Una commissione ministeriale bocciò il film della Cortellesi: tra ‘fake news’ ed ignoranza, tanto rumore per nulla
La vicenda che qui stiamo per narrare è sintomatica di quanto sia spesso superficiale il giornalismo italico e di quanto una pseudo-notizia possa trasformarsi in una valanga di distorsioni: ieri pomeriggio un grande esperto di economia del cinema, Alberto Pasquale, ha postato sulla sua pagina Facebook un commento che segnalava come nell’ottobre 2022 una commissione del Ministero della Cultura avesse bocciato un finanziamento al tanto decantato film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi (prodotto dalla Wildside ovvero dalla multinazionale lussemburghese-tedesca Fremantle alias Bertelsman)… L’osservazione è corretta in sé, ma andava contestualizzata – come andremo a spiegare – e però è stata presa al balzo da alcuni giornalisti, che l’hanno rilanciata per mettere in discussione la discrezionalità dei processi selettivi nell’assegnazione dei sostegni pubblici al cinema e all’audiovisivo.
L’anomalia è che, questa volta, “la denuncia” viene da una testata come il quotidiano “la Repubblica”, e non dagli abituali “il Giornale” o “La Verità”.
L’assurdità è che i due giornalisti de “la Repubblica”, Arianna Finos e Giuliano Foschini, segnalino quasi “en passant” che, pur bocciato dalla Commissione per gli aiuti cosiddetti “selettivi”, il film è stato prodotto anche grazie ad un intervento dello Stato nell’ordine di 3,1 milioni di euro, attraverso lo strumento del “tax credit”. Anche il titolo dell’articolo è impreciso: ““Opera di scarso valore”. E il Ministero della Cultura negò i finanziamenti al film di Cortellesi”. Occhiello: “Bocciata la pellicola diventata il simbolo della lotta delle donne contro la violenza. La protesta sui social: “Scarsa lungimiranza nell’assegnare i fondi”.
Ed il surreale lo si raggiunge allorquando, questa mattina, ha deciso di intervenire in prima persona lo stesso Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sostenendo che, se fosse dipeso da lui, quel film sarebbe stato sostenuto “ab origine”… Il Ministro ha deciso di cavalcare la tigre, correndo il rischio che si tratti di una tigre di carta.
Una premessa: Alberto Pasquale è un apprezzato ricercatore ed un qualificato manager: attualmente Direttore della Umbria Film Commission, ma è stato dirigente della Warner Bros, e finanche Direttore Generale della 20th Fox Italy; è anche docente universitario e saggista (e – tra l’altro – lontano cofondatore, nel 1992, dell’associazione che è poi divenuta l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult).
Il post che ha pubblicato ieri aveva un carattere ironico (a partire dal titolo “La lungimiranza delle Commissioni…”), e non si poneva come denuncia del mal funzionamento del sistema pubblico di sostegno al cinema e all’audiovisivo.
In un caso esemplare di eterogenesi dei fini, s’è scatenata una accesa polemica, con decine e decine di commenti su Facebook (ben oltre la pagina di Alberto Pasquale), rilanciati anche sulla chat su WhatsApp denominata “W il Cinema Italiano” – che abbiamo già segnalato su queste colonne – promossa qualche mese fa da Francesco Gesualdi (attualmente Direttore della Marche Film Commission) e da Gaetano Blandini (attualmente Presidente della Fondazione Copia Privata Italia, e fino a pochi mesi fa Direttore Generale della Siae). Si tratta di una vivace e preziosa chat che vanta oltre 350 partecipanti, tra cui molti “decision maker” del sistema cinematografico nazionale.
In sostanza, Alberto Pasquale ha posto un semplice quesito sulla stranezza che un simile film non fosse stato accolto dalla Commissione ministeriale, ma è presto emerso che la bocciatura fosse codeterminata da alcuni criteri selettivi, per cui i film di un certo livello di budget (5 milioni di euro) potevano essere tre soltanto in quella sessione, e la proposta del film della Cortellesi venne classificata come quinta. Ha precisato Pasquale: “si può imputare al ministero della Cultura quanto meno poca chiarezza nella comunicazione, non c’è nessun distinguo, nessuna postilla da cui la differenza possa essere dedotta”.
