Nicola Lillo: scartato per l’aspetto fisico, oggi è Campione d’Europa

24 Maggio 2020, siamo Campioni d’Europa a Pes2020. La Nazionale italiana di e-football vince la finale contro la Serbia con Nicola, Carmine, Alfonso e Rosario. Un gol di Lorenzo Insigne allo scadere ci regala il primo europeo virtuale organizzato dall’Uefa. Con tutta Italia in lockdown, le emozioni della e-Nazionale hanno fatto esplodere l’attenzione su tutto il mondo e-sports, i videogiochi giocati a livello competitivo e professionistico.

Negli ultimi anni il fenomeno e-sports si è affermato in tutto il mondo, oggi anche in Italia sta ottenendo grandi riscontri, con nuovi fan e nuovi atleti, senza tralasciarne i valori sportivi e di business. Il calcio italiano vanta ormai squadre di e-football in ogni categoria fino ad arrivare al riconoscimento massimo con la rappresentativa e-Nazionale. Il Covid-19, determinando la sospensione dei campionati in tutta Europa, ha dato un’ulteriore importanza al calcio elettronico che è culminata proprio con la vittoria di Euro 2020 a Pes. Ci siamo emozionati nuovamente col calcio grazie alla Nazionale digitale e nessuno la lascerà più. Siamo diventati davvero e finalmente e-tifosi ed e-appassionati.

Così abbiamo intervistato Nicola Lillo, alias Coach Nicaldan, il capitano della e-Nazionale Campione d’Europa, per raccontare la trasformazione sportiva, sociale e psicologica del nostro calcio nel momento più complesso e incerto per tutto il Paese. Per conoscere e riportare le sensazioni, le paure, i nuovi obiettivi dei nuovi atleti virtuali; riflettendo sui valori del calcio per portarlo nel prossimo futuro. Perché il calcio fa parte di noi italiani, tifosi e non tifosi; perché oggi quei tanti ragazzi non atleti, dalle loro camere possono sognare, senza saper calciare un pallone, di vincere un mondiale in Nazionale.

Coach Nicaldan, nella vita fai il tecnico di cardiologia, sei sposato e… Qual è la tua storia?

«A 20 anni ho iniziato la carriera e-sport al Comicon di Napoli, c’erano migliaia di iscritti e io ero lì per puro caso. Mi iscrissi e arrivai secondo, da novellino. Poi ho coltivato la mia passione continuando la mia vita regolarmente. Classe 1986, oggi ho 34 anni e sono Campione d’Europa».

Da Pes 2006 a oggi sei stato pioniere e visionario, ci speravi nell’affermazione degli e-sports?

«Ho sempre sperato che iniziasse a esplodere questo mondo; ad un certo punto si giocava solo online e avevo perso le speranze. Poi è arrivata la Nazionale e ho deciso di scendere in campo».

Cosa ti hanno detto i tuoi genitori, i tuoi amici, quando portavi avanti questa passione?

«Tendevano a smorzare un po’, nonostante questo mi hanno sempre sostenuto quando giravo l’Italia. Un po’ come quando vai a giocare a calcetto con gli amici. Poi a Coverciano era un già successo. La mia famiglia ha creduto ancora di più in questo mondo.
Mia moglie ci credeva, anche prima del matrimonio. Non mi ha mai detto “che fai? Giochi alla play”. Con lei ogni tanto abbiamo giocato. Una bella sfida? Sicuramente, ma più difficili quelle dell’Europeo.

Le priorità per me sono state: studiare come prima cosa, secondo il lavoro realizzandosi e poi la propria passione…una cosa coadiuvante con il resto. Considero questa passione come il calcetto di un ragazzo normale ma con un mondo online e le tante amicizie che ha portato. Nel mondo e-sport si possono conoscere persone da tutta Italia, se vado a Roma vado a prendere un caffè con uno dei miei amici conosciuti così. Questa è la cosa più importante».

Dal calcio elettronico a quello sui campi. Hai mai giocato? Che rapporto hai con il calcio?

«Giocavo difensore centrale da ragazzo, ricordo anche i tornei scolastici a cui partecipavo. Poi ho visto migliaia e migliaia di partite e tutto questo cerco di portarlo nel videogioco».

