Open Fiber. Incredibile! Al 30 settembre zero linee attivate in Sardegna, 5 in Calabria, 28 in Puglia, 114 in Liguria

I fondi del PNRR destinati alle nuove reti di telecomunicazioni ammontano ad oltre 5,5 miliardi di euro. Ma l’Italia sarà davvero in grado di spendere questa cifra entro il 2026? O rischia di perdere i fondi del PNRR?

Fondi a rischio

È inutile nascondere il fatto che negli ultimi mesi stanno crescendo sempre più le preoccupazioni nei corridoi del MiSE e di Infratel per i gravi ritardi di Open Fiber nelle Aree bianche che potrebbero estendersi ora anche alle Aree grigie visto che Open Fiber è uno dei maggior beneficiari di tali fondi. E presto la patata bollente sarà sul tavolo del futuro governo, presieduto da Giorgia Meloni, che dovrà occuparsene con urgenza. 

D’altra parte a causa dei ritardi di Open Fiber l’Italia già rischia di perdere anche i fondi ordinari europei del FESR e FEARS che sono stati al momento spesi solo al 50% circa. 

Infratel vigila

Infratel, a quanto si apprende, avrebbe già multato Open Fiber per 45.313.000 euro. Di tale importo, 8.576.500 euro sono dovuti a ritardi nell’adempiere a rimedi imposti post collaudo. Il resto è dovuto a ritardi nelle varie fasi di progettazione e, sembrerebbe, che Infratel starebbe valutando ulteriori pesanti sanzioni. In tale scenario, ci si chiede se possa sorgere addirittura, alla luce di tali inadempienze, lo spettro del possibile ritiro della concessione. 

Nessuno vuole prendersi la colpa per la situazione che si è creata ed assisteremo sicuramente ad un rimpallo di responsabilità. Da una parte Infratel, che è tenuta a pubblicare i dati ufficiali relativi alle realizzazioni di Open Fiber e dall’altra Open Fiber che cerca di addossare le responsabilità dei ritardi ad Infratel. Responsabilità che oggettivamente Infratel non ha e non potrebbe avere. 

In una recente intervista Guido Bertinetti di Open Fiber ha dichiarato che la sua azienda renderà attivabili entro l’anno 3 milioni di unità immobiliari FTTH nelle Aree bianche, ma che in realtà sarebbero 4 milioni, se i collaudi fossero più tempestivi. Di chi è quindi la colpa?

Meno male che in Italia esiste la Corte dei Conti e meno male che vigila sul serio.

Il ragionamento che viene fatto da chi è vicino a questo delicato dossier e che chiede di mantenere l’anonimato è molto semplice.

Le responsabilità dei vertici di Open Fiber

Il vertice di Open Fiber, nominato da CDP, ha dimostrato una evidente incapacità gestionale. I ritardi delle Aree bianche sono ormai oltre ogni limite. Appena 2.037.636 di unità immobiliari attivabili controi 6.411.150 previsti dalla concessione. A questo ritmo i lavori saranno finiti nel 2030.

Senza tenere conto che su centinaia di migliaia di unità immobiliari dichiarate con servizio attivabile in realtà i clienti non possono collegarsi ad internet. 

Non a caso, si leggono costantemente sulla stampa e sui social le molte lamentale di cittadini, sindaci ed amministratori locali che si sono accorti di quanto abbiamo appena detto e che denunciano la mancanza di connessione.

I numeri del Mise

Sconcertante è poi il fatto che, leggendo il report del MiSE del 30 settembre 2022, si apprende che sono state attivate alla data del 30 settembre nelle Aree bianche in totale solo 97.726 unità immobiliari nonostante siano arrivati 156.441 ordini. In Sardegna addirittura attivate zero linee, in Calabria 5, in Puglia 28, in Liguria 114. E preferiamo fermarci qui.

E complessivamente poche migliaia nelle altre regioni.

 La tabella a pag.28 del Report di Infratel del 30 settembre 2022

In Sardegna addirittura sono arrivate solo 3 richieste di attivazione. Ma non c’è da stupirsi che i cittadini si scoraggino. Delle 3 richieste, 2 sono arrivate a marzo e ad oggi risultano ancora con la mesta dicitura “in lavorazione”. Più di 6 mesi di attesa.

Come si può pensare di poter fornire un servizio in queste condizioni? Viene da chiedersi se la rete davvero ci sia, anche là dove è stata dichiarata attivabile. 

Open Fiber e i ritardi anche nelle aree nere

Ai ritardi delle Aree bianche si sono affiancati adesso quelli delle Aree nere. 

Saranno solo 800 mila le nuove unità immobiliari attivabili nel 2022, contro circa 1,6 milioni realizzate nel 2019 o 1,25 milioni realizzate nel 2020 in piena pandemia. 

Il peggior risultato di sempre nella storia di Open Fiber. E questo è sicuramente un grave danno per il Paese.

Vuol dire che in molte aree commerciali e di presenza industriale non ci sarà la fibra promessa.

Chi pagherà i danni alle imprese italiane?

Per questi fatti, molto evidenti, cresce la preoccupazione che anche per le Aree grigie possa avvenire lo stesso.

Open Fiber: il tempo passa

Come farà Open Fiber a rispettare gli impegni, se fino ad oggi non è stata in grado di rispettarli per le Aree bianche e per quelle nere?

Nonostante un risibile comunicato stampa, Open Fiber non ha in realtà ancora iniziato i lavori nelle Aree grigie. 

La bizzarra idea di utilizzare i carcerati per fare gli scavi si è rivelata per quello che è. Una sciocchezza.

Gabriele Sgariglia AD del Consorzio Open Fiber Network Solutions vista la situazione insostenibile si è appena dimesso per contrasti con il vertice. 

I principali fornitori di Open Fiber sono furiosi con l’azienda.

In cerca di alternative

La prima gara per le Aree grigie è andata deserta. Ed anche l’accordo recentemente siglato tra Iliad e Fastweb è la dimostrazione del fatto che neanche Iliad si fida più della capacità realizzativa di rete di Open Fiber ed è costretta a cercare alternative.

Magari tra qualche mese o tra qualche settimana scopriremo che la situazione è irreparabile e che il PNRR è a rischio o addirittura compromesso.

Ci dispiacerebbe però che si desse la colpa al nuovo Governo che deve ancora insediarsi.

Le responsabilità sono ben note e visibili da molti mesi, non solo per chi le vuol vedere, ma anche per chi dovrebbe decidere perché tali circostanze non si verifichino.

