che incide negativamente sulla crescita economica, la pubblicità (dei media in generale e quella televisiva nello specifico) mostra, e non è la prima volta, un andamento in contro-tendenza, con un incremento addirittura dell’8,4% (!) sull’anno precedente.

Cresce infatti, in maniera significativa e costante nel corso dell’anno, salvo un leggero rallentamento nell’ultimo trimestre, anche la pubblicità lineare, che aumenta, tra il 6% e il 7/%, per la prima volta dopo la ripresa del 2021, anno successivo al crollo dovuto alla pandemia e al relativo lockdown.

Pubblicità lineare +6%, pubblicità non lineare +30%

Ancora più rilevante la crescita della pubblicità non lineare / online, dove le trasformazioni del modello di business dello SVOD hanno determinato l’ingresso recente anche in questo mercato dei grandi streamer (Netflix, Disney, Amazon Prime Video, oltre a DAZN presente da più tempo), che hanno fatto decollare le risorse di quasi il 30% su base annua.

Ricavi pay Tv +4%

Dall’altro lato, la crescita dello streaming incide anche sull’aumento dei ricavi della pay-TV, +4% su base annua, nonostante gli abbonamenti alla pay-TV tradizionale calino sensibilmente, come pure quelli SVOD in modalità premium a vantaggio di quelli misti con la pubblicità. In definitiva, dunque, il settore deve fare i conti con livelli di crescita inferiori alla doppia cifra, mentre calano, anche se in maniera molto meno sensibile che in passato, gli abbonamenti a Sky e alla pay-TV via satellite.

Utenti broadband superano quelli broadcast nel 2024. Streaming per 13 milioni di famiglie

Ciò nonostante, per la prima volta nel 2024 secondo ITMedia Consulting, gli utenti broadband supereranno quelli broadcast, lineari in chiaro e a pagamento (satellite e digitale terrestre), varcando la soglia delle 13 milioni di famiglie con accesso a un servizio di TV online. Un risultato importante che dimostra come lo streaming sia ormai entrato nella maggioranza delle case degli italiani.

Il canone, alle prese con tentativi di riduzione e persino di abolizione da parte di alcune forze politiche di governo, registra infine un leggero calo (-0,2%), dopo il maggior recupero del 2024.

Il mercato nel 2026. Broadband Tv nel 57% delle famiglie

Nel periodo 2024-2026, in un contesto di continua trasformazione, la Broadband TV, pur crescendo meno del passato, raggiungerà il 51% delle abitazioni nel 2024, quando sarà presente in più della metà delle famiglie italiane, fino ad arrivare al 57% nel 2026.

Consistente, in tal senso, continua ad essere il dato della Broadband TV, che consolida il suo processo di penetrazione nelle famiglie italiane.

ITMedia Consulting prevede infatti che alla fine del 2026 l’offerta televisiva trasmessa in BBTV raggiungerà 16,5 milioni di abitazioni (il 57% del totale abitazioni TV) rispetto ai 13 milioni del 2024, anno dello storico superamento della metà delle abitazioni, anche se a un tasso di crescita media annua di poco sopra al 5%, ampiamente inferiore rispetto al passato.

Conseguentemente, mentre il digitale terrestre continua la sua sempre più lenta ma graduale discesa, per la piattaforma satellitare, dopo anni di forte flessione, si prospetta un periodo di maggiore stabilità: il limitato incremento del modello gratuito, da attribuire alla piattaforma TivùSat, compensa quasi del tutto il previsto minor calo degli abbonati pay satellitari di Sky.

In questo scenario, la TV gratuita solo in chiaro continuerà a perdere quote di mercato a vantaggio della Pay-TV, che dopo il sorpasso avvenuto nel 2021, ha raggiunto il 60% nel 2024 e arriverà a quasi due terzi (64%) delle famiglie italiane nel 2026.

Pay-Tv, streaming prima piattaforma a pagamento nell’80% delle famiglie

All’interno della Pay-TV, ITMedia Consulting prevede che a fine 2024 la BB TV sarà ampiamente la prima piattaforma a pagamento, nell’80% delle famiglie, e nel 2026 sarà utilizzata dall’88% degli utenti a pagamento in Italia.