Non sei solo Nicaldan, sei coach Nicaldan. Perché? Che significa allenare a e-football?

«Sono Coach anche per l’età, come riferimento per i giovani. La figura del coach all’estero era frequente e importante, una figura affascinante, tanto che i giocatori partecipavano ai tornei sempre coi loro coach. In Nazionale i miei tre compagni mi hanno eletto capitano e coach. Sono uno dei primi in Italia, perché queste sono figure professionali che qui stanno nascendo».

Cosa significa far parte di un team e-sports oggi?

«Serve per avere forza di comunicazione, pensiamo ai social quanto sono importanti. Sono fondamentali anche per il supporto logistico, tecnico e psicologico. Ci sono davvero persone competenti che possono aiutarti».

Negli e-sports i fan possono essere atleti, cosa che nel calcio reale non puoi fare. Rivoluzione positiva o ci sono anche rischi e illusioni?

«Molti pensano sia solo un giochino ma non funziona così, ci vuole talento e sacrificio: non esiste che accendi la play e via…Questo degli e-sports sarà un sogno della Generazione Z.
Il talento base lo vedi se vinci nelle classifiche generali e poi contano tanto l’esperienza e il confronto con gli altri e i tuoi amici».

Quali sono i principali valori sportivi nell’e-football? Che è un ambito ibrido tra sport individuale e di squadra.

«L’unione, il gruppo hanno fatto la differenza. Infatti abbiamo giocato tutti lo stesso numero di partite nell’Europeo, con una grande voglia di crescita che ci ha fatto diventare un’armata. Prima non eravamo così forti, ora siamo diventati invincibili, con lo spirito di gruppo».

Parliamo però anche di business. Pensi che si arriverà a vivere solo con questo?

«In futuro forse per l’e-football, sicuramente sì per gli e-sports, guardate gli altri paesi. Qui manca la cultura del videogioco…».

Il Covid-19 con la quarantena forzata è stato sicuramente un alleato del settore elettronico. Ma ha pesato questa situazione per voi durante la competizione? E con il calcio ripreso hai paura che quello che avete smosso torni nelle nicchie con una involuzione?

«Noi abbiamo incanalato bene le energie sfruttando l’occasione e aumentando le nostre ore di gioco e stando in amicizia. Adesso dopo il picco c’è ora il livellamento dell’esplosione, vediamo come si assesta. C’è tanto interesse per tutti quelli che girano in questo mondo».

Tecnicamente un giocatore di e-football non ha limiti fisici di età e può giocare anche fino a 60 anni, ma come si può riuscire ad essere sempre al top e migliorare?

«Già vincere un Europeo a 34 anni è una soddisfazione, in questo ambito l’età media è molto più bassa. Bisogna sapersi autogestire; e mettere esperienza qualitativa nelle ore di gioco fa la differenza. I giovani a loro favore hanno velocità di pensiero e di mano».

Cosa diresti ai ragazzi che sognano di fare gli youtuber o i gamers? E cosa diresti a tutti quei genitori che vedono il mondo dei videogiochi come una perdita di tempo, una dannosa dipendenza o un posto non sicuro per i bambini?

«Ai genitori dico: avvicinate piano piano i ragazzi dandogli il tempo giusto, insieme agli amici e non agli estranei.
Ai ragazzi: coltivate la passione come una passione vera perché il divertimento e alla base di tutto.
Se mio figlio sarà un figlio d’arte? Chissà, se vorrà potrà. Non sceglierò io per lui».

Nicola Lillo during the FIGC eSport National Team ‘eNazionale Timvision’ Unveiling at Centro Tecnico Federale di Coverciano on January 19, 2020 in Florence, Italy

Mi racconti l’emozione quando avete ricevuto la maglia azzurra a Coverciano?

«Dal primo giorno è stato un sogno: apri le porte del calcio italiano, vedi il borsone con la divisa e dici “oh cavolo è vero, sto proprio qua”».

Che squadra è quella con i tuoi compagni Carmine ‘Naples17x’ Liuzzi, Rosario ‘Npk_02’ Accurso e Alfonso ‘AlonsoGrayfox’ Mereu?

