Prosegue la nostra ricostruzione della storia della radiodiffusione in Italia in previsione delle celebrazioni del centenario dell’inizio delle trasmissioni radiofoniche che si celebrerà nell’ottobre 2024. Per ovvie ragioni ci limitiamo ad una carrellata rapida sui tratti essenziali nel periodo che va dalla nascita dell’Eiar al cambio di denominazione voluto nel 1944 per segnalare la discontinuità rispetto all’ingombrante passato. Soprattutto gli anni di guerra e nella fattispecie quelli dalla caduta del regime alla liberazione nell’aprile 1945 passando per l’armistizio e le due Eiar sotto il comando delle forze di occupazione meriterebbero approfondimenti e studi monografici ad hoc, uno per tutti i criteri di applicazione adottati in occasione dell’approvazione delle politiche di epurazione verso il personale maggiormente coinvolto con il regime fascista e la successiva amnistia voluta dal guardasigilli Togliatti. Il nostro contributo va dunque preso solo come un volo d’uccello di carattere generale.
Le caratteristiche della radiofonia in Italia. Un sistema misto di finanziamento. La nascita della Sipra nel 1926
Emerge subito una differenza del modello di sviluppo italiano rispetto a quello inglese. In un caso come nell’altro gli attori all’origine dell’iniziativa sono privati. Come la BBC l’URI beneficia in Italia di una concessione in regime di monopolio. Ma, contrariamente al governo inglese consapevole delle potenzialità del nuovo mezzo[1], nel corso dei primi anni – nonostante i ripetuti tentativi di sensibilizzazione operati dallo stesso Guglielmo Marconi sul Duce – lo Stato italiano – seppur progressivamente presente nel capitale sociale della concessionaria – appare poco interessato allo sviluppo della radiofonia nel Regno.
Nei primi anni la radiofonia rimane in Italia un fenomeno relativamente circoscritto a poche grandi aree: oltre a Roma – dove il 31 marzo 1926 viene inaugurata una nuova Stazione radiofonica più potente – e a Milano, entrano in funzione nuove stazioni radiofoniche a Napoli il 14 novembre 1926, a Bolzano il 12 luglio 1928, a Genova il 28 ottobre 1928 e infine a Torino l’11 febbraio 1929.
Ma per la maggioranza degli italiani la radio è “un oggetto misterioso”, venduto a un prezzo proibitivo (3 mila lire), pari a poco meno del loro reddito medio annuo[2].
A differenza della democrazia britannica, lo Stato italiano in questa prima fase non interviene direttamente considerando
“l’ascolto della radio in casa propria […] un’attività di consumo dispendiosa, limitata a un pubblico borghese”[3].
Il fascismo non percepisce dunque ancora le potenzialità del mezzo la cui crescita è lasciata alla libera iniziativa degli imprenditori, né si preoccupa dei possibili condizionamenti sui programmi radiofonici derivanti dal mondo degli affari.
Mentre la radiofonia è finanziata negli Stati Uniti dagli inserzionisti e dagli sponsor privati e nel Regno Unito dagli abbonamenti e da un’imposta diretta sugli apparecchi venduti, in Italia emerge subito un sistema di finanziamento misto per cui le entrate provengono, oltre che dagli abbonamenti e dall’imposta sull’apparecchio, anche dalla pubblicità commerciale e dalle sponsorizzazioni e i concorsi a premi legati ai programmi trasmessi.
Nel 1926 si costituisce a Torino la concessionaria SIPRA Società italiana Pubblicità Radiofonica Anonima che ottiene subito la gestione della pubblicità dell’URI. Primo presidente è Arnoldo Mondadori. Nell’ottobre 1926 comincia la pubblicità via radio, con brevi comunicati durante gli intervalli tra i programmi. I proventi della pubblicità devono concorrere a formare la parte attiva del bilancio della società.
Il disinteresse statale si riflette nella programmazione radiofonica del 1927: il 70 per cento delle trasmissioni è musicale, il 7 per cento per bambini e solo il 12 per cento è composto da notiziari.
