Le guandi manocre congiunte a guida USA in Corea inquietano la Cina

La settimana scorsa, la marina militare della Corea del Sud ha condotto esercitazioni navali congiunte con gli Stati Uniti e il Giappone nelle acque internazionali a sud dell’isola di Jeju per “migliorare l’operatività congiunta contro le minacce nucleari e missilistiche della Corea del Nord”.

La cooperazione militare di Washington con Seul e Tokyo potrebbe essere mirata principalmente alla Corea del Nord, ma è anche probabile che innervosisca la Cina, aggiungendo slancio alle relazioni ‘transazionali’ tra Pechino e Pyongyang, secondo gli analisti.

L’esercitazione ha coinvolto sei navi da guerra – la portaerei USS Theodore Roosevelt, tre cacciatorpediniere con missili guidati della classe Arleigh Burke e due cacciatorpediniere Aegis della Corea del Sud e del Giappone.

“Questo addestramento è stato condotto per attuare un piano di addestramento trilaterale pluriennale stabilito congiuntamente dalle autorità di difesa della Corea del Sud, degli Stati Uniti e del Giappone, in conformità con l’Accordo di Camp David dello scorso anno”, ha dichiarato il Ministero della Difesa sudcoreano.

La Marina sudcoreana ha confermato che le forze si sono concentrate sull’addestramento alla guerra antisommergibile e sulla capacità di rispondere alle minacce sottomarine della Corea del Nord, come i sottomarini e i missili balistici lanciati da sottomarini.
Le tre nazioni hanno anche svolto un addestramento di intercettazione marittima per bloccare il contrabbando di armi di distruzione di massa, nonché un addestramento di ricerca e salvataggio.

Washington ha rafforzato i legami militari con Seul e Tokyo dopo il vertice di Camp David in agosto, dove i leader si sono impegnati a “regolarizzare le esercitazioni difensive che contribuiscono a rafforzare le risposte trilaterali” contro le minacce della Corea del Nord.
L’esercitazione della scorsa settimana ha fatto seguito alle esercitazioni navali di gennaio tra i tre Paesi, con una portaerei statunitense situata in una posizione simile a sud di Jeju, nel Mar Cinese Orientale.

Isola di Jeju

“Le esercitazioni navali trilaterali sono orientate a rispondere alle minacce della Corea del Nord, ma Pechino sta certamente osservando come i tre alleati rafforzano la cooperazione militare”, ha affermato Andrew Yeo, senior fellow e presidente della Fondazione SK-Korea per gli studi sulla Corea presso il think tank Brookings Institution di Washington.

Cho Han-bum, ricercatore senior presso il Korea Institute for National Unification, ha affermato che le acque – a sud di Jeju e a nord di Taiwan – hanno un’importanza strategica per Pechino.

“Di conseguenza, la Cina potrebbe essere preoccupata che queste esercitazioni marittime di sicurezza Corea-Stati Uniti-Giappone possano influenzare la Cina, soprattutto per quanto riguarda la questione dello Stretto di Taiwan. Si tratta anche di un’area in cui potrebbero esserci preoccupazioni sull’espansione delle contromisure di sicurezza contro Taiwan”, ha detto Cho.

“Dal punto di vista degli Stati Uniti, la parte meridionale di Jeju serve come controllo della Corea del Nord, ma anche, grazie alle sue caratteristiche geopolitiche, è un’area che può servire anche come controllo della Cina”. Insomma le esercitazioni riescono a cogliere due piccioni con una fava.

La partecipazione della Corea del Sud all’addestramento congiunto USA-Giappone sta portando la Cina a riconsiderare i propri rapporti con Seul, che viene vista sempre più vicina al due di alleati e sempre meno come un attore indipendente.

Yang Uk, ricercatore presso l’Asan Institute for Policy Studies di Seul, ha affermato che se da un lato le esercitazioni dimostrano la cooperazione sistemica tra Corea del Sud e Stati Uniti nel rispondere alle minacce della Corea del Nord, dall’altro sarebbero anche “scomode” per la Cina.

“Fondamentalmente, la risposta contro la Cina è stata realizzata attraverso la cooperazione tra Stati Uniti e Giappone”, ha detto Yang.
“Ma ora, la partecipazione della Corea del Sud all’addestramento congiunto USA-Giappone sta portando la Cina a considerare i legami trilaterali come un bersaglio per se stessa”.

Secondo Yang l’area del Mar Cinese Orientale a sud dell’isola di Jeju è un “punto strategico” per la Cina, perché la sua marina militare deve passare vicino all’isola e all’arcipelago giapponese per dirigersi verso l’Oceano Pacifico. Del resto è sufficiente controllare la carta geografica per comprenderlo.

Quindi se questo tipo di esercitazioni può essere considerato normale e non minaccioso da Seul, la percezione cinese può essere molto diversa e, data la rpesenza di un consistente gruppo navale USA, perfino minacciosa per gli interessi di Pechino.

Il complesso gioco diplomatico dell’Estremo Oriente complicato dall’Ucraina

La recente visita del ministro degli Esteri cinese Zhao Lijian in Corea del Nord ha rafforzato ulteriormente i legami tra i due paesi, alimentando preoccupazioni negli Stati Uniti e nei loro alleati.

L’analista Kang Jun-young interpreta la mossa come un duplice messaggio da parte della Cina: consolidare le relazioni con Pyongyang per tenere sotto controllo i legami Corea del Nord-Russia e, allo stesso tempo, lanciare un avvertimento alle esercitazioni congiunte Corea del Sud-USA o all’addestramento trilaterale Corea del Sud-USA-Giappone.

Pechino teme di perdere influenza sulla Corea del Nord a favore della Russia, mantenendo la sua posizione di leader nelle relazioni con Pyongyang e nella competizione con gli Stati Uniti.

Tuttavia, Andrew Yeo, presidente della Fondazione SK-Corea, sostiene che i legami tra Cina e Corea del Nord rimarranno “transazionali”, con Pechino che sostiene Pyongyang sulla scena internazionale per contrastare il rafforzamento dei legami tra Stati Uniti e alleati.

Il problema è che Pechino da un lato non può legittimarre o stringere eccessivamente i legami con Kim Jong-un , per non eccitare eccessivamente l’area e incrementalre l’interventismo degli USA e  del Giappone e non spingere ancora di più Sul nelle loro mani. Nello stesso tempo però non può staccarsi troppo da PyongYang per non lasciare che questo paese entri nell’orbita di Mosca, dopo l’incrementarsi della collaborazione per il conflitto ucraino.

