Signor Sindaco, desidero fare gli auguri di buon lavoro per una sindacatura efficace ed utile per i cittadini e per il sistema socio-economico dell’intera comunità. Governare Roma Capitale effettivamente non sarà facile ma lei oggi è il Sindaco della Capitale e per questo ha il dovere di governare al meglio. E certamente una grande città non si governa da solo ma con una Giunta capitolina capace e preparata e facendo un patto (forte) con la dirigenza della burocrazia romana. Il sindaco della Capitale, come il sindaco di grandi comuni, devono governare con un approccio politico-manageriale: il solo fiuto politico serve poco; un sindaco solo manager sicuramente finisce con il fare danni. Governare un sistema complesso richiede passione, preparazione istituzionale, formazione ed esperienza manageriale. Lei deve governare per e con i Romani. I Romani hanno il diritto di essere ben rappresentati e governati ma hanno il dovere di supportare il proprio Sindaco.
Come cittadino e come esperto di processi di riorganizzazione e digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni mi permetto di sottoporre all’attenzione del mio sindaco alcune questioni di base per il “governo”. Desidero richiamare la sua cortese attenzione su alcuni aspetti, principi, criteri che appaiono “marginali”, trascurabili, di scarsa attrattività politica. Ma per la più consolidata letteratura scientifica di settore (organizzazioni complesse) e le esperienze più avanzate di governo urbano costituiscono elementi basilari per il governo, per innovare il sistema delle decisioni e dell’organizzazione fino a supportare la trasformazione digitale.
La prima considerazione: per “governare” è necessario operare e decidere sulla base di dati certi completi, aggiornati, affidabili, accessibili, leggibili, fruibili, sicuri nel rispetto del principio del “data driven” (migliori sono i dati e migliore diventa il sistema decisionale e di governo). Ma per avere dati utili è necessario diventare una città “intelligente”; per diventare una città intelligente è necessario adottare un modello informativo ed organizzativo adeguato, con al centro di tutto la risorsa “informazione”. Le città con un sistema di dati frammentati, incompleti, non aggiornati, non affidabili, non aggiornati sono la migliore espressione di instabilità, di provvisorietà, di approssimazione, di mancanza di trasparenza, di certezza informativa, giuridica ed amministrativa. Le città “poco intelligenti” sono di difficile governabilità e non sono aperte e partecipate e non sono trasparenti. Le città “provvisorie” sono facili prede di haker informatici: non sono sicure. Il consiglio comunale, il sindaco, la giunta possono prendere “decisioni” in modo corretto solo sulla base di dati formati nel rispetto di alcuni requisiti documentali previsti da leggi e regole tecniche. Le decisioni prese sulla base di dati provvisori, non aggiornati, non affidabili, incompleti non hanno “valore legale”. Questa prima riflessione trova la sua base normativa nella legge 241/90; nel testo unico degli enti locali (dlgs 267/2000); nel codice dell’amministrazione digitale (dlgs 82/2005); nel Regolamento UE 679/2016 (protezione dei dati personali).
La seconda considerazione: governare sulla base di un sistema decisionale e burocratico semplificato, trasparente, digitalizzato. Se manca uno di questi elementi non è possibile governare (se non in termini di pura provvisorietà amministrativa).
La semplificazione deve riguardare il sistema regolatorio dell’ente; i processi ed i procedimenti amministrativi; i servizi ai cittadini e alle imprese; senza semplificazione un’amministrazione non può essere trasparente.
La trasparenza permette (ai sensi del dlgs 33/2013) di conoscere l’operato dei decisori pubblici e come questi utilizzano e gestiscono le risorse pubbliche per governare. I cittadini devono essere messi in condizioni di conoscere il contenuto, l’iter, le fasi, i tempi, le risorse delle decisioni, dei procedimenti, delle attività amministrative, dei contratti e delle procedure di gara, ecc. Attraverso siti istituzionali di facile accessibilità e progettati per la conoscenza ed il monitoraggio delle decisioni e delle attività.
La semplificazione amministrativa è la fase preliminare ai processi di digitalizzazione (art. 15 del codice dell’amministrazione digitale): prima si riorganizza e semplifica e poi si digitalizza (oggi la dinamica è rovesciata). Nella trasformazione digitale (come nella missione 1 del PNRR) si deve procedere nel rispetto di questo principio. Non basta potenziare le tecnologie: queste da sole non portano riorganizzazione, semplificazione, trasparenza; spesso aumentano il caos amministrativo.
Il modello integrato semplificazione, trasparenza, digitalizzazione deve caratterizzare anche il sistema decisionale e burocratico dei Municipi. I servizi devono essere gestiti in rete (art. 7 del codice dell’amministrazione digitale). Si può procedere con un prototipo di municipio digitale “riusabile” per tutti i municipi.
La terza considerazione: non si governa senza una adeguata dirigenza e senza funzionari e dipendenti formati per affrontare i cambiamenti che compartano la trasformazione digitale. I cambiamenti riguardano l’organizzazione, l’organizzazione del lavoro, la semplificazione, la digitalizzazione, il telelavoro, l’organizzazione e l’erogazione dei servizi in rete, ecc. La dirigenza capitolina oggi è chiamata a supportare strategicamente e responsabilmente la transizione verso amministrazioni nativamente digitali.
Queste considerazioni, Signor Sindaco, non sono “marginali”; senza soluzioni in merito alla qualità dei dati e delle decisioni, alla semplificazione amministrativa, alla trasparenza, alla partecipazione, alla digitalizzazione come nuovo ecosistema amministrativo Lei avrà grandi difficoltà per governare. Adotti una decisione programmatica preliminare su questi aspetti che saranno determinanti per l’attuazione del suo programma elettorale, per lo sviluppo delle comunità e dei territori della città.
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