Yen ai minimi sul dollaro da 34 anni. Meeting alla BoJ
Lo Yen ha tocca i minimi sul dollaro da tre decenni, con la valuta giapponese che è scesa sotto livello 155 per un singolo Usd. Questo potrebbe portare un po’ di inflazione importata, ma anche dare una spinta alle esportazioni del Giappone verso gli Usa. Vediamo il grafico del cambio con un orizzonte di 25 anni.
La Banca del Giappone (BOJ) stabilirà le linee della politica venerdì, senza quasi nessuna aspettativa di un aumento dei tassi, nonostante l’indebolimento della valuta. Ueda ha accennato a possibili aumenti futuri dei tassi, non tanto perché il Giapppne ne abbia direttamente bisogno, ma per rispondere all’eccessivo rafforzamento della valuta USA.
Il Giappone si è liberato dei tetti di rendimento e dei tassi di interesse negativi. con il primo rialzo dei tassi da 17 anni. La banca centrale ha segnalato un ritiro dal mercato obbligazionario. Nonostante queste operazioni lo Yen è comunque utilizzato per le operazioni di “Carry trade”, cioè viene preso in prestito e investito in altre valute, perché, comunque, il suo costo è inferiore rispetto a quello di altre valute.
“Nel breve termine, l’aumento dei tassi di politica della BOJ potrebbe non fare la differenza per lo yen. Lo yen è attualmente guidato più dai tassi statunitensi e dal differenziale di rendimento, che è significativo”, ha dichiarato Nathan Swami, responsabile Asia-Pacifico del trading di valuta estera presso Citi a Singapore.
“Potrebbe volerci un po’ di tempo prima che la BOJ normalizzi completamente la politica e questo dovrebbe iniziare a contribuire al rafforzamento dello yen, ma la domanda chiave è cosa farà la Fed nel frattempo”.
Il problema è causato non tanto dalla Bank of Japan, che comunque ha fatto il suo lavoro, e neppure dall’inflazione giapponese, che è perfettameente sotto controllo, anche se sopra il 2% per qualche decimale, an 2,7% e comunque non sembra dare grossi grattacapi. Il problema per lo Yen, ma anche per altre valute, è la Fed, che sembra aver rinviato al 2025 il rialzo dei tassi, a causa delle preoccupazioni nell’inflazionee USA.
A questo punto quello che rischia il giappone è di vedere un certo riscaldamento inflazionistico, legato alla svalutazione della valuta e al maggior costo dei beni importati, soprattutto energetici. Questo spiega il desiderio del governo di far ripartire quanto prima i reattori nucleari, anche a costo di fare qualche forzatura, per diminuire la dipendenza dall’estero.
Nello stesso tempo però le esportazioni giapponesi potrebbero ricevere una buona spinta da questa svalutazione. Nelle prossime sttimane potremmo vederne gli effetti.
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