Vedremo come finirà.

https://www.key4biz.it/open-fiber-incredibile-al-30-settembre-zero-linee-attivate-in-sardegna-5-in-calabria-28-in-puglia-114-in-liguria/419534/




Open Fiber, il MiSE conferma i risultati disastrosi

Leggiamo ormai con divertito stupore le dichiarazioni dei top manager di Open Fiber su alcuni giornali e testate online che celebrano roboanti risultati raggiunti e magnifiche performance. Peccato che quei dati esibiti con tanta convinzione non siano veritieri.

Del resto anche l’orchestra sul Titanic suonava mentre la nave stava affondando. E suonava perché il capitano aveva ordinato agli orchestrali di continuare a suonare per distrarre gli ignari passeggeri.

Ma ora è tempo di finirla con le spacconerie di risultati che sono frutto di manipolazioni dei dati. Quello che conta sono i fatti e i fatti sono quelli indicati dai numeri ufficiali del Governo. Il resto è fumo negli occhi.

Stato di avanzamento del piano BUL

Ecco perché è sufficiente leggere il Report Stato di avanzamento del piano strategico per la banda ultralarga del MiSE, pubblicato da Infratel appena lo scorso 7 ottobre e confrontarlo con lo stesso Report uscito il 9 settembre e con il data base di vendibilità nella disponibilità di tutti gli operatori di telecomunicazioni, per capire qual è la situazione reale.

Alla fine di settembre scorso il numero complessivo di unità immobiliari, dove il servizio di Open Fiber è attivabile, è di 2.037.636 unità. Alla fine di agosto 2022 erano 1.983.471. La differenza è stata quindi di sole 54.165 unità immobiliare attivate da Open Fiber nell’ultimo mese.

A questo punto, non possiamo non rilevare che tutti i numeri diramati in questi ultimi giorni attraverso quotidiani e portali online sono del tutto infondati. Falsi. E colpisce il fatto che nessun giornalista, tra quelli che ne hanno scritto, si sia preso la briga di andare a controllare i numeri diffusi da Infratel.

Viene anche voglia di chiedersi, per l’ennesima volta, cosa faccia Barbara Marinali, Presidente di Open Fiber, la quale dovrebbe (almeno lei) occuparsene, facendo le dovute verifiche interne.

Leggi anche: Allarme per la gestione CDP-Open Fiber, ad agosto solo 37 mila unità immobiliari attivabili. E adesso cosa succederà?

Gli obiettivi prefissati

Secondo quanto previsto dalla concessione, Open Fiber deve infatti rendere attivabili 6.411.150 unità immobiliari entro il mese di giugno del 2023, come lo stesso Guido Bertinetti (neodirettore della rete di Open Fiber e da pochi giorni anche Amministratore Delegato del Consorzio Open Fiber Network Solutions) ha dichiarato in alcune sue interviste a portali online nell’ultima settimana.

Per rispettare i tempi, Open Fiberdeve quindi rendere attivabili altre 4.373.514 unità immobiliari da qui a giugno 2023, il che equivale ad una media mensile di circa 490.000 realizzazioni contro le 54.000 dello scorso mese di settembre. 

Se Open Fiber dovesse proseguire con la velocità dello scorso mese di settembre, avrebbe bisogno di altri 82 mesi (7 anni meno 2 mesi) per finire i lavori, il che vuol dire arrivare al 2030. 

Sorprendentemente, sempre lo stesso Guido Bertinetti, ha dichiarato che “…nel corso del 2022 abbiamo realizzato circa il 50% di quanto fatto nei quattro anni precedenti…

Aree bianche

Ora, considerato che le unità immobiliari attivabili nelle Aree bianche sono state messe a disposizione sostanzialmente solo negli anni 2020 e 2021, è matematicamente evidente che se nell’anno 2022 si procedesse alla stessa velocità degli anni precedenti si realizzerebbe in un anno esattamente il 50% di quanto fatto fino ad adesso, ovvero nei due anni precedenti. E quindi è chiaramente dimostrato che non c’è alcuna accelerazione nell’operato di Open Fiber. Anzi.

Lo ripetiamo: nelle Aree bianche le unità immobiliari non sono state messe a disposizione nei quattro anni precedenti, come affermato da Guido Bertinetti, ma solo negli ultimi due anni, peraltro i due anni della pandemia. 

Ad ogni modo, vi riportiamo di seguito la tabella delle unità immobiliari realizzate quest’anno da Open Fiber.

Unità Immobiliari con servizio attivabile realizzate 2022
Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre
63.292 77.451 106.567 71.714 52.994 35.138 46.555 37.298 54.165

Considerato che alla fine del 2021 le unità immobiliari erano 1.844.000 è difficile affermare di aver realizzato il 50% di quanto fatto negli anni precedenti.

Leggi anche: Open Fiber. Nel caos il Consorzio appena costituito, si dimette il suo ad Gabriele Sgariglia

Dario Scannapieco ha il polso della situazione?

A questo punto viene da chiedersi: ma Dario Scannapieco, AD di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) che detiene con il 60% il controllo su Open Fiber, ha chiara la gravità della situazione?

E Dario Scannapieco si rende conto che rappresentare i dati in questo modo, da parte di una società controllata da CDP come Open Fiber, non è corretto? Anzi rappresenta un fatto ancor più grave per una società a controllo pubblico, che dovrebbe fare della trasparenza un cavallo di battaglia?

Infine, anche se volessimo guardare ai km di infrastruttura realizzata, numeri che tanto amano esibire come trofei Mario Rossetti, AD di Open Fiber e i suoi top manager, balza subito agli occhi il fatto che tali numeri non hanno alcuna importanza, sia per gli obblighi assunti con lo Stato sia per i cittadini a cui il servizio è destinato. E la ragione è molto semplice: perché Open Fiber deve realizzare unità immobiliari “attivabili.” 

E ora andiamo a vedere perché ci sono notevoli ritardi anche in questo caso.

Open Fiber dichiara infatti che realizzerà 20.000 km di infrastrutture alla fine dell’anno in corso 2022. 

Peccato che il piano industriale predisposto solo alcuni mesi fa proprio da Mario Rossetti aveva fissato l’obiettivo per il 2022 28.489 km.

Quindi già sappiamo oggi che, nel migliore dei casi, Open Fiber realizzerà 8489 km in meno rispetto all’obiettivo previsto. E se consideriamo che nel 2021 (in piena pandemia) i km realizzati sono stati 16.497 il risultato di 20.000 km esibito come un record rimane comunque anch’esso estremamente deludente.