Il problema, quindi, sarebbe soprattutto di deficit informativo-comunicazionale. Ed in questo Alberto Pasquale ha perfettamente ragione. Permane una diffusa carenza informativa in molte delle decisioni assunte dalla Direzione Cinema e Audiovisivo.
Il Direttore Generale del Ministero (Direzione Cinema e Audiovisivo – Dgca) Nicola Borrelli ha comunque presto precisato che si trattava di una strumentalizzazione informativa, di un errore interpretativo, di una polemica infondata da parte di Alberto Pasquale (“basterebbe leggere i decreti, ma anche solo i bandi… si eviterebbero le polemiche”, ha commentato il Dg), ma… prevedeva il rischio di effetto-valanga. Anche se va segnalato che la rassegna stampa e web di questa mattina evidenzia ben poco, a parte la paginata de “la Repubblica” e l’attenzione del quotidiano online “Open”.
Il Ministero ha chiarito che i film che potevano essere eletti erano tre soltanto, a fronte di cinque istanze: “Rapito” di Marco Bellocchio, “Comandante” di Edoardo De Angelis, “Confidenza” di Daniele Luchetti, “Le assaggiatrici” di Silvio Soldini e, appunto, “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi (unica regista donna, peraltro, ed alla sua opera prima). Soltanto i primi tre sono stati ammessi al contributo cosiddetto “selettivo” (per distinguerlo dai “contributi automatici” e dai meccanismi del “tax-credit”).
Questa mattina è intervenuto personalmente il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, e quindi prevediamo che domani sabato 25 la ricaduta mediatica potrà essere ben più ampia, con una amplificazione ulteriore della polemica. Già oggi, dopo la dichiarazione del Ministro l’edizione online del quotidiano conservatore “Il Tempo” titola… “Sporco gioco a sinistra”. Ed “il Giornale” titola “Quella bufala sul film della Cortellesi: ecco chi ha bloccato i fondi”. Ed il “Secolo d’Italia” ironizza: “Il film della Cortellesi bocciato da Franceschini, non da Sangiuliano. Autogol di ‘Repubblica’. Figuraccia’”, commentando che Franceschini “spendeva 750 milioni di euro del fondo cinema per finanziare i soliti circuiti e i soliti film che solitamente fanno flop al botteghino”…
La domanda che sorge naturale è: tanta attenzione ad una simile pagliuzza, senza comprendere che il problema reale è una trave, ovvero tutto il sistema normativo-regolamentativo che è alla base del sostegno pubblico al cinema e all’audiovisivo???
Si tratta di un sistema burocratico complicatissimo, basato su un mix di discrezionalità ed automatismi, di soggettività ed infiniti decreti, affidato ad una commissione di pochi esperti, i cosiddetti “15 saggi”, che vengono nominati dal Ministro pro tempore sulla base di “intuitu personae”.
Si tratta di persone chiamate ad esprimere pareri su migliaia di pratiche: selettori incredibilmente non remunerati, che svolgono questo lavoro per passione intellettuale e spirito civico.
Inoltre, l’apparato ministeriale è ancora tecnicamente inadeguato, come organico, nella gestione amministrativo-burocratica di una simile quantità di “pratiche”. Basti osservare che 2 degli attuali 3 “Servizi” della Direzione Cinema e Audiovisivo hanno incarichi vacanti.
Si determinano quindi rallentamenti, intasamenti, colli di bottiglia, che riguardano tutte le fasi della “filiera” del cinema italiano, non soltanto la produzione (che pure resta il settore che assorbe la gran parte dei sostegni pubblici).
