
Un’indagine approfondita sul lato oscuro delle criptovalute: dai dati FBI ai racconti delle vittime, ecco come riconoscere e difendersi dalle truffe criptovalute che hanno sottratto 16,6 miliardi di dollari nel 2024.
Il risveglio amaro: numeri che parlano da soli
Quando l’FBI ha pubblicato il suo rapporto annuale sui crimini informatici lo scorso aprile, anche gli osservatori più cinici sono rimasti senza parole. 16,6 miliardi di dollari. Questo l’ammontare delle perdite totali registrate nel 2024, con un aumento vertiginoso del 33% rispetto all’anno precedente. Ma il dato che fa davvero riflettere è un altro: di questi miliardi evaporati, 9,3 miliardi – più della metà – riguardano esclusivamente truffe legate alle criptovalute.
Non parliamo di una crescita lineare. Il balzo del 66% nelle perdite crypto rispetto al 2023 racconta una storia diversa: quella di un’industria criminale che si è professionalizzata, che ha imparato a sfruttare ogni debolezza umana, ogni speranza di arricchimento facile, ogni momento di solitudine digitale.
Le 149.686 denunce pervenute all’Internet Crime Complaint Center (IC3) dell’FBI rappresentano probabilmente solo la punta dell’iceberg. Molte vittime, infatti, non denunciano mai, trattenute dalla vergogna o dalla disperazione.
Blockchain: la trasparenza che non protegge
C’è un’ironia profonda nel cuore stesso delle criptovalute. Durante la Cyber Crime Conference 2024 di Pisa, la professoressa Laura Ricci del Dipartimento di Informatica ha illuminato questo paradosso con particolare chiarezza: la blockchain, concepita come un “notaio digitale” per garantire trasparenza e sicurezza senza intermediari, è diventata anche il palcoscenico perfetto per truffe sofisticate.
“Bitcoin rappresenta il 51% del mercato delle criptovalute”, ha spiegato la professoressa Ricci, “e nonostante Satoshi Nakamoto avesse immaginato un sistema che preservasse l’anonimato degli utenti, la realtà è che la blockchain di Bitcoin non offre un completo anonimato, ma piuttosto uno pseudo-anonimato.”
Cosa significa in pratica? Che ogni transazione è tracciabile. Gli indirizzi Bitcoin, apparentemente anonimi, possono essere collegati alle identità reali attraverso tecniche di analisi avanzate. I criminali lo sanno. E proprio per questo hanno sviluppato strategie sempre più elaborate per mascherare le loro tracce: dal “clustering” di indirizzi multipli, all’uso di “change address” per confondere i flussi monetari, fino ai sofisticati mixer e ai protocolli di privacy come CoinJoin.
Eppure, questa stessa trasparenza – quando combinata con intelligenza artificiale e machine learning – permette anche alle forze dell’ordine di ricostruire network criminali complessi, identificare pattern fraudolenti e, in alcuni casi fortunati, recuperare i fondi rubati.
Pig Butchering: l’arte crudele dell’inganno romantico
Se dovessimo scegliere la truffa simbolo del 2024, non ci sarebbero dubbi: il “pig butchering”, letteralmente “macellazione del maiale”. Il nome, brutale nella sua franchezza, descrive perfettamente la strategia: “ingrassare” la vittima con attenzioni, affetto e false promesse, per poi “macellarla” finanziariamente.
I numeri raccontati da Chainalysis sono inquietanti. Nel 2024, le entrate da pig butchering sono cresciute del 40% rispetto all’anno precedente. Ma è l’altro dato che fa davvero riflettere: il numero di depositi – quindi di vittime – è aumentato del 210%. I truffatori hanno capito che è più profittevole colpire molte persone per somme minori piuttosto che concentrarsi su pochi “pesci grossi”.
La meccanica è sempre la stessa, affinata con precisione chirurgica. Tutto inizia con un messaggio apparentemente innocuo: un contatto su un’app di dating, un “numero sbagliato” su WhatsApp, un approccio amichevole su Instagram. Seguono settimane, a volte mesi, di conversazioni quotidiane. Si costruisce fiducia, si condivide la quotidianità, nascono emozioni.
Poi, quasi per caso, la conversazione scivola verso gli investimenti. “Sai, ho avuto un’ottima settimana con questa piattaforma di trading crypto…” Il primo investimento è piccolo, gestibile. I guadagni – ovviamente fittizi – arrivano rapidi e generosi. La vittima è rassicurata, entusiasta. “Forse ho trovato davvero l’opportunità della vita.”
