Ormai è ufficiale. La città di New York è diventata la prima grande città a designare i social media come una “tossina ambientale” o “pericolo per la salute pubblica”. Ad annunciarlo, nel corso di una conferenza stampa, è stato direttamente il sindaco della Grande Mela, Eric Adams. Durante il suo discorso sullo stato della città, Adams ha citato una serie di aziende di social media affermando che stanno contribuendo ad “alimentare una crisi di salute mentale”, specialmente tra i cittadini più giovani. La frase più forte: “Non possiamo restare a guardare mentre Big Tech monetizza la privacy dei nostri bambini e mette a rischio la loro salute mentale“.
Adams ha confermato che il Commissario del Dipartimento della Salute e dell’Igiene Mentale della città di New York, il dottor Ashwin Vasan, ha emesso un avviso per classificare l’“accesso e l’uso incontrollato dei social media” come un pericolo per la salute pubblica: “Così come è stato fatto con il tabacco e le pistole, tratteremo i social come un altro pericolo per la salute pubblica e ci assicureremo che le società tecnologiche si assumano la responsabilità dei loro prodotti“, ha aggiunto, impegnandosi a “correggere” una crisi che colpisce soprattutto bambini e adolescenti.
A molti, quella del sindaco Adams è parsa una uscita estemporanea e le critiche alle sue esternazioni non sono mancate. Tuttavia, se si approfondisce è facile comprendere che dietro l’annuncio c’è dell’altro. L’ordinanza fa infatti riferimento agli esiti di una lunga e articolata ricerca commissionata dalla città di New York lo scorso anno denominata “Cura, Comunità, Azione: Un Piano di Salute Mentale per la Città di New York” che ha definito un quadro strategico nel quale sono stati stigmatizzati i potenziali danni per i più giovani a causa dell’uso sempre più intensivo dei social media.
La mossa di Adams si inserisce quindi in una strategia a lungo termine a livello cittadino per affrontare la crescente necessità di fornire servizi e identificare minacce al benessere dei più giovani. Secondo i dati della ricerca condotta dai servizi pubblici di New York, nel 2021, il 38 percento degli studenti delle scuole superiori ha dichiarato di essersi sentito così triste o disperato quasi ogni giorno per almeno due settimane durante gli ultimi 12 mesi, da non riuscire a svolgere le attività abituali.
La cifra sale al 42 percento tra gli studenti di origine latina e al 41 percento tra quelli di colore. Il dato più preoccupante è però quello legato ai suicidi, il cui tasso, negli ultimi 10 anni, tra gli studenti delle scuole superiori è aumentato di oltre il 34 percento. Lo studio, in definitiva, ha cercato e individuato un legame diretto – e sempre più stretto – tra l’uso eccessivo dei social media e i problemi di salute mentale presentati dai più giovani, che trascorrono una parte significativa del loro tempo online.
Nell’avviso, il dipartimento cittadino ha delineato una serie di passi che gli adulti, in particolare i genitori, possono intraprendere per promuovere un uso sano dei social media: si raccomanda, in particolare, di ritardare l’accesso dei minori agli smartphone e ai social media fino all’età di almeno 14 anni e di creare un “piano media familiare” che designi in modo chiaro le abitudini mediatiche all’interno della famiglia.
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