Pornografia sul web: la tardiva scoperta del Governo e l’esigenza di un intervento radicale

  ICT, Rassegna Stampa
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Come i lettori più sensibili avranno certamente apprezzato, il quotidiano online “Key4biz” (dedicato all’economia digitale ed alla cultura del futuro) ha sempre dedicato attenzione ad un tema sensibile qual è la pornografia in rete, e, più in generale, alla tutela dei minori (così come delle minoranze) rispetto a contenuti inappropriati ed a linguaggi inadeguati…

Negli ultimi giorni, il dibattito è stato seguito con particolare attenzione da Luigi Garofalo: vedi, da ultimo, “Key4biz” di ieri, 4 settembre 2023, ““Stop porno ai minori”. Il governo cerca la soluzione. Tra le ipotesi, app di terze parti”, ed oggi 5 settembre, “Soluzione anti-porno per i minori. Roccella: “Sarà concertata con le parti e il blocco sarà automatico”.

Chi cura per l’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult questa rubrica “ilprincipenudo” (che ha come sottotitolo “ragionamenti eterodossi di politica culturale ed economia mediale”) può farsi vanto di essere stato tra coloro che hanno denunciato il deserto normativo e l’assenza di interventi istituzionali in materia, da molti anni: il problema riguarda senza dubbio il caos sul web, ma anche l’offerta televisiva, sia delle emittenti “free” sia delle emittenti a pagamento e delle piattaforme.

Sebbene sia Sky Italia sia Netflix ed Amazon e Disney+ ed altri soggetti rilevanti del sistema mediale abbiano ovviamente dati sull’utilizzazione dei vari sistemi di “parental control”, nessun numero è stato mai rivelato. E ciò basti, per comprendere quanto la questione sia stata posta adeguatamente all’attenzione degli operatori da parte delle istituzioni preposte… Disattenzione, distrazione, passività.

Scrivevamo su queste colonne oltre un anno e mezzo fa quanto fosse “debole il controllo sulla televisione, a causa dell’inerzia di Agcom, Cnu, Comitato Media e Minori. Totalmente assente il controllo sul web, con libero accesso al porno e la stessa Agcom riconosce la propria impotenza”: vedi “Key4biz” del 31 gennaio 2022, “Tutela dei minori nei media italiani, dalla tv al web: Stato assente batta un colpo”.

Si trattava di un nostro secondo intervento che rimarcava la gravità della messa in onda, da parte della Rai, il 7 gennaio 2022, di un episodio particolarmente controverso della drammatica serie televisiva statunitense “9-1-1” (nota anche come “911”), intitolato “Luna piena”: vedi “Key4biz” del 28 gennaio 2022, “Rai trasmette in fascia protetta un telefilm raccapricciante: nessuno interviene”).

Ricordiamo l’episodio ovvero la trama della puntata della serie tv in questione: uno psicopatico nudo coperto di sangue abbattuto dalla Polizia mentre divora un uomo; un gruppo di donne incinte (di cui una con “utero in affitto”) che partoriscono improvvisamente mentre sono in palestra; una donna che si intrattiene morbosamente a letto con la compagna prima di tradirla con un’amante; una coppia gay di cui uno si contorce dal dolore finché un poliziotto non gli estrae dall’ano lentamente ed ostentatamente un lungo verme solitario…

Sufficit?!

Rilanciavamo quindi la denuncia presentata il 12 gennaio 2022 dall’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche Familiari Carlo Giovanardi (premier Silvio Berlusconi, dal 2001 al 2006) e dall’ex Presidente del Forum delle Associazioni Familiari Luisa Santolini

La denuncia è caduta nel vuoto.

Silenzio totale, perdurante inerzia.

La denuncia di Giovanardi e Santolini non registrava eco significativa sui media, e quindi, qualche giorno dopo, Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Pro Vita & Famiglia, decidevano di promuovere una raccolta di firme, sul sito web della loro associazione, che, raggiungeva quasi il target è 25mila… Si leggeva nella homepage dell’associazione di firmare la petizione per “chiedere al Comitato di Applicazione del Codice di Autoregolamentazione “Media e Minori” di sanzionare la Rai per la messa in onda a ridosso della fascia protetta per i minori di contenuti osceni e violenti anche a sfondo sessuale. Non paghiamo il canone per queste schifezze!”.