«In tre aggettivi: gioiosa, socievole, unita. Posso solo che ringraziarli, sono ragazzi fantastici con cui ho condiviso tutto da amici».

Un sardo e tre napoletani, è un caso o esiste una scuola di e-sportivi napoletana?

«Nel sud Pes ha avuto sempre grandi talenti. Tra Roma, la Puglia e Napoli ci sono grandi videogiocatori».

Quali sono stati i momenti più difficili e quelli indimenticabili?

«Ai supplementari con la Francia: vincevo 3-1 e poi sono stato recuperato 3-3. Lì ho pensato: “non so se ce la faccio”, ma devi puntare a essere lucido. Poi ci sono stati i rigori e la vittoria. Indimenticabile il gol di Carmine in finale, anche perché sennò avrei dovuto fare io la quinta partita decisiva…».

Hai qualche episodio particolare da raccontare durante, prima o dopo le partite?

«Sì, quando ho vinto la terza sfida con la Serbia non avevo esultato, entra Carmine e mi dice “hai perso?”, “no ho vinto” gli rispondo, ma dovevo giocare la quinta e loro facevano casino mentre io mi stavo concentrando. Lì mi stavo davvero arrabbiando. Poi ricordo i rigori con la Francia: il primo tiro me lo segna centrale, anche il terzo è centrale, e così gli altri mi dicevano di restare col portiere centrale. Ma non ci credevamo non fosse un caso. Per l’ultimo rigore decido che sarei rimasto fermo. Mi ha tirato centrale e l’ho parato vincendo, è andata bene. Anche grazie ai consigli di tutti».

Raccontaci dello staff, dell’organizzazione e del supporto della Figc. Cosa c’è dietro la e-Nazionale?

«Una struttura importante, persone sempre disponibili. Ci hanno trattato come professionisti».

Quando non tocca a te giocare, cosa provi?

«Non passa mai, speri vada tutto bene avendo fiducia».

Come si prepara un appuntamento cosi importante come un Europeo? Come ci si allena per vincerlo?

«Qualche consiglio posso darlo: giocate a Pes a partita competitiva nella sezione dedicata con le squadre livellate e specializzatevi.
Poi provi le tattiche anche in base all’avversario, prepari soluzioni e fai esperimenti. Ti confronti coi compagni su giocatori e posizioni come ad esempio abbiamo fatto noi quattro su Zaniolo o nell’usare i 4 in difesa. Questo ha fatto la differenza».

Siete la prima Nazionale e-Sports, ce ne saranno altre. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi con la nazionale?

«Vediamo di pensare a Euro 2021 se la Uefa lo organizzerà in contemporanea con quello reale, per confermarci. E si sa che confermarsi è ancora più difficile.
Il mio sogno è vincere la e-Serie A. Forse avrò l’opportunità di provarci a breve».

Cosa è cambiato nella tua vita dopo la convocazione in nazionale e la vittoria dell’europeo?

«Poco in realtà, ti senti semplicemente orgoglioso e soddisfatto. Ogni complimento è stato bello e piacevole per raccontare un’esperienza magnifica».

Hai dedicato la vittoria a chi ti ha sostenuto giorno dopo giorno ma soprattutto a chi non credeva più in te… dicendo: “Sono grasso e vecchio forse è vero; ma SONO CAMPIONE D’EUROPA”. Che storia c’è dietro questa dedica con frecciata?

«Quando dovevo ricominciare la mia carriera su Pes c’era sfiducia intorno a me, avevo tanti no e tanti forse; qualcuno mi ha scartato per l’aspetto fisico. Ho dimostrato che la mia passione e la mia professionalità mi hanno portato al massimo obiettivo. E tutto questo sogno avverato lo dedico a mia moglie».