Fino agli anni Trenta lo Stato non accelera la spinta per fa morire il completamento della rete nazionale ne sovvenziona le ditte produttrici di apparecchi. Difatti l’ascolto si trova limitato a poche famiglie abbienti. Nel 1927 gli abbonamenti sono solo 41 mila. Quattro anni dopo nel 1931 salgono a 241 mila, nel 1936 saranno 700 mila, nel 1938 sfioreranno il milione e nel 1943 1,8 milioni. Il quadro europeo negli stessi anni presenta 14 milioni di abbonati in Germania e 9 in Inghilterra.
Le decisioni della Commissione Turati
Una Commissione istituita il 27 gennaio 1927 dal Governo ribadisce “il principio della natura pubblica del servizio di radiodiffusione” e chiede “l’introduzione di una tassa generale in favore della radiofonia”. La Commissione presieduta dal segretario del Partito Nazionale Fascista Augusto Turati nelle sue conclusioni invita il Governo a costituire un Comitato Superiore di Vigilanza e formula un piano di potenziamento degli impianti trasmittenti.
Seguendo le indicazioni della Commissione Turati, sedi mesi dopo viene approvato il 17 novembre 1927 un Regio Decreto n. 2207[4] contenente tre importanti decisioni:
- la trasformazione dall’Unione Radiofonica Italiana nella Società Anonima Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) con sede legale a Roma;
- il rilascio di una nuova concessione con maggiori vincoli nei confronti della pubblica amministrazione;
- l’istituzione presso il Ministero delle Comunicazioni di un Comitato superiore di vigilanza sulle radiodiffusioni.
In virtù di una nuova Convenzione firmata il 15 dicembre 1927[5], il Ministero delle Comunicazioni accorda all’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche la concessione in esclusiva – valida per 25 anni fino al 15 dicembre 1952 – del servizio di radioaudizioni circolari in Italia. La convenzione regola i rapporti tra il nuovo ente e l’amministrazione e assicura un piano di potenziamento delle stazioni trasmittenti. Viene altresì stabilito l’obbligo di sottoporre il piano annuale delle trasmissioni al Ministero delle Comunicazioni.
Conclusasi la fase di avvio della radiofonia in Italia con l’URI, l’EIAR inaugura una seconda fase di questa prima stagione della radio in Italia
Si consolida la radio parlata. Ma la vendita degli apparecchi radiofonici non decolla
Insieme alla radiocronaca dal vivo degli eventi sportivi l’altra grande novità introdotta dall’EIAR è la trasformazione dei primi notiziari in tre edizioni quotidiane del Giornale Parlato, trasmesse alle 14.00, alle 16.40 e alle 19.50 da Roma a partire dal 7 gennaio 1929 alla quale si aggiungeranno ben presto altre due edizioni alle 20.30 e alle 22.30 in chiusura delle trasmissioni. Iniziano anche i programmi sperimentali per le scuole[6], cresce la programmazione di opere liriche e di radiodrammi[7], grazie anche ad un accordo stipulato nel giugno 1929 dall’EIAR con la BBC. L’orizzonte culturale delle trasmissioni è europeo
La radio vorrebbe imporsi come mezzo di comunicazione di massa.
La Magneti Marelli sotto la presidenza di Giovanni Agnelli e la vice presidenza di Antonio Stefano Benni, converte nell’aprile 1930 una parte degli impianti alla produzione del primo modello di apparecchio radio che segnerà l’emancipazione dell’industria italiana nel settore conquistando in pochi anni l’80 per cento del mercato. Ma, al contrario della Germania, la vendita degli apparecchi non decolla.
Tra il 1929 e il 1934, negli anni della grande depressione e del conseguente riflusso dell’espansione dell’industria, le vicende della proprietà dell’EIAR si incrociano con quelle della Società Idroelettrica Piemonte (SIP), con il risanamento di questa attraverso l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), e con il controllo che il gruppo piemontese ebbe sul capitale azionario dell’EIAR[8].
L’interesse della SIP di Giancarlo Vallauri si manifesta nell’autunno del 1929 quando la società piemontese acquista il pacchetto di maggioranza della SIPRA.
Parallelamente il Consiglio di Amministrazione dell’EIAR riflette la convergenza tra industriali radiofonici, l’ingegneria meccanica (FIAT) e le industrie elettriche e telefoniche. Gli industriali non sono tanto interessati alla pubblicità e alle sponsorizzazioni che iniziano peraltro il 28 novembre 1930[9], quanto alle operazioni per la posa delle infrastrutture, delle antenne e delle attrezzature collegate alle trasmissioni.