Qualcuno di voi potrebbe ritenere che la nostra visione sfiori l’ironia, ma è tutto drammaticamente vero e non riusciamo a capacitarci più davvero di come Cassa Depositi e Prestiti (CDP) possa far finta di niente e continuare ad ascoltare l’orchestra che suona nel salone delle feste, incurante dell’iceberg che ha già danneggiato la chiglia del Titanic.

Ma è tutto davvero così nero?

Appunto, anche la situazione delle Aree nere, come avevamo anticipato giorni orsono, non è migliore e tutti abbiamo letto come ormai gli operatori si stiano rivolgendo anche a provider diversi da Open Fiber per portare avanti il loro business visto che Open Fiber non rispetta i piani che ha dichiarato. Ultimo, il caso dell’accordo Iliad-Fastweb. Il tutto mette ovviamente a rischio la sostenibilità del piano industriale di Open Fiber e mette a rischio lo sviluppo economico del Paese.

Certo sarebbe sconcertante se, dopo i roboanti annunci di presunti grandi risultati raggiunti e diramati propagandisticamente nell’ultimo anno, si scoprisse che il piano industriale di Open Fiber dovesse essere rifatto?

Leggi anche: Open Fiber crolla anche nelle aree nere con il peggior risultato di sempre. Dimissioni del vertice?

Piano industriale da rifare?

E sì, perché l’attuale Piano industriale è stato redatto dallo stesso Mario Rossetti (e dai suoi dispendiosi consulenti) quando ricopriva l’incarico di Direttore Generale e questo suo Piano industriale è stato approvato nello scorso mese di dicembre (quasi un anno fa) proprio quando sempre lui, Mario Rossetti, fu nominato Amministratore Delegato di Open Fiber.

Come possono CDP e Macquarie permettere che venga rivisto un Piano industriale approvato neanche un anno fa?

Si saranno chiesti se la revisione in vista serva magari a coprire i buchi della gestione e nascondere gli insuccessi registrati?

Che la situazione fosse drammatica lo stiamo dicendo da mesi. E le nostre affermazioni sono basate su fatti, non su opinioni o false dichiarazioni. Come abbiamo scritto più volte, per capire quanto l’operatività aziendale fosse allo sbando, bastava guardare ai risultati deludenti emersi chiaramente già a partire dal primo trimestre dell’anno in corso. Le innumerevoli uscite dei manager apicali (un numero record, quanto sospetto di dimissioni a raffica) erano, infine, un altro segnale chiaro e preoccupante.

Tutti coloro che dovrebbero intervenire però, sembra, continuino a far finta di niente, a partire dai vertici di CDP.

C’è da sperare che qualcuno intervenga presto, perché non c’è tempo da perdere, ed è necessario assicurare un cambio di passo ad Open Fiber, il cui futuro è legato alla scelta di un manager capace e concreto che guidi l’azienda con rinnovato slancio.

https://www.key4biz.it/open-fiber-il-mise-conferma-i-risultati-disastrosi/419137/




Industry Tlc, Ugliarolo (Uilcom Uil): ‘Colao e Giorgetti? Mai visti. Urgente confronto con il Governo’

Sindacati delle telecomunicazioni pronti alla mobilitazione, se in tempi stretti non arriverà una convocazione da parte del Governo per un confronto sulle prospettive del settore. Da tempo le Tlc sono in grande sofferenza, strette nella tenaglia della iper competizione e della guerra dei prezzi che erode ricavi e margini degli operatori e non solo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la convocazione al Mise di DAZN da parte del ministro Giancarlo Giorgetti e della sottosegretaria Anna Ascani. Il calcio più importante della rete unica, della digitalizzazione del paese e delle sorti del settore? Uno sfregio al paese per i sindacati. Ne abbiamo parlato con Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom Uil.

Vedi anche: «TIM tra i dubbi sulla Rete Unica e il rischio occupazione». I sindacati: ‘Rivediamoci dopo la mappatura delle reti’. Vedi il talk

Key4biz. I sindacati si sono inalberati per la convocazione di DAZN al Mise. Com’è al momento il clima nel settore delle telecomunicazioni?

Salvo Ugliarolo. E’ dai tempi del ministro Calenda che non c’è più un tavolo di confronto con il Governo sul settore delle telecomunicazioni. Quindi, è dai tempi del Governo Renzi e di quello Gentiloni che noi non abbiamo più un tavolo che serve a compensare le tematiche che ovviamente ci sono anche nei nostri settori di competenza, come nel paese. I tavoli di crisi sono tutti fermi. Noi abbiamo avuto al Mise Di Maio, Patuanelli, Catalfo al ministero del Lavoro e ora Giorgetti senza nessun incontro.

Key4biz. Ma con la sottosegretaria Anna Ascani vi siete incontrati.    

Salvo Ugliarolo. Ci siamo incontrati con la sottosegretaria Ascani a maggio, dopo uno stato di agitazione e un presidio sotto il ministero e ci hanno chiamato. L’abbiamo incontrata, ci hanno detto che stavano facendo il monitoraggio della mappatura per il cablaggio della rete e che ci avrebbero dato un riscontro nel giro di qualche settimana, entro giugno. Ma forse non abbiamo capito bene ed era giugno 2022.

Key4biz. E poi?

Salvo Ugliarolo. Nel frattempo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono le fibrillazioni che arrivano da dentro Telecom, dove ruota tutto un mondo, tra diretti e indiretti si tratta di 100mila posti di lavoro. Posti di lavoro che si mettono a rischio perché siamo in un paese che non decide.

Key4biz. Cosa non decide il Paese?

Salvo Ugliarolo. Il paese ha lasciato mano libera alle associazioni dei consumatori, all’Antitrust, alla liberalizzazione sfrenata, vedi Iliad quarto operatore, alla guerra dei prezzi. Alla fine, il settore delle Tlc sta bruciando da anni centinaia di miliardi di euro. E non è che il Governo si può ricordare di questo settore soltanto quando deve attingere all’asta per il 5G, mentre quando si chiede al Governo di provare a aprire una riflessione almeno che ci si sieda intorno a un tavolo per capire se ci sono le condizioni di poter arrivare a delle proposte che possano dare respiro alle telco nel loro insieme e al settore delle Tlc, che ha fatto la sua parte anche durante la fase della pandemia. E questo non avviene.

Key4biz. Governo non pervenuto sulle Tlc?