Infine sono riuscito a strappare a Nicola due promesse: appena avrò Pes mi concederà una sfida, ovviamente che vinca il migliore…Sicuramente non gli tirerò un rigore centrale.
La seconda promessa: quando si avvererà il suo prossimo sogno sarò il primo a intervistarlo.
In bocca al lupo Nicola, a presto.

http://ilkim.it/intervista-a-nicola-lillo-capitano-della-e-nazionale-campione-deuropa-a-pes-2020/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=intervista-a-nicola-lillo-capitano-della-e-nazionale-campione-deuropa-a-pes-2020




I_MAGO MARADONA

“Do you have any idea what scoring six goals to Avvocato Agnelli means for a South Italy soccer team?”
This is what Diego Armando Maradona asked the filmmaker Emir Kusturica in his famous documentary about the life of the Argentinian. It means that almost thirty years after his last season in Naples, where in seven years everything wins, (two national championships, an Italian Cup, a UEFA Cup and an Italian Super Cup), the iconic image of Pibe de oro is still alive, above all in the heart of that old city which placed him on the altars alongside San Gennaro and consecrated Maradona prophet of himself.

“The Naples public loves me. I want to be Naples poor children’s idol because they are what I was in Buenos Aires”, said Maradona on 5th of July 1984 during his introduction at San Paolo Stadium welcomed by eighty thousand people who marked the beginning of a very long love story and of his election as a pop icon of the twentieth century.

I_mago Maradona aims to be the photographic telling of a never broken bond (from Latin imago, word used by Jung to mean a maternal as well as paternal and brotherly figure loved in the childhood which projected into adulthood unconsciously becomes an example to follow). Maradona, “the wizard of the dribble” who “did with oranges what we footballers seemed impossible to do with the ball” as stated by Franco Baresi, left but his image still lives because in that image still lives, crystallized, the dream and the redemption of a southern football team as well as of a whole city.

About the author:
Antonella Cappuccio was born in Avellino in 1980. She graduated in Naples with a thesis in History of Art Criticism and obtained in Milan the Diploma of Specialization in History of Medieval and Modern Art. In 2013 she was qualified as a teacher of art history in secondary schools and since 2018 she has been a lecturer. In 2017 she realized with Filippo Cristallo the photographic project Memorie di palazzo (Memories of a Palace), exhibited as part of the European Photography Festival in Reggio Emilia, at the Anthropological and Visual Museum of Lacedonia and in 2018 at PAN (Palazzo delle Arti in Naples).

Follow @positive_mag on twitter for the last updates https://www.positive-magazine.com/i_mago-maradona/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=i_mago-maradona




I_MAGO MARADONA

“Do you have any idea what scoring six goals to Avvocato Agnelli means for a South Italy soccer team?”
This is what Diego Armando Maradona asked the filmmaker Emir Kusturica in his famous documentary about the life of the Argentinian. It means that almost thirty years after his last season in Naples, where in seven years everything wins, (two national championships, an Italian Cup, a UEFA Cup and an Italian Super Cup), the iconic image of Pibe de oro is still alive, above all in the heart of that old city which placed him on the altars alongside San Gennaro and consecrated Maradona prophet of himself.

“The Naples public loves me. I want to be Naples poor children’s idol because they are what I was in Buenos Aires”, said Maradona on 5th of July 1984 during his introduction at San Paolo Stadium welcomed by eighty thousand people who marked the beginning of a very long love story and of his election as a pop icon of the twentieth century.

I_mago Maradona aims to be the photographic telling of a never broken bond (from Latin imago, word used by Jung to mean a maternal as well as paternal and brotherly figure loved in the childhood which projected into adulthood unconsciously becomes an example to follow). Maradona, “the wizard of the dribble” who “did with oranges what we footballers seemed impossible to do with the ball” as stated by Franco Baresi, left but his image still lives because in that image still lives, crystallized, the dream and the redemption of a southern football team as well as of a whole city.

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Antonella Cappuccio was born in Avellino in 1980. She graduated in Naples with a thesis in History of Art Criticism and obtained in Milan the Diploma of Specialization in History of Medieval and Modern Art. In 2013 she was qualified as a teacher of art history in secondary schools and since 2018 she has been a lecturer. In 2017 she realized with Filippo Cristallo the photographic project Memorie di palazzo (Memories of a Palace), exhibited as part of the European Photography Festival in Reggio Emilia, at the Anthropological and Visual Museum of Lacedonia and in 2018 at PAN (Palazzo delle Arti in Naples).

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ADDIO DE ROSSI: NUOVO STRISCIONE A OSTIA

Un nuovo striscione contro Pallotta è comparso sopra la Stazione Lido Centro a Ostia in favore di Daniele De Rossi, a pochi giorni dal suo addio alla Roma nella partita contro il Parma.