Insomma il gioco si fa sempre più complicato.


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USA e UE cercano di attarre l’Armenia dalla propria parte

L’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno incentivando l’Armenia a proseguire il suo avvicinamento ai paesi occidentali. Il crescente ruolo dell’UE e degli Stati Uniti nel sostenere gli sforzi di riforma del Paese però sta attirando una reazione prevedibilmente ostile da parte della Russia e dell’Azerbaigian.

L’incontro del 5 aprile a Bruxelles tra il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan, la Presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen, il Vice Presidente dell’UE Josep Borrell e il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha portato a un significativo aumento dell’assistenza per l’Armenia. L’UE ha promesso 270 milioni di euro  in quattro anni e gli Stati Uniti hanno aggiunto altri 65 milioni di dollari in aiuti destinati ad aiutare l’Armenia a riprendersi dalla sconfitta decisiva nella Seconda Guerra del Karabakh e a ridurre la sua dipendenza economica dalla Russia.

In una dichiarazione congiunta, i partecipanti hanno affermato l’impegno ad espandere la cooperazione in molteplici ambiti politici ed economici, tra cui “governance, applicazione della legge, commercio, connettività, agricoltura, energia e tecnologia”.

“L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno riconosciuto i progressi sostanziali compiuti dall’Armenia dal 2018 nelle riforme democratiche e della giustizia e nella lotta contro la corruzione, e hanno espresso l’impegno a continuare a collaborare e a sostenere l’Armenia nell’ulteriore rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto, in linea con i nostri valori e principi condivisi”, si legge nella dichiarazione.

Descrivendo le relazioni UE-Armenia come “sempre più allineate”, Van der Leyen ha anche elogiato gli sforzi dell’Armenia per combattere il commercio che aggira le sanzioni UE e perfino si è parlato di adesione alla UE, qualcosa che dovrebbe far tremare sia gli armeni, che ripiomberebbero nell’URSS, sia gli europei, che farebbero entrare uno stato con 5,9 mila dollari di PIL pro capite, contro, ad esempio, gli 11,9 della Romania. Una spinta alla migrazione e una idrovora per i fondi UE.

L’assistenza degli Stati Uniti, a quanto pare, si concentrerà sulla costruzione della “resilienza” armena dopo la perdita del Karabakh. In particolare, l’assistenza di Washington aiuterà l’Armenia a far fronte all’aumento dei rifugiati e a resistere alle previste pressioni russe per impedire il riallineamento geopolitico dell’Armenia. Anche l’Amministratore di USAID Samantha Power ha partecipato alla riunione del 5 aprile a Bruxelles.

“Gli Stati Uniti lavoreranno con l’Armenia per… aumentare la cooperazione in materia di sicurezza informatica ed espandere l’infrastruttura tecnologica”, si legge nella dichiarazione congiunta, aggiungendo che gli Stati Uniti sono “impegnati a garantire all’Armenia un futuro energetico sicuro, affidabile e protetto e stanno lavorando per sostenere la diversificazione energetica ed esplorare la fattibilità di nuove opzioni di energia nucleare civile”.

L’Armenia è stata un alleato chiave della Russia fino al 2018, quando Pashinyan è salito al potere nel corso di una rivolta popolare e ha proceduto a coinvolgere l’UE e gli Stati Uniti nell’ambito di uno sforzo di riforma per rendere il suo governo più efficiente e meno corrotto. Un punto di svolta si è verificato nel 2022, quando, in mezzo alla spinta dell’Azerbaigian a riprendere il Karabakh, la Russia, agli occhi di molti armeni, non è stata all’altezza delle garanzie di sicurezza che aveva dato a Yerevan. Da allora, Pashinyan ha guidato il Paese su una rotta occidentale costante.

Con nessuna sorpresa, la notizia del pacchetto di aiuti UE-USA ha ricevuto un’accoglienza fredda a Mosca e a Baku. Il Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione in cui si descriveva l’incontro come un altro tentativo da parte dell’”Occidente collettivo” di aumentare la tensione nel Caucaso meridionale, che il Cremlino considera da tempo il suo cortile geopolitico. Ha descritto il pacchetto di aiuti come “irresponsabile e distruttivo” e ha avvertito che proseguire con l’aiuto all’Armenia nell’implementazione delle riforme potrebbe avere “conseguenze negative”.

L’Azerbaigian, nel frattempo, ha espresso la preoccupazione che l’assistenza dell’UE all’Armenia rischi di compromettere la capacità di Bruxelles di mediare un accordo di pace duraturo tra Baku e Yerevan. Il che sarebbe un peccato, dopo tutto quello che Baku ha investito, politicamente, ma non solo, per guadagnare buoni rapporti con Bruxelles.

Sullo sfondo dell’incontro Armenia-UE-USA del 5 aprile, è esplosa una pressione crescente lungo il confine tra Armenia e Azerbaigian. Entrambe le parti hanno accusato l’altra di violazioni del cessate il fuoco, con sporadici spari segnalati in diverse sezioni della frontiera pesantemente militarizzata.

Armenia: monastero di Goshavank

Il Ministero della Difesa armeno ha condannato le azioni provocatorie dell’Azerbaigian, sostenendo che gli spari transfrontalieri hanno preso di mira le posizioni armene e le infrastrutture civili.

Il processo di pace armeno-azero è attualmente bloccato da una disputa sul possesso di villaggi in aree contese del confine. Nella speranza di superare lo stallo, Pashinyan ha annunciato concessioni unilaterali all’Azerbaigian, accettando di consegnare villaggi azeri abbandonati, controllati da Yerevan dagli anni ’90, senza richiedere uno scambio con aree armene simili controllate dall’Azerbaigian. Il trasferimento ha il potenziale di interrompere la capacità degli armeni di viaggiare su un’autostrada che collega l’Armenia alla Georgia. Anche i gasdotti che trasportano il gas naturale russo in Armenia si trovano vicino ai villaggi che saranno presto restituiti. La proposta di Pashinyan, di conseguenza, ha generato una certa insoddisfazione e spinte in direzione opposta

Però, nello stesso tempo, Baku è insoddisfatta del ritmo del passaggio di consegne, ed ora entrambe le parti sembrano ora ammassare truppe al confine. Il 6 aprile, la missione di monitoraggio civile dell’UE in Armenia ha riferito che la situazione era “stabile e calma”, ma potrebbe essere la calma che precede la tempesta.