Salvo Ugliarolo. Il ministro Giorgetti, così come il suo collega Colao. Ci sono due rami per così dire importanti se non fondamentali a supporto al contesto delle telecomunicazioni e paradossalmente sia il Mise sia il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale non hanno fatto assolutamente nulla. Se questo è lo spirito con cui questi due dicasteri vogliono affrontare i problemi, e cioè non affrontarli, noi siamo pronti ad aprire una mobilitazione forte a difesa del settore, a difesa delle aziende e dei lavoratori. Il che vuol dire che se ne assumeranno la responsabilità sia Giorgetti e soprattutto Colao, il quale deve capire che non fa più il manager, ma fa il ministro di questo Stato. E quindi cominci a spiegare al sindacato qual è l’idea e il progetto che ha.

Key4biz. Si riferisce ai fondi del Pnrr?     

Salvo Ugliarolo. Se diversamente qualcuno pensa di utilizzare i fondi del Pnrr a proprio piacimento e senza una visione di intenti che dia stabilità a questo settore, noi non ci stiamo.

Key4biz. Parlando di Tim, cosa pensano i sindacati dell’operato dell’attuale management? I ricavi sono in flessione dal 2018 e da allora hanno perso 4 miliardi all’anno.

Salvo Ugliarolo. L’azienda sicuramente ha perso dei ricavi ma non soltanto per scelte imputabili al management quando c’è una concorrenza sui prezzi tale che le marginalità sono state bruciate. Non si può imputare soltanto a chi guida lo sbaglio, quando poi sui fondi per le aree grigie, le aree bianche e quelle nere ad alta intensità praticamente non c’è una linea chiara da parte del Governo, che vuole continuare a frammentare anziché tentare di usare un unico serbatoio sull’infrastruttura di rete. Noi non siamo tifosi a prescindere. La rete unica c’è ancora sul tavolo o non c’è? Noi siamo fermi a quello che fu fatto nell’agosto del 2020, con l’allora ministro del Mef Roberto Gualtieri oggi sindaco di Roma, dove si era trovata una soluzione nella operazione di partnership tra Tim, Open Fiber nel progetto di utilizzare al meglio le risorse. Nessuno ha mai detto che questo progetto è stato cancellato o se è ancora in piedi. Non si sa niente. Non c’è un confronto. Non c’è un dialogo. Nessuno riscontro da parte del Governo. Se non cambieranno le cose apriremo una conflittualità forte e dura.  

Key4biz. Quali i problemi principali della filiera?

Salvo Ugliarolo. Non si può fare politica industriale pensando soltanto all’offerta più bassa. Bisogna puntare alla qualità. Non è che su questi argomenti, mi riferisco alla politica di Iliad ad esempio, il Governo può stare sempre silente. Io penso che siano argomenti di politica industriale di un settore, come quello delle Tlc, che è importante. Ci sono poi diversi altri temi che riguardano il settore: non soltanto la rete unica, ma anche gli investimenti in nuove reti, il mondo dei contact center, le gare al massimo ribasso come ho accennato prima, la PA e le gare per i call center, le gare Consip, i rapporti con le Authority, le gare per le aree grigie e così via.  

https://www.key4biz.it/industry-tlc-ugliarolo-uilcom-uil-colao-e-giorgetti-mai-visti-urgente-confronto-con-il-governo/381725/




DAZN convocata al Mise, sindacati su tutte le furie: ‘Il calcio più importante della rete unica? Uno sfregio’

Sindacati sul tutte le furie con i vertici del Mise, dopo la convocazione urgente di DAZN al ministero, a causa dei problemi della piattaforma streaming che trasmette la Serie A e delle vibranti proteste degli utenti.

Certo, il calcio non è la rete unica. Per quanto, come sottintendono i sindacati, i due temi non siano alla fine poi così lontani fra loro in tempi di esclusive streaming.

Ma sono mesi che i sindacati chiedono, senza ottenere risposta, un incontro urgente al Mise per discutere del tema strategico della rete unica. E il Governo pare totalmente assente al confronto. Al contrario, la convocazione dei vertici di DAZN da parte del ministro Giancarlo Giorgetti e della sottosegretaria Anna Ascani è arrivata in tempi strettissimi, irritando non poco Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil.

Lo sgarbo

Uno sgarbo che non è passato sotto silenzio e che crea ancor più frizioni nella industry in un momento molto particolare, alla vigilia del delicatissimo cda straordinario di Tim alle porte in giornata che potrebbe segnare svolte inattese per il futuro del settore.  

La nota congiunta

Molto dura la nota congiunta dei sindacati, che inizia in maniera ironica ma è tutt’altro che conciliante: “Dobbiamo davvero complimentarci per la solerzia con la quale il Ministro Giorgetti e la Sottosegretaria Ascani hanno convocato “ad horas” i vertici di DAZN sulla questione delle trasmissioni del campionato di calcio. Certo…è un po’ come se il Ministro delle Infrastrutture, davanti ad eventuali inadeguatezze gestionali o infrastrutturali della rete viaria convocasse prontamente…l’AD della Ferrari! Ma tant’è…questa è la “lista delle priorità ” e, soprattutto, la consapevolezza della politica di questo Paese. Mentre si denuncia da mesi lo stato del settore delle TLC ed in particolare il tema del ritardo sulla infrastutturazione di una rete in fibra unica, la priorità è convocare DAZN!”.

Sono queste le priorità?

Nel mirino, quindi, non tanto la mancanza di tatto, quanto la mancanza di consapevolezza della politica che secondo i sindacati non dà il giusto peso alle priorità del Paese.

E’ più importante il ritardo infrastrutturale del paese e il tema della rete unica in fibra oppure la Serie A?