Un esempio, tra i tanti?! Il bando per il sostegno alle attività di “promozione” per l’anno 2022 (dotazione complessiva di quasi 12 milioni di euro) è stato pubblicato sul sito della Dgca del Mic soltanto il 21 aprile 2023 (con scadenza al 16 maggio, poi prorogata al 1° giugno 2023); l’avviso con i risultati dei progetti ammessi è stato pubblicato il 17 ottobre 2023 (sei mesi dopo), ma ad oggi, 24 novembre 2023, a distanza di oltre un mese, non è stato ancora reso noto il decreto direttoriale con la graduatoria definitiva. Ne deriva che, a fine novembre 2023, centinaia di organizzatori culturali in tutta Italia stanno col fiato sospeso… Se non viene pubblicata la graduatoria, i vincitori non possono infatti richiedere al Ministero le cosiddette “anticipazioni” ovvero il previsto acconto (del 70 %). Per iniziative che – si noti bene – si dovevano svolgere (si sono svolte, si sarebbero svolte…) dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 (duemila-venti-due).
Quel che è incredibile è che nessuno (a parte chi redige queste noterelle, e pochi altri) se ne lamenta, almeno pubblicamente. Sottovoce tutti sono arrabbiati, ma nessuno “denuncia” perché teme effetti “ritorsivi” nei prossimi processi decisionali. Tace – per esempio – anche l’Associazione Italiana dei Festival cinematografici (Afic), guidata da Giorgio Gosetti, che pure rappresenta circa un terzo delle 300 kermesse cinematografiche italiane (che sono circa un decimo di tutti i festival italiani, considerando anche quelli di teatro, musica, danza, letteratura, e tanti altri ancora; si ricorda che IsICult – avendo vinto il bando “Progetti Speciali 2022” della Dgca del Ministero – sta lavorando al primo censimento e mappatura completa di tutte queste manifestazioni).
Questo è soltanto un esempio dei tanti “percorsi” delle attuali procedure ministeriali: più che altro si tratta di “percorsi ad ostacoli”, e spesso di un vero “gioco dell’oca”.
L’autore della (involontaria) provocazione (Alberto Pasquale) ha chiarito, precisando che intendeva lamentare la poca chiarezza nella pubblicazione dei risultati di quella sessione, e non entrare nel merito della decisione della commissione, ma intanto la valanga cresceva.
Alle ore 9:30, il Ministero rilasciava questo comunicato stampa, che veniva presto rilanciato da tutte le agenzie: “la decisione della Commissione che ha bocciato il film di Paola Cortellesi porta la data del 12 ottobre 2022. Il Ministro della Cultura allora in carica, che ha nominato la Commissione, non era Gennaro Sangiuliano che ha giurato il 22 ottobre 2022”. Lo precisa l’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura, dopo la notizia data da alcuni organi di stampa, aggiungendo: “le date non mentono. La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal Ministro Sangiuliano né è avvenuto in data in cui lui era in carica. Spiace, infine, che questa polemica sia inserita nel discorso più generale legato a questo importante tema. Il Ministero della Cultura è in prima fila, con le sue nuove attività presentate qualche giorno fa insieme ai Ministri Giuseppe Valditara ed Eugenia Roccella, per promuovere una cultura del rispetto e dell’educazione”. E segue la dichiarazione di Gennaro Sangiuliano: “il film di Paola Cortellesi è molto bello, consiglio di vederlo. Se fosse dipeso da me, sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate. Questo conferma il lavoro con cui stiamo riformando l’intero sistema. Per fortuna che, a breve, nel pieno rispetto della normativa, ci sarà una nuova commissione”.
Peraltro il rilancio della “palla” da parte del Ministro Gennaro Sangiuliano era ed è a rischio di effetto-boomerang. Vedremo cosa emerge dalla rassegna stampa e web di domani sabato 25.
Trattasi di palla “avvelenata” all’origine.
Tempestiva replica dell’ex Ministro Dario Franceschini: “la commissione è autonoma e se ne ha conferma osservando che io non condividevo il parere espresso sullo splendido film della Cortellesi… se Sangiuliano interferisce, commette un reato”
Giunge tempestiva la replica dell’ex Ministro: “io ho trovato splendido il film di Paola Cortellesi, ma il compito di un ministro è solo tutelare l’autonomia della commissione tecnica e rispettarne le decisioni, incluse quelle, come in questo caso, non condivise”. Così in una nota l’attualmente “soltanto” senatore del Partito Democratico Dario Franceschini (che incredibilmente ha deciso di non entrare nella Commissione Cultura della Camera, ma questo è un altro discorso). L’ex Ministro si dichiara “preoccupato” per le parole di Sangiuliano, e rimarca che la commissione è “autonoma”.
