Il via libera del Governo a Starlink è sempre più un dato di fatto. Lo dimostra l’endorsement incassato da Elon Musk da diversi membri dell’Esecutivo, ultimo dei quali il Sottosegretario alla Trasformazione Digitale Alessio Butti, che intervistato dalla Stampa ha confermato l’interesse del nostro paese per l’uso dei satelliti in ottica anti digital divide (sempre nel rispetto delle regole Ue), con la sperimentazione già annunciata che partirà in Lombardia, come peraltro confermato la scorsa settimana anche dall’assessore Franco Lucente, Assessore ai Trasporti e Mobilità sostenibile con delega alla Banda ultralarga Regione Lombardia in un evento dell’AIIP. Una presenza, quella di Starlink, che potrebbe avvantaggiare anche i piccoli operatori locali che aggancerebbero le loro reti in fibra al segnale dei satelliti di Musk per portare connettività nelle aree montane più disagiate. Un paio di settimane fa c’era stato l’appoggio anche del ministro della Difesa Guido Crosetto, che aveva già sdoganato il sistema satellitare dell’uomo di Trump. Tanto più che al momento di alternative valide per la copertura di aree remote in giro non ce ne sono, in attesa della rete europea Iris 2 che si trova ancora in fase embrionale.
Butti, interesse di Musk per Italia conferma nostri successi
“L’interesse di Musk per l’Italia conferma i nostri successi. Chi desidera investire è il benvenuto e deve farlo nel pieno rispetto delle nostre regole”. Lo afferma nel weekend in un’intervista a La Stampa Alessio Butti, sottosegretario per la Trasformazione digitale.
Secondo i programmi dello staff dell’azionista di Starlink per avere una nostra rete di satelliti dovremmo mettere in conto 10-15 anni di lavori e almeno 20 miliardi di investimenti. “Questa è la valutazione condivisa da tutti gli esperti del settore. Realizzare una rete nazionale di satelliti richiederebbe risorse finanziarie enormi e moltissimi anni di lavoro – prosegue Butti – Bisogna ragionare in logica europea proseguendo i progetti in corso e collaborare nella dimensione euro-atlantica nel solco della partnership con gli Usa”.
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“Voglio sottolineare che la fibra rimarrà la spina dorsale della nostra connettività. È possibile garantire la sicurezza nazionale anche appoggiandosi a un operatore straniero e privato. Non si tratta di una novità nel panorama italiano. Già oggi molti dei fornitori di servizi e infrastrutture critiche operano con capitali esteri, prevalentemente privati – conclude Butti – Anche attraverso l’utilizzo ponderato del golden power siamo in grado di ottenere le garanzie necessarie a salvaguardare gli interessi nazionali in settori strategici”.
Tanto più che in effetti già tutte le nostre reti di telecomunicazioni sono controllate o partecipate da soggetti esteri, a partire da KKR in Fibercop, Macquarie in Open Fiber, Swisscom in Fastweb-Vodafone.
Salvini, l’assist a Musk: ‘In Italia serve Starlink…’
Anche il vicepremier Matteo Salvini ha fatto il suo endorsement all’amico Elon Musk. “Serve la connessione Starlink in Italia… Ci sono troppe città che non sono perfettamente connesse”, ha detto la settimana scorsa durante la trasmissione Agorà. Non soltanto città, ma soprattutto aree interne e remote che attendono ancora di essere connesse in banda ultralarga.
Starlink e le indiscrezioni di un accordo con Palazzo Chigi
Sul fronte dell’opposizione, non si fermano le voci di un negoziato dietro le quinte fra l’azienda di Musk e Palazzo Chigi per un sistema di difesa satellitare.Tant’è che il capogruppo di Italia Viva e membro del Copasir, Enrico Borghi, ha annunciato un’interrogazione al governo per chiedere se è vera l’indiscrezione secondo cui il governo italiano “starebbe lavorando da mesi a un contratto con Musk per l’utilizzo dei satelliti a bassa orbita, valutando anche di inserire in questa attività la copertura di stazioni mobili di navi militari come la Garibaldi e la Vespucci e la rete diplomatica”.
Cybersicurezza: parlamentari Pd, il Governo finanzia Elon Musk?