Roma – Questa mattina, giovedì 23 maggio, un nuovo striscione dei tifosi della Roma è spuntato nella Capitale, a Ostia dove è nato Daniele De Rossi, contro Pallotta e la società giallorossa per l’addio di Capitan Futuro, annunciato il 14 maggio e confermato con una conferenza stampa molto discussa da stampa e tifosi.

Non è il primo striscione che appare contro la società e le sue scelte, complice una stagione sportiva deludente ma ancora aggrappata alla speranza, fragilissima, di Champions League. Di segnali come questi se ne contano ormai a decine, da Roma a New York, da Ostia al Marocco, a sottolineare l’amore della piazza per De Rossi, bandiera in campo e fuori, tradito dalla proprietà americana secondo i tifosi. Ci saranno risposte da Pallotta e dai dirigenti dall’azienda ASRoma?

Un omaggio al simbolo della squadra era stato già scoperto nella giornata del 9 maggio nella sua città natale, Ostia: un murales sul muro all’angolo tra via delle Baleniere e via delle Aleutine. Un anonimo artista di strada aveva disegnato la sagoma di DDR, con la maglia di questa stagione e fascia di capitano, a testa alta, grintoso come sempre per la prossima battaglia che troverà sulla sua strada. Sotto la scritta riportava: “Vanto di Ostia, simbolo di Roma”. Un messaggio forte che precedeva Roma-Juventus. Misteriosamente, il disegno poche ore dopo era stato cancellato, per errore. Un 92enne del condominio della parete effigiata aveva ritenuto che il dipinto fosse opera di Casapound. L’anonimo artista, compreso il malinteso era subito tornato sul posto per ripristinare la sagoma che tutt’oggi è apprezzabile a Ostia.

Gli striscioni precedenti

Parole dure, insulti, frasi che trasmettono dolore per un tradimento che fa male a qualsiasi tifoso romanista. Gli striscioni esposti nelle ultime due settimane confermano e aggravano il complicato rapporto tra la tifoseria romanista e la proprietà.

“Figli di Roma, capitani e bandiere. Ecco il rispetto e l’amore che questa società non potrà mai avere”, recitava uno degli striscioni appesi dalla parte più calda del tifo giallorosso. A campo Testaccio, quartiere storicamente di verace fede romanista il messaggio era eloquente: “Pallotta maiale, DDR per sempre nel cuore della gente”. Nei pressi dell’abitazione di De Rossi era comparsa la scritta “DDR vanto nostro”, mentre sotto la sede del club molti striscioni erano stati posti nella notte dell’annuncio dell’addio del centrocampista. La contestazione poi si era spostata nel pomeriggio seguente a Trigoria, fuori dal centro sportivo con la scritta: “As Azienda oggi chiariamo sta faccenda!”, con evidente riferimento al termine utilizzato più volte dall’ad Fienga durante la conferenza stampa per riferirsi alla Roma. Chiarissimi anche i messaggi comparsi su altri striscioni: “Fatelo firmà” e “Noi l’AS Roma voi azienda…funebre”, quest’ultimo apparso a Londra e diretto contro Baldini, presunto uomo chiave nel caso dell’addio di De Rossi. E ancora striscioni e contestazione in giro per il mondo: “La As Roma non è un gioco: l’amore resta, la pazienza è finita. NYC”, a New York e Sydney. Sempre negli Stati Uniti lo striscione più duro: “Pallotta fucking pupazzo ce semo rotti er ca…! NYC”. A Rabat, capitale del Marocco, l’ultimo striscione ieri mattina, prima di quello di oggi a Ostia: “Pallotta go home”. La contestazione contro Pallotta continuerà a lungo? Questi striscioni porteranno la dirigenza a tornare sui suoi passi?

Emanuele Forlivesi

http://ilkim.it/addio-de-rossi-nuovo-striscione-a-ostia/




Spal VS Internazionale: Football in Italy

Spal

Yesterday we have been in Ferrara, Italy to attend the Serie A game  Società Polisportiva Ars et Labor against Internazionale. Spal is the football club of Ferrara, an historical city in Emilia Romagna, which is back to Serie A since last season, after almost 60 years. The stadium, 16.000 seats was sold out and has been renovated this summer and now is totally covered. In Italy most of the stadiums are still pretty old and is one of the big problems which is facing Italy.

