DSA, il punto di vista della FAPAV
Porre le basi per lo sviluppo di un ecosistema digitale sano, trasparente e realmente competitivo per tutte le aziende che vi operano. Questa deve essere la vera essenza del Digital Services Act (DSA), uno strumento legislativo che in questi giorni è entrato nella fase di negoziazione del cosiddetto trilogo (Consiglio, Parlamento e Commissione UE) per poi giungere, entro fine aprile, alla votazione da parte dell’Europarlamento.
La FAPAV – Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, autorevolmente riconosciuta per il suo ruolo a difesa della legalità nella fruizione di prodotti audiovisivi e culturali, comprendendo il momento delicato rispetto alle discussioni in sede europea sull’intero impianto legislativo che, una volta votato, diventerà un regolamento applicato in tutti i Paesi Membri, ha chiesto ai massimi esperti, il Prof. Paolo Marzano e l’Avv. Francesco Posteraro, di elaborare un working paper per evidenziare in modo chiaro i punti più delicati e discussi del testo ed evidenziare proposte resilienti che mirino allo sviluppo dell’industria audiovisiva e dell’intrattenimento.
“Siamo in dirittura d’arrivo per quanto riguarda le decisioni in tema di DSA” – ha dichiarato Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – “quanto verrà approvato nelle sedi europee determinerà lo scenario futuro della tutela delle industrie culturali e dell’efficacia delle misure di enforcement a disposizione dei titolari dei diritti. Soprattutto in un momento come quello attuale, di ripartenza dell’industria audiovisiva dopo le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, è ancora più fondamentale sostenere al massimo il settore potenziando gli strumenti di tutela”.
Intervenendo in Senato il 21 ottobre dello scorso anno, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato testualmente che “L’Italia sostiene il Regolamento UE sui servizi digitali, anche per proteggere efficacemente prodotti e contenuti realizzati in Italia. La nostra convinzione è che quello che è illecito off line debba essere illecito anche on line”.
“Il Governo italiano, per il tramite anche delle importanti parole del Premier Draghi, sta seguendo una posizione decisa in merito e ci auguriamo che tale impegno possa portare al compimento di una proposta di regolamento sul DSA che non vada in controtendenza rispetto alla Direttiva Copyright appena implementata in Italia” – ha precisato Bagnoli Rossi.
I punti chiave del working paper elaborato dagli esperti Paolo Marzano e Francesco Posteraro
Le principali evidenze propositive contenute nel working paper riguardano:
- SISTEMA DI KNOW YOUR BUSINESS CUSTOMER (KYBC), che mira a rendere tutti gli intermediari responsabili della raccolta e della verifica dei dati al fine di confermare l’identità delle realtà commerciali con cui stanno contrattando, le quali non devono potersi nascondere dietro l’anonimato. Nel caso in cui i dati identificativi risultino falsi, l’intermediario deve interrompere la fornitura dei propri servizi al relativo cliente.
→ Per poter raggiungere gli obiettivi prefissati, l’obbligo di identificare i propri clienti non deve però essere previsto solo per i marketplace online, ma deve essere esteso a tutti i fornitori di servizi di intermediazione, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal tipo di attività svolta (si vedano ad esempio i servizi di hosting e CDN, i servizi di pagamento, i servizi di registrazione del dominio, i servizi pubblicitari e i servizi proxy).
- I MOTORI DI RICERCA non possono essere equiparati ai servizi di caching com’è impropriamente previsto dalla formulazione dell’articolo 4 proposta dal Consiglio Europeo.
→ Devono essere considerati a tutti gli effetti come hosting provider attivi e quindi sottoposti a responsabilità sempre più stringenti, con standard di diligenza rafforzati, per cui non si giustifica in alcun modo la limitazione degli obblighi di cui questi operatori godrebbero alla luce della proposta del Consiglio.
- TRUSTED FLAGGERS (ossia letteralmente “segnalatori attendibili”, coloro che possiedono particolari qualifiche personali e/o professionali e si occupano di notificare al provider la presenza di contenuti illegali).
→ Se da un lato risulta apprezzabile l’istituzione della categoria dei c.d. trusted flaggers, dall’altro non si vede come (e perché) si possano escludere dal loro novero i titolari dei diritti, i quali sono i soggetti che più di chiunque altro sono in grado di confermare la natura autentica o meno del prodotto, accelerandone l’eventuale rimozione dal mercato.
- OBBLIGHI DI DILIGENZA RAFFORZATI PER I FORNITORI DI HOSTING, OBBLIGO DI STAY DOWN E TRASGRESSORI RECIDIVI: è quantomai necessaria l’adozione di un sistema di notifica ed azione efficace che imponga unarimozione tempestiva dei contenuti segnalati.
→Sarebbe pertanto necessario predisporre un meccanismo stay-down che impedisca che un contenuto già rimosso ritorni online, realizzabile grazie a strumenti tecnologici già in uso da parte delle piattaforme, nonché rafforzare il trattamento previsto per i trasgressori recidivi, che dovrebbero essere definitivamente espulsi e non sospesi, applicando il relativo onere non solo alle piattaforme ma a tutti gli intermediari online.
- IL RUOLO DELLE URL, l’art. 14 della proposta di regolamento stabilisce che gli hosting provider debbano predisporre meccanismi per le notifiche di facile accesso e uso, tali da consentire “a qualsiasi persona o ente di notificare loro la presenza nel loro servizio di informazioni specifiche che tale persona o ente ritiene costituiscano contenuti illegali”.
→La proposta è quella di eliminare il riferimento all’indirizzo URL (art. 14, par. 2 lett. b) come requisito obbligatorio per le notifiche.
Serve un ambiente digitale sicuro
Proposte, quelle evidenziate, che mirano a tutelare l’industria audiovisiva italiana quale risorsa strategica per il Paese sia dal punto di vista economico sia rispetto all’indice occupazionale.
“In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un forte ampliamento dell’offerta legale di contenuti e all’implementazione anche di nuovi modelli di business che vanno sempre più incontro alle esigenze degli spettatori. L’economia digitale rappresenta una grande opportunità per l’industria dei contenuti ma deve potersi sviluppare in un ambiente online sicuro e trasparente anche nei confronti dei consumatori”, ha concluso il Segretario Generale FAPAV.
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