5G, L’Europa stretta nella morsa fra Usa e Cina

  ICT, Rassegna Stampa
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Noi europei saremo davvero costretti a un ritardo di qualche anno sullo sviluppo del 5G, per allinearci al diktat americano di cassare Huawei?

Cassare Huawei e magari anche ZTE dal novero dei nostri fornitori di attrezzature di rete ci creerebbe grossi problemi sui network esistenti, che in diversi casi sono stati realizzati perlopiù con tecnologie cinesi.

Secondo Le Figaro, Huawei è presente nelle nostre reti come un vero e proprio cavallo di Troia nelle nostre infrastrutture critiche. Ed è vero.

Dilemma Usa-Cina

Il dilemma fra Usa e Cina in questa corsa globale al 5G è amletico anche perché con il 5G per la prima volta una rete di telecomunicazioni assume una valenza davvero fondamentale per tutti i settori trasversali dell’economia.

Una valenza che va ben al di là del ruolo ricoperto dalle reti mobili esistenti fino al 4G.

E’ per questo che le regole e il quadro normativo che regolano l’uso delle nuove reti assumono un ruolo sempre più centrale per la tutela del nostro spazio comune cibernetico.

Danni economici

I rischi di danni economici e di sicurezza legati a possibili attacchi esterni alle reti di telecomunicazioni del futuro sono cresciuti in maniera esponenziale con il 5G.

Cosa potrebbe succedere, in futuro, nel caso di una crisi politica fra un paese della Ue e il Governo di Pechino in presenza di reti 5G basate su tecnologie Huawei?

Difficile non pensarci, anche perché come scrive Le Figaro, il rischio di un blackout delle reti telecom è molto più serio di quello dello spionaggio.

Che fare dunque in Europa?

Il ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer, ha già scelto di dare fiducia al fornitore cinese. Lo stesso vale per l’Italia (al netto del giudizio negativo del Copasir) e la Francia, in attesa che anche il Regno Unito faccia lo stesso.

D’altro canto, il commissario Ue agli Affari Interni Thierry Breton è stato chiaro e ha detto che un giro di vite sulle norme di sicurezza per l’uso del 5G non provocherà dei ritardi al roll out delle nuove reti.

Piccoli player Usa

Il problema negli Usa non si pone anche perché i principali operatori americani (AT&T, Verizon, T-Mobile e Sprint) sono poco esposti nei confronti della tecnologia cinese nelle loro reti. Lo stesso non si può invece dire per gli operatori minori, che negli Usa hanno fatto largamente utilizzo di apparecchiature cinesi. Tanto che al Senato Usa si discute di un fondo da 1 miliardo di dollari per finanziare la sostituzione delle tecnologie cinesi e lo sviluppo di alternative tecnologiche made in Usa.   

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