La sovranità digitale è un obbligo per l’Europa, una necessità ribadita dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il nostro paese, in linea con questi dettami, ha messo la difesa del cyberspazio in cima alla sua agenda politica. Se ne è parlato oggi alla Tavola rotonda Sovranità digitale e cybercrime, in occasione del 5G Italy, l’evento promosso dal CNIT e organizzato da Supercom che si tiene al CNR fra il 3 e il 5 dicembre.
Minaccia cyber cresce con il 5G
La minaccia cyber può avere diversi volti, quello di un hacker, di un criminale digitale o di un altro stato sovrano. Ne sa qualcosa Stefano Mele, Avvocato specializzato in Diritto delle Tecnologie, Privacy e Cybersecurity e Presidente dell’Autorità ICT della Repubblica di San Marino “San Marino è una realtà piccola ma ha tutte le prerogative di uno stato sovrano – dice Stefano Mele – in questo senso, la sovranità digitale non può non essere considerata in ottica transfrontaliera, perché le reti sono fra loro per natura interconnesse”. Una interconnessione che ovviamente è fonte di rischio, anche perché con l’avvento del 5G la superficie a rischio attacco aumenterà.
La minaccia cyber può arrivare in qualsiasi momento, per questo è fondamentale un’ottica europea di cooperazione, visto che alcuni stati, vedi Russia e Cina, stanno tentando di balcanizzare Internet. “Questo è un tema geopolitico non indifferente – aggiunge Stefano Mele – anche la Germania con il progetto Gaia X per creare un mercato europeo dei dati si sta muovendo, ma ritengo che l’Italia debba pensare in primo luogo in ottica di interesse nazionale quando si tratta di difesa del perimetro cibernetico”.
Nel mondo dello spionaggio non esistono paesi amici “Un cloud italiano esiste, esistono tecnologie made in Italy per difendere l’interesse nazionale e questo è un ragionamento da fare – aggiunge Stefano Mele – sarebbe auspicabile che il tema dei dati venisse gestito dal ministero dell’Economia e delle Finanze come avviene in Francia e Germania”.
Cybersecurity in Europa
La cybersecurity a livello europeo viene coordinata dall’Enisa, l’agenzia dedicata che si occupa di normare un ambito sempre più strategico per gli interessi nazionali dei paesi. “Quest’estate abbiamo raccolto i risk assesment dei diversi stati Ue, fra cui quello accurato dell’Italia – dice Louis Marinos, Orizzontal Support and Analisys Team Leader dell’Enisa – entro fine anno pubblicheremo le linee guida europee in materia. Il lavoro sulle procedure è soltanto all’inizio anche perché la situazione diventerà sempre più complessa con il 5G. Il diavolo è nei dettagli. Il diavolo sta nei dettagli, dobbiamo capire quali rischi potrebbero scaturire”.
C’è da dire che la sovranità digitale sui dati sensibili dipende dagli Stati. L’Enisa deve ancora fissare i paletti e decidere quali sono i limiti di questa sovranità digitale con criteri di sicurezza bene definiti “anche in termini di interconnettività – aggiunge Merinos – cosa accadrebbe se alcune infrastrutture critiche fossero prese di mira? E con la Difesa? Nella nuova commissione ci sarà una DG dedicata alla Difesa e allo Spazio. Di certo con il 5G emergeranno nuove minacce, che ad oggi ancora non si conoscono”.
Bruno Bossio: ‘Su caso Huawei no interferenze dagli Usa’
Per quanto riguarda l’affaire Huawei e la querelle con il presidente Trump, secondo Enza Bruno Bossio, deputata del PD e embro della Commissione Trasporti e telecomunicazioni, il decreto che disegna il perimetro di sicurezza cibernetica è il punto di arrivo della strategia per recuperare lo svantaggio che l’Italia aveva in materia. Per Bruno Bossi è sbagliato il pregiudizio sulla provenienza delle imprese, in particolare quelle extra Ue. “L’uscita del presidente Donald Trump (sul 5G in Italia) testimonia come si parli di competizione tecnologica fra paesi e non di una questione di sicurezza nazionale”, secondo Bruno Bossio. In questo senso, il golden power va esercitato “se ci sono rischi di attacchi, ma questo principio deve valere per qualsiasi impresa” da cui provengano azioni ostili. In altre parole, secondo Bruno Bossio ingerenze estere su Huawei non sono ammesse, tanto più che in materia di fornitori extra Ue, non cinesi ma americani, “sono 10 anni che gli OTT controllano i nostri dati, ma i vari Google, Facebook e Amazon non sono certo cinesi”.
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