Nel 1930 la SIP aveva collegato 6 mila km di cavi telefonici di terra per i collegamenti dell’EIAR. Negli anni successivi con l’entrata in funzione delle stazioni di Palermo il 14 giugno 1931, di Trieste il 28 ottobre 1931, di Firenze il 21 aprile 1932 e di Bari il 6 settembre 1932 inizia la costruzione della prima rete radiofonica nazionale.
La presa di controllo del capitale dell’EIAR da parte della SIP poi assorbita a sua volta dall’IRI
Il 30 giugno 1931 la SIP entra in possesso dell’intero pacchetto azionario della SIPRA. L’indomani la SIP incorpora la Società Industrie Elettrotelefoniche di Torino (SIET), azionista di maggioranza della Radiofono, produttrice di apparecchi radiofonici e specializzata nella sistemazione di cavi telefonici.
È il primo passo – come osserva Franco Monteleone – verso il controllo definitivo del capitale dell’EIAR da parte della SIP che, a sua volta, verrà poi assorbita nell’IRI dopo il 1933 e come tale
“si sarebbe configurata come una finanziaria a prevalente capitale pubblico e avrebbe trovato in Gian Carlo Vallauri il suo manager”[10].
Nel 1929 gli studi e gli uffici amministrativi dell’EIAR sono trasferiti nel Palazzo dell’Elettricità della SIP. Torino diventa la capitale della radio e sotto la Mole nasce alla fine del 1930 il Laboratorio Ricerche che nel 1931 avvierà le prime sperimentazioni nel campo della televisione (la cosiddetta “radiovisione”).
Si rafforza contemporaneamente il controllo dell’esecutivo sull’azienda.
Nel gennaio 1931 il Ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano ribadisce alla Direzione Generale dell’EIAR la necessità del controllo governativo sulle trasmissioni culturali e sui nominativi dei collaboratori.
Il mese successivo Costanzo Ciano convoca il Comitato Superiore di Vigilanza sulle radiodiffusioniper esaminare un piano di ampliamento della rete radiofonica nazionale e per valutare la possibilità di estensione alle Colonie dei programmi trasmessi utilizzando la prima Stazione ad onde corte inaugurata il 1° luglio 1930 a Prato Smeraldo.
Con un Atto aggiuntivo alla Convenzione dell’11 luglio 1931 (approvato con il Regio Decreto n. 1027 del 24 luglio 1931), il Governo accorda all’EIAR la concessione senza esclusiva dei servizi di radiofotografia e di radiovisione circolare, mentre ribadisce l’esclusività della concessione per le radioaudizioni circolari per l’Italia e le Colonie.
Con un Atto aggiuntivo alla Convenzione dell’11 luglio 1931 (approvato con il Regio Decreto n. 1027 del 24 luglio 1931), il Governo accorda all’EIAR la concessione senza esclusiva dei servizi di radiofotografia e di radiovisione circolare, mentre ribadisce l’esclusività della concessione per le radioaudizioni circolari per l’Italia e le Colonie.
Il nuovo Statuto dell’EIAR approvato nel luglio 1933 dopo la presa di controllo da parte della SIP
il 23 marzo 1933 la SIP diventava direttamente proprietaria della maggioranza azionaria dell’EIAR. A distanza di quattro mesi il 29 luglio 1933 verrà approvato il nuovo Statuto dell’Ente radiofonico. Esso prevede la composizione degli organi dirigenti: un presidente, due vicepresidenti, un segretario, un amministratore delegato, un comitato direttivo eletti da un Consiglio di Amministrazione composto da 15 membri, 11 eletti dall’assemblea degli azionisti, e 4 delegati dal Governo.
Il capitale sociale sale a 10 milioni 250 mila lire suddiviso in 20.500 azioni di 500 lire.
Si consente la partecipazione nell’Ente di rappresentanti dell’industria elettrica, ma è fatto divieto all’EIAR sia di costruire direttamente apparecchi riceventi sia di assumere partecipazioni di quote o azioni in ditte costruttrici.