Mobilitazione inevitabile

Evidentemente, la Serie A sembra essere più urgente per il Governo. I sindacati rincarano la dose: “Sia chiaro, lo sgarbo, per non dire lo sfregio, i titolari del MiSE non lo stanno facendo tanto alle scriventi OO.SS. quanto al Paese, alle lavoratrici ed ai lavoratori del settore TLC e, se ci riflettessero un pochino, agli utenti dei calcio via streamingma è evidente che su questo punto stiamo davvero chiedendo uno sforzo di buon senso e consapevolezza dei problemi a chi al momento ne sta dimostrando davvero poco. A questo punto la mobilitazione diventa inevitabile in assenza di una pronta convocazione Complimenti davvero!”.

https://www.key4biz.it/dazn-convocata-al-mise-sindacati-su-tutte-le-furie-il-calcio-piu-importante-della-rete-unica-uno-sfregio/381600/




Bonus Tv, vendite quadruplicate in una settimana. Il modulo per richiederlo

A una settimana dalla partenza del Bonus Rottamazione Tv, 100 euro senza ISEE, arrivano notizie molto incoraggianti per quanto riguarda le vendite in corso nei negozi: dal 23 al 29 agosto le vendite di tv sono quadruplicate, passando da un prezzo medio di 400 euro a uno di circa 500-550 euro. Il 60% dei televisori venduti riguarda la fascia dai 40 pollici in su. A confermarlo è Ancra, associazione dei rivenditori specializzati in elettrodomestici ed elettronica di consumo, aderente a Confcommercio. In totale, sono stati 20mila i bonus attivati nella settimana dal 23 al 29 agosto. Resta inteso che non c’è alcun obbligo da parte del negoziante di aderire all’iniziativa, e che per fruire del bonus i cittadini devono dichiarare di aver pagato il canone Rai.

Non tutti devono cambiare il televisore. Come sapere se tu o io dobbiamo cambiare Tv? Basta andare sul canale 100 o 200: se sullo schermo appare Test HEVC Main10 non si deve cambiare Tv. Se non compare nulla invece bisogna cambiarlo.

Vendite decollate in negozio

La maggior parte delle vendite è stata fatta privilegiando i negozi fisici, con una flessione del canale web. Ciò a causa delle procedure richieste per la rottamazione che prevedono la consegna in negozio del vecchio apparecchio o la presentazione del modulo di avvenuta rottamazione nelle apposite isole ecologiche. Il mercato dei tv era già in aumento dalla seconda metà del 2020 – prosegue l’associazione – tuttavia il provvedimento del governo “sta dando un’ulteriore mano alle famiglie italiane per rinnovare gli apparecchi televisivi di casa alla luce dei nuovi standard di trasmissione”. Ma attenzione, di questo passo le risorse stanziate pari a 250 milioni di euro (ma 30 milioni sono già stati erogati con il vecchio bonus da 50 euro, che però si è rivelato un flop con appena 486mila Tv venduti) potrebbero finire presto.

Come funziona per i negozianti?

“Stiamo avendo decine e decine di chiamate dai nostri associati, che chiedono come funziona e cosa devono fare per prepararsi alle richieste del Bonus Tv, aggiunge il direttore generale di Ancra, Dario Bossi, nel ricordare come, “innanzitutto, il negoziante non è obbligato ad applicare il bonus e se lo fa deve necessariamente registrarsi sul sito del Mise. Il cliente che ne vuole fare richiesta deve recarsi in un punto vendita, firmare un’autodichiarazione di essere in regola con il pagamento del canone Rai. Il rivenditore – illustra ancora – mostra quindi sul portale del Mise tutte le  tipologie di tv in elenco, di tutte le marche, dopo di che fa la richiesta dell’apparecchio tv direttamente sul portale dell’agenzia delle entrate”, spiega nel dettaglio Bossi.

“Contrariamente a quanto detto – precisa inoltre – il portale funziona bene e ha avuto solamente alcuni problemi per qualche ora. L’operazione Bonus Rottamazione Tv sta andando molto bene già nelle prime fasi di avvio e di questo ringraziamo l’impegno e l’azione concreta messa in atto dal ministro Giancarlo Giorgetti e da tutto il suo staff che ha fortemente voluto così strutturato l’incentivo“, conclude Bossi.

Bonus Tv scattato il 23 agosto

Come spiegato sul sito del Mise (Ministero dello Svilippo Economico) il bonus rottamazione tv è scattato dal 23 agosto. Si tratta di un nuovo incentivo per favorire l’acquisto di apparati compatibili con il nuovo standard di trasmissione del digitale terrestre DVB-T2 – HEVC MAIN 10. E’ un’agevolazione di cui si può beneficiare rottamando contestualmente un televisore acquistato prima del 22 dicembre 2018, data di entrata in vigore dello standard di codifica HEVC MAIN 10. Il nuovo bonus, infatti, è finalizzato a favorire la sostituzione degli apparecchi televisivi obsoleti attraverso un corretto smaltimento dei rifiuti elettronici, in un’ottica di tutela dell’ambiente. 

L’incentivo per la rottamazione è rivolto a tutti i cittadini residenti in Italia senza limiti di ISEE, a differenza del bonus TV – DECODER destinato esclusivamente ai cittadini appartenenti ad un nucleo familiare con un ISEE non superiore ai 20.000 euro.L’agevolazione è comunque legata al nucleo familiare in quanto è concesso un solo bonus per l’acquisto di un televisore a famiglia. Per usufruire del contributo è necessario essere in possesso di 3 requisiti: essere residenti in Italia, rottamare correttamente un televisore acquistato prima del 22 dicembre 2018, essere in regola con il pagamento del canone di abbonamento al servizio di radiodiffusione.

Sconto massimo di 100 euro

Il bonus consiste in uno sconto del 20% sul prezzo d’acquisto, fino ad un importo massimo di 100 euro. Prima di procedere alla rottamazione, bisogna scaricare e compilare il modulo di autodichiarazione che certifichi il corretto smaltimento. La rottamazione può essere effettuata direttamente presso i rivenditori aderenti alla iniziativa presso cui si acquista la nuova televisione, consegnando al momento dell’acquisto la TV obsoleta.
In tal caso sarà poi il rivenditore a occuparsi del corretto smaltimento dell’apparecchio fruendo di un credito fiscale pari allo sconto applicato all’acquirente. In alternativa, si può consegnare la vecchia TV direttamente in una isola ecologica autorizzata, prima di recarsi ad acquistare la nuova. In questo caso, l’addetto del centro di raccolta RAEE deve convalidare il modulo, che certifica l’avvenuta consegna dell’apparecchio. Con il modulo firmato l’utente potrà recarsi nei punti vendita aderenti e fruire dello sconto sul prezzo di acquisto.

Richiesta online solo se c’è negozio fisico

In generale si può dire che il Bonus rottamazione TV può essere richiesto sia in caso di acquisti in negozio che online.

Ma attenzione: questo solo se il negozio online ha anche un luogo fisico di vendita in cui poter consegnare al venditore il vecchio apparecchio per lo smaltimento, oppure il modulo di autocertificazione del consumatore in cui il cliente dichiara di aver rottamato la TV in una delle apposite isole ecologiche.

Bonus rottamazione TV, vale anche su Amazon?