Il 14 luglio 2022, il Comitato Media e Minori ha sanzionato la Rai… Sanzione tardiva ed irrilevante, ma certamente dal significato simbolico e – ci si augura – stimolante una maggiore capacità di auto-controllo.

E stiamo parlando – si noti bene! – della emittente radiotelevisiva di servizio pubblico…

Immondizia audiovisiva liberamente offerta dal web, senza alcun tipo di controllo pubblico

A fronte di simili schifezze messe in onda addirittura dalla Rai, ci si stupisce della immondizia audiovisiva che caratterizza parte significativa dell’incontrollata offerta di contenuti sul web?!

Or bene, si doveva attendere la denuncia della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per stimolare un processo normativo e regolamentativo adeguato alla gravità del problema?!

Come è noto giovedì scorso 31 agosto, la Premier Meloni si è recata in visita a Caivano, nella zona teatro dello stupro di gruppo su due bimbe di 10 e 12 anni… Ha sostenuto “bonificheremo il quartiere da criminalità e droga” ed ha annunciato interventi normativi per contenere il dilagare della pornografia.

La Ministra per le Pari Opportunità e per la Famiglia Eugenia Roccella ha annunciato che il Governo interverrà presto. La sortita della Ministra raccoglie l’appello di Padre Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, secondo il quale è giunta l’ora di “oscurare i porno ai più giovani”. In un’intervista al “Corriere della Sera” pubblicata venerdì scorso, ha dichiarato: “gli amici di sinistra non mi perdonano di averla chiamata (la Meloni, n.d.r.) qui. Ma lei si è impegnata senza farsi pregare”.

Nel dibattito, è tempestivamente intervenuto anche Rocco Siffredi che ha furbescamente approfittato della polemica per autopromuovere la propria attività: si è comunque dichiarato favorevole a porre limiti all’accesso dei minori alla pornografia. Ha dichiarato in modo netto: “serve più informazione ai giovani e bisogna chiudere i siti gratis”. Don Patriciello ha addirittura ringraziato l’attore ed imprenditore porno: “sono d’accordo con quello che ha detto” ha dichiarato il prelato, e lo ha invitato a Caivano…

Ieri l’altro a Cernobbio, la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini è intervenuta sul tema, rimarcando come il prospettato divieto di accesso ai siti porno per i minori non vuole essere una “censura” ma “una protezione per i minori”.

Si ha quindi conferma che l’idea ventilata dalla Ministra per la Famiglia Eugenia Roccella sembra dunque essere uno dei punti dell’agenda del Governo, che starebbe lavorando alla misura per oscurare i siti che contengono e diffondono contenuti pornografici, sulla scia di quanto avvenuto nei giorni scorsi a Caivano e Palermo.

È molto un tema di autodisciplina – ha dichiarato la Bernini – come sempre tutte le agenzie di senso, cioè la famiglia, la scuola, ovviamente il Governo e il legislatore, devono misurarsi e cercare di trovare un’equa misura, non esiste la censura ma esiste una protezione per i minori che è fondamentale garantire. Quindi come sempre tutti devono fare la loro parte, tutti devono cercare di mettere i minori in condizione di assistere agli spettacoli che sono compatibili con la loro età”.

Urge introdurre l’educazione all’affettività (che si chiami “rispetto” o “sessualità” è questione minore) nelle scuole

Le parole della Ministra Bernini hanno rievocato anche la proposta del collega dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, di inserire l’“educazione al rispetto” nei piani di studi.

