Usa 2024. Dopo il flop nel dibattito, democratici s’interrogano su alternativa a Biden

Il dibattito televisivo tra Joe Biden e Donald Trump era ancora alle prima battute che il tam-tam era già partito, mentre l’immagine di un presidente candidato alla propria rielezione esitante, balbettante, con lo sguardo un po’ perduto creava il panico fra i democratici: “Così non si può andare avanti, ci vuole un’alternativa”. Ma quale?, chi?

Conclusi i 90 minuti di sofferenza e annaspamenti, Biden, che nell’ultima mezz’ora s’era un po’ ripreso, dirà ai giornalisti che “è difficile dibattere con un bugiardo”: il che è due volte vero, perché Trump è un bugiardo ed è difficile stanare un bugiardo. Ma Biden s’è spesso messo nei guai da solo e non ha sfruttato gli assist offertigli dal suo rivale per smentirlo o confutarlo.

I dibattiti presidenziali – ricorda la Ap – sono spesso fatti di stile e di impressioni, più che di dati e sostanza: devi piacere più che convincere, essere empatico più che razionale. Trump emanava fiducia in se stesso – chiamatela pure prosopopea – ed era in controllo della situazione, anche se infittiva le sue affermazioni su aborto e migranti di falsità e di esagerazioni. Biden esitava, anche quando i fatti e la realtà erano dalla sua.

Nel finale, l’ex presidente è inciampato in se stesso, s’è fatto male da solo, rifiutandosi di denunciare la natura sovversiva dell’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021, quando migliaia di suoi fans, con il suo avallo, cercarono di costringere il Congresso riunito in sessione plenaria a rovesciare l’esito del voto, e non impegnandosi ad accettare il risultato delle elezioni del 5 novembre.

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Sondaggio CNN: “Vittoria di Trump al dibattito TV”

La campagna di Trump dichiara vittoria. I sondaggi le danno ragione: per uno realizzato dalla Cnn, il 67% degli spettatori, i due terzi, hanno attribuito il successo al magnate, solo il 33% al presidente. Kamala Harris, la vice di Biden, ammette che il suo boss ha avuto “una partenza lenta”, ma invita gli americani a concentrarsi sulle cose fatte, più che su quelle dette.

La prestazione del presidente “ha cristallizzato le preoccupazioni di molti americani che Biden sia troppo vecchio per la presidenza” e ha innescato una raffica di appelli a farsi da parte prima che la convention di fine agosto ne ufficializzi la nomination. C’è chi ventila l’ipotesi che Biden si faccia da parte, magari convinto dal suo ex boss Barack Obama; e c’è chi snocciola alternative, spulciando nel gotha dei governatori democratici, quelli della California Gavin Newsom, del Michigan Gretchen Whitmer o della Pennsylvania Josh Shapiro. Una promozione della vice Harris appare improbabile. C’è, poi, la carta di riserva universale Michelle Obama, la moglie dell’ex presidente Barack: fosse per i media italiani, lei sarebbe tornata alla Casa Bianca nel 2020; ma, in realtà, non dà segno di volerlo fare, anche se l’incubo di un Trump 2 può costituire una forte spinta.

Se si vuole, o si deve, cambiare cavallo, l’importante è, però, farlo in fretta: convincere Biden a farsi da parte, magari con un nobile discorso alla convention e alla Nazione; trovargli un sostituto; e partire lancia in resta contro Trump e le sue bugie. I cambi di cavallo in corsa, nel dopo guerra, non hanno mai portato fortuna aik democfratici: nel 1968 e nel ’72, gli abbandoni di Lyndon B. Johnson e di Edmund Muskie sfociarono in vittorie repubblicane.

Il duello Tv è stato una ‘caporetto’ per Biden

Il dibattito in diretta con Trump dagli studi della Cnn ad Atlanta è stato una caporetto per Biden, che s’è presentato con la voce roca, è talora parso confuso e ha complessivamente dato un’impressione di fragilità, mentre l’ex presidente è stato, come suo solito, magari approssimativo, ma assertivo.

Media e analisti sono concordi: nel primo duello presidenziale tv di Usa 2024, Biden è andato male. Voce debole e roca (per un raffreddore, ha tardivamente spiegato a metà dibattito la sua campagna), balbuzie più frequenti del solito, frasi confuse o ripetute meccanicamente, sguardo perso. Meglio, per lui, la seconda parte del confronto, quando ha ritrovato un po’ di vis polemica.

