Web shell e ransomware continuano a minacciare la sicurezza


I risultati dell’ultimo report di Talos Intelligence hanno evidenziato un aumento degli attacchi di tipo web shell nel periodo gennaio-marzo 2023. Le minacce web-shell rappresentano un quarto del totale degli attacchi del Q1, mentre i ransomware e pre-ransomware si sono rivelati in calo: la percentuale si è ridotta dal 20% al 10% nei primi tre mesi dell’anno.

L’uso di web shell è aumentato del 6% rispetto agli ultimi mesi del 2022. Secondo quanto riportato da Talos, gli attaccanti hanno sfruttato script disponibili sul web, in particolare su repository GitHub pubblici, e in diversi linguaggi tra i quali PHP, ASP.NET e Perl.

I gruppi criminali hanno usato gli script per ottenere accesso persistente ai sistemi ed eseguire codice remoto per accedere ad altri dispositivi della rete e diffondere malware. Le tattiche, tecniche e procedure usate per gli script sono associabili a quelle del gruppo FIN13. L’attività di web shell del gruppo offre diverse funzionalità, tra le quali la possibilità di eseguire query sulle istanze Microsoft SQL, creare connessioni reverse-shell verso indirizzi IP esterni ed eseguire script PHP per usarli come proxy per connettersi ad altri servizi.

Web shell

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In molti casi gli attaccanti hanno combinato diverse funzionalità per rafforzare la propria presenza nella rete aziendale e raggiungere più dispositivi. Non sono ancora chiari i motivi dietro l’aumento della popolarità di questi attacchi, ma la possibilità di accedere con facilità agli script ne ha di certo favorito la diffusione.

Tra i settori più colpiti dai diversi attacchi spicca quello della sanità, sia pubblica che privata, seguito dalla vendita al dettaglio, dall’immobiliare e dal ricettivo.

I ransomware non si arrestano

Non è detto che il numero di ransomware continuerà a diminuire, considerato anche che nell’ultimo mese questi attacchi sono nuovamente aumentati. La maggior parte degli attacchi è riconducibile a gruppi hacker conosciuti come Vice Society.

Tra i ransomware più diffusi del Q1 2023, Talos riporta Phobos e Daixin. Il primo è attivo dal 2018 e sfrutta gli errori di configurazione del procotollo Remote Desktop Control per ottenere l’accesso alla rete aziendale; il secondo, più nuovo, è in realtà una famiglia di ransomware-as-a-service che accede ai sistemi sfruttando le vulnerabilità dei server VPN.

Di fronte alle campagna per la lotta ai ransomware promosse dai governi, gli attaccanti hanno cominciato a creare nuovi gruppi per sfuggire ai controlli. È il caso per esempio del gruppo Hive: lo scorso gennaio il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato una campagna per contrastare e distruggere il gruppo che risulta però inattivo già dagli ultimi mesi del 2022.

L’assenza di MFA mette a rischio la sicurezza

Uno dei principali impedimenti alla sicurezza, sottolinea Talos Intelligence, è la mancata implementazione dell’autenticazione multi-fattore: più del 30% delle organizzazioni analizzate non ha abilitato l’MFA per account e servizi critici, oppure non la usa affatto. I tool di monitoraggio di Talos hanno individuato numerosi incidenti che si sarebbero potuti evitare con un corretto processo di autenticazione.

Web shell

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I ricercatori dell’azienda consigliano di disabilitare tutti gli accessi VPN per gli account che non usano l’autenticazione multi-fattore, così da ridurre il rischio di accessi indesiderati. Oltre a ciò, per limitare gli attacchi web shell, Talos invita ad aggiornare i software e installare le patch di sicurezza il prima possibile.

Il 45% degli attacchi ha sfruttato le applicazioni usate dagli utenti, un aumento del 15% rispetto al Q4 del 2022 che lo ha reso il vettore di infezione principale dei primi tre mesi del 2023.

È opportuno quindi rimuovere servizi, funzioni e protocolli inutilizzati e ottenere piena visibilità dei sistemi esposti sul web. Infine, i ricercatori consigliano di eseguire audit periodici e analizzare i log per individuare eventuali attività anomale.

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