È a quel punto che comincia la macellazione. Richieste di investimenti sempre maggiori, commissioni improvvise per prelevare i profitti, “opportunità irripetibili” che richiedono immediata liquidità. Quando la vittima cerca di ritirarsi, scopre l’amara verità: i soldi non ci sono più, la persona amata non è mai esistita, la piattaforma di trading è un sito fantasma.
Huione Guarantee: il supermercato del crimine digitale
C’è un luogo nel web dove i truffatori fanno shopping per il loro “lavoro”. Si chiama Huione Guarantee, e l’analisi condotta da Chainalysis lo descrive come una vera e propria infrastruttura industriale del crimine crypto.
Immaginate un marketplace online dove, invece di comprare scarpe o elettronica, si acquistano servizi per perpetrare truffe: liste di potenziali vittime classificate per vulnerabilità, account social media falsi già “invecchiati” per sembrare autentici, servizi di hosting per siti truffa, persino software di intelligenza artificiale per generare conversazioni convincenti o creare deepfake.
Nel 2024, i venditori su Huione Guarantee hanno incassato almeno 375,9 milioni di dollari in criptovalute. Dal 2021, la piattaforma ha processato transazioni per un valore totale di 70 miliardi di dollari. Ma il dato più allarmante riguarda i fornitori di servizi AI: nel 2024 hanno registrato una crescita del 1.900% rispetto all’anno precedente.
Sì, avete letto bene: millenovecentopercento. L’intelligenza artificiale ha rivoluzionato il business delle truffe, rendendole scalabili, personalizzabili e terribilmente più convincenti.
Le mille facce dell’inganno: tipologie di truffe crypto
Gli investimenti “garantiti” che non garantiscono nulla
Il 50,2% di tutte le entrate da truffe crypto nel 2024 proviene dagli “High-Yield Investment Scams” – schemi di investimento che promettono rendimenti astronomici. È la truffa più antica del libro, rivestita di linguaggio tecnico moderno: “arbitraggio algoritmico”, “mining cloud”, “staking automatizzato”, “protocolli AI”.
La vittima tipo non è ingenua. Spesso è una persona istruita, con esperienza finanziaria, che ha semplicemente sottovalutato quanto possano essere sofisticate queste operazioni. Le piattaforme hanno siti web impeccabili, whitepaper tecnici dettagliati, team con foto professionali su LinkedIn (rubate, naturalmente), testimonianze entusiaste (false, ovviamente).
Rug Pull: quando il tappeto viene tirato
Nel mondo DeFi, le “rug pull” hanno conosciuto un’evoluzione inquietante. Nel 2024, la frequenza di questi eventi è diminuita del 66% – da 21 incidenti a soli 7. Sembrerebbe una buona notizia, se non fosse che il danno finanziario è esploso da 90 milioni a quasi 6 miliardi di dollari.
In altre parole: meno truffe, ma molto più devastanti. I criminali hanno imparato a pensare in grande, a costruire progetti che attirano decine di milioni prima di dissolversi nel nulla.
Il meccanismo è elegante nella sua semplicità criminale: si crea un token apparentemente legittimo, si alimenta l’hype attraverso social media e influencer compiacenti, si attira liquidità nella pool, e poi – spesso in pochi minuti – si preleva tutto e si cancella ogni traccia. Le vittime si ritrovano con token che non valgono letteralmente nulla e nessuna possibilità di recupero.
ATM Bitcoin: la trappola per i più vulnerabili
Se c’è una statistica che dovrebbe farci vergognare come società, è questa: nel 2024, le truffe tramite ATM Bitcoin hanno generato perdite per 246,7 milioni di dollari attraverso 10.956 incidenti. Un aumento del 99% nel numero di denunce.
La vittima tipo? Una persona anziana. 2.674 denunce provengono da over 60, per un totale di 107 milioni di dollari persi. Lo schema è sempre simile: una telefonata che sembra provenire dalla banca, dalla polizia, dall’Agenzia delle Entrate. C’è un problema urgente – un conto compromesso, un mandato d’arresto, una multa non pagata. L’unica soluzione? Recarsi immediatamente all’ATM Bitcoin più vicino e seguire le istruzioni.
