Israele fa esplodere i cercapersone di Hezbollah: attacco high-tech a una rete low-tech

  ICT, Rassegna Stampa
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Almeno nove persone sono state uccise e 2.750 sono rimaste ferite in Libano martedì dopo che i dispositivi di comunicazione wireless utilizzati dal gruppo militante Hezbollah sono esplosi in quello che sembra essere un attacco mirato. Diversi rapporti hanno affermato che l’agenzia di spionaggio israeliana, il Mossad, ha piazzato una piccola quantità di esplosivo all’interno dei cercapersone di fabbricazione taiwanese cinque mesi prima.

Hezbollah e il Libano hanno attribuito a Israele la responsabilità dell’ondata di esplosioni, durata circa un’ora, anche se Tel Aviv non ha risposto immediatamente alle accuse. Hezbollah, sostenuto dall’Iran, è impegnato in una nuova guerra con Israele dall’attacco a Gaza nell’ottobre dell’anno scorso. Il gruppo aveva ordinato ai suoi membri di evitare i telefoni cellulari e di affidarsi invece al proprio sistema di telecomunicazioni per prevenire le violazioni israeliane.

Perché i cercapersone

La prima domanda che ci si fa quando si legge la notizia di ieri è come sia possibile che vengano usati ancora oggetti come i cercapersone. La risposta è più semplice del previsto: gli esperti hanno dichiarato al quotidiano The National che la decisione di utilizzare una tecnologia obsoleta arriva proprio dal consiglio di Hezbollah di fare a meno di smartphone e tecnologie connesse a reti online, per ridurre al minimo il rischio intrusione da parte di Israele.

Ancora su The National, un analista ha spiegato che il gadget doveva esplodere cinque secondi dopo la ricezione di un semplice messaggio: “In modo da colpire il destinatario mentre stava leggendo il testo. Al massimo, ignorandolo, gli sarebbe esploso in tasca”.

Durante l’estate, sono emerse segnalazioni secondo cui Hezbollah avrebbe adottato metodi di comunicazione low-tech per eludere le persistenti intercettazioni elettroniche israeliane, che avrebbero consentito di organizzare una serie di attacchi mirati contro comandanti chiave, a volte nel profondo del Libano o nel cuore di Beirut. In quest’ultimo caso, l’uccisione da parte di Israele del comandante di alto rango di Hezbollah, Fouad Shukr, ha quasi portato le due parti sull’orlo di una guerra su vasta scala: un’escalation significativamente peggiore di 10 mesi di violenza transfrontaliera, in cui sono morte quasi 600 persone.

Una fonte dell’intelligence israeliana avrebbe spifferato che ai membri di Hezbollah era stato ordinato di raddoppiare le comunicazioni tramite cercapersone nelle ultime settimane. Da qui, la decisione di un attacco specifico.

Cercapersone “infetti”

Non è chiaro quale modello di cercapersone sia stato utilizzato, ma c’è un suggerimento su un numero di serie risalente agli anni ’90. Hezbollah ha utilizzato i cercapersone in precedenza, ma su scala molto più limitata. Noam Ostfeld, esperto israeliano presso l’azienda di sicurezza geopolitica Sibylline, ha indicato due possibili modi in cui i cercapersone sono stati compromessi.

Quando sono stati ordinati, è possibile che gli agenti siano riusciti a inserire una piccola quantità di esplosivo da qualche parte nella catena di fornitura. Ha fatto riferimento all’assassinio del Mossad del 1996 del comandante militare di Hamas Yahya Ayyash, noto come “l’ingegnere”, che è stato ucciso con 50 grammi di esplosivo nascosti in un telefono cellulare a cui ha risposto.

Circa 60 grammi di esplosivo, inserito vicino alla batteria, insieme a un detonatore attivabile a distanza, ha fatto scattare alle 15:30 ora locale i dispositivi che hanno ricevuto un messaggio apparentemente proveniente dai vertici di Hezbollah.

È anche possibile che i servizi di sicurezza siano riusciti ad hackerare tutti i dispositivi e poi, utilizzando una tecnologia statunitense, siano riusciti a far surriscaldare le batterie e a farle esplodere. “Questo attacco è una dimostrazione magistrale di guerra psicologica ed elettronica combinata” scrive Sibylline. “La rete di comunicazioni presumibilmente sicura di un’organizzazione armata compromessa in questo modo è operativamente significativa e totalmente devastante. Israele è ben noto per le sue capacità di intelligence e guerra elettronica leader a livello mondiale. Il modus operandi è quasi certamente in linea con le loro capacità”.

Il commento del giornalista Michele Mezza

I commenti di oggi su tutti i principali giornali italiani ed esteri mostrano la più assoluta incapacità a decifrare quanto sia accaduto in Libano. I più accreditati commentatori, colleghi espertissimi e analisti specializzati come De Feondi Repubblica o Olimpio del Corriere della Sera vagano in citazioni storiche e letterarie. È forse la prima volta nella storia recente che un evento di tale dimensione sfugga a qualsiasi comprensione: come è possibile coordinare migliaia aggeggi, relativamente rudimentali e dunque meno tracciabili, e renderli ordigni spietati e con un solo comando, farli esplodere da Beirut alla Siria, rivelando così anche la ramificazione dell’organizzazione di Hezbollah. Siamo dinanzi ad una straordinaria artigianalità nella manomissioni dell’intera partita di cercapersone che è arrivata dall’Iran o ad un uso di risorse di intelligenza artificiale che hanno supportato l’operazione? Certo è che comunque oggi siamo tutti nella Mobile War. Ogni dispositivo mobile diventa un possibile killer.

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