La pay-TV consolida lo storico sorpasso sulla TV solo in chiaro effettuato nel 2021, passando dal 60% del 2024 a quasi 2/3 (64%) del totale abitazioni TV nel 2026.

In termini di risorse nei prossimi due anni il mercato sarà sostanzialmente stabile, con un aumento dell’1,6%. Pay-TV crescerà leggermente più della pubblicità, che recupererà nella parte online la diminuzione nella componente lineare (canali generalisti e tematici)

Sky, MFE e Rai scenderanno per la prima volta sotto il 70% del mercato televisivo totale nel 2024 e continueranno a perdere quote nel successivo biennio, con gli Altri Operatori supereranno 1/3 dei ricavi complessivi a fine 2026.

Quote di mercato degli operatori televisivi

Sky riuscirà finalmente a fermare la sua erosione, lasciando comunque ancora la leadership, conquistata nel 2021, a Rai in calo, e rimarrà dietro anche a MFE, anch’essa stabile, che a fronte delle perdite nel lineare crescerà nella pubblicità online, con lo sviluppo del modello ibrido DTT/BB.

Nella pubblicità, MFE rimarrà ampiamente il principale operatore, mentre nella pay-TV Sky riduce ulteriormente la sua quota di mercato, in conseguenza del passaggio dei servizi a pagamento verso lo streaming, dominato dagli operatori globali.

La crescita degli altri operatori rallenta, ma cresce la pubblicità

Gli Altri Operatori (Netflix, Disney, Amazon, Discovery, ecc..) non crescono più in doppia cifra come in passato, ma guadagnano ancora quote di mercato. In questo contesto un ulteriore elemento di novità è rappresentato dal fatto che la pubblicità in questo comparto crescerà più rispetto della pay-TV.

Come i broadcaster affronteranno la nuova sfida fra Tv connessa, FAST e pubblicità online

In conclusione, dal rapporto di quest’anno emerge come i consumatori italiani oggi guardino la televisione con una maggiore consapevolezza dei diversi modelli di offerta, lineari e non lineari, in un contesto – l’ecosistema digitale – sempre più ampio, complesso e interdipendente.

Ne discende, secondo ITMedia Consulting  che una delle chiavi di sviluppo del settore sarà rappresentata proprio da come i broadcaster, che in Italia hanno ancora un ruolo di primo piano nel consumo dei contenuti audiovisivi, affronteranno questa nuova sfida, integrando le proprie strategie con il mondo internet, attraverso lo sviluppo della TV connessa, dei canali FAST e della pubblicità online collegata anche all’ibridazione dei modelli di business, integrando il mondo Internet con il digitale terrestre.

Non basta la prominence

Finora i driver sono stati soprattutto di tipo “regolamentare”, attraverso la cosiddetta prominence, che dovrebbe garantire alla TV gratuita generalista una sorta di “privilegio di telecomando”, da estendersi anche alle smart TV, evitando che questa scelta rimanga nella disponibilità del produttore di apparati (es. Samsung), obbligandolo a dare accesso prioritario ai tradizionali canali TV invece di disintermediarli, proponendo direttamente, dietro corrispettivo, le app dei servizi di video on demand come ad esempio Netflix, Disney e Prime Video. Tutto questo, seppur comprensibile, non appare però sufficiente per affrontare con la necessaria convinzione il cambio di paradigma che la nuova fase di sviluppo impone.

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Milan-Stella Rossa, con Sky Business l’esperienza del grande calcio al bar come allo stadio

Guardare una partita di calcio al bar ha da sempre un qualcosa in più: si condividono le emozioni, la passione, il tifo e ogni gol è ancora più bello quando lo si vive in compagnia. E stasera, in occasione del match di UEFA Champions League tra Milan e Stella Rossa (in diretta esclusiva su Sky Sport Uno, Sky Sport 4K dalle 21 e nei locali abbonati Sky), grazie a Sky, questa esperienza sarà ancora più coinvolgente: i tifosi avranno infatti la possibilità di seguire la partita da una prospettiva inedita, esattamente come se fossero allo stadio.

