Il trojan è in circolazione da almeno 3 anni, ma è stato “ufficialmente” riconosciuto solo lo scorso 25 marzo. Mistero su come si diffonda.
Colpisce i sistemi Linux a 64 bit e integra funzioni che consentono ai pirati informatici di operare sulla macchina compromessa facendo quello che vogliono. La vera peculiarità di RotaJakiro, però, è il fatto che il malware è riuscito a “volare sotto i radar” per almeno tre anni.
Secondo i ricercatori di Netlab, che ne hanno descritto le caratteristiche in un report pubblicato su Internet, il file contenente RotaJakiro sarebbe stato più volte caricato su VirusTotal, senza però che le scansioni rilevassero nulla di sospetto. Nel dettaglio, i ricercatori hanno individuato tre caricamenti: due nel 2018 e uno nel 2020.
A rendere così “sfuggente” RotaJakiro è la tecnica di offuscamento che adotta, caratterizzata dall’uso di diversi sistemi di crittografia. Dall’analisi emerge come utilizzai una compressione ZLIB e combinazioni di AES e XOR, ruotando tra di esse.
Le funzionalità del malware individuate finora sono 12 e comprendono l’esfiltrazione di informazioni, il download e upload di file, oltre a una serie di plugin che gli consentono, per esempio, di analizzare le comunicazioni di rete.
RotaJakiro, inoltre, adotta tecniche diverse per garantirsi la persistenza sulla macchina infetta a seconda che l’utente compromesso abbia privilegi di root o meno, sfruttando anche un sistema di comunicazione con i server Command and Control basati su un doppio layer di crittografia.
Insomma: dal quadro delineato nel report, RotaJakiro ha una capacità di adattamento fuori dal comune che gli avrebbe permesso di passare inosservato per tutto questo tempo.
Nessun indizio, invece, per quanto riguarda le modalità di diffusione del trojan. L’ipotesi è che venga distribuito attraverso un dropper separato o installato manualmente sui sistemi.
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