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Il governo si confronta sul progetto Rearm Europe in vista del Consiglio Ue
Il piano proposto da Ursula von der Leyen ha una prospettiva interessante, ma certo il nome Rearm Europe non piace a molti nel Governo, anche se i contenuti, al di là degli annunci, vanno analizzati nel dettaglio. Giorgia Meloni si prepara a un nuovo round a Bruxelles per approfondire le strategie europee sulla difesa e i tentativi di una posizione unitaria rispetto alla crisi ucraina e alle mosse di Donald Trump. A Palazzo Chigi c’è consapevolezza dei risvolti sul debito del piano proposto da Bruxelles e per questo vengono considerati “ragionevoli” i dubbi espressi dal Ministro dell’Economia: Giancarlo Giorgetti mette in guardia da piani fatti “in fretta e furia senza una logica”, per evitare gli “errori clamorosi” dei vaccini anti-Covid.
La vigilia è stata segnata anche da voci, definite “false” da fonti di Governo, sulle foto del presidente ucraino cancellate dai profili social della premier: dopo il primo incontro di maggio 2023, hanno spiegato le stesse fonti, sono state veicolate sui canali ufficiali. La premier Meloni si presenterà al Consiglio Ue informale chiedendo chiarimenti sulla strategia della presidente della Commissione Ue e per proporre adeguamenti. Di sicuro il Governo non è intenzionato a utilizzare per la difesa i fondi di Coesione, che è solamente una “possibilità” che può essere perseguita con “scelta volontaria” dei singoli Paesi, ha specificato il vicepresidente della Commissione Raffaele Fitto in visita in Italia liquidando come “fuorvianti” le polemiche che sono state sollevate a Roma dalle opposizioni, con la volontà di rassicurare le Regioni. Ben venga, invece, anche se va usata con attenzione, la flessibilità sui conti per le spese per la difesa, una richiesta avanzata da tempo da Roma, che ora trova sponda a Berlino, con il cancelliere in pectore Friedrich Merz che chiede di andare oltre i margini annunciati da von der Leyen.
Con Parigi il dialogo è complicato, al di là della missione prima annunciata e poi smentita di Emmanuel Macron a Washington insieme a Keir Starmer e Volodymyr Zelensky. Il Consiglio europeo informale si annuncia un appuntamento cruciale ma non decisivo, le decisioni arriveranno al Consiglio del 20 e 21 marzo. Sull’obiettivo della pace trovare l’intesa non dovrebbe essere impossibile ma c’è la consapevolezza che sul piano di riarmo l’ungherese Viktor Orban è pronto a piazzare il suo no, mentre lo slovacco Robert Fico non avrebbe ancora chiuso del tutto la porta.
Tensione tra Tajani e Salvini sul progetto Rearm Europe
Il progetto di von der Leyen va in linea di massima nella direzione auspicata, filtra dai piani alti del Governo, “perché è da anni che chiediamo la difesa europea”. Ma il nome non aiuta, “parlare di riarmo è come tornare al combustibile fossile”; “Io lo chiamerei piano per la sicurezza europea”, spiega il vicepremier Antonio Tajani. Secondo alcuni ragionamenti che si fanno nell’esecutivo, l’ideale sarebbe dare vita a un piano europeo coordinato e integrato, sulla falsariga del Pnrr: Bruxelles fissa gli standard sugli acquisti già in alcuni casi in ambito Nato, gli Stati presentano i propri piani, e una volta approvati si procede, coinvolgendo l’industria bellica europea. Il Ministro Giancarlo Giorgetti al G20, peraltro, aveva immaginato un vero e proprio “Recovery Plan per la difesa”.
Gli scenari sono stati affrontati da Meloni all’antivigilia con i due vicepremier, ma se la presidente ha fatto appello a muoversi compatti, le ore successive hanno dimostrato che nella maggioranza restano sensibilità diverse, come dimostra un botta e risposta ruvido tra Tajani e Salvini. “Le tifoserie servono a poco”, taglia corto il segretario di Forza Italia che sull’esercito comune la pensa all’opposto del suo omologo leghista; Matteo Salvini chiede cautela, se oggi “avessimo un esercito comune, Francia e Germania ci avrebbero già portato in guerra”. E poi, insiste, quegli 800 miliardi di euro anziché per la spesa militare “si possono utilizzare in altro modo”. Nel mirino c’è sempre von der Leyen, ancor di più per la prospettiva di bypassare il Parlamento europeo: basta con decisioni così importanti prese dall’alto, il senso dell’avvertimento della Lega.