A Bruxelles, alcune voci politiche influenti stanno esortando l’UE ad accelerare il ritmo dei suoi sforzi per sostenere il riorientamento dell’Armenia. “Questo riorientamento richiede tempo, ma richiede anche che l’Unione Europea adotti una strategia più ambiziosa nei confronti della democrazia armena”, ha scritto l’ex Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, in un commento pubblicato dal quotidiano francese Le Monde.

“L’Europa dovrebbe svolgere un ruolo di mediazione nei negoziati per un accordo di pace duraturo. Ma il suo approccio deve riflettere la realtà che l’Armenia ha scelto la comunità delle democrazie europee, mentre l’Azerbaigian siede nel campo delle autocrazie aggressive”, ha detto Rasmussen. Un’autocrazia che comunque vende molto gas, a caro prezzo, proprio alla UE.

Comunque c’è da sperare che la situazione, come sembra, evolva pacificamente, perché è per lo meno improbabile, anzi impossibile, vedere delle truppe europee aiutare fattivamente l’Armenia in caso di scontro militare con l’Azerbaigian. Come diceva il Mazoni “Uno se il coraggio non l’ha, non se lo può dare”.


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Hacktivisti rubano un database di detenuti in Russia per far luce sulla morte di Naval’nyj


Un gruppo di hacktivisti oppositori del Cremlino ha vendicato la morte di Alexey Naval’nyj attaccando i server di una prigione russa e sottraendo i dati relativi a centinaia di migliaia di detenuti in Russia, compresi i prigionieri della prigione dove è morto l’oppositore del governo di Putin.

La CNN riporta che gli hacker appartengono a diverse nazionalità e comprendono anche persone ucraine ed espatriati russi. L’obiettivo del gruppo è condividere le informazioni sui prigionieri, comprensive di numeri di telefono e indirizzi email, “nella speranza che qualcuno riesca a contattarli e riuscire a capire ciò che è accaduto a Naval’nyj” ha affermato uno degli hacker coinvolti.

Naval’nyjè morto in circostanze ancora completamente da verificare lo scorso 16 febbraio mentre si trovava in un carcere del circondario autonomo Jamalo-Nenec, situato nella regione artica. Tra i più noti oppositori di Putin, è morto per “sindrome da morte improvvisa” come riportato dai media russi, ma diversi leader internazionali, tra i quali Biden, hanno accusato il Cremlino della scomparsa dell’uomo. 

hacktivisti russia

Pexels

Gli hacker hanno pubblicato diversi messaggi sulle pagine web del sito della prigione e inserito foto che ritraevano Naval’nyj durante diverse manifestazioni politiche. Stando alle informazioni che ha condiviso con la CNN, il gruppo sarebbe entrato in possesso di più di 800.000 prigionieri e dei loro parenti. Oltre ai messaggi lasciati sul sito, il gruppo ha anche modificato i prezzi di molti articoli dello spaccio del carcere abbassandoli a poco più di 1 centesimo di dollaro.

Sono passate diverse ore prima che gli amministratori del sito si accorgessero dell’attacco e ci sono voluti tre giorni prima che il team IT della prigione riuscisse a ripristinare il sito e i prezzi corretti dei prodotti. Sembra che il gruppo abbia inviato un messaggio agli amministratori dello shop avvertendoli di non togliere i messaggi pro-Naval’nyj e, dopo il rifiuto dell’IT, gli hacker avrebbero messo offline uno dei server del sito.

“Noi, specialisti IT, abbiamo lasciato la Russia di oggi” si leggeva in un messaggio sul sito web dello spaccio della prigione, condiviso in seguito dalla CNN in uno screenshot. “Amiamo il nostro Paese e torneremo quando sarà libero dal regime di Putin. E andremo fino in fondo”.

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Russia has a plan to “restore” its dominant position in the global launch market

Russian President Vladimir Putin (L) and Roscosmos Space Corporation Chief Yuri Borisov peruse an exhibit while visiting the Korolev Rocket and Space Corporation Energia, October 26, 2023, in Korolev, Russia.
Enlarge / Russian President Vladimir Putin (L) and Roscosmos Space Corporation Chief Yuri Borisov peruse an exhibit while visiting the Korolev Rocket and Space Corporation Energia, October 26, 2023, in Korolev, Russia.
Contributor/Getty Images

It has been a terrible decade for the Russian launch industry, which once led the world. The country’s long-running workhorse, the Proton rocket, ran into reliability issues and will soon be retired. Russia’s next-generation rocket, Angara, is fully expendable and still flying dummy payloads on test flights a decade after its debut. And the ever-reliable Soyuz vehicle lost access to lucrative Western markets after the Russian invasion of Ukraine.

Yet there has been a more fundamental, underlying disease pushing the once-vaunted Russian launch industry toward irrelevance. The country has largely relied on decades-old technology in a time of serious innovation within the launch industry. So what worked at the turn of the century to attract the launches of commercial satellites no longer does against the rising tide of competition from SpaceX, as well as other players in India and China.

Through the first quarter of this year, Russia has launched a total of five rockets, all variants of the Soyuz vehicle. SpaceX alone has launched 32 rockets. China, too, has launched nearly three times as many boosters as Russia.

However, Russia has a plan to reclaim the dominance it once held in the global launch industry. In a recent interview published on the Roscosmos website (a non-geo-blocked version is available here) the chief of the Russian space corporation, Yuri Borisov, outlined the strategy by which the country will do so.

The first step, Borisov said, is to develop a partially reusable replacement for the Soyuz rocket, called Amur-CNG. The country’s spaceflight enterprise is also working on “ultralight” boosters that will incorporate an element of reusability.

“I hope that by the 2028–2029 timeframe we will have a completely new fleet of space vehicles and will be able to restore our position in the global launch services market,” Borisov said in the interview, which was translated for Ars by Rob Mitchell.

A miracle, Amur

Russia has previously discussed plans to develop the Amur rocket (the CNG refers to the propellant, liquified methane). The multi-engine vehicle looks somewhat similar to SpaceX’s Falcon 9 rocket in that preliminary designs incorporated landing legs and grid fins to enable a powered first-stage landing.

