Negli stati uniti alcuni operatori del settore del caffè stano entrando nel panico. La catena di ristoranti statunitense Caribou Coffee Co. sta accumulando sacchi di caffè mentre un deficit di offerta globale rischia di mandare in crisi molte catene del settore.
“Continuiamo ad aumentare le scorte di sicurezza su tutti gli articoli chiave”, ha detto a Bloomberg il CEO John Butcher. Oltre ai chicchi di caffè la società sta ammassando tazze, coperchi, imballaggi, cioccolato e tutto ciò che può essere danneggiato da colli di bottiglia nell’offerta.
Butcher ha dichiarato: “Il mio istinto mi dice di sperare per il meglio e di prepararmi al peggio. Personalmente non vedo alcun motivo per credere che le interruzioni della catena di approvvigionamento scompariranno presto”. “Siamo tutti sulla stessa barca: sperano che le cose miglioreranno entro la fine del 2022. Ma per ora, dobbiamo prepararci come se non lo facessero”, ha detto. Caribou, gruppo Panera, ha 450 sedi negli USA, ma non è il solo a preoccuparsi.
Nestlé SA, il proprietario di Nescafe e Nespresso, ha affermato che il caffè diventerà più costoso poiché l’azienda inizia a sentire la pressione dei costi delle materie prime, per cui tutti i suoi prodotti rischiano di vedere una forte spinta al rialzo.
Le cause di questa crisi che può far esplodere i prezzi sono vari: interruzioni del le reti logistiche in tutto il mondo, causate dalla carenza di container e dalla congestione dei porti, sono comuni a molti settori produttivi.
Poi ci sono cause specifiche: i prezzi del caffè Arabica sono saliti ai massimi del decennio questa settimana, quando la carenza di caffè globale è stata resa nota questa settimana, dovuta essenzialmente a una pessima annata, secca e freddissima, in Brasile, uno dei maggiori produttori mondiali.
“Crediamo in un deficit di circa quattro milioni di sacchi, altri analisti lo vedono fino a sette milioni di sacchi”, ha scritto Carlos Mera, capo del desk commodities di Rabobank, aggiungendo che le esportazioni dal Brasile e da altri principali paesi produttori stanno rallentando.
Per fortuna, per ora, le produzioni in Indocina ed Indonesia sembrano buone, ma non siamo ancora al raccolto. Incrociamo le dita, per non vedere l’esplosione dei prezzi della tazzina.
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