Gentiloni sfida Schlein sul progetto Rearm Europe
Paolo Gentiloni ha fatto il controcanto a Elly Schlein. L’ex premier e Commissario europeo ha promosso il piano per il riarmo presentato da Ursula von der Leyen, scegliendo parole esattamente opposte a quelle usate dalla segretaria Pd. Per il partito il tema è spinoso ma, finora, i distinguo erano arrivati con toni non dirompenti. Gentiloni, invece, è stato netto: la proposta della presidente della Commissione Ue “va nella direzione giusta”. Ventiquattr’ore prima, Schlein aveva sentenziato: “Questa non è la strada giusta”. Tanto che il presidente del M5S, Giuseppe Conte, ha subito ironizzato: “Si mettessero d’accordo. Il M5S è stato sempre contrario a investire soldi nelle armi”. La posizione di Schlein è chiara: “All’Ue serve la difesa comune, non il riarmo nazionale”. La segretaria Pd pensa a una politica coordinata dall’Ue, con spese e direzione condivise, non a una somma di singole politiche di Stati che comprano armi ognuno per conto proprio. Una prospettiva che convince praticamente ogni area del partito.
Su modi e tempi le differenze ci sono e potrebbero mostrarsi in maniera plateale anche a livello di famiglia socialista europea, di cui fa parte il Pd, che ha appuntamento a Bruxelles prima del Consiglio straordinario sull’Ucraina. “La sicurezza dell’Europa richiede investimenti immediati, sostanziali e congiunti” ha scritto su X il gruppo dei Socialisti Ue, “Il piano ReArmEU è un punto di partenza, non un traguardo”. Per Schlein “Noi insisteremo per cambiare quelle proposte e naturalmente speriamo di farlo anche insieme alle altre forze socialiste”. Gentiloni è tornato alla carica un paio di mesi dopo l’intervento di Orvieto e anche stavolta l’ex premier ha dato voce alle aree del partito che, specie sulle questioni militari, tengono d’occhio le mosse della segretaria, temendo l’influenza delle posizioni M5S, e che si stanno ritrovando nell’appello “Per un’Europa libera e forte” promosso dall’eurodeputata Pina Picierno.
Fra i firmatari, il deputato Lorenzo Guerini, il senatore Alessandro Alfieri, che coordina l’area Energia Popolare guidata da Stefano Bonaccini, e il collega Filippo Sensi, vicino a Gentiloni. “La posizione di Schlein è ipocrita, il Pd si è grillinizzato”, ha detto il segretario di Azione Carlo Calenda. Anche Gentiloni ha dato una stoccata, criticando M5s e Avs: “Un conto è dire che” il piano ReArmEU “va migliorato e un conto è dire che l’Europa è bellicista o guerrafondaia”. Sibillino il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia, riferendosi a chi critica la segretaria: “Con Schlein il partito ha una chiara reputazione, che viene davanti a qualsiasi ambizione personale”. Anche Dario Franceschini si è schierato a difesa di Schlein: “Condivido le sue affermazioni: il piano di riarmo di von der Leyen va profondamente rivisto”.
Meloni è netta. Sulla separazione delle carriere si andrà avanti rapidi
Dopo gli incontri a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e i rappresentanti dell’Unione delle Camere penali e dell’Associazione nazionale dei magistrati, Governo e centrodestra non prevedono ostacoli sul cammino della separazione delle carriere e, anzi se le opposizioni faranno le barricate, l’intenzione è di accelerare e andare in Aula, al Senato, senza mandato al relatore. Oggi sono previste altre 6 audizioni in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, guidata da Alberto Balboni (FdI), tra cui quelle all’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, dell’ex presidente della Camera Luciano Violante e dell’ex senatrice dem Anna Finocchiaro. La settimana prossima si completerà poi il ciclo con il termine degli emendamenti e con il via libera della Commissione entro fine mese con la possibilità, quindi, che tra gli ultimi giorni di marzo e inizio aprile il provvedimento andrà in aula al Senato. Poi la spinta è per gli ulteriori passaggi delle Camere entro fine anno e, infine, si tirerà dritto fino al referendum.
Nel centrodestra, tra l’altro, c’e’ la convinzione che nella partita sulla riforma della Giustizia la maggioranza si possa allargare anche alle forze moderate del centrosinistra. Intanto Giorgia Meloni ha tenuto il punto a Palazzo Chigi prima davanti ai penalisti ribadendo che la “separazione delle carriere” è un elemento “ineludibile” perché il “giusto processo si attua, in contraddittorio, davanti ad un giudice che non deve solo essere terzo, ma che deve anche apparire terzo”. Poi nell’incontro di oltre due ore con la delegazione dell’Anm (arrivata nella sede del Governo con tanto di coccarda tricolore sulla giacca): nessuna trattativa né offerta, è emerso dalla riunione, sui capisaldi della riforma ma la disponibilità dell’esecutivo ad aprire un tavolo di confronto sulle leggi ordinarie di attuazione e sul documento in otto punti presentato dall’Anm che riguarda l’amministrazione della giustizia.
