Tariffe telefoniche, in arrivo adeguamenti automatici? La Connettività non una commodity
Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui..
Nel cantiere del DDL Concorrenza 2025, uno dei provvedimenti più attesi di questa parte dell’anno legislativo, la telefonia torna, un pò a sorpresa, protagonista. Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri a giugno sembrava destinato a non occuparsi dell’argomento, ma in Senato il dibattito ha preso una piega diversa.
Tra gli emendamenti depositati in Commissione Industria a fine settembre, infatti, sono comparsi interventi che potrebbero cambiare le regole per milioni di utenti e per un settore che vale oltre 26 miliardi di euro l’anno. In particolare, gli operatori telefonici guardano con interesse alla possibilità di rendere più “dinamici” i contratti.
Il tavolo politico, nel frattempo, si è infiammato: la discussione iniziata a luglio in Commissione sta trasformando un provvedimento tecnico in un confronto serrato tra chi invoca la libertà di impresa e chi difende il diritto alla trasparenza.
A spingere il dibattito è anche l’inflazione, che pur rallentando rimane sopra il 2% e mette pressione sui margini delle compagnie; in questo scenario, la tentazione di legare i prezzi delle offerte telefoniche al costo della vita è tornata a circolare nei corridoi del Parlamento.
L’idea – che fino a pochi anni fa aveva fatto insorgere l’AGCOM e i tribunali amministrativi – si riaffaccia con una veste legislativa più solida: la Commissione dovrà decidere se queste clausole di adeguamento ai prezzi al consumo vadano considerate una garanzia di equilibrio economico o una scorciatoia per legittimare rincari automatici.
Aumento delle tariffe telefoniche: le clausole sull’inflazione
Il cuore della contesa è racchiuso in poche righe di un emendamento: il 9.0.113, firmato dai senatori Trevisi, Paroli e Damiani. L’idea è permettere agli operatori telefonici di indicizzare i prezzi delle offerte all’inflazione, con la possibilità di aggiungere anche un piccolo coefficiente di maggiorazione. In pratica, le tariffe potrebbero crescere ogni anno in linea con l’aumento del costo della vita, il tutto senza che l’utente possa recedere gratuitamente dal contratto.
La proposta affida all’AGCOM il compito di fissare un tetto massimo all’indicizzazione e di definire le modalità di applicazione, ma non tutti si sentono rassicurati: la storia recente ha già mostrato quanto queste clausole possano essere terreno scivoloso, tanto che proprio l’anno scorso il TAR del Lazio aveva annullato parte della delibera AGCOM 307/23/CONS che regolava l’adeguamento automatico dei prezzi, giudicando eccessive alcune disposizioni.
In parallelo, un secondo emendamento (l’8.0.14, a firma Licheri, Bevilacqua e Naturale) punta invece a vietare del tutto queste clausole. La proposta riscrive un passaggio del decreto-legge 7/2007, aggiungendo il divieto di “rimodulazione unilaterale delle tariffe mediante adeguamento automatico al tasso di inflazione”.
Due visioni opposte dello stesso problema: da una parte la tutela della stabilità economica delle aziende, dall’altra la certezza dei prezzi per gli utenti. Nel mezzo, un equilibrio difficile da trovare: se il primo emendamento punta a “istituzionalizzare” l’inflazione nei contratti telefonici, il secondo prova a chiuderle la porta.
Comunque vada a finire, per i consumatori la scelta più accorta sarà sempre quella di controllare periodicamente il costo delle offerte di telefonia mobile dei vari operatori, anche se, un po’ per pigrizia e un po’ per abitudine, spesso finiamo col pagare qualche euro in più perché temiamo che il trasferimento a tariffe più convenienti sia complicato; ma oggi, anche grazie all’AGCOM, è al contrario molto rapido, e i comparatori come quello di SOSTariffe.it permettono di cogliere al volo le occasioni più interessanti.