Della settimana scorsa anche l’intervento del Pd. “La Repubblica svela una trattativa da un miliardo e mezzo destinata all’azienda Starlink di Musk, alla quale sarebbe affidata la nostra sicurezza nazionale. Nessuna smentita da parte del governo, con il sottosegretario Butti che si dichiara pronto a sperimentare i sistemi Starlink per ovviare ai ritardi del Governo sul PNRR, in violazione delle procedure di gara già espletate. Meloni cosa pensa? È forse questo il motivo per cui ha dovuto aspettare la presa di posizione del Presidente Mattarella per invitare il suo “amico” Musk ad abbassare i toni?”. Cosi in una nota i parlamentari dem Ascani, Basso, Casu e Nicita dopo che nelle scorse settimane anche la Slc-Cgil si era espressa in maniera critica sui rischi legati all’ingresso di Musk nel sistema delle telecomunicazioni italiane.
“Il rischio – aggiungono gli esponenti del Pd – è che la nostra cybersicurezza venga svenduta, consegnata nelle mani di un’azienda privata estera. A ciò si aggiungerebbe un duro colpo per le nostre società di telecomunicazioni, vincitrici di bandi PNRR, e con partecipazioni pubbliche, nonché per il Progetto europeo Iris2, la costellazione di satelliti europea a cui anche l’Italia ha contribuito significativamente e che verrà lanciata a breve. Un quadro di estremo allarme sul quale chiamiamo il Governo a rispondere in Parlamento”.
I detrattori di Musk temono che il suo engagement politico e il suo coinvolgimento ufficiale nell’amministrazione Trump possa non in qualche modo rendere instabile l’uso dei suoi satelliti in Italia. Una volta che il suo mandato cambierà il miliardario potrebbe decidere semplicemente di spegnere i suoi satelliti, lasciando scoperte le aree da lui coperte nel nostro paese. Un rischio che tuttavia non può bloccare a priori il possibile ruolo della sua azienda nel nostro paese.
Il satellite per salvare i fondi del Pnrr. Ridurre il perimetro di Italia 1 Giga?
C’è da dire, però, che già altri paesi come la Spagna ad esempio hanno utilizzato soldi del PNRR per coprire parte del territorio con il satellite. Lo stesso potrebbe decidere di fare anche il nostro paese, visto che ormai pare evidente che Open Fiber e Fibercop non saranno in grado di finire i lavori previsti dal bando Italia 1 Giga in tempo per la deadline fissata a giugno 2026. A questo punto, l’unica soluzione per salvare capra (i fondi del Pnrr) e cavoli (la copertura di tutte le aree remote ed interne del Paese) sembra quella di ridurre il perimetro di Italia ad 1 Giga in maniera drastica. E fare la copertura con il satellite. Altrimenti si perdono i soldi e le abitazioni non saranno coperte.
Obiettivamente, oggi non ci sono alternative a Starlink.
Tanto più che Iris 2, la risposta europea alla costellazione di Elon Musk, è ancora in alto mare.
Satelliti d’Europa: la costellazione Iris 2 ancora in cantiere
L’Ue investirà sul progetto Iris 2 (Infrastructure for resilience and security by satellite) per dotarsi di una propria costellazione di satelliti di telecomunicazione per rendersi indipendente e da reti come Starlink di Elon Musk. L’intera operazione dovrebbe viaggiare su una partnership tra pubblico e privato con un investimento di 10 miliardi. Di questi 6 miliardi a carico del bilancio comune e 4 miliardi dei privati. Siamo ancora in attesa del via libera definitivo da parte del Parlamento alla Commissione europea. Il contratto di concessione sarà firmato entro fine anno e i primi servizi governativi e commerciali sono attesi entro il 2030.
Accelerazione
Per avviare il progetto, la Commissione ha accettato l’offerta del consorzio SpaceRise formato dai francesi di Eutelsat, dagli spagnoli di Hispasat e dai lussemburghesi di Ses. Mentre Thales Alenia Space, Airbus DS, OHB, sono rimasti a latere, i tre operatori satellitari garantiranno il coinvestimento privato, scrive il Corriere della Sera. Sono state forse superate le perplessità dei tedeschi che volevano avere un peso maggiore.
Che ruolo potrà avere l’Italia?
Al momento si sa soltanto che uno dei tre centri di controllo sarà nel nostro Paese. Ma è l’hardware che conta e le industrie italiane potrebbero collaborare su questo fronte. Ma non c’è nessun impegno preciso. In pratica una costellazione a cui l’Italia contribuisce, ma non esiste un ritorno definito per gruppi come Leonardo, Fincantieri, che pure sono pubblici.
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