Per questi motivi il Bonus vale in diverse catene di elettrodomestici, come Mediaworld, Euronics, Expert e Unieuro che aderiscono ad Aires, consorella di Ancra in Confcommercio. Per gli stessi motivi, non vale invece per gli acquisti su Amazon, che non rientra tra i venditori che accettano il Bonus rottamazione TV.

Il modulo da compilare

Attraverso un modulo da compilare, inserendo prima di tutto le proprie generalità, il cittadino dovrà anche autocertificare che:

Il proprio nucleo familiare non ha già fruito del Bonus TV Rottamazione (può invece aver fruito del Bonus TV ISEE 20.000)
Il fatto di essere intestatario di canone Rai regolarmente pagato o in alternativa che fa parte delle categorie esentate dal pagamento del canone Rai
Il fatto che il TV/decoder che sta consegnando (o che ha già consegnato ad un’isola ecologica) è in suo possesso da prima del 22 dicembre 2018. Con modulo alla mano, copia del codice fiscale e della carta d’identità, ci si potrà quindi recare in negozio per rottamare il proprio Tv/decoder e acquistare un apparecchio analogo ma di nuova generazione. In alternativa è possibile conferire il vecchio apparecchio in un’isola ecologica: in tal caso sarà quest’ultima a dover controfirmare e timbrare il modulo per certificare che il TV riportato con marca e modello sia stato effettivamente rottamato.
Nell’autodichiarazione non è presente un campo specifico per i cittadini esentati dal pagamento del canone Rai come gli over 75enni: per tutti loro sarà l’Agenzia delle Entrate a eseguire una verifica automatica sul codice fiscale del richiedente per avere conferma che abbia effettivamente diritto alla dichiarata esenzione del canone Rai.

Scarica il modulo rottamazione Tv in PDF

https://www.key4biz.it/bonus-tv-vendite-quadruplicate-in-una-settimana-il-modulo-per-richiederlo/372241/




Banda ultralarga, Le richieste della industry delle Tlc al Mise per l’Italia a 1 Giga

La industry delle Tlc ribadisce al Governo le sue priorità per centrare gli sfidanti obiettivi di copertura a banda ultralarga fissati dal ministro dell’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, che al 2026 ha fissato la copertura a 1 Giga di tutto il paese. In sintesi, Asstel, l’associazione che raccoglie gli operatori, nell’incontro che si è tenuto ieri al Mise con il ministro Giancarlo Giorgetti ha chiesto:  

  1. il completamento del procedimento di semplificazione in corso per snellire la fase autorizzazione per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica,
  2. la revisione e la rateizzazione dei versamenti degli importi offerti in asta per l’assegnazione diritti d’uso delle “frequenze 5G“,
  3. il sostegno economico che acceleri la piena operatività del Fondo di Solidarietà Bilaterale per la Filiera di TLC per incentivare i percorsi di formazione permanente e certificata, per sostenere le nuove assunzioni vitali in un comparto in rapida evoluzione”.

Leggi anche: PNRR, Colao ‘Connettere tutti entro il 2026. Soluzione rapida su rete unica’

Rete pubblica, Colao spinge su concorrenza e neutralità tecnologica (fibra, FWA e 5G)

Giorgetti aperturista

Tre richieste alle quali Giorgetti ha aperto le porte, definendo positivo l’incontro. “L’obiettivo comune – sottolinea il ministro – è far andare al massimo lo sviluppo del sistema delle telecomunicazioni per il futuro del digitale, previsto anche nel Pnrr. Un’esigenza che deve andare di pari passo con le legittime aspirazioni di crescita delle imprese e il raggiungimento di benefici per la collettività. Come Mise siamo disponibili e auspichiamo un dialogo costruttivo con tutte le parti, lavoriamo per semplificare il quadro normativo esistente in maniera coordinata e coerente. Vogliamo capire come aiutare la filiera del settore in maniera corretta e senza favoritismi. Rispetto a un anno fa abbiamo risorse e possiamo parlare di possibilità di azioni, come l’innalzamento dei limiti, che erano inimmaginabili. Il tutto però deve avvenire attraverso un percorso ordinato“.

In sintesi, Giorgetti non chiude all’ipotesi di discutere l’innalzamento dei limiti di emissione, per quanto la proposta, sotto forma di emendamento al Dl Semplificazioni, secondo le ricostruzioni sia stata di fatto appena bocciata per sua volontà.

Leggi anche: 5G, reti mobili a rischio saturazione dopo lo stop all’innalzamento dei limiti elettromagnetici?

Il ministro ha posto sia ad Asstel che ai singoli operatori la necessità di agire in una logica di sistema dove l’investimento pubblico favorisca lo sviluppo delle reti in fibra, 5G e nuove tecnologie, anche attraverso la formazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori.

Nel Pnrr sono previsti 6,7 miliardi di investimenti per le tecnologie ad altissima velocità (Vhcn) (fibra, 5G e FWA) di cui 2 miliardi per il 5G, associati però a 800 milioni di investimenti privati che a questo punto non sono così scontati visto l’andamento del mercato.

Vedremo a breve come saranno distribuiti.

PNRR. Governo Draghi verso aumento a 6,7 miliardi di fondi per banda ultralarga, 5G e satellite

Tlc, calo del -5% dei ricavi nel 2020. Persi 8 miliardi di ricavi (-24%) dal 2008

“La crescita del Paese passa dalla realizzazione di infrastrutture e investimenti a sostegno dell’innovazione. Ringraziamo il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, particolarmente attento al mondo delle telecomunicazioni, allo sviluppo del digitale e alle infrastrutture, di aver individuato un momento di ascolto e confronto che ha coinvolto la filiera delle telecomunicazioni, settore di eccellenza pronto a mettere in campo servizi concreti e innovativi a favore delle persone e al servizio del Paese”, ha commentato, con un’altra nota, Massimo Sarmi, presidente di Asstel Assotelecomunicazioni, al termine dell’incontro.

“L’Associazione con le sue imprese ha, infatti, aderito pienamente al Piano Italia a 1 Giga, nonostante la perdurante contrazione dei ricavi, che ha fatto registrare nel 2020, -5% rispetto al 2019 e che dal 2008 al 2020 ha determinato una perdita di quasi 8 miliardi di euro, pari al 24 % del valore iniziale”, ha ribadito Asstel.

Investimenti in reti mobili crollati del 20% nel 2020

Ieri la relazione annuale dell’Agcom ha messo in evidenza un crollo del 20% degli investimenti nelle reti mobili.