Un colloquio “franco e proficuo”, lo definisce Palazzo Chigi, “un momento di chiarezza” per l’Anm, dove comunque le posizioni tra esecutivo e magistrati rimangono distanti. Tanto che, se da una parte il governo spinge per approvare “in tempi rapidi” la riforma della Giustizia, la Magistratura associata conferma la mobilitazione contro la separazione delle carriere con “manifestazioni di vario tipo, interventi televisivi, sui social, pubblicazioni, opuscoli e incontri con la gente”, spiega il presidente dell’Anm Cesare Parodi. All’incontro di ieri hanno partecipato anche i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano.
La maggioranza apre sul fine vita
Primo spiraglio concreto per il fine vita, dopo quasi un anno. Al Senato il centrodestra, attraverso il Comitato ristretto, mette sul tavolo uno schema di legge, per ora solo due articoli, e inverte la rotta seguita finora. No al suicidio assistito tout court, sì a condizioni che definiscono quando e come può essere legale in Italia, limitando magari i casi di non punibilità. Gran parte delle opposizioni apprezza l’apertura e forte della legge sul fine vita varata in Toscana chiede una norma nazionale, dopo i “ritardi” e l’“ostruzionismo” attribuiti alla maggioranza. Un anno fa il provvedimento è stato assegnato alle Commissioni Sanità e Giustizia del Senato e a settembre, su richiesta del Pd, era stato fissato l’approdo in Aula, saltato più volte tra ritardi, audizioni e il mancato accordo su un testo base di discussione. Ieri mattina la novità: il Comitato ristretto ha proposto un testo che riprende i criteri ammessi dalla Corte costituzionale, in una sentenza del 2019, per consentire la morte assistita attraverso una legge che i giudici sollecitano da sette anni.
E sulla scia della “eccezionalità del ricorso al suicidio assistito”, il testo abbozza un profilo dei potenziali papabili: maggiorenni, malati irreversibili e con “sofferenze fisiche e psicologiche che reputano intollerabili”, capaci di prendere “decisioni autonome, libere e consapevoli”, persone tenute in vita con trattamenti ad hoc e che siano “in un programma di cure palliative”. Un aspetto, quest’ultimo, che uno dei due relatori, il meloniano Ignazio Zullo, definisce “una conditio sine qua non”, insomma, quasi un obbligo. Più cauto il resto della maggioranza. “Approfondiremo i primi contributi al testo base, prendendoci tutto il tempo che serve”, è il mood di Massimiliano Romeo che guida i senatori leghisti, anche in nome delle “diverse sensibilità che ci sono in ogni partito” e che ad esempio hanno spinto Matteo Salvini a riconoscere libertà di coscienza ai suoi. In ogni caso, il centrosinistra apprezza le novità: “Sono passi avanti significativi”, riconosce il senatore Alfredo Bazoli, del Pd.
Alla Camera
L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 9.00 per esaminare il ddl sull’economia dello spazio, la pdl di delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria e le mozioni per il contrastare il rincaro dei costi dell’energia per famiglie e imprese.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali si confronterà sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica sull’organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro dell’Università e della ricerca e dell’organismo indipendente di valutazione della performance e sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica sul regolamento di organizzazione del Ministero dell’Università e della ricerca. La Affari Esteri, assieme alla Difesa, si confronterà sui documenti relativi alle missioni internazionali per l’anno 2025. La Ambiente, con la Attività Produttive, dibatterà sul decreto ex Ilva che è già stato approvato dal Senato. La Attività Produttive esaminerà il decreto in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale.
Al Senato
Dopo che ieri ha approvato il decreto ex Ilva, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per svolgere le interrogazioni e alle 15.00 per le interrogazioni a risposta immediata.
Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali svolgerà delle audizioni sul ddl in materia di ordinamento giurisdizionale e di Corte disciplinare. La Affari Esteri ascolterà il Capo Ufficio generale Spazio dello Stato maggiore della Difesa col. Daniele Donati sul Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2024-2026. La Finanze svolgerà diverse audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del magazzino fiscale da parte dell’ente della riscossione. La Affari Sociali e Lavoro esamineranno il ddl sulle prestazioni sanitarie, il ddl per la tutela persone affette da patologie oculari cronico-degenerative, il ddl sulla sicurezza del lavoro e tutela vittime amianto e tumori professionali, i ddl per la tutela delle persone affette da epilessia, i ddl sul salario minimo, i ddl per il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante, il ddl per le semplificazioni in materia di lavoro e legislazione sociale, i ddl per l’inserimento lavorativo di persone con disturbi dello spettro autistico e i ddl relativi ai disturbi del comportamento alimentare.
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