Immediata la replica degli studenti che piuttosto rilanciano la necessità di insegnare nelle aule l’educazione sessuale: ha sostenuto Bianca Chiesa, Coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti, “noi una proposta concreta l’abbiamo ed è stata immaginata e costruita dal basso insieme a studenti da tutto il Paese. Pretendiamo che ogni scuola del Paese sia presidio di educazione sessuale e che quest’ultima sia laica, obbligatoria e che parta dalle scuole dell’infanzia e permei ogni ordine e grado dell’istruzione come servizio continuativo per sviluppare una società libera dalle discriminazioni”.

Sagge tesi. Ottimi intendimenti.

Ci si augura che si passi dalla teoria alla pratica. Concretamente ed operativamente.

La questione dovrebbe essere posta all’ordine del giorno di una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri.

Maria Rachele Ruiu (Pro Vita & Famiglia): combattere la “pornificazione” della società, il porno è “una fogna che produce dipendenza, è una gabbia neurologica”

Oggi Maria Rachele Ruiu, membro del Direttivo di Pro Provita & Famiglia onlus, ha nuovamente denunciato la situazione in essere: “i recenti fatti di cronaca, in particolare Caivano e Palermo, hanno squarciato il velo di fronte a questa emergenza educativa centrale, che tante volte abbiamo denunciato come Pro Vita & Famiglia, cioè l’ipersessualizzazione, anzi, la pornificazione della nostra società. In particolare, i messaggi scambiati dai membri del branco di Palermo dopo l’atroce atto di violenza rappresentano un esempio significativo… (Attenzione: i seguenti contenuti evidenziati in giallo possono risultare offensivi. Ho voluto riportarli qui per dare maggiore informazione. Ti invito a non leggerli se sei una persona suscettibile. «Se ci penso mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei porno, [..] dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza, l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio»” (testuale). Ruiu sostiene che “la pornografia è un cancro di questa generazione che provoca dipendenza e violenza e deve essere estirpata senza se e senza ma!”. Ruiu è intervenuta qualche giorno fa, ospite alla trasmissione televisiva “Aria che tira” condotta da Francesco Magnani su La7 (clicca qui per il suo intervento, su YouTube), sostenendo che è la pornografia è “una fogna che produce dipendenza, è una gabbia neurologica”. Ruiu contestava un’intervista di Rocco Siffredi, nella quale l’imprenditore citava la propria “Accademia del Porno” (sic) come luogo-strumento di educazione/rispetto alla sessualità.

Sostiene l’esponente di Pro Vita & Famiglia: “il porno è diventato un impero che guadagna sulla pelle dei più fragili, che ne diventano dipendenti, che sfrutta il corpo delle donne. Sapevi che le attrici hard si anestetizzano per poter girare le scene dei film? Una violenza inaudita! Lo sai che i bambini incappano nel primo video porno (senza cercarlo) già a 8 anni? Nel mio intervento, ho voluto spiegare come la pornografia sia un vero e proprio carcere neurobiologico infernale. Funziona come le dipendenze da sostanza: i bambini, ragazzi e adulti si ritrovano a cercare stimoli sempre maggiori e violenti, finanche video pedopornografici, come denuncia da tempo Don Fortunato Di Noto; una diminuzione dell’empatia verso le donne fino a una maggiore accettazione della violenza contro le donne e una normalizzazione delle pratiche sessuali non comuni”. 

Lea Melandri: esiste una violenza “visibile” (manifesta) ma anche una violenza “invisibile” (strisciante)

Nell’edizione odierna de “il Manifesto” (con richiamo in prima pagina), si legge un bell’intervento di Lea Melandri (giornalista, saggista, attivista), dal titolo “La pornografia che non si vede”. Sottotitolo: “Amore e violenza. La guerra tra i sessi. A scuola c’è bisogno di femminismo e anti-autoritarismo”. Scrive: “sarebbe un errore fermare l’attenzione e lo sdegno soltanto sulla «violenza manifesta» e non rendersi conto che alla base degli stupri e dei femminicidi, passati al momento in ombra, c’è la stessa ideologia che, riducendo la donna a «corpo», «cosa», «oggetto», «proprietà», di fatto ne legittima l’uso e la violazione. Più insidiosa, perché «invisibile» è la violenza che passa come «normale», coperta da altri interessi. Penso in particolare all’immagine della donna che domina ancora oggi nella pubblicità: quei corpi esposti allo sguardo maschile che fecero dire a Luce Irigaray: «corpi stuprabili». Perché per vendere materassi, c’è bisogno di una donna seminuda che visi stende sopra? Pochi giorni fa si è visto il caso di una donna ricoperta di cioccolato su una tavola imbandita per il buffet dei dolci in un resort in Sardegna. Cosa può pensare un bambino davanti a queste immagini, se non che la donna è «da letto», per dirla volgarmente, cioè essenzialmente sessualità, o che è una «pietanza»?”.