Franceschini replica accusando il suo successore di latente impropria ingerenza: “un ministro che interferisce nelle decisioni di una commissione che eroga finanziamenti con valutazioni personali o politiche commette un reato. Forse è bene ricordarlo. Per questo ho letto stupefatto e preoccupato le affermazioni del ministro Sangiuliano: ‘Se fosse dipeso da me sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate’, per poi aggiungere che ‘per fortuna’ sarà presto nominata una nuova commissione. Piuttosto, sono orgoglioso che grazie al meccanismo automatico del tax credit introdotto dalla nuova legge sul cinema, il film di Paola Cortellesi sia stato realizzato anche grazie a un contributo del ministero di oltre 3 milioni di euro”.
Pesante insinuazione, accusa pesante, quella di Franceschini nei confronti di Sangiuliano, prospettando addirittura gli estremi di un reato.
Prevediamo che nell’arco della giornata la valanga crescerà.
Tra i primi ad intervenire, alimentando ulteriormente la polemica (con dinamica prevedibilmente partigiana), Gimmi Cangiano, esponente di Forza Italia in Commissione Cultura: “fa ancora più male che questa bocciatura sia arrivata da una Commissione nominata dall’ex Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ancora a capo del Mic il 12 ottobre 2022. Ennesima dimostrazione di una doppia morale politica della sinistra, che scende in piazza e organizza manifestazioni, ma che poi si guarda bene dall’essere coerente nei fatti con le parole gridate al vento. Viene su tanta rabbia a pensare che sono stati finanziati film anonimi di registi sconosciuti e non capolavori come quello della Cortellesi. Ha ragione l’attuale Ministro Sangiuliano a voler cambiare tutto: è fatto grave che una Commissione non ha ritenuto valido di contributo e finanziamento un film dalla tematica così dirompente ma narrata con magistrale delicatezza. Spero sia l’ultimo ‘regalo’ ereditato da chi ci ha preceduto”.
Segue uno stuolo di sostenitori del Ministro: i deputati Alessandro Amorese, Alfredo Antoniozzi, Tommaso Foti, Fabio Roscani e i senatori Lucio Malan e Paolo Marcheschi e Antonio Iannone, tra gli altri.
In particolare Alessandro Amorese, Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Cultura lancia, a sua volta, pesanti accuse: “la commissione di presunti esperti nominata dal Ministero della Cultura ai tempi di Franceschini… Questo dimostra quanto i membri della commissione fossero molto presunti e molto poco esperti. Quando dicevamo, Ministro Sangiuliano in testa, che il sistema complessivamente non funziona avevamo ragione. Non basta spendere tanti soldi, bisogna anche saperli spendere bene. Come ha già anticipato il ministro arriveranno presto le nomine della nuova commissione che, questa volta, non sarà composta da militanti ma da esperti veri”…
Il senatore Maurizio Gasparri, presidente del gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, più pacatamente si limita a sostenere che “è stato commesso un curioso peccato di omissione”.
Moderato anche l’intervento del Presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone (Fratelli d’Italia): “’C’è ancora domani’ è un film coraggioso, come ha detto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha un alto valore educativo e ritengo che debba essere proiettato nelle scuole. Ho avuto l’onore di stringere la mano a Cortellesi alla Festa del Cinema di Roma… La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal Ministro Sangiuliano né è avvenuto in data in cui lui era in carica. Un film che comunque ha ricevuto circa 3 milioni di euro di tax credit. La commissione di valutazione sarà rinnovata a scadenza naturale, e sarà occasione per riformare i criteri di valutazione soprattutto nella pubblicità delle motivazioni. La sinistra retorica fa sterili polemiche infondate”.
Da segnalare che la notizia è stata rilanciata anche da Rosario Fiorello, questa mattina su “Viva Rai2”, che pure ha ben precisato che la decisione negativa sul film della Cortellesi riguarda (pur indirettamente) il predecessore di Sangiuliano. Ed il Ministro Gennaro Sangiuliano ha pubblicato un post nel quale apprezza l’“onestà intellettuale e precisione” del conduttore.