Nel mirino delle critiche è anche finita la campagna del presidente, che ha insistito per la sfida e che lo ha preparato per una settimana nel ritiro di Camp David. Trump, al confronto, è parso un leone vigoroso ed energico, capace di controllare la consueta aggressività, anche se ha dribblato domande e inanellato, come sue solito, imprecisioni al limite delle fandonie.

Eppure, il dibattito s’era aperto sotto buoni auspici per Biden, che nelle ore immediatamente precedenti aveva avuto la migliore raccolta fondi di tutta la sua campagna – la cifra non è stata, però, fornita -. Il presidente s’è presentato sul palco in condizioni fisiche non ottimali, causa raffreddore, mentre l’ex presidente, sempre tanto sicuro di sé quanto approssimativo, dava l’impressione di essere in forma.

Dopo il dibattito, Biden e la First Lady Jill sono intervenuti a un evento elettorale ad Atlanta, dove il presidente, parlando del rivale, ha detto: “Dobbiamo batterlo e lo batteremo e ho bisogno di voi per farlo” Ai giornalisti, Biden ha poi detto: “Penso che sia andata bene”. La moglie di Trump, Melania, non era invece ad Atlanta.

Il confronto sui temi

Il confronto è stato a tutto campo, economia e aborto, immigrazione e diritti, Ucraina e Gaza, e altro ancora. I due conduttori della Cnn, Jake Tapper e Dana Bash, non hanno avuto difficoltà a tenerlo ordinato e disciplinato: i due protagonisti non potevano interrompersi l’un l’altro o parlarsi addosso, perché, quando uno parlava, il microfono dell’altro era spento.

Nello studio della Cnn, il clima tra i due è stato gelido: non si sono stretti la mano né prima né dopo e non si sono guardati durante i due stacchi pubblicitari: una conferma – nota Claudio Salvalaggio, che seguiva il dibattito per l’ANSA – “della astiosa distanza che li separa e della polarizzazione d’un Paese che non riconosce più l’avversario”.

Trump ha spesso portato il discorso sui migranti, quale che fosse il punto di partenza, e ha avuto qualche battuta velenosa nei confronti del rivale, tipo “Non so se ho capito quello che ha detto, forse non l’ha capito neppure lui”. Il test sull’età – 81 anni Biden, 78 Trump – e su lucidità e apparenza l’ha nettamente vinto il magnate.

I due si sono scontrati praticamente su tutto, accusandosi l’un l’altro di dire il falso. E i test di fact-checking dei media Usa dimostrano che avevano entrambi ragione: l’accuratezza non è stata regina in questo dibattito.

Il magnate ha attaccato sull’inflazione “che sta uccidendo il nostro Paese” e su quanto avviene lungo il confine con il Messico, da dove entrano “criminali e terroristi”. Biden ha vantato i suoi successi dopo il “caos” lasciato dal suo predecessore, accusandolo di avere favorito i ricchi con i tagli fiscali e di avere fatto crescere il deficit.

Agli antipodi anche in politica estera. Il magnate ha ripetuto che la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata se gli Usa avessero avuto un vero leader, ma non ha illustrato una ricetta per la pace. Quanto a Israele, “deve finire il suo lavoro con Hamas”: Biden “è diventato un palestinese che neppure i palestinesi amano perché è debole”.

Gli insulti personali

Non sono mancati gli insulti personali. “Sei un perdente e un idiota”, attacca Biden, che definisce Trump un “criminale condannato”, accusandolo di avere tradito la moglie incinta con una pornostar e di avere la morale donnaiola di un gatto randagio. Il magnate replica che anche il figlio di Biden, Hunter, è un pregiudicato, e che il presidente potrebbe diventarlo appena lascerà l’incarico “per tutte le cose orribili che ha fatto”.

Trump ha vantato la sua splendida forma e ha sfidato il rivale a fare un test cognitivo, dicendosi certo che non finirebbe le prime domande. I due si sono sfidati a golf, ben sapendo che la partita difficilmente si giocherà mai. Verso la fine il magnate, accusato da Biden di aver istigato il 6 gennaio 2021 l’assalto al Campidoglio, ha definito “totalmente inaccettabile ogni forma di violenza alle prossime elezioni“. Ma si è impegnato a riconoscerne l’esito solo a condizioni che esse siano “libere, giuste e legali”; e che, ovviamente, le vinca lui.

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