Nella relazione annuale presentata ieri dall’Autorità presieduta da Giacomo Lasorella si evidenzia un calo degli investimenti in infrastrutture di rete del 7,7% (per complessivi 620 milioni di minori impegni). Nella rete fissa si registra una scarsa flessione, di poco superiore all’1%, mentre per quella mobile il calo è del 20%. In particolare, sulle tlc mobili si è scesi da 2,9 miliardi di investimenti (600 milioni Tim e 2,3 miliardi gli altri operatori) a 2,3 miliardi (500 milioni Tim e 1,8 miliardi i concorrenti). Il calo è anche un riflesso della diminuzione dei ricavi e del resto il rapporto investimenti/revenues si mantiene sostenuto ma questi numeri favoriscono riflessioni anche sulle politiche pubbliche.

https://www.key4biz.it/banda-ultralarga-le-richieste-della-industry-delle-tlc-al-mise-per-litalia-a-1-giga/370112/




Mise, 200 milioni per startup e PMI innovative. Patuanelli: ‘Innovazione fondamentale per la crescita dell’Italia’

Con la firma di oggi al decreto attuativo dell’articolo 38, comma 3, del DL Rilancio, da parte del Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il governo stanzia 200 milioni di euro per il sostegno e il rafforzamento, sull’intero territorio nazionale, delle start-up e PMI Innovative.

Secondo la nota del Mise diffusa oggi, le risorse, allocate sul fondo di sostegno al Venture Capital istituito presso il MiSE, verranno affidate al Fondo Nazionale Innovazione per sostenere investimenti nel capitale di Startup e PMI innovative in co-investimento con investitori regolamentati o qualificati.

Patuanelli: ‘L’innovazione deve diventare la leva del nostro Paese’

“Con la firma del decreto attuativo affidiamo, in tempi record, al Fondo Nazionale Innovazione le risorse necessarie per sostenere le nostre start up e PMI innovative in un momento di grave difficoltà economica e finanziaria e conseguente all’emergenza sanitaria”, ha dichiarato il ministro. “Abbiamo colto questa esigenza e insieme alle Associazioni e agli operatori del settore abbiamo cercato di farvi fronte”, ha continuato Patuanelli, “consapevoli di non poter disperdere il patrimonio innovativo delle nostre imprese, fondamentale per la crescita del nostro Paese e la creazione di posti di lavoro“.

Gli investimenti

Al fine d’incentivare nuovi investimenti, si prevede che gli investimenti dovranno essere rivolti verso Startup e PMI innovative che stiano effettuando round d’investimento o che l’abbiano già effettuato al massimo nei sei mesi antecedenti l’entrata in vigore del DL Rilancio. Attraverso il Fondo potranno essere erogate risorse fino a un massimo di 4 volte il valore dell’investimento degli investitori privati nel limite complessivo di 1 milione per singola Startup o PMI innovativa.

È prevista nei primi sei mesi di operatività del Fondo anche una procedura accelerata di valutazione per imprese già beneficiarie dello strumento Smart&Start, altro strumento di finanziamento attivo presso il MiSE e gestito da Invitalia, nonché per le Startup e le PMI innovative, che hanno subito una riduzione dei ricavi realizzati nel corso del primo semestre dell’anno 2020 di almeno il 30% rispetto ai ricavi ottenuti nel primo semestre o nel secondo semestre dell’anno 2019, dimostrabile attraverso una situazione contabile gestionale approvata dal competente organo amministrativo.

Enea Tech

Recentemente il Ministro dello Sviluppo Economico ha firmato il decreto di approvazione dello statuto della Fondazione Enea Tech, che dovrà gestire il primo fondo italiano interamente dedicato al trasferimento tecnologico.

La Fondazione, istituita con il Decreto Rilancio, avrà lo scopo di promuovere investimenti e iniziative in materia di ricerca e sviluppo e trasferimento tecnologico a favore delle imprese operanti sul territorio nazionale, con particolare riferimento alle start-up innovative e alle PMI innovative.

Mise, 200 milioni per startup e PMI innovative. Patuanelli: ‘Innovazione fondamentale per la crescita dell’Italia’




Intelligenza Artificiale, pubblicato il documento finale con la strategia italiana

Il Mise ha pubblicato oggi il documento definitivo con le proposte per la “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale”. Si completa così il lavoro del gruppo di esperti selezionati dal MiSE che hanno recepito le osservazioni pervenute a seguito della consultazione pubblica dello scorso anno. Lo scrive il Mise in una nota.

Lo sviluppo delle tecnologie emergenti è uno dei punti al centro dell’azione portata avanti dal Ministro Patuanelli per favorire l’innovazione e la competitività delle imprese, che pone l’Italia all’avanguardia nella trasformazione digitale dei processi produttivi, garantendo anche la tutela occupazionale, sociale e ambientale.

Tecnologia e sviluppo sostenibile

“La pubblicazione di questo ambizioso piano strategico, tra i più completi al mondo per visione, suggerisce un uso inedito e responsabile dell’Intelligenza Artificiale indicando la via per un salto verso nuovi livelli di efficienza e sostenibilità per le imprese – dichiara il Sottosegretario Mirella Liuzzi – L’obiettivo – aggiunge – è quello di raccogliere i benefici che l’AI può apportare al Paese, con un approccio che integri tecnologia e sviluppo sostenibile e metta sempre al centro l’individuo e il suo contesto”.  

Policy

“L’intelligenza artificiale è una delle grandi sfide per il nostro sistema produttivo. Passa anche da qui la competitività di domani – dichiara il Sottosegretario Gian Paolo ManzellaGrazie a questo documento il Governo ha idee e proposte per mettere l’Italia sulla strada giusta in questa trasformazione. Per questo voglio ringraziare gli esperti che hanno lavorato al documento, che sta già avendo riconoscimenti importanti per la sua qualità. Una ottima base per definire nei prossimi mesi una policy all’avanguardia”.

Monitoraggio e implementazione

La strategia è strutturata in tre parti: la prima è dedicata all’analisi del mercato globale, europeo e nazionale dell’Intelligenza Artificiale. La seconda parte descrive gli elementi fondamentali della strategia, mentre la terza approfondisce la governance proposta per l’AI italiana e propone alcune raccomandazioni per l’implementazione, il monitoraggio e la comunicazione della strategia nazionale in tema di intelligenza artificiale, una visione – quella proposta – con una chiara impronta antropocentrica e orientata verso lo sviluppo sostenibile. 