All Photographs: Giacomo Cosua

Just few clubs own their own stadium like Juventus and Sassuolo. Cagliari is building a new one and some other clubs are working in this direction. Ferrara last year hosted a Under 21 National Team game and also the National Women Team, which is also a sign that the owner of Spal worked in the right direction to take back people to watch football and feel proud of their city team. These are the photos we took at the game yesterday: Spal lost 1-2 against Internazionale, with 2 goals scored by Mauro Icardi, one of the Internazionale stars. Spal got some opportunities, but it was not enough to defeat the team trained by Luciano Spalletti. All Photographs by Giacomo Cosua

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CR7 ALLA JUVE, UN SUCCESSO PER IL CALCIO ITALIANO

La società bianconera ha fatto il colpo del secolo ma tutto il movimento calcistico italiano beneficiarne, tornando al top per spettacolo e valori in campo come nel passato.  

 

Ufficiale: Cristiano Ronaldo è un giocatore della Juventus. È il più grande colpo della storia del calcio italiano. La trattativa per il più forte giocatore del mondo si è perfezionata nel pomeriggio di ieri, martedì 10 luglio 2018. Una data che resterà nella storia del calcio italiano. È il capolavoro della Juventus, che porta a casa quello che in questo momento è il miglior giocatore al mondo. Attuale Pallone d’Oro (il quinto, e ha detto di volerne vincere altri due), ha vinto le ultime tre Champions League da protagonista (tanto per dire ha segnato più gol lui in Champions che tutta la Juve).
Ma è anche un colpo mediatico e sportivo senza precedenti, perché di giocatori fortissimi, forti quanto CR7 e forse anche più forti (dipende dai gusti e dai tempi), in Italia sono arrivati. Maradona, passato dal Barcellona al Napoli nel 1984, Ronaldo il fenomeno sempre dal Barcellona all’Inter nel 1997, Zico addirittura all’Udinese. Ma questi giocatori (forse a parte Zico, arrivato però davvero a fine carriera) sono diventati immortali dopo il loro arrivo in Italia, durante la loro permanenza in Seria A. Sarà la consacrazione eterna, un’ulteriore prova di valore anche per Cristiano? Nessuna squadra italiana ha comprato il giocatore più forte del mondo. E la Juventus l’ha fatto, per i suoi tifosi, ma anche per tutti gli amanti dello sport italiani, per il calcio italiano; che da lunedì prossimo, quando Ronaldo sbarcherà a Torino, tornerà al centro del mondo del pallone. Perché tutti, dall’America alla Cina, vorranno vedere questo campione battersi contro le preparate difese italiane, tutti vorranno scommettere sul numero di goal che farà; perché tutti i calciatori della nostra lega vorranno vederlo tra di loro, mentre quelli di altri campionati considereranno adesso l’approdo in Serie A per la presenza di CR7; perché tutti i bambini italiani e non vorranno essere come il loro idolo, giocando in Italia. Arriverà a Torino lunedì 16 luglio, il giorno dopo la finale del Mondiale: l’attenzione del pianeta sarà sotto la Mole.
Cristiano cambierà il calcio italiano, è certo, con la sua filosofia del lavoro, con la sua mentalità vincente e perfezionista, con il suo know-how tecnico; ma anche portando tutti i suoi sponsor, l’attenzione mediatica e gli indotti, la sua influenza sociale, il suo stile di vita. Per lui inizia un nuovo ciclo e anche per tutti noi: una nuova era sportiva può aprirsi, con il nuovo Cristiano Ronaldo e con la nuova Italia di Mancini.