Ha perfettamente ragione Melandri: alla violenza “visibile”, si affianca una violenza (apparentemente) “invisibile”, strisciante e pervasiva, alimentata dal sistema mediale nel suo complesso (fatte salve – ovviamente – sane eccezioni), funzionale alla logica del turbocapitalismo digitale, alle dinamiche di mercificazione universale…

Il problema riguarda – anche in questo caso – la stessa televisione pubblica, che certamente non si differenzia molto rispetto all’immagine sessualizzata stereotipata offerta da gran parte delle emittenti televisive italiane… Non è casuale che iniziative lungimiranti come il programma di educazione e sensibilizzazione “Sex”, condotto da Angela Rafanelli (una produzione Fenix Entertainment), sia stato relegato dalla tv pubblica in orari sepolcrali, inevitabilmente destinati a bassa audience (si è trattato di 6 puntate, andate in onda dall’agosto 2022 su Rai3).

È certamente cosa buona e giusta introdurre dei meccanismi di limitazione all’accesso ai siti porno ai minorenni, ma lo Stato dovrebbe stimolare campagne di comunicazione che contribuiscano a promuovere una cultura del “femminile” che superi l’immagine sessualizzata della donna.

Lo Stato dovrebbe assolutamente introdurre l’educazione alla affettività come materia obbligatoria nelle scuole, fin dalle primarie. Ed invece il tema viene considerato “tabù” dalla quasi totalità dei dirigenti scolastici e degli stessi docenti: quando si affronta il tema “sesso” (meglio sarebbe definirlo “eros”), genitori moralisti si scatenano in azioni di protesta, perché la questione non rientra nei piani dell’offerta formativa approvati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Le responsabilità del “sistema moda” e del “sistema musica”, che veicolano immagini stereotipate della donna, una sorta di “pornografia” strisciante

E che dire del “sistema moda”, che propone ossessivamente immagini di donne “perfette” (secondo alcuni canoni estetici dominanti) e sorridenti e comunque ammiccanti, che continuano ad alimentare uno stereotipo che finisce per stimolare in molte adolescenti processi di emulazione con conseguenze ben gravi a livello fisico oltre che psichico (anoressia e bulimia in primis)?!

E che dire – e qui la questione è ancora più grave – del linguaggio che caratterizza buona parte della musica rap italiana?! Viene proposta – nei testi e nei concetti – una visione ideologica della vita consumista ed edonista, nella quale la donna è oggetto di predazione da parte del maschio vincente… Abiti griffati, auto di lusso, l’uso normalizzato di sostanze psicotrope, oggetti simbolici come i Rolex si associano all’immagine di una donna come “accessorio” di un potere maschile basato sul dominio del danaro… Abbiamo denunciato la dinamica, da anni, nel silenzio dei più: vedi “Key4biz” del 14 dicembre 2018, “ilprincipenudo. Anastasio vince X Factor 2018, qualche perplessità sociologica sulla canzone e sui rapper italici”…

Torneremo presto sul tema del “porno”, in attesa degli annunciati interventi governativi.

Ed intanto osserviamo come sia simpaticamente facile, per qualsiasi pre-adolescente minimamente “digitalizzato”, aggirare gli ostacoli che dovrebbero essere imposti per accedere ai “social network”, Facebook in primis…

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

https://www.key4biz.it/pornografia-sul-web-la-tardiva-scoperta-del-governo-e-lesigenza-di-un-intervento-radicale/458283/