The country’s space industry first unveiled its Amur plans back in 2020, when officials said they were targeting a low price of just $22 million for a launch on Amur, which would be capable of delivering 10.5 tons to low-Earth orbit. Essentially, then, it would offer about half the carrying capacity of a Falcon 9 rocket for one-third of the price.

At the time, Roscosmos officials were targeting a 2026 debut for Amur. Had they been able to deliver such a capability, it would undoubtedly be an attractively priced offering. Alas, the year 2026 appears to be off the table now. Through his comments, Borisov indicated that Amur will not be ready before 2028 or 2029.

Since there has been almost a year-for-year slippage in that date since Amur’s announcement in 2020, it seems likely that even this target late in the decade is unrealistic.

https://arstechnica.com/?p=2013957




Attacco terroristico a sala concerti a Mosca. Moltissimi morti. Video e reazioni in Russia

Almeno tre  persone armate, se non quattro,  hanno attaccato una sala concerti, la “Crucus” che si trova nel nord ovest di Mosca, dove si stava svolgendo un concerto con la partecipazione di oltre un centinaio di spettatori.

I terroristi hanno sparato sugli spettatori, con calma, andando a cercare quelli che cercavano di ripararsi. Nessun tentativo di prendere ostaggi: semplicemente hanno sparato alle persone. Non ci sono dichiarazioni o rivendicazioni. Sono filtrati numerosi video.

Un’altra scena ripresa dall’interno Sembrano quattro gli attentaroi

Si parla di almeno 40 morti, di una cinquantina i feriti, ma i numeri sono in cambiamento in continuità. Uno degli attentatori doveva avere dell’esplosivo incendiario perché successivamente vi è stato un grande incendio:

Ecco alcune primissime reazioni e news dai canali russi Meduza e RT:

✹ Il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin (https://t.me/mos_sobyanin/9973): “Oggi si è verificata una terribile tragedia nel centro commerciale Crocus City. Porgo le mie condoglianze ai cari delle vittime. Ho dato ordine di fornire tutta l’assistenza necessaria a tutti coloro che hanno sofferto durante l’incidente”.

✹ La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova (https://t.me/MariaVladimirovnaZakharova/7506): “Il Ministero degli Esteri russo ha ricevuto telefonate da cittadini comuni di tutto il mondo che esprimevano cordoglio per la terribile tragedia del Crocus City Hall e parole di forte condanna per questo sanguinoso attacco terroristico che si è svolto sotto gli occhi di tutta l’umanità. Ora, come hanno dichiarato le autorità russe, tutti gli sforzi sono stati profusi per salvare le persone. L’intera comunità mondiale è obbligata a condannare questo crimine efferato!”.

✹ Direttore FBK Ivan Zhdanov (http://t.me/ioannZH/2664): “Il Municipio di Crocus sta chiaramente assistendo al più grande attacco terroristico degli ultimi tempi.
Recentemente, l’Ambasciata degli Stati Uniti ha avvertito di possibili attacchi terroristici, compresi i concerti”.

✹ Capo redattore di Baza Nikita Mogutin (http://t.me/mogutinik/5041): Richiamo la nostra attenzione sul fatto che qualche tempo fa “i servizi di intelligence occidentali” hanno avvertito la Russia della possibilità di attacchi terroristici. “Baza” ha riferito allora che la polizia di Mosca era stata messa in stato di massima allerta, ma il Ministero degli Interni ha negato, come dire, niente di speciale, nessuna prontezza. Cosa succede, MIA?”

Alcuni terroristi si sono barricati all’interno dell’edificio.  Secondo (https://www.interfax.ru/moscow/951929) Interfax, gli aggressori erano tra i due e i cinque. Erano “in uniforme tattica”, armati di armi automatiche e hanno iniziato a sparare contro le guardie di sicurezza e gli spettatori. Baza scrive, (https://t.me/bazabazon/26131) che quattro terroristi sono riusciti a fuggire.

✹ Più di 100 persone sono state evacuate dal seminterrato dell’edificio, riferisce RIA Novosti (https://t.me/rian_ru/237078), citando il Ministero delle Emergenze della Regione di Mosca.

✹ Sono stati inviati degli elicotteri per spegnere l’incendio, (https://t.me/ENews112/16936) scrive “112”, citando una fonte. Anche le persone che si trovavano sul tetto sono state evacuate con l’aiuto di meccanismi di sollevamento, riferisce RIA Novosti. L’area dell’incendio potrebbe raggiungere i 3.000 metri quadrati, (https://t.me/interfaxonline/42387) riporta Interfax, citando i servizi operativi.

✹ Più di 70 equipaggi di ambulanze sono in servizio (https://t.me/rian_ru/237086) sul posto. L’FSB ha dichiarato (https://t.me/rian_ru/237083) che le forze dell’ordine stanno “prendendo tutte le misure necessarie”.


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22:06

Aggiornamento: sospese le manifestazioni pubbliche in tutta la Federazione

Varie da agenzie di Stampa e Social

Il canale TV parla di una possibile auto bomba nella stessa area. Purtroppo sono morti anche tre bambini nell’attentato

I servizi speciali russi non prendono in considerazione la versione sul coinvolgimento dell’Ucraina nell’attacco terroristico – “Storie importanti”

Questo è stato riferito dalla pubblicazione investigativa “Important Stories” con riferimento alla sua fonte vicina alla sede operativa sul luogo dell’attacco terroristico.

“Allo stesso tempo, finora le forze dell’ordine non sono giunte a una conclusione su chi possa esserci dietro l’attacco”.
– ha scritto il comitato editoriale.

I visitatori di Crocus sono stati perquisiti all’ingresso, ha confermato a Sirena un interlocutore.

La perquisizione è stata raccontata a Sirena dal figlio di una donna che si trovava nella sala concerti al momento dell’attacco terroristico. Sostiene inoltre che le persone che sono riuscite a fuggire dal Crocus dopo l’inizio della sparatoria hanno avuto problemi nella metropolitana:

“Aveva un biglietto in prima fila. È iniziata così: ha sentito una piccola esplosione fuori dalla sala. Poi ha sentito degli spari – pensava fossero fuochi d’artificio. Qualcuno ha gridato: “Spari”. È salita sul palco e ha corso con la folla verso la strada. <…> È corsa nella metropolitana. Aveva un pass che funziona rapidamente, è riuscita a entrare rapidamente nella metropolitana. Alle persone che le correvano dietro, gli addetti hanno detto: ‘Non la lasceremo passare, allegate il vostro biglietto’”.