L’EIAR è autorizzata a compiere
“ogni operazione industriale, commerciale, mobiliare, immobiliare che sia comunque ritenuta utile all’attuazione dell’oggetto sociale, e specialmente fare accordi, contratti con agenzie di notizie, associazioni di agenti di cambio, agenzie estere, aziende teatrali, artistiche, commerciali di qualsiasi genere nell’intento di produrre audizioni atte a esplicare gli scopi sociali”.
Si configurano in questo modo le quattro grandi caratteristiche della struttura radiofonica italiana che ritroveremo sostanzialmente anche nella Rai sino ad oggi:
- 1) regime di monopolio;
- 2) combinazione tra struttura privatistica e controllo governativo;
- 3) ampliamento del settore d’intervento;
- 4) ricorso a diversi sistemi di finanziamento.
Il risanamento della Sip da parte di Gian Carlo Vallauri e l’ingresso della controllata EIAR nell’orbita delle Partecipazioni Statali attraverso l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI)
Alla fine del 1933 Benito Mussolini affida a Gian Carlo Vallauri il risanamento della SIP, azionista di maggioranza dell’EIAR, nell’ambito dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI).
In seguito all’ingresso della SIP nell’IRI anche l’Ente radiofonico entra definitivamente nel settore delle industrie a partecipazione statale.
Gian Carlo Vallauri alla morte di Enrico Marchesi nel 1934 diventa presidente dell’EIAR, sventando nel 1935 il tentativo di cedere alla Fiat l’intero pacchetto azionario della SIP.
Solo alla vigilia dell’entrata dell’Italia in guerra con l’inaugurazione delle stazioni di Bologna (1936), Catania (1938), Padova, Sanremo, Venezia e Verona (1939) e di altre città, si completerà la prima rete radiofonica nazionale.
Moltiplicando le stazioni trasmittenti e aumentando le ore di l’EIAR sotto la lunga presidenza di Gin Carlo Vallauri promuove lo sviluppo della radio, trasformandola progressivamente da mezzo di comunicazione a mezzo di propaganda del regime.
L’EIAR rivolge particolare attenzione al rapporto con gli emigranti: il 28 ottobre 1934 entrano in funzione a Roma-Prato Smeraldo due trasmettitori a onda corta, destinati al servizio per l’estero.
Nel 1935 hanno inizio le trasmissioni a onda corta dirette a partire dal 16 febbraio 1935 verso l’America del Nord dal 12 marzo verso l’America del Sud e l’Estremo Oriente, e dal 14 aprile verso il bacino del Mediterraneo.
Il controllo governativo sui programmi e la nascita del Minculpop
All’apogeo degli “anni del Consenso” nei confronti del Duce – secondo l’espressione di Renzo De Felice – la radiofonia italiana passa completamente sotto l’influenza del governo.
Il Regio Decreto del 26 settembre 1935, n. 1829 (convertito nella Legge 9 gennaio 1936, n. 177) stabilisce la competenza del Ministero per la Stampa e Propaganda per il controllo sui programmi dell’EIAR.
Il controllo sui settori tecnico e amministrativo rimane di competenza del Ministero per le Comunicazioni.
La disciplina dell’intero settore dei servizi di telecomunicazione con la Legge postale e delle telecomunicazioni del 1936 contenente le norme per il loro esercizio in regime di concessione
Il successivo Regio Decreto del 27 febbraio 1936, n. 645 (Legge postale e delle telecomunicazioni) disciplina organicamente l’intero settore dei servizi di telecomunicazione (telegrafiche, telefoniche, radioelettriche e ottiche) stabilendo la loro appartenenza esclusiva allo Stato e fissando le norme del loro esercizio in concessione.
Rimarrà in vigore fino alla legge di riforma del 1975.
Si creano le premesse per la nascita dello stato totalitario e assistiamo progressivamente fra il 1936 e il 1940 a quello che lo storico più autorevole del fascismo ha definito
“un processo di crescita dello scontento e delle preoccupazioni per la politica del regime e ad un parallelo progressivo incrinarsi del consenso popolare”.
Per porre un argine a questa situazione Il 22 maggio 1937 nasce il Minculpop, il Ministero per la Cultura Popolare, che esercita competenze anche sulla programmazione radiofonica.
