Telco troppo difensive, per EY mancano piani a lungo termine

La mancanza di una pianificazione strategica a lungo termine minaccia il futuro delle telco mentre raggiungono “un punto di svolta nella loro evoluzione”, rileva un rapporto EY.

• Le strategie difensive non sono sufficienti per superare i previsti “cambiamenti pervasivi”

• Le mentalità a breve termine sono l’antitesi della protezione del futuro

• Concentrarsi esclusivamente sui miglioramenti incrementali della qualità della rete e tuttavia ridurre ulteriormente i costi non è una ricetta per sopravvivere negli anni ’30 del ventunesimo secolo

Telco impreparate

Gli operatori di telecomunicazioni di tutto il mondo stanno ostacolando con le loro stesse mani il proprio progresso concentrandosi troppo sui piani a breve termine e sono troppo dipendenti da strategie difensive che li lasceranno impreparati ad affrontare i “cambiamenti pervasivi” che avranno un impatto sul settore delle telco nel prossimo decennio. E’ questa in sintesi la conclusione di un rapporto del big della consulenza aziendale EY.

Il titolo del rapporto, “I leader sono pronti per le telco di domani?”, pone una domanda altamente pertinente, ma secondo il report le “prospettive di crescita per le telco sono solide ma poco spettacolari, basate sulla connettività di base e sulla continua gestione dei costi alleata alla dipendenza dalla qualità della rete”.

Strategia troppo difensiva

Tuttavia, mentre queste risorse offrono alle telco l’opportunità di costruire e mantenere forti posizioni strategiche difensive, le battaglie non si vincono rifugiandosi nel castello e sperando che i rivoluzionari là fuori si arrendano, se ne vadano e facciano qualcos’altro. Come sottolinea il rapporto, le strategie difensive odierne non saranno sufficienti per affrontare i “cambiamenti pervasivi” del panorama e dell’ambiente delle telco che sconvolgeranno il settore entro il 2030.

Evoluzione digitale

Pertanto, fornisce una sorta di checklist che le telco potrebbero arrivare a considerare come una guida di sopravvivenza di base da consultare frequentemente mentre affrontano la strada tortuosa che li attende. Il rapporto sottolinea che le società di telecomunicazioni “hanno raggiunto un punto di svolta nella loro evoluzione”, anche se raddoppiano la connettività di base e la qualità della rete, sfruttando al contempo le tecnologie emergenti per aumentare ulteriormente l’efficienza organizzativa e ridurre i costi. Tuttavia, una tale “mentalità a breve termine” è, per definizione, ben lungi dall’essere a prova di futuro. È essenzialmente limitata nel tempo e si dimostrerà incapace di supportare i cambiamenti radicali che saranno necessari per i modelli aziendali e i differenziatori competitivi che vanno oltre la semplice qualità della rete e un ulteriore taglio dei costi. Inoltre, una tale mentalità si traduce nell’incapacità di adattarsi alle strutture di mercato e agli ecosistemi in rapida evoluzione. Nella preparazione del suo documento, gli analisti di EY hanno intervistato 60 Ceo di oltre 50 società di telecomunicazioni per comprendere le loro opinioni sulle priorità organizzative, insieme ai loro atteggiamenti attuali e percepiti sullo stato futuro del settore.

Scarsa lungimiranza

Soltanto il 37% pensa che rivedere il proprio modello di business sia una priorità strategica, per non parlare di una necessità, anche se il 44% si aspetta che le società di telecomunicazioni si divideranno in “ServCo” e “NetCo”.

Connettività sempre al centro

Nel frattempo, il 67% degli intervistati cita la connettività core come il loro principale motore per una crescita redditizia in futuro e il 53% ritiene che la qualità della rete sarà ancora il loro più importante fattore di differenziazione fino al 2030. Su questo punto, il rapporto di EY si fa un po’ poetico, riferendosi alla leadership della qualità della rete come una “stella polare difensiva”. Apparentemente, le società di telecomunicazioni possono agganciarsi alla propria stella polare “strategica” per gestire le aspettative di crescita perché punta verso la qualità della rete. Agli intervistati è stato chiesto “quale persona strategica riflette più accuratamente il posizionamento a lungo termine della propria organizzazione”: il 48% ha affermato di essere un leader della qualità della rete, mentre il 37% ha affermato di essere un fornitore di servizi digitali completi. Entrambe le scelte si basano su una base di connettività premium, ma “la differenza fondamentale tra le due persone ruota attorno all’ampiezza del portafoglio di servizi”.

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