Tariffe telefoniche: tra privacy e portabilità
C’è anche un altro emendamento ha fatto drizzare le antenne alle associazioni dei consumatori. A firmarlo sono ancora i senatori Damiani e Paroli, con un’aggiunta che sembra tecnica ma potrebbe avere effetti dirompenti: consentire agli operatori telefonici di utilizzare per fini commerciali i dati raccolti durante le operazioni di portabilità del numero.
In pratica, quando un cliente cambia compagnia, le informazioni che transitano nel database MNP (oggi protette per legge) potrebbero diventare materia di marketing, a patto che l’utente presti il proprio consenso.
Una formula apparentemente innocua che, secondo Consumerismo No Profit, rischia di spalancare le porte a una nuova stagione di telemarketing aggressivo. L’associazione guidata da Luigi Gabriele parla senza mezzi termini di “mercificazione dei dati personali” e teme la nascita di archivi paralleli simili a quelli visti nel mercato energetico dopo la liberalizzazione.
La modifica proposta interviene sul comma 1-bis dell’articolo 98-duodecies del Codice delle comunicazioni elettroniche, che oggi vieta espressamente l’uso delle informazioni raccolte per la portabilità a scopi commerciali.
L’emendamento aggiunge una clausola che fa eccezione in caso di consenso esplicito, trasformando un divieto in una finestra aperta. Per gli operatori significherebbe poter profilare meglio i clienti e proporre offerte mirate in fase di cambio gestore, con un vantaggio competitivo immediato; per i cittadini, invece, l’incognita è capire quanto “esplicito” possa essere davvero quel consenso, e se non finisca per diventare una casella spuntata in fretta pur di attivare una nuova SIM.
Tra nuove regole e vecchie abitudini: il futuro del DDL Concorrenza 2025
Oltre alle clausole inflazione e alla partita sui dati, il pacchetto di emendamenti al DDL Concorrenza 2025 contiene diverse proposte che toccano altrettanti aspetti del mercato delle telecomunicazioni: alcune puntano a rafforzare i diritti degli utenti, altre rischiano di complicarli in favore delle imprese.
Tra le novità sul tavolo ci sono misure sul diritto di recesso, limiti alle pratiche commerciali aggressive e persino la possibilità di introdurre tariffe per i servizi di assistenza clienti, giustificate come incentivo a migliorare la qualità dei call center.
Si parla anche di riequilibrio del mercato digitale, di rimozione delle asimmetrie regolatorie e di una nuova “Concessionaria per il management dello spettro”, un ente che gestirebbe le frequenze radio come una risorsa pubblica strategica.
Tutto ancora in discussione, ma il segnale politico è chiaro e il settore delle comunicazioni elettroniche è entrato a pieno titolo nell’agenda economica del Parlamento.
La Commissione del Senato dovrà ora decidere quali di queste proposte diventeranno parte del testo finale; poi sarà il turno dell’aula e infine della Camera. L’iter è lungo e incerto, ma l’attenzione resta alta perché il provvedimento potrebbe ridisegnare i rapporti tra operatori e utenti per gli anni a venire.
Il commento del direttore di Key4Biz
Key4Biz: Le TLC, le Telco e la connettività Internet NON sono una commodity: sì, a rilanciare il settore chiave per tutti
Come Key4Biz vogliamo alimentare una nuova cultura della connettività, che non può più essere considerata una commodity, ma è un asset fondamentale per l’economia del Paese e delle nostre vite. Per cui, ai consumatori vogliamo spiegare che un possibile piccolo aumento delle tariffe, legato al continuo aumento del costi sostenuti dagli operatori telefonici, andrebbe visto, quindi, con un approccio positivo: sarebbe un modo per contribuire a sostenere il settore delle Telecomunicazioni, senza il quale si spegnerebbe la connessione Internet sui nostri telefonini e nelle nostre case e non avremmo neanche la possibilità di vivere le rivoluzioni tecnologiche in corso, di cui le Telco sono abilitatori.
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