In questo nuovo contesto nel 1939 l’EIAR offre abbonamenti gratuiti alle famiglie numerose. «Radio Sociale», dedicata agli operai, va in onda all’ora di mensa.
L’entrata in guerra, l’unificazione dei programmi (giugno 1940) e l’ascolto clandestino di emittenti in lingua italiana dall’estero
Dal 23 giugno 1940, dopo l’annuncio diffuso dall’EIAR dell’entrata in guerra dell’Italia, tutte le stazioni trasmettono un programma unificato. Le edizioni del Giornale radio salgono a otto ma la chiusura delle trasmissioni viene anticipata alle 22. Più tardi sarà abolita la musica da ballo e ridotta quella leggera.
Più che la radio è il cinema italiano che, a cavallo fra la fine degli anni Trenta e gli anni di guerra, comincia a dominare la scena dei consumi culturali degli italiani.
Stimolata dal ritiro delle major americane avvenuto nel 1938, la produzione cinematografica aumenta il numero delle opere (da 80 nel 1940 a 117 nel 1942) e con essa il numero dei biglietti venduti nelle sale.
Contemporaneamente inizia il fenomeno dell’ascolto radiofonico clandestino di emittenti che trasmettono in lingua italiana dall’estero.
Trionfa il modello autarchico e nello stesso tempo ci si vuole tutelare contro l’altra guerra, la guerra delle onde, scatenata a colpi di interferenze, che proseguirà anche nel dopoguerra sino alla fine della guerra fredda e alla caduta dei regimi totalitari comunisti
Il crollo del regime e la radio nell’Italia occupata
Il 25 luglio 1943 alle ore 22 il giornale radio dà notizia dell’arresto di Mussolini.
Il 6 agosto 1943 inizia a trasmettere Radio Palermo: notizie, musiche americane e messaggi in codice ai partigiani. Coordina i programmi Ugo Stille, direttore del Servizio informazioni delle Forze Alleate. L’8 settembre alle 19.45 la radio diffonde la dichiarazione di Badoglio sull’armistizio.
Lo stesso giorno l’Eiar perde il monopolio.
Il 10 settembre i nazisti occupano la sede e gli impianti dell’EIAR di Roma. Per due giorni la radio tace per poi riprendere con propaganda fascista e anti-alleati.
Tra settembre 1943 ed aprile 1945 in Italia il controllo delle trasmissioni cambia mano e viene suddiviso secondo le ripartizioni politiche e militari del Paese.
Quello che rimane dell’EIAR nel nord cade nelle mani della Repubblica di Salò.
Nel sud le stazioni EIAR a Palermo, Bari, Cagliari e Napoli finiscono sotto il controllo delle forze armate alleate anglo-americane. L’11 settembre 1943. comincia a trasmettere Radio Bari, vicina alla sede brindisina del governo del re
Con la caduta del fascismo emerge un nuovo pubblico più vasto che cerca una pluralità di fonti informative e stazioni radio libere. Il bacino d’utenza si allarga a impiegati, artigiani, operai che, in cerca di notizie veritiere sulla guerra, si sintonizzano su Radio Londra o Radio Mosca.
Calcolando l’utenza abusiva, nell’Italia del 1943-1944 possiamo stimare in 2 milioni e mezzo gli apparecchi radiofonici funzionanti e in 10 milioni gli ascoltatori abituali
La liberazione di Roma, la nomina di Luigi Rusca, l’istituzione di una Commissione per l’epurazione del personale dell’EIAR, e il Decreto Legislativo luogotenenziale contenente la nuova denominazione Radio Audizioni Italia (RAI)
Il 6 giugno 1944, due giorni dopo la liberazione della capitale, Radio Roma apre le nuove trasmissioni con la notizia dello sbarco in Normandia. Funziona soltanto il trasmettitore di Monte Mario, ma vi collaborano giornalisti, programmisti e intellettuali antifascisti.
Inizia il 14 giugno 1944 la nuova gestione dell’EIAR, sotto il controllo delle autorità militari alleate. Nel mese di luglio 1944 il Governo Alleato insedia a Roma un Commissario per la gestione delle attività radiofoniche nell’Italia centro meridionale.
Il 13 agosto 1944 la Commissione alleata di controllo nomina Luigi Rusca amministratore delegato e direttore generale dell’EIAR, in sostituzione di Raoul Chiodelli.