L’esperienza si terrà all’Arena Piola di Milano, punto di riferimento per moltissimi tifosi della città. All’interno del locale verrà installato un maxi ledwall di oltre 22 metri quadrati, su cui verrà trasmesso il match con alcune camere dedicate, che garantiranno la visione della partita da diversi punti di vista: dalla tribuna centrale del primo anello rosso di San Siro fino a bordo campo, per “immergersi” nell’azione grazie alle camere collocate dietro le due porte. La regia e la produzione internazionale dell’incontro saranno curate da Sky Italia, l’allestimento tecnico da Sky Production Services.

Per un’esperienza a 360°, nel locale ci saranno allestimenti ad hoc che ricreeranno l’entrata sul terreno di gioco. Gli ospiti percorreranno un vero e proprio ingresso da stadio, attraversando l’iconico tunnel, e cammineranno su un manto di erba sintetica che li accompagnerà direttamente fino al ledwall. Prima e dopo la partita Sky Sport 24 si collegherà con Arena Piola per raccontare le emozioni di questo speciale appuntamento e dar voce agli ospiti e ai talent presenti.

Per non perdere l’occasione di vivere l’esperienza unica “Al Bar come allo Stadio”, Sky darà la possibilità anche a tutti i locali pubblici abbonati di offrire ai loro clienti la visione dedicata sul canale Sky Sport Business 2. Un appuntamento che rende ancora più speciale il rito collettivo dello sport al bar, ormai irrinunciabile per oltre 4 milioni* di tifosi che, grazie all’offerta di Sky Business, possono vedere nei locali tutta la Serie A ENILIVE con 10 partite su 10 a turno in esclusiva fino alla stagione 2028/29, tutta la UEFA Champions League – compresa la miglior partita del mercoledì su Amazon Prime Sportsbar – insieme a UEFA Europa League e UEFA Conference League, fino alla stagione 2026/27. Completa l’offerta Sky Business il grande calcio internazionale e tutto lo sport di Sky.

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Univideo e il recupero delle opere cinematografiche disperse. Migliavacca: “Restituire il giusto valore alla cultura audiovisiva”

Il film non è solo un prodotto cinematografico ma un’opera culturale che caratterizza la storia di un Paese. Promuovere l’importanza dell’Home video, legando quindi la pellicola ad un oggetto fisico dal carattere innovativo, collezionabile e fruibile in qualunque momento, consente di patrimonializzare la memoria storica e favorisce l’aggregazione sociale.

In questo contesto occorre però affrontare il problema delle riedizioni di opere cinematografiche disperse, ovvero fuori commercio, verso le quali è complicato individuare i titolari di diritti con cui stringere accordi di sfruttamento.

UNIVIDEO, l’associazione di categoria che rappresenta gli Editori Audiovisivi su media digitali (DVD, Blu ray, 4K Ultra HD) e online (piattaforme video on demand) grazie allo studio “SULLE OPERE FUORI COMMERCIO“, realizzato dall’Avv. Paolo Marzano, ha individuato tre specifici commi da integrare all’interno dell’Art.50 della Legge 633/1941 sulla protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio

In particolare se il produttore non porta a compimento l’opera cinematografica nel termine di tre anni dal giorno della consegna della stessa o non la fa proiettare sempre entro tre anni dal compimento, gli autori di dette parti hanno diritto di disporre liberamente dell’opera stessa. Fermo quanto disposto da questo primo comma, qualora, dopo una ricerca svolta, l’opera risulti essere fuori commercio o mai pubblicata e non sia stato possibile individuare il titolare del diritto di sfruttamento, l’utilizzatore interessato potrà stipulare appositi accordi con gli enti che saranno preposti.

Proposte concrete e attuabili presentate questa mattina alla Casa del Cinema di Roma in occasione dell’incontro promosso da UNIVIDEO dal titolo “Il Valore della Memoria, il grande patrimonio dell’audiovisivo nazionale e internazionale tra passato, presente e futuro”.