Nessuna autorità legittima chiederà mai un pagamento in criptovalute. Mai. Eppure, nell’urgenza del momento, con l’autorevolezza di chi chiama, molte persone cedono.
Deepfake: quando Elon Musk ti truffa (ma non è lui)
Giugno 2024. Su YouTube appare un livestream apparentemente ufficiale. Elon Musk annuncia un giveaway di Bitcoin: “Manda 0.1 BTC, ricevi 1 BTC in cambio.” Il video è perfetto. Il volto è quello di Musk, i movimenti labiali sincronizzati, l’illuminazione impeccabile.
In 20 minuti, prima che YouTube rimuova il video, il wallet del truffatore raccoglie contributi da decine di vittime. Tra marzo 2024 e gennaio 2025, questa singola operazione accumula almeno 5 milioni di dollari. I fondi vengono tracciati su exchange come MEXC e persino su marketplace del darknet.
Chainalysis riporta che l’uso di intelligenza artificiale nelle truffe crypto è esploso nel 2024. I fornitori di servizi AI su piattaforme come Huione Guarantee hanno visto crescere i loro profitti del 1.900%. Non si tratta solo di deepfake video: ci sono chatbot che conducono conversazioni romantiche indistinguibili da quelle umane, sistemi di voice cloning che imitano familiari per truffe di emergenza, generatori di siti web che creano piattaforme di trading false in pochi minuti.
Elad Fouks di Chainalysis lo dice senza mezzi termini: “L’AI generativa permette di creare contenuti falsi realistici, inclusi siti web e listing, per alimentare truffe di investimento, rendendo questi attacchi più convincenti e difficili da rilevare.”
Il lato oscuro: trafficking umano e compound criminali
C’è un aspetto della storia delle truffe crypto che va oltre la perdita finanziaria, che tocca una dimensione di sofferenza umana difficile da quantificare. Dietro molti pig butchering scam non c’è un criminale che opera liberamente, ma una vittima costretta.
Le stime parlano di almeno 220.000 persone forzate a operare truffe crypto in compound in Cambogia e Myanmar. Il meccanismo è brutale: giovani attratti con promesse di lavoro legittimo all’estero, passaporti confiscati all’arrivo, minacce fisiche e psicologiche, obbligo di condurre truffe online sotto sorveglianza costante.
Le sanzioni dell’Office of Foreign Assets Control (OFAC) nell’ottobre 2023 contro il businessman cambogiano Ly Yong Phat e il suo conglomerato hanno sollevato il velo su queste operazioni. Proprietà come l’O-Smach Resort e il Koh Kong Resort, ufficialmente strutture turistiche, fungevano in realtà da centri di lavoro forzato.
Le famiglie delle vittime, spesso ignare della situazione reale, ricevono richieste di riscatto in criptovalute. È un crimine multidimensionale: frode, trafficking, estorsione, tutto avvolto nella pseudo-anonimità della blockchain.
La rivoluzione delle stablecoin (nel crimine)
Nel 2024 è avvenuto un cambiamento silenzioso ma significativo nel panorama del crimine crypto: le stablecoin hanno superato Bitcoin come strumento preferito per le transazioni illecite, rappresentando il 63% di tutte le operazioni criminali tracciate.
Il motivo è semplice da comprendere. Bitcoin può guadagnare o perdere il 10% di valore in un giorno. Per un criminale che deve pianificare operazioni complesse, questa volatilità è un problema. Le stablecoin – USDT, USDC, DAI – offrono la stabilità del dollaro con la velocità e la pseudoanonimità delle crypto.
Ma questa preferenza ha un lato positivo per le forze dell’ordine. Diversamente da Bitcoin, le stablecoin possono essere congelate dagli emittenti. Tether, l’emittente di USDT, ha collaborato attivamente con iniziative come T3 (Tether-TRON-TRM Labs) per bloccare centinaia di milioni di dollari associati a attività illecite.
È un paradosso interessante: lo strumento più usato dai criminali è anche quello che offre maggiori opportunità di enforcement.
Chi sono le vittime? (potremmo essere tutti noi)
Quando pensiamo a una vittima di truffe crypto, l’immagine stereotipata è quella di una persona anziana, poco avvezza alla tecnologia. La realtà è molto più sfumata e, per certi versi, più inquietante.
I dati FBI rivelano che il gruppo demografico più colpito dalle truffe di investimento crypto nel 2024 è quello tra i 25 e i 40 anni, che rappresenta il 61% delle denunce. Sono giovani professionisti, nativi digitali, persone che pensano di conoscere internet e le sue insidie.