Il 24 agosto 1944 viene nominata una commissione per l’epurazione del personale dell’EIAR.
In seguito alla liberazione di Roma e per segnare la rottura col fascismo, il Decreto Legislativo Luogotenenziale (DLL) del 26 ottobre 1944, n. 457, cambia la denominazione dell’EIAR in RAI, Radio Audizioni Italia.
Il regime commissariale nel gennaio 1945, l’elezione di un nuovo Consiglio di Amministrazione da parte dell’Assemblea degli azionisti e la riunificazione delle attività dell’azienda nel dicembre 1945
Il 20 gennaio 1945 è nominato commissario straordinario Luigi Rusca, che rimane in carica per 6 mesi.
Il 20 aprile 1945 con l’elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai da parte dell’Assemblea Generale degli Azionisti, riunita a Roma, ha termine il regime commissariale per l’Italia centro-meridionale.
Il 27 aprile 1945 due giorni dopo la liberazione di Milano, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia nomina un Commissario per la gestione delle attività radiofoniche nell’Italia settentrionale. Il 28 aprile 1945 Mussolini è fucilato dai partigiani. Hitler si ucciderà due giorni dopo.
Dal 13 luglio 1945 il Giornale radio è controllato da una commissione istituita dal Comitato di liberazione di Milano, di cui fanno parte tutti i partiti e rappresentanti della radio.
Il 15 dicembre 1945 si dimettono il Consiglio di Amministrazione della Rai eletto il 20 aprile e il Commissario per l’Italia settentrionale.
L’Assemblea generale degli azionisti elegge un nuovo Consiglio, ricostituendo così l’unità dell’Azienda. Viene nominato Presidente del nuovo Consiglio di amministrazione della RAI Arturo Carlo Jemolo.
In questo nuovo contesto il 22 dicembre 1945 riprende la gestione unificata della radiofonia.
La radio nei primi anni della Repubblica. La riorganizzazone della Rai con le nomine del vertice ad opera del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni, lstituzione di un Comitato per la determinazione delle direttive di massima sui programmi e di una Commissione parlamentare per l’alta vigilanza, per assicurare l’indipendenza politica e l’obiettività informativa delle radiodiffusioni
L’informazione è al centro dell’attenzione della classe dirigente.
Il governo resta il solo arbitro delle radiodiffusioni e il rapporto tra la Rai e la Presidenza del Consiglio dei Ministri ricalca ancora gli schemi giuridici dello stato fascista e dell’Eiar.
Il medium radiofonico rimane controllato sostanzialmente dal governo.
Il Decreto Legislativo del 3 aprile 1947, n. 428 provvede alla riorganizzazione della Rai.
Presidente e consigliere delegato sono nominati dal ministero delle Poste e Telecomunicazioni.
Al loro fianco si forma il “Comitato per la determinazione delle direttive di massima culturali, artistiche, educative dei programmi di radiodiffusione circolari e per la vigilanza sulla loro attuazione”, composto da:
5 funzionari ministeriali,
1 esperto di problemi economico-sociali,
3 rappresentanti degli utenti nominati dall’esecutivo,
11 rappresentanti delle categorie interessate (artisti, scrittori, musicisti) con funzioni consultive nei confronti del Ministro per le Poste e le Telecomunicazioni.
Il Comitato predispone dei piani di massima per le trasmissioni che sottopone trimestralmente all’approvazione del Ministro delle Poste e Telecomunicazioni.
Contemporaneamente lo stesso Decreto istituisce una “Commissione parlamentare per l’alta vigilanza, per assicurare l’indipendenza politica e l’obiettività informativa delle radiodiffusioni”, composta da 30 parlamentari designata pariteticamente dai Presidenti delle Camera tra tutti i gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza numerica.
La Commissione esercita solo un controllo postumo sulle trasmissioni, di fatto la Presidenza del Consiglio ha facoltà di sottrargli qualsiasi decisione sulle trasmissioni di carattere politico-militare.
Vengono infine approvati nuovi dispositivi integrativi alla convenzione del 1927.
L’approvazione dello statuto della società concessionaria avviene col parere favorevole della Commissione parlamentare, la nomina di Presidente e dell’Amministratore Delegato con il parere vincolante del Consiglio dei Ministri.