“Abbiamo voluto organizzare questa giornata – ha spiegato Luciana Migliavacca, Presidente di UNIVIDEOperché riteniamo come UNIVIDEO che sia importante recuperare e valorizzare la memoria storica del nostro patrimonio audiovisivo che è imponente e di valore inestimabile. Per farlo era importante ragionare sull’impianto normativo italiano ed europeo e provare a proporre delle integrazioni. Per questo motivo ci siamo rivolti in qualità di esperto all’Avv. Paolo Marzano il quale attraverso uno studio accurato ci ha consentito di fare delle proposte molto concrete e attuabili. L’Italia ha un grande patrimonio di opere cinematografiche ‘disperse’, cioè fuori commercio o mai pubblicate per l’impossibilità di individuare i titolari di diritti con cui stringere accordi di sfruttamento. L’Unione Europea, da oltre un decennio, è impegnata a promuovere nuove norme che permettano di recuperare e rimettere a disposizione del pubblico questo patrimonio disperso. Come editori audiovisivi intendiamo impegnarci insieme alle Istituzioni per superare tutte quelle barriere che rendono complesso non solo rieditare ma avere legittimamente i diritti per poterlo fare e commercializzare. Riteniamo sia fondamentale in un’epoca come quella attuale, dove tutto cambia velocemente, dove i linguaggi si uniformano e dove le comunicazioni si duplicano, restituire il giusto valore alla cultura audiovisiva, consentendo così alle nuove generazioni di riscoprire, attraverso il supporto fisico, la bellezza di una pellicola di vecchia data. La cultura cinematografica di ieri, di oggi e di domani non può avere una scadenza, deve essere accessibile a chiunque e fruibile in qualunque momento”.

Numerosi gli interventi sia delle industrie sia delle istituzioni che hanno sottolineato il valore culturale, conoscitivo e educativo dell’opera audiovisiva.

“L’iniziativa di UNIVIDEO – afferma l’Avv Paolo Marzano, – è perfettamente allineata con l’approccio che ormai da anni segue l’Unione Europea, ossia quello di favorire la rimessa in circolazione di opere fuori commercio, recuperando importanti pezzi di storia del cinema italiano, premiando i distributori interessati e consentendo agli autori di riprendere il godimento dei propri diritti d’autore.”

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AI e lavoro, per il 65,5% degli italiani gli effetti saranno disastrosi. ll rapporto Censis su tecnologia, media e informazione

Oggi i software AI generatori di immagini sono usati dall’8,4% degli italiani, i generatori di testi (ChatGpt e simili) dall’8,2%, ma per il 65,5% degli italiani gli effetti sull’occupazione saranno disastrosi a causa della sostituzione degli esseri umani con computer e chatbot.

Lo rivela il nuovo Rapporto Censis giunto alla 58a edizione, lo studio che interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del nostro Paese. Il 37,4%, invece, pensa che grazie all’intelligenza artificiale potremo liberarci dai lavori ripetitivi e noiosi, favorendo in questo modo l’esercizio delle attività creative.

AI

Il 55,9% si aspetta un miglioramento delle cure mediche. I vantaggi derivanti dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale riguarderanno proprio la ricerca scientifica (per il 45,4%) e la sanità, sia a livello diagnostico che terapeutico (per il 44,5%). Ma l’82,0% ritiene che debbano essere posti limiti ben precisi alle applicazioni dell’intelligenza artificiale attraverso un’apposita regolamentazione, solo il 18,0% è contrario.

Televisione

Il breve e intenso periodo tra il 2019 (l’anno prima della pandemia) e il 2023 ha segnato l’affermazione definitiva del paradigma biomediatico in tutti gli strati della società: ormai anche i tre quarti delle persone anziane e i quattro quinti dei soggetti meno istruiti hanno familiarità con strumenti connessi in rete.

Complessivamente, la fruizione della televisione rimane pressoché stabile, passando dal 95,1% di utenza nel 2022 al 95,9% nel 2023, con la tv tradizionale (il digitale terrestre) che registra un +0,9% di telespettatori rispetto all’anno precedente, una crescita dell’utenza della tv satellitare (+2,1%), un forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv salgono al 56,1% di utenza, con un +3,3% in un anno) e il boom della mobile tv, che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 33,6% di oggi.

Radio

Anche la radio mantiene complessivamente la sua utenza grazie ai processi di ibridazione dei diversi vettori, analogici e digitali. I radioascoltatori sono il 78,9% degli italiani, con una lieve flessione da un anno all’altro (-1,1%). In particolare, mentre la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale subisce un calo, passando al 45,6% di utenza (-2,4% rispetto al 2022), l’autoradio si attesta al 69,1%, ritornando ai livelli antecedenti alla pandemia.