Le persone tra 30 e 49 anni hanno presentato circa 5.200 denunce ciascuna fascia d’età. Ma sono gli over 60 a subire le perdite economiche più devastanti: oltre 1,24 miliardi di dollari nelle sole truffe di investimento crypto, con una perdita media di 83.000 dollari per vittima. Nel complesso, gli anziani hanno perso 4,9 miliardi di dollari in tutte le tipologie di truffe crypto nel 2024, con un aumento del 43% rispetto all’anno precedente.
La geografia del crimine dipinge un quadro interessante. Gli Stati Uniti rappresentano il 24% di tutti i casi di frode crypto segnalati a livello mondiale. La California da sola ha registrato 19.508 denunce per perdite totali di 1,4 miliardi di dollari. Texas e Florida completano il podio degli stati più colpiti.
Quanto ai fondi rubati, le destinazioni preferite sono Hong Kong (3.043 trasferimenti fraudolenti), Vietnam (2.629) e Messico (1.498). Percorsi che evidenziano la natura transnazionale di questo crimine.
La controffensiva: come si combatte un nemico invisibile
Nel febbraio 2022, l’FBI ha fatto una mossa strategica: ha creato la Virtual Assets Unit (VAU), un team specializzato interamente dedicato ai crimini legati alle criptovalute. È stato un riconoscimento implicito che il crimine crypto non è più un fenomeno marginale, ma una minaccia sistemica che richiede expertise dedicata.
La VAU centralizza le competenze FBI in materia crypto, fornisce equipaggiamento tecnologico avanzato, conduce analisi blockchain forensi, offre training sul sequestro di asset virtuali. Ma soprattutto, coordina le operazioni tra le varie divisioni dell’agenzia e con partner internazionali.
Una delle iniziative più interessanti è l’Operation Level Up, lanciata nel gennaio 2024. L’approccio è proattivo: utilizzando i dati dei reclami all’IC3, l’FBI identifica le vittime di truffe crypto e le contatta direttamente per avvertirle prima che subiscano perdite ulteriori.
I risultati parlano da soli: 4.323 vittime notificate, il 76% delle quali non sapeva di essere oggetto di una truffa. Il risparmio stimato è di 285,6 milioni di dollari. Ma c’è un dato che va oltre le statistiche: 42 vittime sono state riferite a specialisti FBI per intervento contro il suicidio. È un promemoria crudo del costo umano reale di queste truffe.
Il Recovery Asset Team (RAT) rappresenta un altro fronte della battaglia. Nel 2024, il team ha congelato 561,6 milioni di dollari in fondi ottenuti fraudolentemente, con un tasso di successo del 66%. Il segreto è la velocità: attraverso il processo Financial Fraud Kill Chain, il RAT può segnalare e bloccare trasferimenti sospetti prima che i fondi vengano dispersi definitivamente.
Nel 2025, l’iniziativa si è evoluta ulteriormente con il Beacon Network di TRM Labs: il primo sistema di risposta al crimine crypto in tempo reale, sviluppato in partnership con exchange leader, emittenti di stablecoin e agenzie di law enforcement globali. È un approccio che riconosce una verità fondamentale: nella lotta al crimine crypto, la collaborazione pubblico-privato non è un’opzione, è una necessità.
La minaccia geopolitica: quando lo Stato è il truffatore
Non tutti i criminali crypto operano per arricchimento personale. Alcuni lavorano per governi. I dati del 2024 rivelano che hacker nordcoreani hanno rubato 1,34 miliardi di dollari da piattaforme crypto, rappresentando il 61% del totale degli asset rubati nell’anno.
Non è criminalità ordinaria. È una strategia statale per eludere le sanzioni internazionali e finanziare programmi militari. Le tattiche sono sofisticate: lavoratori IT nordcoreani che si infiltrano in aziende crypto e web3, compromettono le reti dall’interno, diversificano l’uso di bridge e blockchain per rendere il tracciamento più difficile.
La sfida per il law enforcement è particolarmente ardua. Molti servizi DeFi sono veramente decentralizzati e non hanno la capacità tecnica di congelare fondi in transito. Il movimento dei fondi dall’indirizzo di furto alla destinazione finale avviene spesso nell’arco di ore, minimizzando le opportunità di intervento.
È una dimensione del crimine crypto che va oltre la protezione dei consumatori: tocca la sicurezza nazionale e le relazioni internazionali.