Il documento sarà alla base della definizione della strategia italiana nell’ambito del Piano Coordinato europeo. Prossimamente sarà inoltre organizzato un webinar di presentazione del lavoro con la partecipazione dei Sottosegretari Liuzzi, Manzella e degli esperti.

“Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale”

https://www.key4biz.it/intelligenza-artificiale-pubblicato-il-documento-finale-con-la-strategia-italiana/312550/




5G, il Mise contro le fake news ‘Nostra priorità garantire investimenti’

Il Mise dichiara guerra alle fake news sul 5G e si impegna in tutti i modi “a garantire gli investimenti da parte delle imprese in settori innovativi” per contrastare le “criticità che stanno emergendo per lo sviluppo delle reti di ultima generazione basate sulle nuove tecnologie 5G” che hanno portato al divieto di installazione delle nuove antenne in più di 300 comuni. E’ quanto emerge dalla risposta scritta del Mise ad un’interrogazione a tema firmata da Marco Di Maio di Italia Viva e dalla collega Raffaella Paita sul tema 5G, evidenziando il tema delle fake news e dei sindaci che bloccano lo sviluppo. Il ministero intende quindi limitare il più possibile la diffusione di questa pratica perché considera il 5G come una tecnologia molto utile anche contro il digital divide.

L’interrogazione

L’interrogazione al Mise è molto dettagliata e a partire dall’emergenza Covid e dal ruolo centrale assunto dalle reti durante il periodo di lockdown, passando per il ruolo strategico del 5G e del 5G FWA per garantire connessioni fino a un Giga analoghe a quelle dell’FTTH, mette in evidenza la crescente diffidenza nei confronti del 5G soprattutto nei piccoli comuni e infine interroga il Governo su “quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per supportare lo sviluppo del 5G a fronte del diffondersi di ordinanze da parte dei sindaci per il blocco della posa degli impianti anche al fine di garantire il superamento del cosiddetto digital divide”.

La risposta del Mise

La risposta del Mise non nasconde le difficoltà e le criticità incontrate in centinaia di comuni per la realizzazione del 5G dovuti ai timori ingiustificati per la salute e al proliferare delle fake news intorno a questa tecnologia. Fake news contro le quali il Mise ricorda l’impegno della stessa Commissione Europea, che ha emanato   linee guida comuni sui timori per la salute, un regolamento sulle microcelle e le apprensioni (ingiustificate) sugli effetti dei campi elettromagnetici. Ma le emissioni del 5G sono esattamente le stesse di quelle delle precedenti generazioni di telefonia cellulare 2G, 3G e 4G usate da più di 20 anni. Le nuove linee guida sono state trasmesse e condivise con l’Rspg (Radio spectrum policy group) e con il Berec, il regolatore europeo delle comunicazioni elettroniche.

Le linee guida in questione sono state assorbite nelle linee guida per l’installazione del 5G adottate dalll’Anci lo scorso 13 maggio per arginare false credenze e fake news sul nuovo standard.

5G, Marco Di Maio (IV) ‘Bene il Mise su pericolosità delle fake news’

Soddisfatto per la risposta del Mise Marco Di Maio (IV) firmatario dell’interrogazione: “Prendo atto positivamente della risposta con cui il Mise ribadisce con chiarezza che il 5G è una tecnologia innovativa che ha la potenzialità di trasformare in maniera radicale il tessuto produttivo”.

“Ugualmente positiva – continua – è la volontà espressa dal Mise di fare chiarezza sulle fake news in circolazione e sul fatto che le preoccupazioni legate al 5G sono basate su notizie false o non scientificamente provate. Abbiamo sperimentato in questo periodo la strategicità e la rilevanza di reti performanti e gli svantaggi subiti dai cittadini nelle aree non sufficientemente coperte. Mi auguro che su questo si moltiplichino iniziative concrete del governo per la diffusione capillare di informazioni corrette, affinché non vi sia alcun rallentamento nella realizzazione delle nuove reti a vantaggio della collettività e del nostro sistema produttivo”. “In questa fase così delicata che stiamo vivendo, ripristinare le condizioni funzionali agli investimenti per il 5G è un chiaro e forte messaggio che nessuno nel nostro Paese sarà lasciato indietro”, conclude.

Per approfondire:

https://www.key4biz.it/5g-il-mise-contro-le-fake-news-nostra-priorita-garantire-investimenti/309766/




Dvb-T2, ancora 145 milioni di euro disponibili per il Bonus Tv alle famiglie

Tra settembre 2021 e giugno 2022 è previsto il cambio dello standard del digitale terrestre televisivo, con l’avvento della nuova generazione tecnologica Dvb-T2. Per allora gli italiani dovranno essersi attrezzati con apparecchi televisivi o decoder adeguati alla ricezione del nuovo segnale. Lo Stato ha previsto di assegnare un bonus fino a 50 euro alle famiglie meno abbienti per la sostituzione dell’apparecchio televisivo. Ma negli ultimi mesi di lockdown la fruizione del bonus è andata a rilento, per riprnedere quota nel mese di maggio.

Leggi anche: DVB-T2, 4 famiglie su 10 già pronte per il nuovo standard del digitale terrestre

Il sottosegretario del Mise Mirella Liuzzi è ottimista: “A maggio tante persone hanno ottenuto lo sconto, siamo pronti ad accelerare”, ha detto a Repubblica.

Di fatto, ad oggi sono 92.202 le famiglie che hanno usufruito dello sconto per acquistare un decoder oppure un apparecchio televisivo adeguato al nuovo standard Dvb-T2. Il nuovo formato tecnologico partirà ufficialmente a giugno 2022.

Lo Stato ha quindi erogato finora 4,8 milioni, una frazione dei 150 milioni complessivi previsti per accompagnare le famiglie meno abbienti nella nuova stagione del digitalte terrestre.

In generale, ad oggi 83.891 bonus sono stati utilizzati per l’acquisto di nuovi aparecchi Tv, a fronte di appena 11.448 bonus che sono serviti per l’acquisto di decoder per il digitale terrestre e soltanto 863 per l’acquisto di decoder per il satellite. In altri termini, come prevedibile, la maggior parte degli acquisti riguardano nuovi apparecchi, pochi soltanto quelli per i decoder in grado di effettuare l’upgrade dei vecchi televisori.

https://www.key4biz.it/dvb-t2-ancora-145-milioni-di-euro-disponibili-per-il-bonus-tv-alle-famiglie/309286/