Il Ministero della Cultura ha cancellato gli eventi di massa e di intrattenimento in tutte le istituzioni federali nei prossimi giorni.

Più di 20 Paesi hanno condannato l’attacco terroristico al Centro Crocus.

Tali dichiarazioni sono state rilasciate da Stati Uniti, Germania, Austria, Regno Unito, Francia, Italia, Polonia, Grecia, Turchia, Bielorussia, Kirghizistan, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Qatar, Egitto, Cuba, Kazakistan, Palestina, Venezuela, Armenia e Azerbaigian.


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20:47

Putin segue gli eventi – interruzioni sui social

‘La porta di uscita era chiusa a chiave’. Cosa dicono i testimoni oculari dell’attacco terroristico al Crocus:

💬 “Abbiamo sentito degli spari, all’inizio non sapevamo cosa stesse succedendo. Poi ho visto i terroristi che sparavano alle persone. Hanno lanciato delle molotov e tutto ha preso fuoco. Ci hanno portato all’uscita. La porta dell’uscita era chiusa a chiave, quindi siamo andati nel seminterrato, lì abbiamo aspettato i soccorsi”, ha dichiarato il testimone oculare Vitaly al servizio russo della BBC.

💬 “Hanno iniziato a sparare dalla strada, il vetro è caduto immediatamente. C’erano altre tre guardie all’ingresso, ci siamo nascosti dietro un cartellone di legno e gli aggressori sono passati a 10 metri da noi. Hanno iniziato a sparare indiscriminatamente alle persone al piano terra, poi si sono allontanati verso la sala concerti o l’oceanario”, ha dichiarato una guardia di sicurezza di Crocus Baza.

💬 “I bambini e gli adolescenti erano impegnati in una gara. Le persone sono arrivate di corsa, dicendo che c’era una sparatoria. C’era una calca, i bambini correvano fuori in abito da ballo” – testimone oculare della BBC (nell’edificio c’erano genitori e bambini che erano venuti alla gara di ballo).

💬 “Loro [la madre e la sorella del narratore] erano in coda per entrare tra i ritardatari. E alcuni terroristi erano in piedi nella stessa fila, in fondo, e hanno iniziato a sparare alle persone. Allo stesso tempo, le persone nell’auditorium sono state date alle fiamme e hanno sparato alle persone nel parterre. <Mia madre e mia sorella sono corse, la folla ha iniziato a correre, l’elettricità è saltata. Sono cadute, alcuni uomini le hanno sollevate. Poi hanno iniziato a uscire, ma la metropolitana era chiusa, hanno iniziato a camminare da qualche parte, alla fine hanno fatto un giro e sono arrivate a un’altra uscita dell’edificio. Lì hanno fermato l’autista di un minibus e lo hanno convinto a portarli via da lì. <…> Hanno detto che le sirene erano quasi impercettibili, sembrava che pochissimi servizi venissero in aiuto”, ha raccontato un parente dei testimoni oculari a Important Stories.

Le forze dell’ordine hanno arrestato un uomo sconosciuto in abiti civili vicino a Crocus – AiF

Putin “nei primi minuti” dell’attacco terroristico è stato informato di ciò che stava accadendo – Peskov


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20:37

Ultime Notizie Dai social

L’attacco terroristico al Municipio di Crocus. La cosa principale di questo minuto

✹ L’FSB ha comunicato ufficialmente (https://t.me/tass_agency/238768) che, secondo i dati preliminari, 40 persone sono state uccise e più di 100 ferite. Il canale Telegram 112 ha riferito di 40 morti e 140 feriti. Vorobyev, il governatore della regione di Mosca, ha detto che quattro delle persone ricoverate in ospedale erano in gravi condizioni.

✹ L’edificio sta bruciando, l’area dell’incendio è di circa 3 mila metri quadrati. L’incendio si sta intensificando. L’aviazione dei vigili del fuoco è impegnata nello spegnimento. Il tetto nella zona del palcoscenico ha iniziato a crollare, riferisce (https://t.me/rian_ru/237122) il corrispondente di RIA Novosti.

✹ Le guardie dell’edificio erano armate solo di manganelli e pistole stordenti, non avevano armi da fuoco. Secondo i rapporti preliminari, diverse guardie potrebbero essere state tra le prime ad essere uccise, (https://t.me/bazabazon/26133) riferisce Baza.

L’auto con cui sono arrivati i terroristi è ancora parcheggiata nel parcheggio del Crocus e potrebbe essere dotata di trappole esplosive, secondo quanto riportato da (https://t.me/ENews112/16943) 112.

✹ I rappresentanti delle unità di volontari che combattono a fianco dell’Ucraina – il Corpo Volontario Russo (https://t.me/novaya_europe/32165) e la Legione Russa della Libertà (https://t.me/legionoffreedom/1201) – hanno dichiarato il loro non coinvolgimento nell’attacco terroristico. Anche Mikhail Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio del Presidente ucraino, ha dichiarato (https://t.me/M_Podolyak/237) che l’Ucraina non è coinvolta nell’incidente.

✹ A San Pietroburgo, un concerto (https://t.me/mashmoyka/15661) al Sevkabel è stato interrotto e il pubblico è stato evacuato. Sempre in città, i centri commerciali (https://t.me/paperpaper_ru/45600) Galereya e Nevsky Centre sono stati evacuati. A Mosca, i visitatori dei centri commerciali Vegas di Kuntsevo e Kashirskoye Shosse sono stati evacuati (https://t.me/news_sirena/26102).

✹ Il Comitato Investigativo della Federazione Russa ha aperto (https://t.me/sledcom_press/12286) un procedimento penale ai sensi dell’articolo su un attacco terroristico.

✹ Gli eventi di intrattenimento sono stati cancellati a Mosca, nella Regione di Mosca e nella Regione di Leningrado, in Daghestan, a San Pietroburgo e a Lipetsk.


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Sondaggio: cosa ne pensate delle elezioni in Russia?

Ieri sono terminate le elezioni in Russia e , come facilmente prevedibile, è stato confermato presidente Vladimir Putin, con 87% dei voti.

