UE: destinare il 35% delle spese per la ricerca a sostegno degli obiettivi climatici
In vista dello sciopero globale di domani degli studenti e delle marce per promuovere una nuova cultura resiliente e sostenibile che ci consenta di affrontare in maniera più efficace lo spettro dei cambiamenti climatici, in data odierna, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione non vincolante per favorire la nascita di una strategia dell’Unione per l’impatto zero entro il 2050.
Secondo quanto affermato dagli eurodeputati nella risoluzione, passato con 369 voti favorevoli (116 voti contrari e 40 astensioni), “solo due degli otto scenari o “percorsi” proposti dalla Commissione europea, nella sua comunicazione di novembre, consentirebbero all’UE di raggiungere, entro il 2050, l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra (GES)”.
Inoltre, il documento indica tale obiettivo come “l’unico compatibile con gli impegni dell’Unione nel quadro dell’accordo di Parigi sul clima”.
Come previsto dall’accordo di Parigi (COP 21), tutte le parti sono invitate a comunicare, entro il 2020, le loro strategie di sviluppo a medio e a lungo termine per ridurre le emissioni di GES (gas a effetto serra). Nella comunicazione “Un pianeta pulito per tutti“, adottata il 28 novembre, la Commissione ha presentato la sua visione strategica a lungo termine per un’economia neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, includendo gli otto possibili percorsi.
Tra le altre cose, i deputati europei chiedono ai governi nazionali, regionali e locali, così come all’UE, una serie di interventi ulteriori, tra cui:
- intraprendere azioni concrete e rapide per non superare il limite climatico di 1,5°C;
- per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette nel 2050, nel modo più efficiente in termini di costi, sarà necessario innalzare il livello di ambizione per il 2030;
- destinare una quota minima del 35% delle spese per la ricerca (Orizzonte Europa) a sostegno degli obiettivi climatici;
- creare un “fondo per una transizione giusta“ per sostenere le regioni più colpite dalla decarbonizzazione, come le regioni carbonifere.
Rilevante, ai fini degli obiettivi climatici, secondo il Parlamento UE, sarebbe anche “privilegiare la riduzione diretta delle emissioni e il potenziamento dei pozzi di assorbimento e delle riserve naturali dell’UE (come le foreste) rispetto alle tecnologie di assorbimento del carbonio, che devono ancora essere utilizzate su larga scala e che comporterebbero notevoli rischi per gli ecosistemi, la biodiversità e la sicurezza alimentare”.
Tanti i vantaggi prettamente economici riconosciuti a questa strategia, che se ben sviluppata e messa in atto potrebbe sicuramente generare circa 2,1 milioni di posti di lavoro in più entro il 2050.
Gli investimenti nell’innovazione industriale, comprese le tecnologie digitali e le tecnologie pulite, infine, “sono necessari per stimolare la crescita, rafforzare la competitività e creare lavoro, per esempio nell’ambito di un’economia circolare e una bioeconomia in espansione”, mentre “una politica energetica e climatica stabile e prevedibile potrebbe incoraggiare gli investimenti a lungo termine”.
Studio del Parlamento europeo “Politiche europee sul clima e l’energia verso il 2020, 2030 e 2050” pubblicato a gennaio 2019.
UE: destinare il 35% delle spese per la ricerca a sostegno degli obiettivi climatici