Il capolavoro bianconero
La Juventus ha fatto un colpo sensazionale, a livello economico, ha abbattuto il muro dei 100 milioni spesi per il cartellino. I primi due colpi più cari della serie A sono targati Juventus (CR7 e Higuain). Ma soprattutto ha disintegrato ogni record per l’ingaggio al giocatore. Cristiano Ronaldo ha un costo enorme, ma la Juventus ha la forza di poterlo sostenere; perché comprare CR7 non è una semplice acquisizione di un giocatore, alla Juventus è stato necessario fare un business plan, per capire la sostenibilità dell’operazione. La Juventus è entrata nella stretta cerchia dei club che possono permettersi un giocatore del genere, e l’ha fatto, con le proprie gambe e non con l’iniezione di capitali arabi o russi. Ci è arrivata con la programmazione e con il lavoro: con la capacità di crescere anno dopo anno, con lo stadio di proprietà, con la nuova sede, con Vinovo, con il JMedical, con un fatturato che è cresciuto di pari passo con i risultati sportivi. La gestione Agnelli, iniziata otto anni fa, era iniziata sempre con Marotta e Paratici e con un settimo posto e Delneri in panchina, con un no da parte di Di Natale. E’ arrivata con 7 scudetti consecutivi, due finali di Champions e con la firma di CR7 sul contratto. E’ il capolavoro più lungo, più intenso. CR7 era anche l’unico modo per rinvigorirsi dopo 7 scudetti consecutivi, per tornare ad avere fame, per continuare a vivere nell’entusiasmo. La Juventus ha fatto il grande passo. Il colpo del secolo.

Il folle martedì di Agnelli
 La giornata di ieri, è stata piena di piccole-grandi notizie. La più importante: il viaggio blitz di Andrea Agnelli, presidente della Juventus, verso Kalamata per incontrare Cristiano Ronaldo, in vacanza a Navarino (Grecia). Agnelli è salito su un volo privato, in partenza dall’aeroporto di Pisa, per una tratta insolita che però verrà ricordata da tutti gli juventini. La seconda notizia, strategica: la presenza al vertice di Jorge Mendes, agente di Cristiano, l’uomo che da giorni gestisce la trattativa con Florentino Perez, presidente del Real Madrid. Mendes nel silenzio generale è volato in Grecia e questa tripla presenza ha fatto capire come la trattativa fosse alle fasi finali. Poi, nel resort di Costa Navarino, CR7 pranza con il presidente Agnelli. C’è la firma sul contratto, ci si accorda per la presentazione: lunedì, allo Stadium. Si scatta la foto del brindisi del colpo del secolo, che farà impazzire i social, postata e ripostata come prova della verità del fanta-acquisto. Il presidente juventino decolla in elicottero da Costa Navarino, raggiungere l’aeroporto di Kalamata e riparte per Forte dei Marmi.
Marotta, ad juventino racconta la genesi del colpo del secolo: «Quando è iniziato tutto? Quando abbiamo cominciato a trattare per Cancelo, che ha lo stesso procuratore di Ronaldo, cioè Mendes». Che parla da deus ex machina del calcio mondiale: «Vogliamo esprimere la massima soddisfazione e felicità per Cristiano e la sua scelta di andare alla Juve. Cristiano è molto felice di poter giocare per uno dei club più importanti del mondo, ha già deciso dove vivrà, è un bellissimo attico nel centro di Torino». Così si materializza anche l’alloggio del campione, chiudendo la caccia alla villa in collina, l’attico che fu di Dani Alves, con piscina a fil di cielo.
L’operazione vale circa 360 milioni ed è la più importante della storia del calcio italiano. Per Cristiano Ronaldo c’è un contratto che lo legherà alla Juve per i prossimi quattro anni, con uno stipendio netto di circa 30 milioni (60 lordi) all’anno. Meno di quanto guadagna Messi al Barcellona con 48 milioni netti, sotto l’ingaggio di Neymar che al “bancomat” del Psg preleva ogni anno quasi 37 milioni. Non è un dettaglio trascurabile e lo spiega bene Beppe Marotta, l’amministratore delegato bianconero: «È stato un grande gioco di squadra, sì, sono felice, molto felice. E i veri protagonisti di questa squadra sono il giocatore e gli azionisti della Juve. È stato Cristiano Ronaldo il primo a credere in questa operazione, il primo a lanciarla. Lui ha scelto la Juve, e quando abbiamo capito che potevamo cogliere questa l’opportunità, gli azionisti della società hanno accettato di sostenere l’impresa. Insisto, è stato un grande gioco di squadra».