Insomma, s’è scatenata una gran tempesta… in fondo in un bicchier d’acqua!
Attendiamo di capire come si andrà a “cambiare il tutto”.
La riforma delle “commissioni selettive”: ma come verranno scelti i futuri commissari?! Ancora una volta prevarrà l’“intuitu personae”, senza procedure comparative dei curricula?
Potremmo finanche sostenere – da storici analisti critici della Legge Franceschini – che questa polemica è comunque utile, se contribuisce a mettere in discussione “un sistema”, nella sua interezza.
Or bene, si comprende come il Ministro Sangiuliano abbia ritenuto di approfittare della polemica, per rilanciare la sua volontà di riformare nel suo complesso l’intervento dello Stato a favore del cinema e dell’audiovisivo, ma la questione essenziale resta che ancora non è noto “come” verrà impostata la riforma della “Legge Franceschini”, che governa il settore dalla fine del 2016.
Per ora, nella Legge di Bilancio 2024 in gestazione è stata prevista semplicemente una riforma (imprecisata) delle “commissioni” ed alcuni interventi correttivi del “tax credit” (e qui il testo è piuttosto preciso).
La questione “tax credit” l’abbiamo affrontata tante volte – anche su queste colonne della rubrica “ilprincipenudo” curata da IsICult per Key4biz – denunciandone distorsioni varie, ma soprattutto (e anzitutto) come l’intero “settore cinema e audiovisivo” non disponga ancora di strumentazioni tecniche di conoscenza, adeguate alla notevole massa di sostegno pubblico assegnato al settore (si ricordi che siamo a quota 750 milioni di euro l’anno): non esistono infatti sistemi informativi evoluti e valutazioni di impatto accurate, e continua quindi a prevalere un governo nasometrico della materia (critica che è valida – ahinoi – anche per tutti gli altri settori delle industrie culturali e creative italiane).
La Commissione dei “15 saggi” verrà sostituita da due commissioni di esperti (formate da quanti membri non è dato sapere): una per gli “aiuti selettivi” ed una per la “promozione”
La delicata questione delle “commissioni” l’abbiamo evidenziata noi stessi per primi – su queste colonne – apprezzando la decisione di riformarle, incrementando la quantità dei componenti e finalmente tornando ai tempi allorquando i commissari ricevevano un emolumento per il loro gravoso e delicato lavoro selettivo: si rimanda al nostro intervento di un mese fa, vedi “Key4biz” del 25 ottobre 2023, “Cinema, il Ministro Sangiuliano riforma le “commissioni” ministeriali chiamate ad assegnare milioni di contributi pubblici”. Per compensare i neo-commissari, il Ministro ha previsto un budget complessivo di 700mila euro l’anno.
Resta ad oggi ignota l’impostazione della riforma: come verranno selezionati i nuovi commissari?!
Va dato atto al predecessore del Ministro che la commissione dei “15 saggi” è stata comunque nominata a seguito di una pubblica “call”: sono state inviate al Ministero un centinaio di auto-candidature, ma il bando non prevedeva alcuna ulteriore trasparenza, e nemmeno una procedura comparativa su titoli ed esperienze professionali (questo il “vulnus” essenziale).
La Commissione dei 15 in carica è stata nominata con un decreto a firma di Dario Franceschini in data 14 marzo 2022: si rimanda al nostro intervento su “Key4biz” dell’8 aprile 2022, “Il Ministro Franceschini nomina i 15 ‘super-esperti’ per assegnare i ‘contributi selettivi’ della Legge Cinema e Audiovisivo”. La nomina è avvenuta a seguito del succitato invito a presentare candidature pubblicato il 21 dicembre 2021.
Quindi, alla fin fine, Dario Franceschini ha deciso, esercitando autocratica discrezionalità (è questo un tipico caso di quella che andiamo definendo “trasparenza a metà” della italica pubblica amministrazione).
Una volta scelti i commissari, il Ministro assicura che non ha esercitato nessuna impropria ingerenza, garantendo alla Commissione totale autonomia. Non abbiamo ragione di dubitare della sua buona fede.