Podcast

E i fruitori di podcast online sono il 10,1% degli italiani. Nell’ultimo anno si registra un consolidamento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’89,1% di utenza, con una differenza positiva di 1,1 punti percentuali in un anno), mostrando una forte sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone (l’88,2%) e i social network (82,0%).

Stampa

Per i media a stampa, invece, si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, ridottisi al 22,0% nel 2023 (con una differenza pari a -3,4% in un anno e a -45,0% in quindici anni).

Si registra ancora una limatura dei lettori dei settimanali (-1,7%) e dei mensili (-2,8%). Anche gli utenti dei quotidiani online diminuiscono: sono il 30,5% degli italiani (-2,5% in un anno), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione generici (il 58,1% come già nel 2022, ma cresciuti del 21,6% dal 2011).

Libri

Nel 2023 si arresta l’emorragia di lettori di libri: gli italiani che leggono volumi cartacei sono il 45,8% del totale (+3,1% rispetto allo scorso anno, ma -13,6% rispetto al 2007) e il 5,3% utilizza gli audiolibri. I lettori di fumetti e graphic novel sono l’8,0%. La ripresa non riguarda i lettori di e-book, che rimangono stabili al 12,7% degli italiani (-0,6% in un anno).

Social

Tra i giovani (14-29 anni) si registra un consolidamento nelle abitudini di impiego delle piattaforme online. Il 93,0% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram, il 56,5% TikTok.

In lieve flessione, oltre a Facebook (passato dal 51,4% di utenti in questa fascia d’età nel 2022 al 50,3%), anche Spotify (dal 51,8% al 49,6%) e X/Twitter (dal 20,1% al 17,2%). Gli utenti di Telegram diminuiscono dal 37,2% del 2022 al 26,3%, quelli di Snapchat dal 23,3% all’11,4%, LinkedIn si attesta al 9,6%

Messaggio testuale o messaggio video? L’informazione al bivio

L’83,7% degli italiani si informa utilizzando lo smartphone. Di questi, il 37,9% preferisce effettuare una ricerca mirata, il 28,2% invece consulta diverse fonti per disporre di un quadro completo e esaustivo, il 25,4% legge sullo smartphone interi articoli e solo il 13,2% si limita ai titoli, il 12,3% legge anche i commenti dei lettori e dei follower, il 12,1% guarda prevalentemente i video (è il pubblico più giovane: il 16,7% nella fascia tra i 14 e i 29 anni), l’8,1% guarda solo le immagini (il 9,7% tra i giovani), il 5,2% commenta articoli e scrive post, il 4,6% li condivide, il 3,7% usa lo smartphone per informarsi ascoltando i podcast. Si possono quindi suddividere gli utenti tra lettori e visualizzatori.

I visualizzatori sono ancora una minoranza, ma destinata a moltiplicarsi, sia perché incoraggiata dalle piattaforme che si fondano su questa modalità di comunicazione (Instagram, Telegram, TikTok), sia per la disabitudine a leggere testi lunghi.

Dare importanza alle parole: politically correct, ideologia woke e cancel culture

L’opinione degli italiani sul linguaggio adoperato dai media rivela una grande propensione a favore dell’adozione di apposite regole per evitare che vengano usate espressioni offensive o discriminatorie nei confronti di particolari categorie di persone.

Il consenso più alto (76,9%) si registra a proposito delle espressioni riguardanti l’aspetto fisico (persone sovrappeso, obesi, con disabilità, ecc.). Molto elevato è anche l’auspicio di una regolamentazione delle espressioni usate dai media quando si parla delle differenze religiose (74,0%), dell’orientamento sessuale (73,7%), dell’identità di genere (72,6%) e delle specificità etniche e culturali (72,5%).

Il discorso cambia a proposito del linguaggio adoperato dalle persone nelle proprie conversazioni quotidiane. Infatti, il 69,3% degli italiani risulta infastidito dal fatto che ci sia sempre qualcuno che si offende se si pronuncia qualche frase ritenuta inopportuna da chi la ascolta. A proposito di cancel culture, solo il 21,4% degli italiani ritiene che le opere d’arte del passato che oggi urtano la sensibilità di qualcuno andrebbero messe da parte.

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