Privacy vs. sicurezza: il dilemma irrisolto
Durante il suo intervento alla Cyber Crime Conference 2024, la professoressa Ricci ha affrontato un tema che è al cuore del dibattito crypto: il conflitto tra privacy e sicurezza.
I criminali utilizzano una varietà di strumenti per aumentare l’anonimato delle loro transazioni: mixer centralizzati che mescolano fondi di diversi utenti, tecniche come CoinJoin che permettono transazioni collaborative difficili da tracciare, privacy coin come Monero progettate specificamente per rendere le transazioni non tracciabili.
Il punto sollevato dalla professoressa Ricci è che questi strumenti servono sia per proteggere la privacy legittima degli utenti onesti, sia per facilitare il riciclaggio di denaro e le attività criminali. È un dilemma etico complesso senza soluzioni facili.
La ricerca su Tornado Cash, un protocollo di privacy su Ethereum, ha dimostrato che anche i sistemi più robusti presentano vulnerabilità. Tecniche euristiche avanzate possono collegare transazioni apparentemente anonime, compromettendo le garanzie di privacy. Ma questo solleva un’altra domanda: se nemmeno i protocolli più sofisticati garantiscono vera privacy, che speranza hanno gli utenti ordinari?
La verità scomoda è che la blockchain, per sua natura, è un registro pubblico. Ogni transazione è visibile a chiunque abbia gli strumenti per analizzarla. La privacy completa sulla blockchain è probabilmente un’illusione.
Truffe criptovalute: come proteggersi in 8 passi
Dopo aver esplorato il panorama delle truffe crypto in tutta la sua complessità, la domanda che resta è: come si fa a proteggersi?
Primo: accettare la realtà. Non esistono guadagni facili. Se qualcuno promette rendimenti del 20-30% mensile, sta mentendo. Punto. Nel mondo degli investimenti legittimi, un rendimento annuo del 7-10% è considerato eccellente. Chiunque prometta di più sta usando i soldi dei nuovi investitori per pagare i vecchi (schema Ponzi) o sta semplicemente rubando.
Secondo: diffidare delle emozioni. I truffatori sono maestri nel manipolare sentimenti. Urgenza (“devi investire ora o perdi l’opportunità”), paura (“il tuo conto è compromesso”), avidità (“guarda quanto hanno guadagnato gli altri”), solitudine (“finalmente qualcuno che mi capisce”). Quando una decisione finanziaria viene presentata con un forte carico emotivo, fermatevi e riflettete.
Terzo: verificare sempre. Prima di investire un euro in qualsiasi piattaforma crypto, fate ricerche approfondite. Chi sono i fondatori? Sono persone reali con identità verificabili? La piattaforma è registrata presso autorità regolatorie? In Italia, verificate sul sito CONSOB. Negli USA, controllate SEC e CFTC. Cercate recensioni indipendenti, non solo quelle sul sito dell’azienda.
Quarto: usare solo exchange regolamentati. Coinbase, Binance, Kraken – piattaforme con miliardi di dollari in volume e anni di operatività. Non sono immuni da problemi, ma hanno almeno strutture di compliance e responsabilità legale. Una piattaforma sconosciuta con un sito apparso tre mesi fa non offre le stesse garanzie.
Quinto: proteggere le chiavi private. Se non controllate le vostre chiavi private, non controllate davvero le vostre crypto. Usate wallet hardware per somme significative. Attivate l’autenticazione a due fattori ovunque possibile. Non condividete mai le vostre seed phrase con nessuno, per nessun motivo.
Sesto: educare gli anziani. Le statistiche sono chiare: le persone over 60 sono particolarmente vulnerabili. Parlate con i vostri genitori, i vostri nonni. Spiegate che nessuna autorità chiederà mai pagamenti in crypto, che gli ATM Bitcoin non sono per “emergenze”, che le chiamate urgenti vanno sempre verificate richiamando i numeri ufficiali.
Settimo: denunciare immediatamente. Se sospettate di essere vittime di una truffa, ogni ora conta. In Italia, contattate la Polizia Postale. Il Recovery Asset Team dell’FBI ha dimostrato che con interventi rapidi è possibile congelare i fondi e recuperarli. Ma la finestra temporale è stretta: dopo 72 ore, le possibilità diminuiscono drasticamente.