Rispetto al codice del 1936, il Ministero Poste e Telecomunicazioni deve vigilare, in materia di controllo sugli impianti e sui servizi tecnici, e sulla gestione finanziaria e contabilità lo stesso Ministero deve vigilare insieme ai Ministeri delle Finanze e del Tesoro.
La ricostruzione degli impianti della rete radiofonica e le nuove sperimentazioni televisive
Nel novembre 1948 viene ultimata la realizzazione del piano di ricostruzione della rete radiofonica a onda media, che risulta costituita da 28 trasmettitori, per una potenza complessiva di 651 KW, tra i quali i nuovi impianti di Torino da 20 KW e da 80 KW, di Firenze da 100 KW, di Venezia da 20 KW, di Bologna da 50 KW e di Napoli-Marcianise da 100 KW.
Inoltre una nuova Convenzione approvata con Decreto Legislativo del 7 maggio 1948, n. 1132, regola i rapporti fra il Governo e la Rai per la ricostruzione del Centro radiofonico a onda corta di Roma-Prato Smeraldo, distrutto dagli eventi bellici, ed affida alla Rai la gestione tecnica delle trasmissioni per l’estero. In un paese di migranti l’obiettivo principale è ripristinare le trasmissioni per l’estero.
La nuova società torna ad operare in condizioni di normalità e soprattutto beneficia di un quadro politico più stabile nonostante lo scoppio della guerra fredda e di nuove tensioni sul piano interno ed internazionale, potendo così avviare un nuovo ciclo di sperimentazioni televisive.
Il 28 maggio 1949, dagli auditori radiofonici di Roma, viene realizzata una dimostrazione sperimentale di trasmissione televisiva con lo standard di 8-19 linee. Il 10 luglio entrano in funzione a Torino un trasmettitore televisivo ed uno studio di ripresa, che consentono di effettuare prove per la scelta dello standard.
L’11 settembre 1949 in occasione della Prima Esposizione internazionale della televisione di Milano, hanno inizio le trasmissioni sperimentali televisive da Torino e da Milano, con lo standard di 625 linee.
Come servizio pubblico operante in esclusiva in Italia, nel febbraio 1950 la Rai partecipa alla costituzione dell’Union Européenne de Radiodiffusion (UER), di cui diviene membro attivo con rappresentanza permanente nel Consiglio di amministrazione
Il rinnovo per decreto della Convenzione del 1952 e il trasferimento della maggioranza assoluta delle azioni della Rai all’IRI.
Nel 1952 viene in scadenza la Convenzione del 1927 stipulata con l’EIAR.
Per Decreto viene approvato (con D.P.R. 26 gennaio 1952, n. 180) il rinnovo della Convenzione. Il 26 gennaio 1952 il Governo concede alla Rai per venti anni, fino al 15 dicembre 1972, i servizi in esclusiva delle radioaudizioni circolari, della televisione circolare e della telediffusione su filo e il servizio, senza esclusiva, di radiofotografia circolare.
La Convenzione prevede anche il trasferimento all’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) della maggioranza assoluta delle azioni della Rai.
Il governo nomina 6 consiglieri del Consiglio di Amministrazione su 16.
Le nomine di consigliere delegato, presidente e direttore sono soggette all’approvazione del Presidente del Consiglio. I restanti 10 membri sono eletti dall’azionista di maggioranza IRI.
Oltre a sottoporre il piano trimestrale dei programmi al Comitato ministeriale per le direttive artistiche e culturali sono previsti l’obbligo di mettere 2 ore giornaliere a disposizione del governo e la facoltà di modificare il piano di massima di programmi e orari per gravi motivi di ordine pubblico.
La convenzione, stabilita la maggioranza azionaria dell’IRI e vietando il possesso di pacchetti azionari in altre società senza l’autorizzazione del ministero delle Poste, attrae sempre di più la società in mano pubblica.
La Rai esce dallo statuto di ente pubblico e diventa un’impresa formalmente privata ma a maggioranza IRI, ovvero para-pubblica.
Il 23 gennaio 1953 il capitale della SIPRA è ripartito fra l’IRI, l’azionista di maggioranza, e la Rai.
