Washington non perdonerà la resa anticipata di Macron alla Cina

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Lunedì Politico.eu ha pubblicato un articolo  con citazioni delle parole dette Macron che il sito ha dovuto sottolineare: “sono state tutte effettivamente dette dal presidente, ma alcune parti dell’intervista in cui il presidente ha parlato ancora più francamente di Taiwan e dell’autonomia strategica dell’Europa sono state tagliate dall’Eliseo“.

Quello che hanno potuto riportare è che Macron ha dichiarato che: “L’Europa deve resistere alle pressioni per diventare una seguace dell’America“; il “grande rischio” che corre l’Europa è quello di rimanere “invischiata in crisi che non sono nostre, il che le impedisce di costruire la sua autonomia strategica“; l’Europa ha aumentato la sua dipendenza dagli Stati Uniti per le armi e l’energia, e deve concentrarsi sul potenziamento delle sue industrie della difesa; e l’UE dovrebbe ridurre la sua dipendenza dall’“extraterritorialità del dollaro“, perché “se le tensioni tra le due superpotenze si surriscaldano […] non avremo il tempo né le risorse per finanziare la nostra autonomia strategica e diventeremo vassalli“. ” Un buon discorso se lo avesse fatto De Gaulle, e se questa politica fosse iniziata all’epoca del famoso Generale, ma che apparare fuori tempo nella UE attuale di cui la Francia è, fra l’altro, una delle più entusiaste sostenitrici.

Gli esperti di sicurezza nazionale sottolineano che Macron ha inviato il segnale sbagliato alla Cina, come fece con la Russia nel 2022, con la quale è ancora desideroso di fare un accordo: immaginate se gli Stati Uniti avessero detto che l’Ucraina era “un Paese lontano di cui non sappiamo nulla”, lasciando l’UE da sola – cosa che molti americani vorrebbero fare ancora oggi. Allo stesso modo, l’UE è divisa. Francia, Germania e Spagna vogliono approfondire le relazioni con la Cina, mentre i Paesi a est dell’Austria e a nord della Germania (e gli olandesi) guardano agli Stati Uniti. Questo potrebbe portare ad una rottura in un momento in cui la sicurezza nazionale  trascende l’economia. Inoltre, Macron è arrivato troppo tardi nei suoi avvertimenti. Come abbiamo argomentato in “Crisi della bilancia dei pagamenti – e del potere”, l’Europa si trova già in una posizione strutturalmente debole, simile a quella dei mercati emergenti, ma senza averne la vitalità e la spinta alla crescita.

La Cina è il principale partner commerciale dell’UE, ma l’UE esporta il doppio negli Stati Uniti, mentre le esportazioni cinesi sono concorrenziali verso l’industria dell’UE; l’UE sta ancora negoziando l’ingresso dei suoi prodotti verdi nell’IRA statunitense, ovvero sta ancora cercando di far sovvenzionare i propri prodotti dai contribuenti statunitensi. Però gli USa potrebbero tranquillamente sanzionare l’industria UE nel momento in cui la vedessero espressione di una politica non conforme.
I funzionari del Tesoro americano hanno dichiarato che “l’America ha un messaggio per i Paesi e le aziende che fanno ancora affari con la Russia: Siete con noi o contro di noi“, lo stesso potrebbe forse valere per l’Europa nei confronti della Cina: Airbus potrebbe soffrire come le case automobilistiche francesi nel mercato iraniano. Dopo tutto, la rivista Foreign Policy sostiene che: ‘Gli Stati Uniti hanno bisogno di un consiglio di guerra economico per la Cina’: Se Washington vuole la pace in Asia, deve prepararsi alla guerra finanziaria“.
Poi c’è un altro problema che, evidentemente, Macron fa finta di ignorare. L’UE dipende dalla difesa statunitense. Costruire un vero esercito dell’UE significa riorganizzare la sua economia politica, una massiccia spesa fiscale e una popolazione disposta a combattere, quando in Germania si afferma che ci vorranno 50 anni per riorganizzare le proprie forze armate e altri paesi non hanno neppure voglia di cominciare. La guerra in Ucraina ha rivelato come la difesa europea sia insulsa e non abbia neppure una base industriale seria, una sua riorganizzazione romperebbe gli schemi di austerità imposti da Francia e Germania.
Inoltre l’UE dipende direttamente dal gas statunitense fino al 2027, e dal fatto che gli Stati Uniti mantengano aperte le rotte marittime per i carichi energetici del Medio Oriente. Il nucleare richiederebbe una seria volontà di svilupparlo e almeno un decennio per realizzarlo. L’energia green non farebbe che aumentare la dipendenza da Cina e USA.
Nella finanzia attendiamo che qualche banca francese abbia bisogno di una linea di swap in dollari, sinora generosamente concessa dalla FED alla BCE. A quel punto la Casa Bianca dirà: “Le service n’est pas compris”. 

La decadenza e la sudditanza europee verso gli USA, che Macron finge di non considerare, non sono però resposnabilità degli USA, ma lo sono dei governi europei e della Commissione, il tutto per l’applicazione di 20 anni di austerità e di politiche inadatte a metà dei paesi dell’Unione, ma che soddisfacevano i desideri di Germania e Francia. Quello che va bene a Berlino, e magari anche a Parigi, non va bene a Roma, ad Atene, a Lisbona, e frena lo sviluppo economico di molti altri paesi che sono sopravvissuti solo grazie a emigrazione e rimesse. Ora Macron pensa di far finta di nulla e di poter ribaltare la situazione, allontanandosi senza nessuna conseguenza da Washington e creare, come d’incanto una propria indipendenza politica ed economica. Un desiderio irrazionale che non tiene conto della situazione attuale dell’Unione e della scarsa popolarità della sua politica estera, vista come ipocrita ed egoista.

Nel frattempo, Stephen Roach, tra le voci più ottimiste e favorevoli alla Cina nei mercati, ha appena pubblicato “Beijing’s Grim Sense of Resignation“, “Il triste senso di rassegnazione di Pechino” che contiene anche citazioni notevoli:

Per l’ampio consenso dei cinesi che ho incontrato durante la mia visita a Pechino dal 23 al 28 marzo, l’aria era appesantita da un cupo senso di rassegnazione per il conflitto USA-Cina… Il consenso cinese ora ritiene che ci sia ben poco da fare per arrestare questa preoccupante spirale negativa nelle relazioni bilaterali più importanti del mondo. Ma la rassegnazione parla di una dimensione diversa del conflitto: l’accettazione del fatto che è qui per restare e che c’è ben poco che si possa fare per arrestare l’escalation, per non parlare di trovare un percorso per la risoluzione del conflitto…. Mi rimane la scomoda sensazione che la leadership cinese stia ora lottando per conciliare i suoi obiettivi fondamentali di prosperità e statura globale con il crescente conflitto con gli Stati Uniti. C’è, ovviamente, un lato oscuro nella rassegnazione: una Cina che ha perso la speranza e si sta preparando a una fase molto più pericolosa dell’escalation del conflitto: l’azione militare cinetica. Fortunatamente, durante il mio recente viaggio a Pechino non ho percepito alcun sentimento di questo tipo”. La Cina non ha ancora deciso per il conflitto, ma si vede bloccata in una trappola di Tucidide che, in qualche modo, la porterà ad un confronto economico/finanziario, se va bene, militare, se va male, con quello che ne consegue. La mossa di Macron apparirà estremamente ostile agli occhi della politica attuale USA perché sarà vista come una resa anticipata della Francia a Pechino, una sorta di mezzo tradimento, e la politica statunitense, soprattutto quella DEM, non perdona e non dimentica.


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