Ottavo: diffidare dei “servizi di recupero”. Una truffa particolarmente crudele è quella dei recovery scams: persone che contattano le vittime di truffe crypto promettendo di recuperare i fondi persi… dietro pagamento di una fee iniziale. È una truffa sulla truffa. Nessun servizio legittimo chiede soldi in anticipo.
Riflessioni finali: il futuro che ci aspetta
Sedici virgola sei miliardi di dollari. È una cifra che supera il PIL di molte nazioni. È l’equivalente del budget sanitario annuale di diversi paesi europei. È, soprattutto, una misura del dolore umano: famiglie rovinate, risparmi di una vita evaporati, sogni infranti.
Le criptovalute erano nate con una promessa: democratizzare la finanza, eliminare gli intermediari corrotti, dare potere agli individui. In molti modi, quella promessa si sta realizzando. Ma come ogni tecnologia potente, può essere usata sia per il bene che per il male.
Il 2024 ci ha mostrato quanto sofisticato sia diventato il crimine crypto. Non parliamo più di truffe amatoriali, ma di operazioni industriali con infrastrutture dedicate, supporto AI, network internazionali. Huione Guarantee e le sue 70 miliardi di dollari in transazioni rappresentano un’economia criminale paragonabile a quella di molte aziende Fortune 500.
L’intelligenza artificiale ha cambiato le regole del gioco. I deepfake sono ormai indistinguibili dalla realtà. I chatbot possono condurre conversazioni romantiche che ingannano anche persone intelligenti e istruite. Gli strumenti per generare siti web truffaldini sono alla portata di chiunque.
Eppure, c’è anche motivo per un cauto ottimismo. La risposta istituzionale si sta evolvendo. La Virtual Assets Unit dell’FBI, l’Operation Level Up, il Beacon Network di TRM Labs – sono tutti segnali che la comunità internazionale sta prendendo sul serio il problema. Il tasso di successo del 66% nel recupero fondi del Recovery Asset Team dimostra che, quando si agisce rapidamente, c’è speranza.
La collaborazione pubblico-privato sta dando frutti. Quando Tether congela wallet associati a truffe, quando gli exchange condividono intelligence con le forze dell’ordine, quando le società di blockchain analytics mettono i loro strumenti al servizio della giustizia, il crimine diventa più difficile.
Ma la difesa più importante resta la consapevolezza individuale. Le truffe crypto funzionano perché sfruttano debolezze umane fondamentali: il desiderio di ricchezza, la paura di perdere opportunità, il bisogno di connessione emotiva, la fiducia nell’autorità. Conoscere queste tattiche è il primo passo per non caderci.
La professoressa Ricci lo ha detto chiaramente nel suo intervento: serve ricerca continua, collaborazione tra accademici e professionisti, sviluppo di tecnologie sempre più avanzate per garantire sicurezza e trasparenza. Ma serve anche, forse soprattutto, educazione. Non basta sviluppare strumenti tecnici se le persone non sanno come usarli, non sanno riconoscere i segnali di pericolo.
Il futuro delle criptovalute dipende dalla nostra capacità collettiva di trovare un equilibrio tra innovazione e protezione, tra privacy e sicurezza, tra libertà individuale e responsabilità sociale. Non sarà facile. Ma vale la pena provarci.
Perché dietro ogni statistica c’è una persona. Dietro i 9,3 miliardi di dollari persi ci sono 149.686 storie individuali di dolore, vergogna, e spesso disperazione. Se questo articolo può evitare anche solo una di quelle storie, avrà avuto senso scriverlo.
Fonti:
Chainalysis Inc. (2025). 2025 Crypto Crime Report: Introduction and Key Findings. New York, NY.
TRM Labs (2025). 2025 Crypto Crime Report. San Francisco, CA.
S. Secret Service (2025). Avoid Scams: Investment Fraud and Pig Butchering. Investigations Division.
Federal Bureau of Investigation (2025). Operation Level Up. Victim Services Division.
CoinLaw.io (2025). Cloud Mining Scam Statistics 2025: Alarming Losses.
The Motley Fool (2025). Crypto and Investment Scam Statistics for 2024.
Sumsub (2025). 8 Crypto Scams to Be Aware of in 2025: A Guide for Businesses and Users.
Wikipedia Contributors (2025). “Pig Butchering Scam”. In: Wikipedia, The Free Encyclopedia.
https://www.ictsecuritymagazine.com/notizie/truffe-criptovalute/