Il 4 giugno 1955 verrà infine costituita una terza società consociata, la Società per Azioni Commerciale Iniziative Spettacolo (SACIS), con capitale ripartito fra la SIPRA e la ERI
La sperimentazione della televisione a Milano, Torino e Roma
Il 3 aprile 1952 con Decreto Ministeriale vengono determinate le caratteristiche tecniche del sistema italiano di televisione in bianco e nero a 625 linee. Il 12 aprile entrano in funzione a Milano il Centro di Produzione di corso Sempione, dotato di 23 studi radiofonici e di 2 studi televisivi, ed un trasmettitore televisivo.
In occasione della Fiera Campionaria, vengono effettuate trasmissioni televisive sperimentali ed è realizzato il primo collegamento televisivo con ponti a micro-onde fra Milano e Torino. Il 1° settembre 1952 iniziano le trasmissioni nell’Italia settentrionale.
Il 3 ottobre 1953 a Roma entrano in funzione il trasmettitore televisivo di Monte Mario e uno studio televisivo in via Asiago. Viene attivato il collegamento video a onde metriche fra Milano e Roma.
Il 1° novembre entra in funzione il trasmettitore televisivo di Monte Peglia. Il 15 dicembre entra in funzione il trasmettitore televisivo di Monte Serra.
Il 3 gennaio 1954 è il primo giorno di trasmissione regolari del programma che viene progressivamente esteso anche all’Italia Centrale e Meridionale.
Sei settimane prima, il 19 novembre 1953, un decreto ministeriale stabilisce la disciplina dei canoni di abbonamento per la televisione.
Le trasmissioni vengono irradiate da una rete in VHF, costituita dai trasmettitori di Torino-Eremo, Milano, Monte Penice, Portofino, Monte Serra, Monte Peglia e Roma-Monte Mario, servendo nel complesso il 36 per cento circa della popolazione italiana.
Gli abbonati al servizio nel 1954 risultano 88 mila. La Rai in base alla nuova Convenzione cambia denominazione sociale il 10 aprile 1954 in RAI Radio Televisione Italiana.
Inizia nel 1954 con l’avvio del primo servizio televisivo regolare una nuova fase della storia italiana della radiodiffusione di cui si celebreranno nel 2024 i 70 anni di attività.
[1] Sin dall’inizio gli azionisti della BBC produttori di attrezzature e apparecchi (Marconi, Western Electric, British Thompson Houston), consentono al Governo di prendersi la responsabilità della fornitura dei programmi. In base al Rapporto del suo DG John Reith, Broadcast over Britain del 1924 da Company privata la BBC si trasforma in una Corporation pubblica, completamente finanziata dagli introiti degli abbonamenti e da un’imposta diretta sugli apparecchi venduti. Secondo John Reith un organismo di trasmissione statale deve essere un’entità totalmente pubblica ma politicamente indipendente dallo Stato e la radiodiffusione non deve sottostare ad una pressione commerciale diretta.
[2] Franco Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia Un secolo di suoni e immagini, Venezia, Marsilio, 1992, p. 31.
[3] Francesca Anania, Breve storia della radio e della televisione in Italia, Roma, Carrocci, 2004, 152 p. [vedi p. 17].
[4] Il Regio Decreto verrà poi convertito nella Legge n. 1350 del 17 maggio1928.
[5] La Convenzione è approvata con il Regio Decreto n. 2526 del 29 dicembre 1927
[6] Il 2 giugno 1929 il Ministero della Pubblica Istruzione insedia una commissione per lo studio della radiofonia nella scuola.
[7] Nasce a Milano il 13 ottobre la Compagnia stabile di prosa dell’EIAR. Tra gli autori di opere originali per la radio Pirandello. Il repertorio spazia da France a Cechov, da Gogol a Goldoni, da Joyce a Bernard Shaw.
[8]Franco Monteleone, Storia della radio e della televisione in italiana, op. cit. alla nota 2, p. 48.
[9] Il 30 novembre 1930 un “Programma eccezionale di Varietà” diffuso dalle Stazioni di Milano-Torino-Genova e d Roma-Napoli, viene offerto dalla Perugina/Buitoni.
[10] Franco Monteleone, Storia della radio e della televisione in italiana, op. cit. alla nota 2, p. 49.
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