I comunicati del Real, della Juventus e di Ronaldo
L’acquisto di CR7 da parte della Juve lo ha reso noto ieri, alle 17.32, il Real Madrid con un comunicato sul proprio sito, precisando che è stato proprio il giocatore a manifestare la volontà di trasferirsi a Torino: «Il Real Madrid comunica che, accettando la volontà e la richiesta del giocatore Cristiano Ronaldo, ha accordato il suo trasferimento alla Juventus. Il club vuole esprimere tutta la sua gratitudine a un giocatore che ha dimostrato di essere il migliore al mondo e che ha segnato uno dei momenti più brillanti del nostro club e del calcio mondiale. Ma oltre ai titoli conquistati, ai trofei alzati e ai trionfi di questi nove anni, Cristiano Ronaldo è stato un esempio di lavoro, professionalità, talento e impegno. È diventato il massimo goleador della storia del Real con 451 gol in 438 partite. In totale 16 titoli, tra questi quattro Champions League, le ultime tre consecutive e quattro nelle ultime cinque stagioni. A livello individuale, con la maglia del Real ha vinto quattro Palloni d’Oro e tre Scarpe d’Oro. Per il Real Madrid Cristiano Ronaldo sarà sempre uno dei suoi grandi simboli e un punto di riferimento unico per le prossime generazioni. Il Real Madrid sarà sempre casa sua».
Successivamente in una nota, la Juventus ha comunicato «di aver raggiunto l’accordo con la società Real Madrid Club De Futbol S.p.A. per l’acquisizione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Dos Santos Aveiro Cristiano Ronaldo a fronte di un corrispettivo di 100 milioni di euro, pagabili in due esercizi, oltre il contributo di solidarietà previsto dal regolamento Fifa e oneri accessori per 12 milioni».
Ma sul sito del Real Madrid è arrivata anche una lettera di addio e gratitudine sincera di CR7 ai blancos: «questi anni al Real Madrid, e in questa città di Madrid, sono stati forse i più felici della mia vita. Provo solo sentimenti di enorme gratitudine per questo club, per questi tifosi e per questa città. Posso solo ringraziare tutti loro per l’amore e l’affetto che ho ricevuto. Tuttavia, credo che sia giunto il momento di aprire una nuova fase nella mia vita ed è per questo che ho chiesto al club di accettare la mia cessione. Mi sento così e chiedo a tutti, e specialmente ai nostri tifosi, di comprendermi. Sono stati 9 anni assolutamente meravigliosi. Sono stati 9 anni unici. È stato un periodo emozionante per me, pieno di soddisfazione ma anche duro perché il Real Madrid richiede grande esigenza, ma so bene che non dimenticherò mai di aver vissuto il calcio qui in un modo unico. Ho avuto in campo e nello spogliatoio compagni favolosi, ho sentito il calore di una folla incredibile e insieme abbiamo vinto 3 Champions consecutive e 4 Champions in 5 anni. E anche grazie a loro, a livello individuale, ho avuto la soddisfazione di aver vinto 4 Palloni d’oro e 3 Scarpe d’oro: tutto durante questa esperienza è stato immenso e straordinario. Il Real Madrid ha conquistato il mio cuore, e quello della mia famiglia, e per questo voglio dire grazie: grazie alla società, al presidente, ai dirigenti, ai miei compagni, agli allenatori, ai medici, ai fisioterapisti, e tutti quelli che hanno lavorato per far sì che tutto funzionasse e che hanno curato ogni dettaglio senza sosta. Grazie infinite ancora una volta ai nostri fan e grazie anche al calcio spagnolo. Durante questi 9 eccitanti anni ho avuto grandi giocatori di fronte a me. Il mio rispetto e il mio ringraziamento è tutto per loro. Ho riflettuto molto e so che è giunto il momento di un nuovo ciclo. Me ne vado, ma questa maglietta, questo simbolo e il Santiago Bernabéu continuerò a sentirli sempre miei dove sarò. Grazie a tutti e, naturalmente, come ho detto la prima volta nel nostro stadio 9 anni fa: Hala Madrid!»

Benvenuto Cristiano.

 

Emanuele Forlivesi

http://ilkim.it/cr7-alla-juve-un-successo-per-il-calcio-italiano/