Di fronte a questo evento e questo risultato ci sono stati due atteggiamenti:

  • il primo ha preso atto del fatto, comunque riconoscendo che vi sono state elezioni. Il risultato, anche se non magari delle dimensioni annunciate, comunque viene a legittimare Vladimir Putin come presidente e quindi come parte in gioco.
  • un secondo atteggiamento invece, espresso dalla posizione del nostro ministro degli esteri Tajani, afferma che le elezioni sono completamente illegittime, segnate dalla violenza che quindi Vladimir Putin non può essere riconosciuto come Presidente della Federazione Russa perché non è l’esprressione della volontà della maggioranza dei russi.

Il primo punto viene a mostrare che comunque c’è una parte con cui trattare, anche se magari la si vede in modo profondamente diverso. La seconda posizione, rifiutando la legittimità elettorale, vede il governo che ne risulta come una sorta di governo golpista o di occupazione con cui, dal punto di vista logico, non si dovrebbe trattare. Un po’ come gli USA con il venezuelano Maduro.

Quindi votate, diteci il vostro parere, e fate votare. Durata del sondaggio: 48 ore

GRAZIE


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Il Kazakhistan diventa il ponte ferroviario fra Cina, Russia ed Europa

Le Ferrovie del Kazakistan stanno rafforzando la loro presenza sia in Cina che in Russia, per consolidare il ruolo dello Stato dell’Asia Centrale come hub per il traffico ferroviario merci diretto in Europa e in Russia, proveniente dall’Asia orientale.

Il Presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev, parlando in collegamento video, ha inaugurato a fine febbraio un centro logistico e di innovazione delle Ferrovie del Kazakistan (KTZ) nella città cinese centrale di Xian. La struttura ha la capacità di gestire circa 66.000 container intermodali standard, misurati in unità equivalenti a 20 piedi (TEU), all’anno.

Una dichiarazione di KTZ ha sottolineato che circa il 40% di tutti i treni merci diretti in Europa che hanno origine in Cina vengono assemblati a Xian. “Questo darà impulso alla crescita non solo del settore dei trasporti-logistica, ma anche dell’economia [del Kazakistan] nel suo complesso”, ha dichiarato il servizio stampa presidenziale, riferendosi alla presenza della KTZ a Xian.

L’azienda ferroviaria statale ha riferito che il volume del traffico ferroviario di merci tra la Cina e il Kazakistan è aumentato del 22% durante il mese di gennaio di quest’anno, rispetto allo stesso mese del 2023, per un totale di 2,4 milioni di tonnellate. Una filiale di KTZ, nel frattempo, ha annunciato all’inizio di marzo un accordo con un’azienda logistica cinese con sede nella città centrale di Chongqing per facilitare il transito attraverso il Kazakistan di almeno 200 treni container con un volume di carico totale di 20.000 TEU. KTZ prevede che 3.500 treni container transiteranno in Kazakistan nel 2024, con un volume previsto di 350.000 TEU.

KTZ sta anche collaborando con un’azienda russa per l’espansione della capacità di trasporto e di immagazzinamento per le merci dirette in Russia, un’iniziativa che può favorire il commercio che non è soggetto a sanzioni. Alla fine di febbraio, KTZ ha firmato un memorandum d’intesa con un’azienda cinese e la russa JVC Slavtrans-Service per la costruzione di strutture a Selyatino, una città vicino a Mosca. Il memorandum delinea anche i piani per rafforzare i collegamenti di transito tra Xian e Mosca.

Un’importante rotta di collegamento da Cina a Europa.

Il Kazakhstan è un dei corridoi per l’Europa

Il collegamento ferroviario fra Cina ed Europa è d’imprtanza crescente anche per i problemi legati al passaggio del Canale di Suez per i sommovimenti  degli Houthi in Arabia. Il passaggio tramite il Kazakhstan, che vedete nella mappa sottostante, è anche quello che permette di saltare il transito in Russia e quindi la possibilità di applicazione delle sanzioni o i problemi collegati.

Anche se il costo è ancora superiore a quello del trasporto marittimo, quello ferroviario forniesce una maggiore certezza sui tempi di arrivoo e, per questo, si sta diffondendo sempre di più, anche per il progressivo miglioramento delle infrastrutture in tutti i paesi interessati.


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L’Azerbaigian chiede la restituzione di quattro villaggi all’Armenia. La Turchia si offre come mediatore

L’Azerbaigian ha chiesto la restituzione immediata di quattro villaggi sotto l’occupazione dell’Armenia, secondo quanto dichiarato sabato dal Vice Primo Ministro Shahin Mustafayev.

L’ufficio di Mustafayev ha detto che le commissioni statali dell’Azerbaigian e dell’Armenia si sono incontrate giovedì per la settima volta sulla delimitazione dei loro confini reciproci, mentre i Paesi vicini continuano i colloqui per un trattato di pace.

Le dichiarazioni hanno definito “false” le notizie secondo cui l’Azerbaigian avrebbe occupato 31 villaggi armeni, osservando che “è del tutto infondato affermare che le terre appartenenti a 31 villaggi dell’Armenia sono state ‘occupate’ fino alla determinazione dei confini”.

“Quattro villaggi che sono sotto l’occupazione dell’Armenia e non sono exclavi (Baganis Ayr, Aşagi Eskipara, Heyrimli e Kizilhacili) appartengono indiscutibilmente all’Azerbaigian e dovrebbero essere restituiti immediatamente. Si tratta in realtà di località orami abbandonate proprio a causa del conflitto.

Nel circolo, l’area contesa

“La questione della restituzione di quattro villaggi exclave (Eskipara superiore, Sofulu, Berhudarli e Kerki), che sono sotto l’occupazione dell’Armenia, sarà risolta nell’ambito del processo di determinazione dei confini”, si legge.

Le relazioni tra Baku e Yerevan sono rimaste tese dal 1991, quando l’esercito armeno occupò il Nagorno-Karabakh, un territorio riconosciuto internazionalmente come parte dell’Azerbaigian, e sette regioni adiacenti.

La maggior parte del territorio è stata liberata dall’Azerbaigian, o occupata, a seconda dei punti di vista, durante una guerra nell’autunno del 2020, che si è conclusa dopo un accordo di pace mediato dalla Russia che ha anche aperto la porta alla normalizzazione.