Gennaro Sangiuliano saprà e vorrà innovare?! Questo è un bel banco di prova, se si vuole realmente riformare un sistema vetusto e (auto) conservativo.
Ricordiamo che la norma in gestazione in Finanziaria prevede “una Commissione composta da esperti nominati dal Ministro tra personalità di comprovata qualificazione professionale nel settore. Con decreto del Ministro si provvede, altresì, a disciplinare le modalità di costituzione e di funzionamento della Commissione, il numero dei componenti e, tenuto conto della professionalità e dell’impegno richiesto, la misura delle indennità loro spettanti ai fini del rispetto del limite di spesa di cui al comma 2-bis”.
Di fatto, si prevedono 2 commissioni, una per gli aiuti “selettivi” (si tratta di 30-40 milioni di euro l’anno sul totale di 750 milioni) ed una specificamente per la “promozione” (si tratta di 10-15 milioni di euro l’anno).
In sostanza, cosa significa? Che sarà il Ministro a decidere, con un suo decreto autocratico, da quanti membri verrà formata la futura Commissione, ovvero le 2 nuove Commissioni: potrebbero essere più dei 15 attuali, per ognuna delle due commissione. E sarà naturalmente lui a decidere come saranno scelti i componenti… E lui sarà il “dominus” anche nel decidere come funzioneranno le commissioni.
Si rimanda al dossier prodotto il 6 novembre 2023 dai Servizi Studi di Camera e Senato, per comprendere le modificazioni che si intende apportare alla Legge Franceschini (particolarmente utile il testo a fronte), su “tax credit” e “commissioni” giustappunto).
Attendiamo.
L’attuale Commissione degli Esperti Cinema e Audiovisivo ha il 13 marzo 2024 la sua naturale scadenza (la durata dell’incarico è infatti di due anni). Una volta approvata la Legge di Bilancio 2024 (e quindi verosimilmente dal 1° gennaio 2024) il Ministro potrebbe firmare i decreti per la procedura di selezione e nomina dei neo-commissari, ma si ha ragione di ritenere che sia preferibile prevedere un passaggio di consegne senza rottura, anche perché la nuova Commissione che andrà ad insediarsi dovrà ereditare il “know how” della precedente e non è esattamente un’agevole intrapresa. Si prevede che almeno alcuni dei 15 attuali “saggi” vengano riconfermati nelle novelle commissioni, onde evitare il rischio di paralisi burocratica. E peraltro si segnala che il Presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone ha dichiarato – come abbiamo già segnalato – che “la Commissione di valutazione sarà rinnovata a scadenza naturale”. Quindi le due nuove commissioni (segnaliamo anche che nessuno di coloro che sono intervenuti finora nel dibattito sembra notare, curiosamente, che ne sono previste due, e non più una soltanto) entreranno in carica non prima del 14 marzo 2024?!
E si resta in attesa della nomina del massimo organo di consulenza del Ministro, qual è il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, che finora è stato purtroppo un soggetto semi-clandestino (presieduto da un fantasmico Stefano Rulli), ma che pure potrà svolgere un ruolo importante nell’annunciato processo di riforma complessiva della “Legge Franceschini”…
Il Consiglio Superiore è composto da 11 persone: 8 “personalità del settore cinematografico e audiovisivo di particolare e comprovata qualificazione professionale e capacità anche in campo giuridico, economico, amministrativo e gestionale nominate, nel rispetto del principio dell’equilibrio di genere, dal Ministro, 2 delle quali su designazione della Conferenza Unificata”; 3 “membri scelti dal Ministro nell’ambito di una rosa di nomi proposta dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative del settore cinematografico e dell’audiovisivo”. Di fatto, 9 componenti su 11 sono scelti personalmente dal Ministro in carica.
