Democrazia Futura. Polonia: elezioni, destra esce ridimensionata verso europee

  ICT, Rassegna Stampa
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Giampiero Gramaglia

Giampiero Gramaglia torna sulle recenti tornate elettorali e in particolare sul voto in Polonia e sui suoi riflessi dentro la maggioranza in Italia in un pezzo in cui sottolinea come a Varsavia la destra esce ridimensionata dal voto[1]. “Dopo la Spagna, anche la Polonia promuove gli europeisti”.  “Questa volta, la botta vale doppio – chiarisce Gramaglia – : incide sulle prospettive del voto per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo e modifica i rapporti di forza nel Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, dove l’Italia di Giorgia Meloni perde l’interlocutore politicamente più vicino. Dopo la Spagna, anche la Polonia promuove gli europeisti a scapito dei partiti che frenano l’integrazione. I campanelli d’allarme suonano più forte per Giorgia Meloni, alleata degli sconfitti Vox e Pis, che per Matteo Salvini, le cui connessioni europee non sono scalfite dai risultati spagnolo e polacco. Il gruppo dei conservatori nel Parlamento europeo, che fa capo a Fratelli d’Italia e a Meloni, spera – o sperava? – di contare nell’Unione e progettava una maggioranza di centrodestra con il Ppe alternativa all’attuale di centrosinistra (popolari, socialisti, liberali e verdi), mentre il duo xenofobo ed euroscettico Salvini – Marine Le Pen s’accontenta del ruolo di guastafeste, sapendo che l’alleanza con i popolari gli è al momento vietata. A diversificare ulteriormente gli stati d’animo nella coalizione di centro-destra al governo in Italia – aggiunge l’ex direttore dell’Ansa – , c’è la soddisfazione di Forza Italia per i risultati polacchi, che rafforzano il gruppo dei popolari, dove siedono gli eurodeputati azzurri”.

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La (ir)resistibile avanzata di sovranisti e populisti verso le elezioni europee del giugno 2024 subisce una seconda battuta d’arresto in Polonia, a meno di tre mesi dalla prima in Spagna. E, questa volta, la botta vale doppio: incide sulle prospettive del voto per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo e modifica i rapporti di forza nel Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, dove l’Italia di Giorgia Meloni perde l’interlocutore politicamente più vicino.

Dopo la Spagna, anche la Polonia promuove gli europeisti a scapito dei partiti che frenano l’integrazione. I campanelli d’allarme suonano più forte per Giorgia Meloni, alleata degli sconfitti Vox e Pis, che per Matteo Salvini, le cui connessioni europee non sono scalfite dai risultati spagnolo e polacco.

Il gruppo dei conservatori nel Parlamento europeo, che fa capo a Fratelli d’Italia e a Meloni, spera – o sperava? – di contare nell’Unione e progettava una maggioranza di centrodestra con il Ppe alternativa all’attuale di centrosinistra (popolari, socialisti, liberali e verdi), mentre il duo xenofobo ed euroscettico Salvini – Marine Le Pen s’accontenta del ruolo di guastafeste, sapendo che l’alleanza con i popolari gli è al momento vietata.

A diversificare ulteriormente gli stati d’animo nella coalizione di centro-destra al governo in Italia, c’è la soddisfazione di Forza Italia per i risultati polacchi, che rafforzano il gruppo dei popolari, dove siedono gli eurodeputati azzurri.

Forse, è il remake di un film già visto. Anche nel 2019, l’ondata sovranista ed euro-scettica doveva rompere gli argini dell’europeismo e invadere le istituzioni comunitarie. E, in effetti, conquistò molti seggi, circa uno su quattro. Ma, divisa al proprio interno e incapace di alleanze significative con altri gruppi, è rimasta per tutta la legislatura fuori dalle stanze dei bottoni, relegata ai margini dei processi decisionali.

Polonia: risultati non univoci, allarmi Slovacchia e Germania

Attenzione! però. I segnali, in vista del voto di giugno, non sono univoci: il verdetto in Slovacchia, a fine settembre, andava in senso opposto, con il ritorno in auge dei populisti nazionalisti e filorussi di Robert Fico; e le consultazioni regionali tedesche del 1° ottobre in Baviera e in Assia segnalano avanzate dell’estrema destra dell’AfD. Altri test ci saranno nelle prossime settimane: l’Olanda va alle urne il 22 novembre; la Spagna potrebbe tornarci a metà gennaio, se il socialista Pedro Sanchez non riuscirà a formare un governo entro metà novembre.