L’Azerbaigian ha stabilito la piena sovranità nel Karabakh dopo un’”operazione antiterrorismo” nel settembre 2023, al termine della quale le forze separatiste  di etnia armena della regione si sono arrese, nonostante i tentativi di Yerevan di aiutarle. Il tutto si è concluso con l’esodo di decine di migliaia di armeni che hanno abbandonato la regione.

La richiesta di restituzione dei quattro villaggi potrebbe costituire un pericoloso casus belli fra i due paesi, in una situazione in cui l’Armenia più volte ha denunciato lo spirito aggressivo di Baku.

La Turchia si propone di mediare

Fallita la mediazione russa, mai realmente efficace, si ta cercando un’alternativa a questa necessaria funzione, prima che scoppi un nuovo conflitto militare. Gli Stati Uniti propongono alla Turchia di assumere il ruolo di mediatore, anche per spingere  la Russia fuori dalla regione in modo definitivo. Nonostante ciò, per l’Armenia questa candidatura è più che dubbia e i partner americani ne sono consapevoli.

La fattibilità della mediazione della Turchia ha iniziato ad essere discussa attivamente in Armenia dopo la dichiarazione congiunta del Segretario di Stato americano Antony Blinken e del Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. Hanno annunciato la “disponibilità a lavorare insieme per promuovere un trattato di pace equilibrato e duraturo tra Armenia e Azerbaigian”.

In risposta, gli esperti armeni hanno ricordato che un mediatore dovrebbe essere una parte neutrale in grado di risolvere le controversie. Tuttavia, la stessa Turchia ha questioni irrisolte con l’Armenia, tra cui un confine chiuso.

Nello stesso tempo la Turchia ha armato e arma l’Azerbaigian, per cui appare complesso considerarla una parte esterna al conflitto un coorso.


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Il Regno Unito vuole riempire di munizioni l’Ucraina, spendendo 310 milioni di dollari

Il governo britannico riserverà 245 milioni di sterline (310 milioni di dollari) per fornire munizioni di artiglieria all’Ucraina nel suo secondo anniversario di difesa dall’invasione su larga scala della Russia.

Il finanziamento sarà utilizzato per “rifornire e rafforzare” i proiettili di cui c’è urgente bisogno nei magazzini di  Kiev, sostenendo ulteriormente i sistemi di artiglieria che hanno “dimostrato” la loro operatività per garantire la sovranità del Paese.

Secondo il Ministero della Difesa britannico, il finanziamento migliorerà il vantaggio delle forze armate ucraine nei confronti di Mosca grazie alle strategie affinate durante il conflitto e comunque rispondono alle più pressanti richieste delle forze armate ucraine.

Tra queste tattiche c’è l’utilità dei droni aerei e dei sistemi radar per identificare rapidamente la posizione delle armi russe e neutralizzarle.

“Negli ultimi due anni, le Forze Armate dell’Ucraina sono diventate una delle forze combattenti più grandi, capaci e rispettate al mondo”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore della Difesa del Regno Unito, l’Ammiraglio Tony Radakin.

“Oggi l’esercito russo ha perso metà del territorio che aveva conquistato, oltre 350.000 uomini uccisi o feriti, migliaia di carri armati, pezzi di artiglieria e veicoli corazzati da combattimento, la flotta russa è stata cacciata dalla Crimea e le esportazioni marittime dell’Ucraina stanno tornando ai livelli prebellici”.

A gennaio il Regno Unito aveva fornito all’Ucraina 300 mila proiettili da 155 mm , molto meno di quanti inviati, pare, dalla Corea del Nord alla Russia, ma il governo aveva emesso ordini tali per moltiplicare per otto la produzione di munizioni.

Semovente da 155 mm Archer spara in esercitazione in Svezia

“Combattere fino alla vittoria”

Il ministro della Difesa britannico Grant Shapps ha sottolineato la necessità di fornire ulteriori aiuti militari ai combattenti ucraini che entrano nel loro terzo anno di resistenza contro le forze russe.

“Contro ogni previsione, le Forze Armate dell’Ucraina hanno respinto gli invasori russi per riconquistare metà delle terre rubate da Putin, riducendo al contempo in modo significativo le capacità della Russia, con circa il 30% della flotta russa del Mar Nero distrutta o danneggiata e migliaia di carri armati e veicoli corazzati ridotti a rottami”, ha dichiarato Shapps.

“Ma non possono vincere questa battaglia senza il sostegno della comunità internazionale, ed è per questo che continuiamo a fare il necessario per garantire che l’Ucraina possa continuare a lottare per la vittoria”.

“Insieme, faremo in modo che Putin fallisca e che la democrazia, l’ordine internazionale basato sulle regole e il popolo ucraino vincano”.

Il problema è che, allo stato attuale, la Russia sta ricevend da paesi apparentemente non così militarmente preparati, come la Cora del Nord, più munizioni di quante ne prevedono di inviare i britannici. Inoltre la Russia di suo, produce circa due milioni di proiettili da 152 e 122 mm…

Missili Brimstone aggiuntivi, aiuti umanitari ed economici

Pochi giorni prima dell’annuncio, Shapps ha confermato la donazione di altri 200 missili anticarro Brimstone a Kiev, portando così le consegne del governo britannico all’Ucraina a oltre 1.300.

Missili anticarro Brimstone

Quest’ultima tranche fa seguito alla consegna di 600 missili Brimstone rivelata il mese scorso.

Nel frattempo, Londra ha promesso altri 18 milioni di sterline (22,7 milioni di dollari) in aiuti umanitari ed economici per la ripresa di Kyiv.

La maggior parte di questi fondi consentirà alle organizzazioni, tra cui l’ONU e la Croce Rossa, di distribuire beni di prima necessità in prima linea, mentre il resto sarà utilizzato per rafforzare le infrastrutture energetiche dell’Ucraina contro futuri attacchi.


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Perché Macron parla di intervento militare? L’interessante punto di vista di Jacques Sapir

Jacques Sapir è un noto economista francese, non omologato e conoscitore della Russia ha dato una sua analisi delle parole del presidente Macron sulla non esclusione di un intervento militare. Lo ha fatto con grande realismo, anche se in modo estremamente sintetico, secondo la quale la mossa di Macron ha una funzione interna ed esterna. O meglio il presidente francese, con una delle mosse opportunistiche a cui ci ha abituato, cerca di sfruttare a scopo interno, francese ed europeo, una situazione internazionale drammatica e complessa, correndo rischi enormi per lui e per gli alleati.