Già da settimane la Conferenza Unificata ha designato i suoi 2 rappresentanti: Lorenza Lei (in rappresentanza di Regioni e Province) e Lionello Cerri (in rappresentanza dell’Anci ovvero dei Comuni)…
Sarà molto interessante conoscere chi saranno gli esperti del Consiglio Superiore designati dal Ministro (in questo caso – a differenza della Commissione degli Esperti – peraltro in assenza di avvisi per la presentazione di autocandidature), per comprendere se v’è reale volontà di un “new deal”…
È prevedibile comunque che questa polemica intorno al film della Cortellesi occuperà le pagine dei giornali e dei media durante l’imminente fine settimana. Ribadiamo: un incredibile gran polverone, una notizia imprecisa che sta alimentando un frullatore di fango. Sempre col rischio latente di buttare “il bambino” assieme all’“acqua sporca” (e di portare acqua al mulino dei turbo-liberisti, che vorrebbero che lo Stato non sostenesse la cultura e tagliasse quindi sovvenzioni e contributi)…
Comunque… tutto “va bene,” se questa “notizia” contribuisce a stimolare una riflessione (seria) sulla necessità di rimodulare l’intervento dello Stato a favore del settore cinema e audiovisivo, a partire da una migliore ripartizione dei 750 milioni di euro del Fondo nelle varie fasi della “filiera” (attualmente è tutto squilibrato a vantaggio della produzione). In una prospettiva di maggiore efficienza, efficacia, accesso, equità, trasparenza: migliore “democrazia culturale”, insomma.
Latest news (aggiornamento delle ore 14:45): il Ministro Sangiuliano replica al predecessore Franceschini
Come si prevedeva la polemica si arroventa. Così il Ministro Sangiuliano ha ritenuto di replicare al suo predecessore: “ringrazio molto Dario Franceschini, ma se c’è qualcuno a cui deve indirizzare i suoi preziosi suggerimenti su ciò che è lecito e ciò che non lo è, su ciò che può fare un Ministro e ciò che non può fare, non è il sottoscritto, ma chi ha tentato di addebitare a me e al Governo Meloni la decisione del mancato finanziamento pubblico dello splendido film di Paola Cortellesi. Una contestazione che mi ha stupefatto e preoccupato e che avrebbe dovuto stupire e preoccupare anche lui, che ha guidato il Ministero per tanti anni e conosce bene norme e regolamenti. Come li conosco altrettanto bene io, che su questo non accetto lezioni da nessuno. Comprendo ora il tentativo di lanciare la palla in tribuna dopo che la verità è emersa, ma i fatti sono più forti di ogni fake news o strumentalizzazione politica, Franceschini non giochi con le parole e non tenti di stravolgere il significato di quello che ho detto. Parole che ribadisco perché solo chi vuole far polemica politica non capisce: se fosse dipeso da me, ovvero se fossi stato fra i componenti di quella commissione di valutazione, avrei messo il progetto della Cortellesi in cima alle mie preferenze. Cosa c’è di difficile da comprendere? Infine: un Ministro non può di certo interferire nei lavori di una commissione, ma ha il dovere di scegliere commissioni autonome indipendenti e autorevoli. Ed è esattamente quello che intendo fare”, conclude Sangiuliano.
Per la cronaca (…), la Commissione che ha bocciato (ovvero la “Sottocommissione 4” dell’eletta schiera dei “15 saggi”) il film di Cortellesi, nominata da Dario Franceschini, è così composta (in ordine alfabetico per cognome): Rita Borioni, Elisabetta Bruscolini, Gianni Celata, Raffaella Del Vecchio, Antonio Ferraro, Andrea Minuz, Valerio Toniolo, Vanessa Tonnini. Coordinatore Valerio Toniolo. Da segnalare che Andrea Minuz è stato cooptato qualche settimana fa dal Ministro Gennaro Sangiuliano nel Consiglio di Amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia.
Clicca qui, per leggere il dossier dei Servizi Studi di Camera e Senato sulla Legge di Bilancio 2024 (A. S. n. 926), in relazione all’articolo 14 (intitolato “Tax credit per il cinema”, ma riferito anche alla riforma delle commissioni ministeriali), Roma, 6 novembre 2023.
[ Nota: articolo chiuso in tipografia alle ore 14:30 del 25 novembre 2023; questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.
https://www.key4biz.it/una-commissione-ministeriale-boccio-il-film-della-cortellesi-tra-fake-news-ed-ignoranza-tanto-rumore-per-nulla/469022/