Ma la lettura dei risultati delle elezioni di metà ottobre in Polonia è inequivocabile: una vittoria degli europeisti e dell’Unione europea; una sconfitta dei sovranisti. E se mai ci fosse un dubbio sulla correttezza dell’interpretazione, basterebbe vedere com’è stata accolta la notizia in Ungheria, il Paese che ha spesso tenuto bordone alla Polonia nei negoziati europei: i media governativi sono stati molto reticenti nell’analizzare i risultati; quelli dell’opposizione hanno parlato di “un disastro” per il premier magiaro Viktor Orban, “che perde l’unico alleato e rimane solo a fare la sua politica di ricatti e veti”.

A Bruxelles c’è chi, nel Parlamento europeo, inizia ad avanzare dubbi sul semestre di presidenza di turno ungherese del Consiglio dei Ministri dell’Unione europea, nella seconda metà del 2024.

Nei giorni scorsi, il presidente polacco Andrzej Duda, un esponente del partito al potere in Polonia Diritto e Giustizia, s’è consultato con gli esponenti di tutti i partiti, per decidere a chi dare in prima battuta l’incarico di formare il governo e quando convocare la seduta d’apertura della nuova legislatura – probabilmente, subito dopo l’11 novembre, Festa dell’indipendenza -.

Al di là dei minuetti della politica, il leader dell’opposizione europeista Donald Tusk, popolare ed ex presidente del Consiglio europeo dal 2014 al 2019, sta già muovendosi da premier: a Bruxelles ha incontrato i leader del Partito popolare europeo. C’è, da parte sua, il desiderio di fare di nuovo giocare alla Polonia il gioco europeo e di dialogare alla pari con i partner e non essere tenuta – o messa – ai margini.

Le reazioni al voto in Polonia

Il voto di Varsavia relega all’opposizione i sovranisti che governano da otto anni […]. Le tre forze che sosterranno il nuovo governo polacco hanno riferimenti europei diversi, ma tutti dentro l’attuale maggioranza: la Coalizione di Tusk è popolare, ‘Terza Via’ liberale e ‘La Sinistra’ socialista.

Le reazioni da Strasburgo al voto in Polonia rispecchiano questa coralità di gruppi e voci. I popolari, che alla vigilia delle elezioni avevano escluso un’eventuale collaborazione con i conservatori, dicono:

 “La maggioranza dei polacchi ha votato per il cambiamento… Vogliono una Polonia forte, stabile e orientata al futuro dentro l’Unione europea… I polacchi hanno scelto lo stato di diritto, tribunali e media liberi, un esercito apolitico e la democrazia. Hanno scelto l’Europa”.

I liberali di Renew la vedono allo stesso modo:

In Polonia emerge una maggioranza europeista con popolari, centristi e sinistra”

E i socialisti europei parlano di vittoria della democrazia e dell’Europa

Secondo Anne Applebaum, giornalista e storica polacco-americana, intervistata da Politico, Tusk avrà un compito più difficile in patria che nell’Unione, dove la sua Polonia sarà ben accolta come un figliol prodigo: dovrà ristabilire il rispetto dello stato di diritto e ‘depoliticizzare’ le istituzioni e la magistratura, dopo otto anni “di regime anti-democratico”.

I polacchi si sono dimostrati consapevoli dell’importanza della posta in palio nelle loro elezioni: circa 29 milioni di elettori erano chiamati alle urne, in un Paese grande quanto l’Italia, con poco più di 38 milioni di abitanti. L’affluenza alle urne è stata nettamente superiore al 2019, quando s’attestò al 61,7 per cento, la più alta dopo il 62,7 per cento delle prime elezioni democratiche del 1989. Record ora battuto, con una partecipazione intorno al 73 per cento, in quella che è stata la tornata elettorale 2023 politicamente più significativa per l’Unione europea.


[1] Scritto per The Post internazionale del 27 ottobre 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/10/27/polonia-europee-destra/.

https://www.key4biz.it/democrazia-futura-polonia-elezioni-destra-esce-ridimensionata-verso-europee/465486/