I post orginali di Jacques Sapir possono essere letti a questo Link di X. Noi li abbiamo tradotti e li commenteremo (in corsivo il testo originale dei post).

Piccolo thread o #Fil sulla dichiarazione di @EmmanuelMacron fatta ieri alla conferenza sull’Ucraina
Jacques Sapir

 La dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron alla conferenza dei 27 membri di Parigi sugli aiuti all’Ucraina sulla possibilità di inviare truppe europee in Ucraina ha suscitato una legittima emozione, sia in Francia che all’estero. 

Diversi paesi, tra cui i Paesi Bassi, la Germania e la Grecia, hanno escluso questa possibilità, dimostrando l’isolamento del Presidente francese su questo tema. Nella stessa Francia, i vari leader dell’opposizione si sono dichiarati contrari. (per ora non abbiamo un commento ufficiale dall’Italia)

Perché il Presidente Emmanuel Macron ha fatto questa dichiarazione? Un’ipotesi è che volesse creare un’”ambiguità strategica” in grado di frenare la Russia. Ma in realtà questo vocabolario ha senso solo nel contesto nucleare.  Cioè voleva creare il dubbio nella Russia di un possibile intervento francese che spingesse Mosca a frenare la propria azione. Un dubbio che, fra potenze nucleari, è  pericoloso perché porta all’escalation bellica al livello nucleare. Ricordiamo che la francia è una potenza nucleare.

Per quanto riguarda le forze convenzionali, l’esercito francese ha solo 80.000 soldati “da combattimento” (su un totale di 205.000), di cui 30.000 al massimo sarebbero schierabili. Metà dell’equipaggiamento (carri armati, elicotteri) non è attualmente operativo. 

È chiaro che questo non impressionerà in alcun modo la leadership russa. L’esercito francese, che dagli anni 2000 viene visto come un esercito per interventi esterni, ha lo stesso peso delle forze ucraine impegnate ad AvdïivkaUsare l’esercito francese come forza di dissuasione è ridicolo dal punto di vista della forza convenzionalee, come lo sarebbe qualsiasi esercito europeo, perfino quello dell’alleanza franco-tedesca sarebbe ridicolo. Solo gli USA, o eventualmente un’alleanza complessiva, a questo punto offensiva, di tutti i paesi europei sarebbe un deterrente convenzzionale efficace. Peccato che i primi non rispondano a Macron, e la seconda non esiste e nooon possa esistere, proprio per le diverse posizioni degli stati.

In queste condizioni, fare gesti – perché si tratta di un gesto politico – quando non si hanno armi non ha senso dal punto di vista diplomatico. Al contrario, invia un segnale di debolezza all’avversario che si sta cercando di impressionare. Parafrasando Stalin, Putin starà chiedendo ai suoi “Aide de champ “”Di quante divisioni corazzate dispone Macron?”

Qual è dunque il significato di questa dichiarazione? Se aveva lo scopo di affermare una forma di supremazia francese nell’UE sulla questione ucraina, è stata controproducente, isolando ancora di più la Francia su questo tema. La Germania si è sganciata, non ci sono stati applausi. Per la verità l’iniziativa di Macron è sembrata, più che altro, una risposta all’iniziativa della Meloni a Kiev. Appare curiosamente che il francese abbia una sorta di senso d’inferiorità politica rispetto all’italiana.

Se si trattava di inviare un segnale agli Stati Uniti, che stanno iniziando a pensare di limitare drasticamente gli aiuti all’Ucraina, possiamo supporre che, conoscendo le reali dimensioni dell’esercito francese, abbia lasciato Washington fredda… Anzi, ricordiamo che i deputati conservatori della Camera dei Rappresentanti USA  hanno vissuto malissimo , come un’indebita influenzza, i tentivi del ministro degli esteri britannico Cameron di convincerli a votare a favore del pacchetto di aiuti a Kiev, con un deputato che ha invitato l’inglese a “Baciargli il c...”. Se han risposto così a un inglese, figuriamoci come risponderebbero a un francese…

Se si è trattato di una manovra diversiva di politica interna, in un momento in cui Emmanuel Macron è fortemente contestato, è irresponsabile, così come lo è qualsiasi strumentalizzazione di questioni di politica estera a fini interni. Però l’uso della politica estera a fine di distrazione da quella interna è uno strumento utilizzato storicamente un po’ da tutti, Francia inclusa.

Questo solleva interrogativi sulla capacità del Presidente e dei suoi consiglieri di ascoltare non solo il mondo, ma anche le regole diplomatiche minime che governano le relazioni tra gli Stati. Verissimo, il linguaggio diplomatico ormai sembra seppellito, con leader mondiali che si esprimono in pubblico come se scrivessere uno supido post sui social. Pochi giorni fa in un evento pubblico Biden ha chiamato “SOB“, acronimo inglese non proprio onorevole, Putin. Rimpiango i tempi quando lo Zar, chiamando Napoleone III “Sire, amico mio”, invece che “Mio signor fratello” causava una crisi mondiale. Perché un giorno magari Biden dovrà trattare con quello che ha chiamato SOB.

È quindi la terza volta che ci troviamo di fronte a un’iniziativa irregolare di Emmanuel Macron, dopo la rivelazione di parte delle conversazioni telefoniche con V. Putin e il suo desiderio di autoinvitarsi, al di fuori di ogni regola, al vertice dei BRICS del 2023. Macron che si vuole inbucare a una festa è un’immagine divertentissima.

Che una potenza nucleare, con potere di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, possa essere rappresentata da un presidente come
@EmmanuelMacron con iniziative erratiche e/o avventurose, è una fonte d’inquietitudine e di rabbia per tutti i francesi che si rispettino. Beh adesso i francesi hanno anche Attal, di che si lamentano!

Il problema è che Macron è il figlio di un’Europa disfunzionale che non riesce a fare quello che dovrebbe fare, una garanzia di difesa collettiva in un quadro di paesi indipendenti e amici, ma vuole fare quello che non sa fare, il finto stato unitario che vorrebbe essere una  grande potenza. La burocrazia europea ha mezzo ammazzato l’industria e senza industria non si può neanche pensare a una guerra moderna. Quindi il principale avversario della difesa europea non è a Mosca, ma a Bruxelles.

Comunque Trump, o chi lui sceglierà (il figlio?), provvederà a rimettere Macron al suo posto.


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