Tim in rialzo dopo l’upgrade di S&P e outlook stabile
L’upgrade di S&P Global Ratings al profilo di credito di Tim portandolo a BB da B+, con outlook stabile, in seguito alla cessione della rete a KKR al mercato, spinge il titolo della compagnia che oggi alle 11,00 guadagna il 2,56% a 0,23 euro. Il titolo è ulteriormente aumentato del 4,15% a 0,24 euro alle 11,40. Il rally prosegue nel pomeriggio, con il titolo che alle 16,00 guadagna il 4,82% a 0,24 euro per chiudere a +4,86%.
La vendita della rete, che al verificarsi di determinate condizioni può arrivare a valere fino a un massimo di 22 miliardi di euro, permette a Tim una consistente riduzione dell’indebitamento finanziario.
In particolare, il deleverage previsto al closing, al lordo degli aggiustamenti usuali per questa tipologia di operazioni, è confermato in 14,2 miliardi di euro.
“La cessione di Netco – spiega S&P Global nel suo rapporto – ha ridotto materialmente la scala, i guadagni, la base di asset e le operazioni del gruppo. Tuttavia, l’obiettivo del gruppo di una struttura di capitale moderata dopo la transazione compensa questo aspetto”, hanno aggiunto gli analisti, sottolineando che ora le prospettive del rating sono stabili.
La nuova Tim
Gli analisti ricordano anche che comunque la nuova TIM dovrebbe mantenere una certa dimensione con ricavi da oltre 14 miliardi di e un ebitda reported oltre i 4 miliardi, grazie a notevoli dimensioni sui segmenti domestici consumer ed enterprise e alle considerevoli attività in Brasile che dovrebbero coprire più della metà del’ebitda reported.
Secondo gli analisti il FOCF, il free operating cash flow del gruppo dovrebbe essere negativo quest’anno e risalire significativamente nel prossimo biennio. Il calo temporaneo sarebbe dovuto ai costi di efficientamento e soprattutto ai piani di prepensionamento volontario e ai costi una tantum per la cessione della rete.
M&A tempi incerti
Sebbene si intravedano potenziali ulteriori operazioni di M&A di consolidamento nel mercato interno che potrebbero alleviare la pressione competitiva, i tempi rimangono incerti. Indipendentemente da ciò, i potenziali benefici derivanti dai previsti minori vincoli normativi sulle sue operazioni fisse dopo la cessione di Netco potrebbero migliorare le capacità di bundling del gruppo, supportando la crescita dell’ARPU, limitando le perdite di clienti in futuro e di conseguenza fornendo stabilizzazione del business nazionale. L’outlook stabile riflette l’aspettativa che TIM riorienterà il proprio business domestico in linea con le aspettative, dimostrato da una stabilizzazione della base clienti e dell’ARPU, pur mantenendo un solido trading in Brasile, tale da registrare una leva finanziaria di sotto del 4,0x nel 2024 e rafforzando ulteriormente i parametri del credito nel 2025 e nel 2026.
S&P non ha poi incluso nel suo esame – perché ipotetici – i potenziali incassi dalla vendita di Sparkle, della quota nelle torri Inwit e dal rimborso da un miliardo del canone concessorio del 1998, che andrebbero a limare ancora il debito.
In ogni caso, ha detto il ceo di Tim Pietro Labriola in un recente incontro con i dipendenti, ridurre il debito “da oltre 20 miliardi a un target di 7,5 miliardi a fine anno significa avere la capacità di investire per la crescita. Oggi, ha sottolineato, «non dobbiamo più andare sul mercato a rifinanziarci ma possiamo concentrarci a lavorare per migliorare i risultati della nostra azienda e la nostra leadership”.
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